-- Capitolo 31 -
- GIORGIA. -
Sono appena uscita dalla Mondadori senza comprare nulla. Non mi piace come sensazione perchè non posso uscire da una libreria senza niente, è assurdo per una come me. Mi piace entrare, girare fra gli scaffali e accarezzare le copertine, leggere qualche trama e poi comprare almeno un libro. Questa volta proprio nulla e mi sento insoddisfatta.
Sbuffo e mi incammino verso casa.
Decido di andare a fare un giro da Tiger e consolarmi con qualche cavolata. Cavolate di gran classe comunque.
È il miglior negozio che potessero aprire a Milano.
Sto messaggiando con Marta per sapere se domani ci vediamo, quando il cellulare inizia a squillare e sul display appare il numero di mia mamma.
Sospiro e rispondo. <<Ciao mamma.>>
<<Ciao Gio, tutto bene?>>
<<Sí, sono in giro. Ora torno a casa che fa parecchio freddo.>>
<<Copriti.>>
Frase tipica da mamma. Questa insieme a "hai mangiato?" sono le due frasi che più ho sentito nella mia vita da parte sua. Sul serio, inizio a pensare che non sappia chi sono, so mangiare e vestirmi da sola, può benissimo non chiedermelo ogni volta.
Alzo gli occhi al cielo. <<Sí mamma, sono coperta. Giacca, sciarpa e cappello. So vestirmi.>>
<<Lo so.>> dice sbuffando. <<Ti volevo solo dire che tua sorella e tua cugina verranno a casa per Pasqua.>>
<<Sono contenta che siano riuscite a prenotare il volo!>>
<<Tu pensi di tornare prima?>>
<<Non credo, devo ancora prenotare il treno.>> dico mentre rifletto anche sugli orari delle lezioni.<<Mi fermerò come loro.>>
<<Bene. Saremo da noi per il pranzo.>>
<<Perfetto.> dico sorridendo. <<La zia come sta?>>
<<Sta meglio. La chemio le da ancora qualche problema, ma nulla di non risolvibile.>>
Sorrido sollevata. <<Ti faccio sapere poi quando tornerò esattamente.>>
<<Va bene. Ciao Giorgia.>>
<<Ciao mamma.>>
Chiudo la chiamata e dopo aver risposto a Marta metto le cuffiette e mi avvio a piedi verso casa. Escludo le canzoni tristi, la musica classica e quelle a pianoforte. Meglio canzoni che mi diano la carica, come i Chainsmokers, o Foo Fighter. Scelgo una canzone e riprendo a camminare, ne ho bisogno.
Sono a metà strada quando una grossa goccia mi cade in testa. Mi porto una mano fra i capelli assicurandomi che sia davvero acqua e non cacca di qualche uccello. Con la mia fortuna potrebbe essere anche una bella cacca bianca di piccione. Mi è già capitato, quindi non lo escludo.
A quella goccia, ne seguono altre e mi riparo sotto un portone. Metto il cellulare in borsa e cerco l'ombrellino, che ovviamente non c'è. L'ho dimenticato a casa!
Sbuffo e riprendo a camminare sotto la pioggia e tra le macchine che sfrecciano e la gente che corre per ripararsi, io cammino lentamente verso casa. Non ho fretta, la pioggia non mi da fastidio e mi ricordo bene che giorno è oggi.
Mio nonno è morto due anni fa, ma questo pensiero mi porta alla morte di mia nonna. Il suo suicidio in realtà e ciò non è un bene. Non dovrei pensarci, ma non riesco. Fa ancora male. Fa maledettamente male pensare a come si è tolta la vita. Come ha potuto? L'avevo vista tre giorni prima, sembrava star bene, meglio del solito. Sono stata da lei il pomeriggio, abbiamo cucinato una torta insieme. Perchè l'ha fatto? Perchè si è uccisa? Perché ha voluto lasciarci cosi all'improvviso?
Sento il respiro accorciarsi e sono costretta a fermarmi. Il cuore mi batte a mille, lo sento nel petto, nella gola e so che mi devo calmare.
Sono a qualche metro da casa e rimango a fissarla. Le luci spente, mentre altre del palazzo si stanno accendendo. Speravo che ci fosse Sandro, non mi piace tornare a casa e non trovare nessuno, non in giornate come questa.
Rimango immobile sotto la pioggia insistente a pensare all'estate scorsa. Mai mi sarei aspettata una cosa del genere, non da mia nonna. Certo, negli ultimi mesi era diventata sempre più strana e dalla morte di mio nonno si era spento qualcosa in lei, ma non mi sarei aspettata nulla di simile. Un gesto del genere.
Sento le lacrime rigarmi il viso e cerco in tutti i modi di distogliere i miei pensieri, di pensare a qualsiasi altra cosa, ma non riesco. La mia mente non vuole ascoltarmi. Va per conto suo e cerco in tutti i modi un appiglio.
È terribile. Non voglio pensarci! Come faccio?
<<Gio!>>
Sussulto sotto la mano sulla mia spalla. Mi volto scontrandomi con due occhi azzurri che mi guardano straniti. Vorrei tanto che se ne andasse, che non mi guardasse, che non vedesse le mie lacrime. Di solito sono così brava a controllarmi, a non far vedere la mia tristezza, le mie lacrime.
Cerco di sorridere. <<Ciao.>>
Aggrotta la fronte. <<Ci conviene andare al caldo.>>
Solo ora noto che Giacomo non ha l'ombrello ed è zuppo quanto me. I jeans gli aderiscono alle gambe e la giacca di pelle è lucida di pioggia mentre i suoi capelli sono schiacciati sulla testa. Il suo sguardo serio non mi lascia e continuo a sentire il calore della sua mano.
<<Cosa ci fai qui?>> mormoro.
<<Passavo e ti ho visto.>> risponde indicando l'auto parcheggiata e lasciandomi la spalla.
Sento subito la mancanza del suo calore e il freddo si fa più insistente. <<Sei fradicio.>>
<<Siamo sotto la pioggia.>> risponde continuando a sondarmi con quegli occhi magnifici. Non voglio che mi legga dentro. <<Ti conviene andare a casa.>>
<<Tu?>>
<<Sono in auto.>> risponde tranquillo. <<Da quanto sei qui?>>
Lo fisso sentendo le lacrime premere per uscire. <<Non lo so.>> mormoro.
<<Vieni.>> dice prendendomi la mano. <<Ti accompagno.>>
Annuisco e stringendogli la mano lo seguo. Non voglio rimanere da sola, anche se è lui va bene. Non dovevo più vederlo e parlargli, ma non ce la faccio adesso. Dopo quel bacio mi ero ripromessa di stargli lontano, ma la sua vicinanza mi conforta e ne ho bisogno.
- GIACOMO. -
Prende le chiavi dalla borsa, ma le mani le continuano a tremare. Decido di prendere io la situazione in mano perché sto morendo di freddo nel corridoio e voglio davvero farmi una bella doccia calda. Ne abbiamo bisogno entrambi e se non fosse così sconvolta le proporrei di farla insieme.
Scuoto la testa immediatamente. Sandro è interessato a lei, è mio amico e non posso rovinare un'amicizia per sbattermi questa ragazza. Ero più che convinto che fosse interessato a Marta, ho notato il suo sguardo quando c'è lei, ma a quanto pare mi sono sbagliato alla grande.
Apro la porta e Giorgia mi segue in silenzio.
<<Fai prima tu la doccia.>> dico prendendole la borsa e appoggiandola sul tavolino davanti al divano.
Alza lo sguardo su di me e mi fissa. Mi fissa con occhi lucidi e io vorrei stringerla a me e cercare di capire cosa la turbi, ma mi trattengo.
Non so se gradirebbe un mio abbraccio. È una di quelle persone che si tiene tutto dentro e l'ha dimostrato prima quando ha cercato di sorridermi facendo finta di niente.
<<Vai prima tu.>> mormora. <<Ti recupero degli abiti.>>
Le prendo la mano prima che si allontani. <<Giorgia.>> dico attirando la sua attenzione. <<Falla prima tu, io mi cambio e basta.>>
<<Sicuro?>>
Annuisco sorridendo e noto il suo corpo rilassarsi leggermente. Mi fissa ancora qualche istante, come per darmi il tempo di cambiare idea, ma non ha capito che non mi muoverò da qua. Alla fine si decide ad andare in bagno e chiude la porta alle sue spalle, a chiave.
Già, le conviene chiudere a chiave perché non so cosa potrei fare.
Mi passo le mani fra i capelli sospirando e vado in camera di Sandro. Mi spoglio in fretta e indosso dei comodi pantaloni della tuta e una maglietta a maniche lunghe. Mi tira leggermente sui muscoli, ma non ho voglia di cercare altri abiti.
Prendo il cellulare e chiamo Sandro. <<Ho preso dei tuoi vestiti.>> lo informo senza troppi giri di parole.
Rimane in silenzio qualche istante per poi sospirare. <<Cosa ci fai a casa mia?>>
<<Ho trovato Giorgia immobile sotto la pioggia. Stava piangendo.>> dico raccogliendo gli abiti bagnati e mettendoli nel cesto al fianco della scrivania. <<Ora si sta facendo una doccia.>>
<<Cosa le è successo?>> chiede preoccupato.
<<Non lo so, appena finisce glielo chiedo.>>
<<Torno il prima possibile.>>
<<Ci sono io, tranquillo.>>
<<Jack.>> dice in chiaro tono ammonitore. <<Non fare nulla, ti prego.>>
Fa male il fatto che abbia dovuto sottolinearlo. Non gli farei mai una cosa del genere. Giorgia può anche interessarmi, ma Sandro è molto più importante.
Sbuffo andando davanti alla porta del bagno e appoggiandomi allo schienale del divano. <<Non c'è bisogno di dirmelo, non sono così stronzo.>>
<<Ci tengo a quella ragazza.>>
<<Lo so.>> mormoro. So bene che ci tiene a lei. <<Ti chiamo se so qualcosa. Stai tranquillo, non toccherò la tua innamorata.>>
Lo sento sbuffare dall'altro capo del telefono, ma chiudo la chiamata prima che possa dire altro. Non voglio sentire quanto sia interessato a Giorgia, non voglio sapere che vede ogni mattina i suoi pigiami indecenti, o che la veda in intimo. Non voglio sapere come alla sera passano il tempo insieme e...
I miei pensieri vengono interrotti quando Giorgia esce dal bagno avvolta in un asciugamano blu che la copre fino al ginocchio. Se lo tiene stretto intorno al corpo, con i capelli asciutti legati in alto in una coda veloce. Il mio sguardo percorre le sue gambe e il suo corpo per poi finire al viso dalle labbra carnose e quegli occhi che mi stanno fissando. Occhi arrossati e lucidi dal pianto, pieni di tristezza.
Cosa succede Scricciolo?
<<Ho dimenticato gli abiti.>> mormora.
<<Vuoi che te li prenda io?>> chiedo lanciando un'occhiata ai suoi piedi scalzi.
Prima si veste e meno pensieri sconci ho su di lei. Prima si veste e il rischio che io perda il mio migliore amico si azzera.
Scuote la testa e si avvia in camera.
La seguo come un perfetto idiota, ma non riesco a impedirlo alle mie gambe e nemmeno voglio. Sono uno stronzo, lo so, ma una parte di me non vuole lasciarla sola perchè la tristezza infinita che leggo in quegli occhi arrossati mi stringe il petto. Conosco bene quello sguardo e non mi piace su di lei.
Il mio Scricciolo deve sorridere.
<<Dovrei cambiarmi.>> dice strappandomi dai miei pensieri.
Fisso gli abiti nelle sue mani. Quando ha preso tutta quella roba? Dov'è il suo pigiama sexy? Sono deluso di non vedere le gambe scoperte, perciò lancio loro un'ultima occhiata e poi chiudo la porta alle mie spalle.
Vorrei vedere il suo corpo più scoperto. È bella e nonostante non abbia un corpo perfetto, uno scolpito come le altre ragazze a cui di solito sono abituato, lei è molto più bella. Mi basta un suo sorriso e mi sento meglio, mi basta un suo sguardo sereno e la vorrei baciare.
Mi sto fregando da solo.
Cosa posso fare per lei? Fissarla come un maniaco non mi sembra l'idea migliore, nemmeno baciarla e abbracciarla. Scoparla è fuori discussione.
Guardo la cucina e mi ricordo che aveva detto di avere una passione per tè e tisane, forse preparandole qualcosa da bere la farà sentire meglio.
Metto sul fuoco un pentolino con l'acqua e cerco negli armadietti le bustine, trovandole alla fine tutte in due scatole divise in scompartimenti. Ognuno con un gusto differente e sorrido davanti alla precisione con cui sono state divise. Non mi sembrava una ragazza tanto ordinata, non dopo aver aperto per sbaglio il cassetto del suo comodino. Non dopo aver visto con quanta confusione tiene i libri, non hanno alcuna logica.
<<Cosa fai?>>
Mi volto di scatto al suono della sua voce e rimango fermo a fissarla.
Mi aspettavo di tutto, ma non di vederla vestita in quel modo. Scoppio a ridere, incapace di trattenermi.
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