-- Capitolo 25 -

- STEFANO. -

Sono davvero nervoso, non credevo che avrei mai affrontato questo discorso con qualcuno. Non credevo mai di affrontarlo in vita mia. Carolina è da Tom e probabilmente vi rimarrà ancora per un po', mentre Cam è seduta davanti a me che mi sorride dolcemente.

Ero indeciso se chiederle di uscire a prendere un caffè, o rimanere a casa, ma alla fine credo che un luogo intimo sia meglio. Qua a casa sua siamo soli e tranquilli, proprio ciò che mi serve. Mi è sempre piaciuto il loro appartamento, non è grande, ma molto carino. Salotto e cucina sono unite mentre infondo al corridoio c'è il bagno che sta in mezzo alle due piccole camere.

Abbasso lo sguardo sul tappeto blu per poi riportarlo su Camilla.
Perché non sono attratto da lei? È una bella ragazza, single e davvero dolce. Potrebbe essere la ragazza ideale, eppure non mi sento attratto da lei in alcun modo. Non mi sento attratto dalla ragazze già da tempo. Ho qualcosa di sbagliato?

<<Ste.>> mi richiama al presente. <<Vuoi un po' di torta?>>

Scuoto la testa. <<Va bene solo il caffè, grazie.>>

<<Di cosa mi devi parlare?>> chiede prendendo in mano la sua tazzina.

Apro la bocca per parlare, ma mi rendo conto di non sapere cosa dire. La mia mente è completamente svuotata e le parole sfuggono via senza che io riesca a prenderle. Non sono mai stato tanto in difficoltà.

<<Riguarda te?>> chiede cercando di venirmi incontro.

Annuisco. <<Io... credo...>>

Sospiro grattandomi la guancia non sapendo come continuare. Credo di essere gay? Dovrei dire così? Non sono nemmeno sicuro di esserlo, potrebbe solo essere un momento passeggero. Forse mi sono lasciato prendere dal panico senza riflettere sul serio. Non dovrei definirlo panico, non è poi così sbagliato che io non sia attratto dalle donne... giusto?

Appoggia il vassioio sul tavolino di vetro davanti a me e si mette a sedere sul divano al mio fianco. <<Ste.>> dice con calma. <<Fai un bel respiro e racconta, non devi aver alcun timore. Sono tua amica e lo sarò qualunque cosa mi vorrai dire.>>

Le sorrido grato, ma ancora le parole restano bloccate nella mia gola. Ora ho la mente più lucida, so le parole che dovrei dire, ma quelle non escono. Continuo a guardare gli occhi blu di Cam rimanendo in silenzio.

<<Vuoi andare da qualche parte?>> chiede cercando di capirmi.

Scuoto la testa e finalmente parlo. <<Credo di essere gay.>>

Resta a fissarmi qualche istante e poi le sue labbra si aprono in un sorriso. <<Sei preoccupato di questo?>>

<<Cam, io...>>

<<Non devi avere paura.> dice con calma. <<Sei gay, allora? Sei sempre Stefano Buetti, sei sempre tu.>> 

<<Non so se lo sono.>>

Mi ammonisce con lo sguardo. <<Se non ti accetti nemmeno tu, non potrai mai vivere sereno.>>

<<Sono sempre andato anche con le donne.>>

<<Hai preferito sempre gli uomini, giusto?>> dice cercando di farmi ragionare. <<Non c'è nulla di sbagliato se ti piacciono gli uomini, cosa ti blocca?>>

La guardo senza sapere come e cosa rispondere. Cosa mi blocca? Non lo so, forse la paura di come potrebbero reagire le persone che mi circondano. Non so come i miei amici prenderebbero la notizia, non voglio perderli e non so come potrebbe reagire la mia famiglia. Mia madre vuole dei nipoti, ogni volta mi chiede della ragazza, quando ho intenzione di sistemarmi. Se quando vado a casa le dico che sono gay, potrebbe prenderle in colpo.

<<Ho paura.>> mormoro.

Mi prende le mani stringendole fra le sue. <<Non devi averne, non devi farti mai condizionare troppo dal giudizio degli altri. Non devi mai e poi mai basarti unicamente su quello che gli altri dicono. Prima di tutto vieni tu, devi stare bene con te stesso e poi vengono gli altri.>>

<<Se non mi accettano?>>

<<Io ci sono.>> risponde con gli occhi lucidi. <<Su di me puoi sempre contare e non ti lascerò mai.>>

<<Grazie.>>

Scuote la testa. <<Sono tua amica, non devi avere paura di me.>>

<<Non sono pronto a dirlo agli altri.>>

<<Devi sentirlo te, nessuno ti costringe.>>

Le asciugo una lacrima sfuggita al suo controllo. <<Non piangere.>>

<<Scusa.>> dice ridacchiando e asciugandosi gli occhi con i palmi delle mano. <<Non volevo piangere.>>

<<Sei più sensibile di quanto pensassi.>> dico sorridendo dolcemente.

Si stringe nelle spalle. <<Ci sono passata.>>

Spalanco bocca e occhi. <<Sei lesbica?>>

<<No.>> esclama e poi scoppia a ridere. <<Ci sono passata per il fatto di non sentirmi giusta, adeguata. Capisco la tua paura nel parlare, ma con me non devi averne.>>

<<Cosa ti è successo?>>

Si stringe nelle spalle e improvvisamente mi sembra piccola e indifesa. <<Sono stata presa di mira in passato, le persone possono essere davvero cattive anche non avendone motivo.>>

<<Se non vuoi parlarne...>>

Scuote la testa bloccandomi. <<È strano parlarne, l'ho raccontato a poche persone. Caro ad esempio sa tutto e ho ricevuto un grande sostegno da lei, quindi posso assicurarti che puoi fidarti anche di lei. Sembra superficiale, ma non lo è per niente.>>

<<Non l'ho mai considerata superficiale.>> dico sorridendo. <<Solo un po' pazza.>>

Sorride, ma presto si spegne e abbassa lo sguardo. <<Sono stata vittima di bullismo, ha iniziato una persona a prendermi di mira e poi si sono aggiunte altre. In realtà cyber bullismo, ma spesso le parole fanno più male delle sberle. Per una ragazzina le parole fanno davvero male. L'immaginazione di alcune persone non ha proprio alcun freno. Nessun limite e...>

<<Tranquilla.>> le dico stringendole una mano sentendo la sua voce tremare. <<Perchè proprio tu?>>

Non avrei mai pensato che qualcuno potesse prendersela con lei. Camilla è una ragazza gentile e buona con tutti, non l'ho mai vista trattare male nessuno ed è sempre disponibile. Non giudica alla prima apparenza e resta ad ascoltare chiunque ne abbia bisogno. Non ha nulla di sbagliato, non si comporta male e il suo carattere può solo fartela apprezzare.

<<Non lo so, non l'ho mai capito.>> mormora. Sposta il suo sguardo lucido su di me. <<Da un giorno all'altro hanno iniziato a prendermi in giro, escludermi dai gruppi a scuola e poi sono iniziati... i messaggi. Sono stata esclusa da tutti, tranne Caro. Lei mi è sempre stata vicino.>>

<<Cam, non devi sforzarti.>>

<<È stato difficile riprendersi.>> continua, come se ne sentisse il bisogno. <<Quando credevo che tutto fosse finito, ho conosciuto un ragazzo, ma era l'ennesima presa in giro. Si era messo d'accordo con... loro, era tutto falso. Se non ci fosse stata Caro e la mia famiglia...>>

La stringo forte a me e lei scoppia a piangere. Sento il cuore stringersi nel petto e vorrei aiutarla in qualche modo, avrei voluto essere lí con lei ed aiutarla in passato. Mi sento inutile e ora il mio piccolo problema sembra stupido a confronto. Lei è riuscita ad andare avanti e l'ha fatto splendidamente, io posso accettare di essere gay e se chi mi circonda non vuole, non sono affari miei. Sono sempre io, se mi piacciono gli uomini non cambia nulla. Ho lei come amica e questo mi basta.

<<Avrei dovuto consolarti io.>> mormora contro il mio petto.

<<Ci facciamo forza insieme.>> dico stringendola forte.

Allontana il volto per guardarmi. <<Non comportarti diversamente con me, fa solo più male. Sono sempre la Camilla che hai conosciuto.>>

Annuisco. <<La stessa cosa vale per te.>>

Sorride stringendomi ancora più forte in un abbraccio. Adoro questa ragazza e non capisco come qualcuno abbia potuto prendersi gioco di lei.



- MARTA. -

Entro in camera di Giorgia e appena mi indica il letto la guardo diffidente. Crede davvero che mi siederò su quel letto dove ha appena fatto chissà cosa con Giacomo? No, in realtà immagino bene cosa possa averci fatto. Credevo sul serio che non ci sarebbe cascata e invece mi ha sorpreso. Ieri sera ha detto che non le interessava, anche se era palese che mentisse. Credevo che le interessasse anche Sandro, vuole andare anche con lui? No, non è proprio da lei.

<<Che c'è?>> chiede confusa.

<<Non mi siedo su quel letto.>>

Sbuffa alzando gli occhi al cielo. <<Non ci ho fatto nulla.>>

Ma chi vuole prendere in giro? Il suo volto è arrossato e la protuberanza di Giacomo non è passata inosservata. Non ha sentito nemmeno le mie chiamate e non è da lei dormire fino alle dieci. Lei è una ragazza mattiniera e anche se va a letto all'alba è comunque in piedi alle nove, o prima.

<<Pensi davvero che io ti creda?>>

Le sue guance si colorano di rosso. <<Non c'è stato nulla.>>

<<Giorgia.>> l'ammonisco.

Sbuffa andandosi a sedere sul letto. <<Sono seria, non c'è stato nulla, non so nemmeno come ci sia finito nel mio letto! Quando sono tornata ieri era sul divano e stamattina, invece qua.>> È sincera e arrabbiata, ma non con me. Devo capire cosa le ha fatto, ma il suo sguardo diventa serio. <<Cosa ci fai qui?>>

A quanto pare su quel letto posso sedermi. A quanto pare non posso nasconderle nulla.

Ho pensato di chiamare Sabrina, ma è al lavoro e non voglio disturbarla. Non vorrei disturbare nemmeno Giorgia, ma ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlarne.
Loro due ci sono sempre, da quando abbiamo dieci anni ci siamo l'una per l'altra. Tutte e tre cerchiamo di tenere i problemi per noi, di non pensarci troppo e sorridere, ma si arriva ad un certo punto in cui si cede. Per me è oggi, non riesco a stare da sola nel mio piccolo appartamento, non dopo la telefonata di mia madre.

<<Mi ha telefonato mia mamma.>> dico appoggiandomi con la schiena al muro. <<Mio padre è stato portato in clinica, ha ceduto di nuovo.>>

La mano di Giorgia stringe la mia, ma non dice nulla. Vuole farmi sentire che c'è e lo apprezzo. Apprezzo il suo silenzio perché so che non ci sono parole adatte da dire.

Mio padre è un alcolizzato e ogni anno è sempre peggio. Ho passato dei brutti momenti, momenti che non ho mai raccontato a nessuno, nemmeno alle mie migliori amiche. Prima di conoscerle, quando ero ancora piccola, vedevo mio padre molto più spesso perché comunque era il mio papà e nessuno poteva prendere il suo posto. Quando era lucido, ero la sua bambina e giocavamo insieme, mi portava in giro. Quando beveva troppo, invece, il suo contatto con la realtà vacillava ed ha provato a spegnere le sigarette sulle mie braccia, solo perchè lo infastidivo. Non è successo molte volte -tre come testimoniano le piccole cicatrici, due sul braccio destro e una sul sinistro- e dopo che la mamma l'ha scoperto non l'ha più fatto.

Crescendo ho capito quale fosse il suo vero problema, prima non mi spiegavo il suo cambiamento d'umore, e capisco anche perchè mamma non abbia voluto sposarlo. Ha già un matrimonio alle spalle e inaugurarne un altro con un alcolizzato non sarebbe stata una grande idea. Si amavano, lo vedevo, ma ai miei sette anni hanno smesso di essere una coppia: case diverse, vite diverse e con una figlia in comune.

<<Sai dove?>> chiede Giorgia distogliendomi dai miei pensieri.

Mi stringo nelle spalle. <<Mi invierà per messaggio il nome della clinica e gli orari di visita.>>

<<Vuoi che ti accompagno?>>

Voglio? In realtà non voglio nemmeno pensare di dover tornare a casa per far visita a mio padre in una clinica, non mi va di pensarci ora. Preferirei tenere la mente occupata, forse Arianna potrebbe presentarmi uno dei suoi amici. L'ultima volta il moretto -Andrea credo- sembrava interessato. Potrei uscire e divertirmi, ma finirei a fare qualche cavolata.

Scuoto la testa. <<Non so quando tornerò a casa. Fra poco iniziano le lezione e vorrei concentrarmi sulla tesi.>>

Giorgia annuisce sorridendomi.

Dei colpi alla porta ci interrompono e anche se vorrei chiederle di non aprire, di fare finta di niente, non posso impedirglielo. Vorrei uscire e svagarmi, ma vorrei anche chiudermi dentro questa stanza sotto le coperte a guardare qualche serie televisiva. Devo mettermi in pari con "Il Trono di Spade" e "Black Mirror". Mi hanno anche consigliato "The Crown" e non c'è giornata migliore per iniziare una nuova serie televisiva.

Giorgia si alza andando ad aprire la porta.

<<Abbiamo la colazione.>> dice Sandro sorridente.

Giorgia si volta verso di me. <<Ti va?>> chiede speranzosa. <<Dopo ci vuole una bella maratona di serie tv.>>

Sorrido sollevata. Ecco perché le voglio cosí bene, ecco perchè sono venuta proprio da lei. Sa cosa fare in questi momenti senza farmi commettere nulla di stupido e di cui potrei pentirmi. Con Arianna avrei sicuramente fatto qualche stronzata.

<<Avete?>> chiedo avvicinandomi a loro.

Sandro annuisce. <<Io e Jack.>> dice per poi lanciare una veloce occhiata alla mia amica che si è irrigidita. <<È tornato a casa perchè aveva da fare.>>

<<Spero che sia buona!>> dice superandoci in modo che né io e nemmeno Sandro le facciamo domande.

Ci scambiamo solo un'occhiata, ma abbasso subito il volto perchè sento il rossore invadermi le guance. Stupido imbarazzo.

All'inizio credevo che Giorgia fosse interessata a Sandro, soprattutto dopo averci detto del suo sedere -che confermo essere davvero bello- ma poi ho visto come si comporta con lui. Da amica, si comporta come con me e Sabrina, cosa che non mi sarei mai aspettata. Giorgia è timida e si apre difficilmente , ma con Sandro sembra che si conoscano da una vita. Ho capito che non è interessata al biondino dopo averla vista con Giacomo. Dopo aver visto il suo atteggiamento quando Arianna ci ha provato con lui. Ne sono quasi sicura, ma potrei anche aver scambiato la confidenza nei confronti di Sandro quando in realtà è attrazione.

Su una cosa sono certa però, a Giorgia piace quel ragazzo dallo sguardo serio e dall'atteggiamento indifferente. È il contrario dei ragazzi che le sono sempre piaciuti, l'unica cosa in comune sono gli occhi chiari, ma a quanto pare non riesce a vederlo come un amico. È chiaro che l'amicizia non ha posto fra loro, eppure a lei non sono mai piaciuti i bad boys. Le sono sempre piaciuti ragazzi gentili e sorridenti come il suo coinquilino. Il contrario di Jack, ma lui è riuscito comunque ad ammaliarla.

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