Prologo


Non so cosa mi spinga a scrivere queste parole, forse tutto, forse niente.

Forse l'amore, tutto l'amore che non ho mai provato e che scoppia dentro al petto.

Eppure eccomi, a scavare dentro i miei ricordi, a farmi male per stare meglio, per stare almeno un po' bene.

È difficile, è doloroso.

È così autentico il dolore, così vero come è vera anche la gioia. La gioia che si prova da piccoli, la gioia di un abbraccio, quello stretto, un abbraccio tra amiche.

Semplicemente un unico, intenso abbraccio.

Mi manchi, mi manchi terribilmente.

Mi mancano i momenti passati assieme, le prime strette di mano, i primi giochi assieme.

Mi manca l'infanzia, i giorni passati all'asilo, il nostro primo incontro e le telefonate da adolescenti.

Tu sei andata avanti, io sono ferma, ferma nei miei ricordi che rimarranno sempre ricordi.

Solo il passato e io muoio un po' ogni volta che ripenso a noi.

Non ci sentiamo da mesi, ci siamo fatte del male. Ma eccomi qui, intrappolata in ciò che è stato e annego, prigioniera della mia mente.

Sono sola, adesso sono davvero sola.

Non ho più nessuno da amare, nessuno che mi faccia sentire un'amica importante.

Ho fatto un casino, amica mia.

Ti ho ferita, lo so e tu hai un po' ferito me.

Sono passati ventotto anni dal nostro primo incontro, eppure ... eppure tutto sembra essersi deteriorato, tutto sembra essere stato levigato dal tempo.

Ho paura, sai? Paura del vuoto, paura delle nostre risate che echeggiano nelle mie stanze vuote.

Ho vaghi ricordi del nostro presente, è tutto finito e indebolito dall'età.

Dentro me ho ancora le immagini della festa del paese.

Eravamo felici ed eterne, eravamo tutti felici quando il nonno mi veniva a prendere a scuola e mi portava da te, giocavamo assieme, eccome se giocavamo.

Oppure quando cantavi le tue prime strofe di una canzone lontana a tua nonna.

È tutto passato, è tutto sfumato, passato davvero.

Ora che abbiamo preso strade diverse, tu mi pensi almeno un po'?

Perché io ti penso sempre.

Penso a quando eravamo in camera tua e saltavamo sul letto. Io che sono caduta e mi sono rotta il braccio.

«È passato ...» Dico tra me e me. È passato e lo devo lasciare andare, ma il presente è incerto e l'ombra del futuro è così cupa.

Il vento sferza e lascia cadere briciole di ciò che è trascorso.

È tutto così cattivo, tutto questo fa male perché perdendo una parte di te, ho perso parte del mio passato.

Ricordi i natali passati assieme a guardare il nostro film preferito?

A scartare i regali e a ridere, a farci foto senza sosta.

Oppure le serate al cinema e la radio dell'auto accesa. Noi che cantavamo a squarciagola le nostre canzoni, molte le storpiavamo per puro divertimento.

Eppure, eccomi qui a pensare a te dopo tanto tempo.

Credevo fosse passato il dolore, credevo che facesse meno male.

Mi hai contatta dopo due anni di silenzio. Ero pronta a rinunciare alla nostra lunga amicizia.

Credevo che fosse tutto passato, ero pronta a guardare in faccia al futuro, mio nemico per eccellenza e invece ...

Non hai colpa, credimi, non ho colpa neanche io.

Siamo innocenti nel nostro tormento. Non ho fatto altro che pensare ai nostri ricordi in questi giorni uggiosi.

Tutto passa, tutto scorre.

Mi sembra di impazzire, di avere perso tutte le forze.

Vorrei chiamarti, ma la vergogna di quella che sono diventata mi tormenta. Non sono più quella che ti piaceva, quella con cui preferivi passare il tempo. Almeno credo.

Sono diversa, lontana.

In questi anni ho fatto di tutto pur di piacere a te, ho cercato di essere un'amica fedele.

Ora, credimi, tra sospiri e lacrime, mi trovo qui a scrivere l'ennesimo romanzo. Non un semplice romanzo, il nostro romanzo.

E allora leggi queste righe, amica mia. Leggile e immagina una melodia che possa accompagnare la tua lettura.

Mi sei mancata, ma ora sei qui, forse per sempre, forse per poco, ma ti prometto che mi basterà.


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