IV


A volte mi trovo a fissare senza speranza queste pagine bianche.

Vorrei scrivere molto, vorrei dire molto, ma non riesco a scrivere nemmeno una parola. Sono ancora immersa nei ricordi e molti di essi fanno male. Non voglio ricordare tutto, molte cose le vorrei dimenticare, ma non posso proprio farlo.

Spesso riaffiorano nella mente, pugnalandomi.

Ricordo ancora la mia prima volta in clinica. Tu c'eri, Elendra. Tu mi hai sostenuta mentre piangevo.

«Non ci voglio andare, Elendra». Dicevo tra le lacrime.

«Sarà per il tuo bene e ricordati che io sarò sempre con te».

Sono a letto e tu sei seduta accanto a me.

Non voglio chiudere gli occhi. Vorrei solo essere più forte, essere diversa, essere una brava amica.

Ricordo tutto quello che hai fatto per me in quel periodo della mia vita così devastante.

Non ne parlerò a lungo, ma scrivo queste righe per non dimenticare.

Non dimenticherò tutto quello che hai fatto. Ma è proprio in quel periodo che la nostra amicizia ha iniziato a incrinarsi. Io non ero più la stessa, stavo male. In me non hai più visto l'amica di sempre, solare, scherzosa, ma un manichino deperito in grado solo di farsi del male.

Mi hai accudita, mi sei sempre stata vicina. Mi hai considerata, pensata ma non è bastato, ci siamo allontanate. Dopo tutto il tempo trascorso assieme, ci siamo abbandonate a noi stesse.

Ho iniziato a pensare che il nostro rapporto si stesse deteriorando per colpa mia, per il mio disturbo, per il mio essere quella che ero.

«Mi dispiace, Elendra. Mi dispiace per tutto ...»

«Doveva andare così, doveva succedere questo».

Non abbiamo mai litigato neanche per scherzo, eppure ...

Non ci siamo scontrate, semplicemente abbiamo fatto sì che le cose facessero il loro corso.

La nostra prima ferita, le nostre prime divergenze.

Abbiamo vissuto così, senza le nostre feste a tema, senza le nostre canzoni preferite, senza i nostri ricordi.

Ho sempre pensato di riuscire a fare a meno delle amicizie, che sola sarei stata meglio ma la tua mancanza, invece, mi è pesata moltissimo.

Abbiamo annullato tutto.

Sono passati i giorni, i mesi, gli anni, fino a quando il ricordo della nostra amicizia è sfumato, fino a quando tutto è diventato buio.

Io mi sono ripresa lentamente dopo un anno di clinica e di comunità, tu sei andata avanti, le nostre mani si sono allontanate.

Poi un giorno ho ricevuto un tuo messaggio. Mi annunciavi che saresti andata a convivere.

«Claire, lo so che non ci parliamo da tempo, ma tu sei sempre nei miei pensieri e voglio darti questa bellissima notizia: io e Luca andiamo a convivere. Sai, è un passo importante ...»

Ho letto questo messaggio tutto d'un fiato. Qualcosa stava cambiando in me, in noi, in voi.

Tu stai andando avanti e io? Io stavo ferma sul mio piedistallo immerso nel fango.

Mentre tu ti stavi facendo una vita, io non riuscivo ad uscire dal pantano nel quale stavo sprofondando.

«Elendra, sono contenta che tu voglia condividere questa bella notizia con me. Ma noi? Che fine abbiamo fatto?»

«Ci possiamo ritrovare, sai?»

Ed è stato così per diversi anni e poi ... di nuovo il buio.

Ho sempre creduto in noi, non ho mai voluto smettere di farlo. La nostra amicizia è sempre stata per me qualcosa di prezioso, qualcosa da proteggere.

E così vago, nei meandri della mia mente, facendomi del male.

E tu, Elendra?

Tu dove sei stata?

Cosa hai fatto per salvarti? Forse tutto, forse niente.

I ricordi vagano, i ricordi feriscono. I ricordi diventano passato e nel passato tutto si ammucchia, nel passato tutto muore.

Le vedo ancora, sai?

Le luci del nostro passato. Le urla di gioia.

La nostra vita.

Tutto giace nel secchio dei ricordi, quelli che sono talmente belli da fare male.

Mi piace pensare che di ricordi si possa vivere, che siano pietre preziose che brillano nel nostro presente e che definiscono il futuro.

Non imparerò mai a difendermi dai ricordi. Ci casco sempre.

Ma è così che voglio ricordare il nostro legame.

Un inizio.

Un intermezzo.

Una fine.

Di nuovo un inizio. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top