-- Capitolo 72 -

Sono nervoso e appena sento le chiavi girare nella toppa della porta mi alzo in piedi. É arrivata e ora dovrò farmi coraggio e affrontare la situazione. Non vorrei farlo, ma l'ho promesso a Marta, Cam e Sandro. Se non le dico tutto, mi faranno fuori.

Sono sorpreso che Marta mi abbia voluto aiutare, anche dopo aver saputo di Caterina. Credevo che mi tirasse un bello schiaffo, o che se ne andasse prima di aver finito di parlare. Mi ha sorpreso. Si è seduta sul divano ed è rimasta ad ascoltare tutto, proponendo perfino di aiutarmi a parlare con Gio. Il suo atteggiamento mi ha dato più fiducia, ma so che Gio è diversa.
«Sono qui Marta.» dice aprendo la porta, per poi notarmi e guardarmi male. «Cosa fai qui?»
«Devo parlarti.»
«Non ho tempo.» risponde chiudendo la porta alle sua spalle. «Sono qui per Marta e tu dovresti andartene. So che sei amico di Sandro, ma non voglio passare altro tempo con te. Cerca di limitare queste visite all'appartamento.»
Sarà più difficile del previsto. «Marta non è qui.»

Alza gli occhi al cielo. «Certo che è qui, mi ha chiamato.»

«É uscita con Sandro.»

«Ha litigato con Sandro.» ribatte prontamente.

«Ha mentito. L'ha fatto in modo che tornassi e che ti potessi parlare.»

Cazzo Scricciolo, non odiarmi. Dammi la possibilità di parlarti ora che ne ho preso il coraggio.
Mi guarda sondandomi con quel suo sguardo cercando la mia bugia, ma sono sincero. Marta l'ha chiamata solo per farla tornare a casa in modo che potessi parlarle e adesso non posso tirarmi indietro. Se non glielo dico io, lo faranno gli altri, o peggio lo farà Caterina. Devo dire a Giorgia tutto, ma devo anche dirle cosa provo. Ho promesso a Cam di farlo, di dire a Gio che mi piace e che voglio una relazione.
Lo dirò, ma sarà lei a decidere se accettare o tirarsi indietro. Non potremo stare insieme da subito, devo aspettare la fine del mese. Non voglio dare un'ulteriore motivo a mio padre di non sopportarmi. Per una volta voglio che sia orgoglioso di me, per una volta voglio essere onesto con me stesso. Dirò a Giorgia cosa provo e le racconterò tutto.

«Cosa mi devi dire?» chiede sospirando. «Non potevi aspettare? Ero con Lorenzo e dovevo fare colazione con lui. Ora ho fame, hai interrotto il mio appuntamento e sei qui che mi fissi senza parlare.»

Ha la luna storta e non so a cosa sia dovuto. Sarà la fame? Sarà la mia presenza? Sarà il ciclo? Sarà che le ho davvero interrotto l'appuntamento con il coglione? Se è l'ultima, allora sono felice che sia nervosa, sarei andato io stesso in quel bar a rovinarle l'uscita, ma Marta ha pensato che sarebbe stato meglio portarla a casa. Spero, però, che sia la prima opzione.

«Andiamo a far colazione?»

«Jack.» dice sospirando mentre scuote la testa. «Io ero a far colazione, ma me l'hai impedito. Devi parlare, allora parla. Sono qui ad ascoltarti.»

«Con la pancia piena è meglio.» cerco di convincerla.

«Deve essere una conversazione schifosa.» dice sospirando. «Ho qualche alternativa? Se beviamo un caffè e parliamo? Qua a casa, in questa apparente tranquillità.»

«Se andassimo in un bar?» propongo guardandola speranzoso.

Lo so che le devo parlare, che devo dirle tutta la verità, ma prima voglio passare una mattina con lei. Una mattina insieme, normale e lasciando fuori tutto il resto. Dopo la colazione le dirò tutto, ma ora voglio solo godermi qualche ora in sua compagnia.

«Inutile farti cambiare idea.» dice sospirando e aprendo la porta. Si morde il labbro cercando di trattenere un sorriso, lasciandomi confuso. «Il posto lo decido io.»

Esco dall'appartamento scuotendo la testa. «So già dove vuoi andare. Quello non è caffè.»

«Mi merito un sacco di zuccheri. » dice chiudendo la porta alle nostre spalle e sorridendo. «La conversazione non sembra essere il massimo dell'allegria, quindi ne ho bisogno.»

Vorrei prenderla fra le braccia e baciarla. Vorrei baciare quel sorriso che mi sta facendo battere il cuore nel petto così forte da far male. Vorrei continuare a sentire la sua risata, toccarla, prendere la sua mano nella mia e... non posso fare nulla.

Mi limito a sorriderle e precederla per le scale.

Voglio godermi una mattina insieme a lei e credo proprio che abbia capito. Non ha insistito nel parlare nel suo appartamento. Deve essere proprio affamata, oppure anche lei vuole passare almeno un paio d'ore con me, come se nulla fosse. Vuole davvero passare del tempo con me?

Appena arriviamo da Arnold mi metto in fila alla cassa mentre lei va alla ricerca di un posto dove sederci. Non mi ha detto cosa prende, ma lo so già, non c'è bisogno che me lo dica. So anche che andrà diretta all'ultimo piano perché è quello che preferisce. So che si siederà sul divanetto in fondo e che ci rimarrà male se è occupato perché è il suo posto preferito. So che non si aspetta che le prenda la colazione, ma io in questo posto non berrò nulla e l'ho fatto solo per lei.

Dopo due persone è il mio turno e ordino un cappuccino al caramello con panna e due cookies. La ragazza alla cassa mi fa l'occhiolino e continua a sorridere troppo, come se potessi provare dell'interesse per lei. Giorgia mi sta aspettando, non mi serve altro.

Appena è pronto quello che osano definire cappuccino, ci aggiungo tanta cannella e poi mi dirigo al terzo piano. Come pensavo è seduta nel suo posto preferito e non posso far a meno di sorridere.

É proprio bella.

Starei qui come un perfetto imbecille a fissarla mentre si guarda in giro, mentre osserva il cielo e le nuvole che si stanno diradando. Starei qui in piedi a vedere mentre sorride vedendo un messaggio sul cellulare, ma stare qui vuole dire non sentire il suo profumo e io ne vado matto. Il suo odore è la mia droga.

«Tieni.» dico appoggiando davanti a lei il bicchiere e nel mezzo i biscotti.

«Per me?» chiede sorpresa. «Tu non prendi nulla?»

Scuoto la testa. «Mi sono preso un biscotto.»

«Grazie.» dice regalandomi uno dei suoi bei sorrisi per poi guardarmi sorpresa. «Hai messo la cannella?»

«Sì.» dico improvvisamente imbarazzato. «Ho sbagliato? É quello con il caramello e poi di solito ci aggiungi anche la cannella. Come dolci c'erano solo o biscotti, o la cheescake ai frutti rossi e so che non ti piacciono i frutti rossi.»

Mi guarda qualche istante e mi rendo conto che forse le sono sembrato un pazzo. Insomma, non ci parliamo, ma so esattamente cosa le piace. Ho scelto senza esitazione la sua colazione e forse la spaventa.

«Grazie.» dice abbassando lo sguardo mentre le guance le si imporporano per bene.

Mi stringo nelle spalle.

Piombiamo nel silenzio e per la prima volta in vita mia mi sento un ragazzino insicuro. Non voglio fare nulla di sbagliato, voglio rendere perfetta la nostra colazione prima di rovinare tutto con quello che le dovrò dire.

Alza lo sguardo su di me e sorride prendendo un pezzo del suo biscotto. Come un perfetto scemo sorrido anche io e la fisso incantato. Quanto vorrei sedermi accanto a lei, mettere un braccio intorno alle sue spalle e chiacchierare tranquillamente. Magari ogni tanto baciare quelle labbra morbide e dopo la colazione, finire nel mio appartamento e bruciare tutti gli zuccheri che si è mangiata.
Sarebbe una mattinata perfetta. Prima di pranzo una bella scopata con lei e se ne ha voglia anche dopo pranzo. Passare il pomeriggio insieme e alla sera trovarci con gli altri. Rimanere al bar a divertirci con i nostri amici e poi andare nel suo appartamento per addormentarci abbracciati.
Sono completamente andato di testa.
Come posso non innamorarmi di lei? Mi capisce senza nemmeno conoscermi bene.

«Di cosa vuoi parlare?» chiede strappandomi dai miei pensieri.

Non ora, non voglio parlare ora di Caterina. «Gio...»

«Non intendo quello che mi dovresti dire e che a quanto pare mi farà arrabbiare.» dice tranquillamente. «Sai, non so se ti ricordi, ma quando siamo qui non va sempre bene e non sei di molte parole. Sei più parole con le altre, in particolare le mie amiche.»

Sorrido. «Non rinfacciarmi a vita di Arianna, lo so che ho fatto una cazzata.»

«Enorme.» dice alzando gli occhi al cielo, ma ridacchia. «Non dicevo lei, ma della prima volta che ci siamo visti qui. É stata un'impresa parlare con te.»

Lo so, ma volevo metterla in difficoltà. «Non mi è sembrato terribile.»

«Non parlavi!»

Ridacchio. «Non è che tu fossi migliore.»

Sbuffa alzando gli occhi al cielo. «Pensavo mi odiassi e poi lo sai benissimo che sono timida. Ero agitata e tu non miglioravi la situazione.»

«Poi abbiamo parlato.»

«Poco.» borbotta.

«Volevi parlare di più?» chiedo sorpreso.

Si stringe nelle spalle. «Di sicuro non rimanere in silenzio.»

«Ora stiamo parlando.» dico sorridendo. «Per me non è stato così male, mi piaceva vedere la tua agitazione, eri davvero carina.»

Si blocca guardandomi sorpresa e mi rendo conto di ciò che ho detto. Non era così che volevo dirle che fosse carina, ma doveva averlo già capito che la trovo bella. Non è carina, lei è molto di più. Non l'avrei mai baciata se non la trovassi interessante.

«Grazie.» dice cercando di nascondere il suo sorriso dietro il bicchiere.

Cazzo se è bella. «Ci speravo in una torta al cioccolato e cocco.» dico decidendo di cambiare discorso.«Però a quanto pare qui non la fanno.»

Meglio rimanere su argomenti neutri e goderci la mattinata.

Mi sorride grata e per poco non sospiro come una cazzo di ragazzina innamorata. Giorgia mi ha tolto il cervello, fatico a ragionare.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top