II
A volte mi sento sopraffatta dai ricordi. È come se essi inglobassero tutta me stessa, come se io vivessi solo tramite la loro forza.
Ho solo ricordi e un passato. Non ho un presente né un futuro. Il passato è la mia gabbia, la mia campana di vetro.
Ho solo una manciata di ricordi che mi fanno sopravvivere.
E in questi ricordi ci sei anche tu, amica mia, ci sono le nostre passioni e la musica, da sempre nostra compagna di avventure.
Ricordi quando ancora undicenni impazzivamo per gli attori dei film di Harry Potter? Ricordi le lunghe discussioni, le maratone dei nostri film preferiti?
È tutto impresso nella mia testa e, sono sicura, anche nella tua.
Ricordo le sere passate a guardare i film sul nostro maghetto preferito e tu come una macchinetta doppiavi le scene più importanti.
Mi chiedo perché questi momenti passati facciano così male. Mi rendo conto che essi sono passati. Rimangono lì, chiusi nella nostra testa, ingabbiati. Non riusciamo a sbloccarli.
«Io amo profondamente Daniel Radcliffe!» Dicevi con il sorriso stampato sulle labbra. Come se Daniel fosse davvero uno di noi.
«Vogliamo parlare di Rupert Grint?» Controbattevo sempre.
Eravamo felici, ci bastavano le nostre passioni per esserlo. Ci bastava la fantasia per staccarci dal mondo e catapultarci in un universo così nuovo e bello.
«Dimmi la verità, Claire. Incontreremo mai i nostri idoli?» Mi domandavi spesso.
«Forse sì. Forse no, ma che importa. A me basta tutto questo!»
Ti rispondevo io, felice di vivere questi bei momenti.
Eravamo contente e appassionate. Eravamo semplicemente due adolescenti ignare di tutto, ignare del futuro.
Scavando dentro la mia mente, ricordo le sere passate assieme ai nostri genitori, prima della festa dei nonni.
Loro provavano lo spettacolo all'asilo e noi, insieme ad altri nostri coetanei, ci divertivamo a perlustrare le aule della scuola. Le suore ci tenevano a bada con i nostri cartoni animati preferiti.
«Quanto mi manca il passato, Elendra. Sai, ci penso sempre. Penso a come eravamo, penso che non possiamo più tornare indietro e questo un po' fa male».
Ti ho detto proprio questo non molto tempo fa, credevo che tu non saresti stata d'accordo. Tu ora sei mamma e non puoi stare ancorata al passato tu devi pensare solo al futuro.
Invece ...
«Sai, Claire mancano anche a me quegli anni. Mi mancano i vecchi tempi, quando tutto era più semplice».
Questa tua risposta mi ha stupita. Non credevo, sai, che il passato fosse ancora così importante per te.
«È brutto dipendere dal passato». Dico io, tra me e me.
«Dici che torneranno, Elendra? Dici che sarà possibile?»
«Non credo, Claire, ma possiamo sempre provarci, no?»
«Pensi che rimarrà tutto uguale?»
«Spero tanto di sì, nonostante tutto».
Proprio oggi, quando ero in procinto di scrivere questo capitolo, mi hai passato delle fotografie a cui tengo molto. Sono ricordi indelebili.
La nostra prima festa a tema. Eravamo assieme, eravamo felici.
«Guarda, Claire! Era da molto che non pensavo a tutto questo, era da molto che non pensavo alla vita, alla nostra vita, quella vissuta assieme».
«Ci penso anche io, sai? Ci penso costantemente e un po' pensare fa male. Fa male anche questo presente inconsistente. Vorrei trovare anche io uno scopo, qualcosa per cui sorridere».
A volte è strano pensare che tu possa ricordare, perché temo spesso che sia solo io a nutrirmi di tutto ciò.
Ne abbiamo passate così tante assieme. Gioie, dolori. Dietro di noi vedo il sole, la luce che splende. Vedo la felicità e mi domando come abbiamo fatto a smarrirci.
Tra tanti ricordi, tra infiniti, indimenticabili ricordi, io ti scrivo.
Scrivo per sfuggire all'apatia che spesso mi travolge e che so travolge a volte anche te. La verità è che l'esistenza non può essere altro che quella che è: disordinata, dolorosa, ma anche tanto bella.
«Sai, Claire ...» Mi dici sospirando.
« ... A volte faccio fatica ad alzarmi, a volte l'angoscia ha il sopravvento, ma mi basta pensare a noi e tutto scompare. Tutto quello che c'è lascia il posto a tutto quello che c'è stato».
«Non credevo che questo toccasse anche a te, non credevo potesse scalfirti. Forse è vero che siamo legate da qualcosa di unico e speciale».
Dico mentre passeggiamo e ci godiamo il sole che tramonta.
Camminiamo in silenzio, camminiamo e ricordiamo.
«Tocca a tutti, Claire. Forse a noi più di altri».
«Come hai fatto, Elendra?»
«A fare cosa?»
Ci fermiamo in mezzo alla campagna.
«Ad andare avanti».
«È la nostra natura, è tutto così naturale».
Invece io non l'ho mai trovato naturale.
Scuoto la testa. Non voglio pensare a ciò.
Poi tu mi tendi una mano. Mi hai sempre teso la mano, anche quando ci siamo ferite a vicenda.
«Se prenderai la mia mano, Claire, potremmo rinascere per davvero. Senza paura, senza timori».
Così continuiamo a camminare vicine.
Senza più paura, senza più rimorsi.
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