I
A volte le cose accadono così, sentimenti che si incontrano, anime che si cercano.
Avevamo tre anni quando ci siamo conosciute, non ricordo bene come sia andata, ricordo solo che frequentavamo l'asilo da pochi mesi.
Tu te ne stavi seduta su una panchina, accoccolata al tuo orsacchiotto preferito.
Eravamo piccole e così ingenue.
Eravamo timide, anime sole.
Ti vedevo seduta su quella dannata panchina, io invece mi sentivo fuori dal mondo.
«Posso sedermi vicina a te?» Dissi un giorno. Il giorno fatidico che per sempre ci ha segnate.
«Certo, come ti chiami?» La tua voce era così dolce, docile e tenera. Mi sei piaciuta subito perché sentivo che eri simile a me. Anche tu odiavi il trambusto, il rumore dei giochi che cadevano a terra.
«Mi chiamo Claire e tu?»
«Io sono Elendra». Non lo mollavi proprio quel peluche.
Così la nostra amicizia è cominciata.
Eravamo bambine e avevamo un'idea pura dell'amicizia, senza scarabocchi.
Nei nostri cuori sapevamo che saremmo state amiche per sempre. Ma il "per sempre" ha un valore tutto suo, noi non lo conoscevamo e poco ci importava, volevamo solo essere noi stesse.
«Ti va di giocare?» Il tuo vocino mi rassicurava, mi faceva sentire importante.
Non ero più sola quando la mamma mi lasciava all'asilo, non piangevo più perché sapevo che ci saresti stata tu.
Crescevamo e il nostro bel legame si consolidava sempre di più.
La solitudine con te al mio fianco non mi spaventava. Tu, timida quanto me, risplendevi.
Eravamo amiche, gemelle, uniche nel nostro genere.
Ma il tempo passa e porta via con sé anche le cose più belle.
È un giorno come tanti quando mi contatti dopo un anno e mezzo di silenzio.
«Mi hai ferita, Claire. Lo sai che non mi sono piaciute le parole che hai usato, ma non posso fare a meno di pensare alla nostra amicizia».
Ormai abbiamo il mondo che ci separa. Tu convivi e hai un bellissimo bambino, io invece mi barcameno da una parte all'altra, cerco costantemente una stabilità che fa fatica ad arrivare.
Sto parlando con mamma, ma mi interrompo subito quando vedo il tuo messaggio.
Mi gira la testa e dentro di me nasce un moto di emozioni e sensazioni che non riesco a descrivere.
Cancello varie volte il messaggio che ti voglio inviare. Non voglio essere banale e neanche stupida.
Credevo di averti persa per sempre e invece tu ti sei ricordata di me, proprio di me. Nonostante tutto.
Vorrei dirti tante cose, vorrei parlarti di persona. Vorrei averti vicina a me proprio come un tempo, quando il divertimento era semplice e ingenuo.
«Le tue parole mi lusingano, Elendra ...» Non nascondo il pianto e la debolezza, non nascondo nulla, non voglio farlo mai più.
«... Quante volte ti ho pensata, ma mi è sempre mancato il coraggio. Forse per codardia, forse per riservatezza».
«Ti prego, vediamoci. Così ti faccio conoscere Mattia». Mi dici.
Ma io ho paura, temo di non essere all'altezza di questa nuova situazione, di questo nostro nuovo inizio.
«Vieni da me e come ai vecchi tempi ci facciamo una passeggiata in campagna, va bene?»
«Certo, sempre in onore dei vecchi tempi».
Mi domando se anche tu sei prigioniera del passato. Eppure tu sei andata avanti mentre io faccio sempre un passo indietro.
Ci incontriamo all'inizio della via dove abito. Spingi la carrozzina. Osservo il tuo bimbo e penso che ti somigli davvero tanto.
Ci vediamo dopo un anno a mezzo di lunga assenza.
Vorrei correrti incontro come facevamo un tempo, percepisco che anche tu pensi la stessa cosa.
«Allora, Claire come va?» Mi dici con il sorriso sulle labbra.
Come va ... dovrebbe andare bene, dovrebbe ma non sempre è così.
«Tutto ok, Elendra e tu?» È tutto quello che so dire e un po' me ne vergogno.
«Bene. Come puoi vedere sono mamma e la mia vita è un po' cambiata».
Io mi guardo attorno imbarazzata.
«Ti va di fare un giro?»
«Certo». Rispondi tu con fermezza.
Mattia dorme e il suo silenzio un po' mi imbarazza.
«Sai ...» Esordisco.
« ... È bello vederti. Il tempo passa ...»
«Già, passa proprio velocemente. Passa per tutti».
Passa per tutti, ma non per me.
«Credevo che questa volta fosse finita, Elendra».
«Anche io temevo che il tempo ci avrebbe separate».
Così, parliamo del più e del meno e come ai vecchi tempi scattiamo foto alla nostra campagna, semplice ma bella.
Sono contenta di avere rotto il ghiaccio, sono contenta di averti vista.
Ci sorridiamo e ci lasciamo andare.
Torniamo a casa con la gioia nel cuore, con la consapevolezza che per noi ci può essere un nuovo inizio.
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