VIII

Sono a casa dal lavoro, è un giorno qualunque e penso che potrebbe farmi bene sfogliare un vecchio album di fotografie.

Lo sfoglio lentamente perché vorrei tanto che le foto mi rimanessero impresse nella mente e nel cuore.

È così che trovo una nostra foto scattata a Halloween di tanti anni fa.

Eravamo vestite da streghe, pronte a suonare porta per porta, pronte ad andare dai nonni a riscattare un po' di dolci.

Ricordo ogni singolo istante di quegli Halloween passati assieme. Era bello essere adolescenti, andare in giro per il paese, sentirsi magiche per una serata.

«Che fine abbiamo fatto?» Sospiro tra me e me.

Già, che fine abbiamo fatto? Come è potuto cambiare tutto così velocemente?

La vita ha un suo corso, muta e mutando ci tradisce un po'. Ci allontana a poco a poco dal passato, ci allontana da noi stesse.

Penso ai concerti vissuti assieme, alle urla di gioia, al silenzio immacolato al concerto di Ludovico Einaudi.

Penso alla musica, da sempre mia compagna, alle melodie lontane e mi immagino in riva al mare seduta sulla sabbia con te accanto.

Abbiamo tante cose da dirci, dovremmo spaccare il mondo, dovremmo fare tante innumerevoli cose.

«È bello l'orizzonte, Elendra, delinea l'impossibile e l'irraggiungibile».

«Non ho mai pensato a queste cose perché non ho mai avuto l'occasione di rifletterci su, ma ora che lo osservo anche io, ora che vedo questa linea infinita, ci penso più che mai».

«Che cosa vorresti fare, Elendra?»

«In che senso?»

«Dico così, se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo».

Rifletto e la mia mente si apre.

«Forse starei accoccolata al mio orsacchiotto preferito. Se potessi tornare indietro nel tempo non discuterei più con te, non mi allontanerei più».

«Io invece vorrei fare tante cose, stare con il nonno, andare con lui al parco. Se solo potessi farei in modo che la nostra amicizia non si dissolva più nell'aria».

Io ti sorrido e ti tendo la mano.

«Pace?»

«Pace».

«Mi dispiace, Claire ...»

«Per cosa?»

«Per tutto, per non avere salvato il nostro rapporto».

«La colpa è di tutte e due o del destino».

Abbiamo delle colpe che non possono essere espiate.

Ma tutto ciò è pura finzione. Questa scena me la sono immaginata, non siamo mai state al mare assieme e non abbiamo mai discusso sull'orizzonte.

Siamo quelle che siamo, distanti ma terribilmente vicine.

Il pianto di Mattia mi ricorda perché sono al mondo. Vivo per lui, è la mia vita.

Ma cosa sono stata prima di lui se non fumo e cenere?

Siamo tutti fumo e cenere.

Le nuvole bianche sopra di noi, il cielo stellato e la luna piena che ci abbraccia. Siamo un po' anche questo, siamo soprattutto questo.

Se dovessi pensare a noi tra vent'anni ci immagino davvero sedute su una spiaggia o in alto in montagna. Mi immagino madre e amica, ti immagino sempre amica.

Non so cosa ci spetterà, non so quante altre volte ci separeremo. So solo che abbiamo alle spalle sapori, odori, sensazioni che non possiamo debellare. Siamo fatte di tutto ciò che è possibile immaginare.

E così chiudo l'album dei ricordi, troppo stanca, troppo piena di memorie che vorrei non fossero solo ricordi. Mi piacerebbe tanto che essi mi inglobassero, mi nutrissero.

Voglio nutrirmi del passato, voglio vivere di passato.

Ma non si può tornare indietro nel tempo e non possiamo recuperare ciò che è stato dimenticato.

Così ci cibiamo di ricordi, di tante foto logorate dal tempo.


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