-- Capitolo 18 -

- GIORGIA. -


Sono le tre del pomeriggio e sono seduta nel mio posto preferito. Da Arnold, al terzo piano, sul divanetto in fondo e con un caffè al caramello e cannella davanti a me con panna montata. Odio la panna montata, tranne in questo caso.

Lancio un'occhiata fuori dalla vetrata guardando il cielo scuro con nuvoloni che minacciano pioggia. Spero di non lavarmi, o che almeno regga fino a quando tornerò a casa. Intanto mi godo uno dei miei posti preferiti con la mia bevanda calda e rilassandomi, nonostante io debba studiare.

<<Ciao.>>

Alzo la testa di scatto scontrandomi con degli occhi azzurri che oggi virano più sul blu. Cavolo ha degli occhi magnifici.

Sorrido facendo scorrere lo sguardo sulla sua figura. Jeans chiari, maglia viola e una felpa grigia che deve tener parecchio caldo. I capelli sono corti e scompigliati come al suo solito. È proprio mentre l'osservo che la mia mente inizia a vagare, sí perché in realtà vorrei che si sedesse accanto a me. Vorrei passargli una mano fra i capelli e magari levargli la felpa e indossarla io per sentire il suo calore e il suo profumo. Forse sarebbe meglio levargli tutti i vestiti, levare anche i miei e farmi baciare e toccare dalle sue mani.

Oh. Mio. Dio. Cosa succede alla mia testa? Ho appena fantasticato su Giacomo!

<<Sei con Caro e Cam?>> gli chiedo lanciando uno sguardo alle scale. Spero che non noti il mio imbarazzo.

Scuote la testa. <<Con la tua amica.>>

<<La mia amica?>> chiedo confusa.

Sabrina certamente non uscirebbe sola con lui e Marta non mi sembrava interessata. Non è il suo tipo, lei ha altri gusti. In ogni caso me lo avrebbero detto, di queste cose ne parliamo. Me lo avrebbero detto perché sospettano che io sia interessata a lui, ma non è vero. È bello, ovvio, e me lo farei volentieri, ma finisce lí. Io voglio una storia seria e Jack è uno che si diverte e basta. Forse potrei farci un pensierino per il divertimento, infondo... no. Giorgia, non ci pensare nemmeno! Lo so bene che mi affezionerei troppo e finirei con il farmi male.

<<Quella dell'altra sera, Arianna.>>

Ho appena sentito un terribile colpo al petto. <<Ari?>>

Annuisce e poi mi indica il tavolo davanti a me. <<È libero?>>

Vorrei urlare che NO, non è assolutamente libero! Non lo è se è uscito per un appuntamento con Arianna. Nessun tavolo è libero se deve vedersi con quella ragazza. Perché proprio con lei? Non poteva vedersi con l'altra ragazza? Cavolo la mia amica l'ha già conosciuta approfonditamente nella sua auto e avrei preferito non saperlo.

Annuisco come una stupida e lui butta il bicchiere vuoto che c'era appoggiato per poi sedersi.

Arianna arriva subito con un bicchiere di caffè.
Sul serio? Vieni in questo posto e ti prendi un semplice caffè? Non ha senso!

Inoltre che diavolo indossa? Lo sa che è ancora inverno? Ha delle calze nere così sottili che avrebbe potuto evitare di indossare, una gonna di pelle corta, delle semplici scarpe basse -estive ovviamente- un maglioncino rosa a righe e un cappotto lasciato aperto.
Io ho un maglione, jeans e Vans invernali e fa comunque freddo. Ho persino un cappello e una sciarpa per uscire!

<<Ciao Gio!>> esclama appena mi vede.

<<Ciao.>>

Lancia un'occhiata ai libri davanti a me. <<Ancora studi? Pensavo che avessi finito.>> Si sposta i capelli castano chiaro dietro le spalle. <<Per fortuna io ho già finito.>>

<<Beata te.>>

<<Buono studio.>> dice ridacchiando mentre va a sedersi di fronte a Giacomo.

Sorrido.
Strozzati con il caffè.

Mi da fastidio, devo ammettere che non mi piace vederli insieme. Non mi piace che Arianna continui a sorridere come una stupida e toccarlo. Può benissimo parlare senza toccarlo! Capisce benissimo, stupida.

Scuoto la testa maledicendomi per quei pensieri.
Non deve interessarmi.

Mi concentro nello studio e per non sentirli mi metto le cuffie e avvio la musica. Devo isolarmi prima di potermi immergere nello studio. Devo isolarmi e dimenticare i due davanti a me che spero se ne andranno in fretta. Una volta che ho recuperato una certa dose di calma e concentrazione inizio a studiare.

All'improvviso sento qualcuno toccarmi la spalla e per poco non salto sul posto.
Tolgo le cuffie guardando quegli occhi chiari divertiti.

<<Sei impazzito?>> dico sbuffando. <<Mi hai fatto prendere un colpo!>>

Ridacchia. <<Non pensavo che ti spaventassi tanto facilmente.>>

<<Idiota.>> borbotto per poi rendermi conto che è solo. Rendendomi conto che ha ridacchiato.<<Arianna?>>

<<È andata via.>>

<<Non è andato bene l'appuntamento?>> chiedo, ma guardando l'ora mi accorgo che sono passate quasi due ore. Tanto male non deve essere andato.

Mi guarda stranito. <<Io non ho appuntamenti.>>

<<Lo sembrava.>>

Scuote energicamente la testa. <<Non sono interessato.>>

Lo guardo aggrottando le sopracciglia. <<Ti sei accorto che per Arianna è diverso?>>

<<Io sono stato chiaro.>> dice alzando le spalle incurante. <<Che creda ciò che vuole.>>

Crederà sicuramente che sia stato un appuntamento e vorrà di più. La conosco troppo bene e se è riuscita a uscirci insieme mi domando fino a dove si sono spinti l'altra sera. Ha fatto passare solo un paio di giorni ed è già uscita insieme, devo fare i miei complimenti per tanto accanimento e velocità.

Sto in silenzio perché non voglio sapere e non ho intenzione di dirgli come sia Arianna, lo scoprirà da solo. L'ha voluta e ora se la deve cavare da solo. Spero solo che sia l'ultima volta che si vedono, sí, lo spero proprio.

<<Fra quanto vai a casa?>>

Lo guardo in cerca di una motivazione a quella strana domanda. <<Ti serve qualcosa?>>

<<Non ho l'ombrello e ho visto che tu ce l'hai.>>

Mi volto verso la finestra e noto solo ora che sta diluviando.

Perfetto.

Alzo gli occhi al cielo. <<Non so quanto ci coprirà.>> dico raccogliendo le mie cose. <<Casa tua è molto lontana?>>

<<Devo passare da Sandro.>>

Annuisco infilando appunti e computer nello zaino per poi coprirlo con il telo impermeabile di cui è dotato. Spero davvero che lo sia perchè se mi si rovina il computer sono fregata, ho tutto lí dentro.



- GIORGIA. -

Sto aspettando di fare la doccia quando sullo schermo leggo il nome di Sandro, so già che l'idea di permettere a Giacomo di venire qui è stata pessima. Le mie idee sono quasi sempre pessime, avrei dovuto immaginarlo. Peccato che la mia mente fosse troppo occupata a fare pensieri poco consoni su quel ragazzo, proprio come qualche istante prima che la suoneria del cellulare mi disturbasse.
Pensieri che non dovrei fare perché è uscito con una mia amica e poi non è adatto a me. Io voglio un bravo ragazzo, uno gentile e che guardi solo me e non altre cento ragazze. Uno a cui piaccio davvero, di cui mi posso fidare e... cavolo però che occhi che ha! Ogni volta mi confondono, come i suoi rari sorrisi sinceri e mi piace vederlo con Sandro perché sembra a suo agio.
Dannazione ai miei pensieri! Non devo trovare Jack interessante.

Mi decido a rispondere alla chiamata.

<<Ciao Gio, sei già a casa?>>

Sospiro appoggiandomi allo schienale del divano. <<Sì e c'è qua anche il tuo amico che ti cercava.>>

<<Chi?>> chiede curioso.

<<Jack.>>

<<È ancora lí?>>

<<Ora è sotto la doccia, ti faccio richiamare quando ha finito.>>

<<Sotto la doccia?>> chiede e sento tutto il suo stupore nella voce. <<Credo che la linea sia disturbata.>>

Sbuffo. <<Hai capito benissimo.>>

C'è qualche istante di silenzio, poi scoppia. <<Avete scopato?>>

<<No!>> esclamo immediatamente. <<Cosa ti salta in testa?>>

<<Beh, non ne sarei poi così stupito.> spalanco la bocca senza riuscire a dire nulla, ma lui riprende subito a parlare. <<Digli di chiamarmi quando ha finito.>>

Sento la porta del bagno aprirsi. <<Te lo passo.>> borbotto.

Sento la sua risata dall'altra parte del telefono, ma evito di riprenderlo. Non ci vedo proprio nulla da ridere.

Giacomo ha i capelli umidi e anche con gli abiti di Sandro è sexy. Sí, questo ragazzo è davvero sexy e non posso mentire a me stessa, ma a chiunque altro negherò fino alla morte soprattutto dopo la figuraccia al Shok.
Per mia fortuna non ha mai tirato fuori l'argomento perché mi voglio sotterrare al solo pensiero.

Gli passo il telefono senza guardare quegli splendidi occhi. <<Sandro ti vuole.>>

Gli mollo il telefono in mano e dopo aver recuperato i miei abiti che avevo appoggiato sul mobile, mi chiudo in bagno. Mi butto sotto la doccia e mi faccio scorrere l'acqua addosso togliendomi il freddo e sentendomi meglio. Devo liberarmi in fretta di Giacomo, o almeno cercare di rimanere calma. Appena torna dovrò fare un discorsetto con Sandro, chissà cosa pensa quel ragazzo di me. Decisamente ci devo parlare.

Infilo in fretta una maglia a maniche lunghe e la tuta nera. Non è uno dei miei outfit da casa preferiti, ma questa volta farò un'eccezione solo perché i miei calzettoni viola sono a lavare.

Quando esco dal bagno trovo Giacomo seduto sul divano che sta guardando i Griffin. Ridacchia ad una battuta di Peter, mentre io mi decido di smettere di rimanere immobile e fare qualcosa.

<<Sandro?>> chiedo sedendomi sul divano.

Siamo seduti sullo stesso divano, ma ovviamente mi sono messa il più lontano possibile. Il fatto che lui si sia seduto esattamente al centro non ha facilitato le cose, ma qua dovrei essere ad una distanza di sicurezza. Almeno per la mia stabilità mentale. Credo.

<<Ha detto che resterà fuori per cena perché non riesce a tornare con questo temporale.>>

Guardo fuori dalla finestra sapendo già di non riuscire a vedere altro che pioggia. È proprio un gran bel temporale e spero che finisca presto.

Dovrei chiedergli se vuole rimanere a cena? Io non lo voglio, ma la buona educazione prevale. Maledizione ai miei genitori! <<Vuoi rimanere a cena?>>

Si volta guardandomi sorpreso.
Bello mio, non sei l'unico scioccato dalla mia uscita. Ringrazia solo che sono tanto buona da non sbatterti fuori di casa dopo che sei rimasto a flirtare con Arianna l'intero pomeriggio davanti a me. Ringrazia solo la mia stupida mente che continua inevitabilmente a fare pensieri sexy ed eccitanti su di te.

<<Non devi studiare?>>

Stiamo giocando a chi stupisce di più l'altro? Credevo che se ne fregasse di ciò che faccio. Di ciò che fa la gente in realtà, sembra importargli solo di lui.

Mi stringo nelle spalle. <<Devo solo ripassare, nulla di faticoso.>>

<<Mi fermo.>> dice accennando quello che penso sia un sorriso, ma non sono sicura perché torna subito serio come al solito. <<Cosa c'è da mangiare?>>

<<Sandro ha fatto la spesa ieri, dovrebbe esserci un bel po' di roba.>>

<<Un piatto di pasta?>> propone.

Annuisco. <<La pasta va sempre bene. Ragù?>>

Sorride. <<Mi hai letto nel pensiero.>>

Mi sta sorridendo. Sta sorridendo a me e non riesco a non pensare a quanto sia bello mentre sorride. Sono proprio una causa persa. Giacomo che sorride è davvero bello perché gli si illuminano gli occhi. Quegli occhi incredibili che maledizione al mio cuore lo fanno battere più del normale.

<<Ti aiuto.>> dice alzandosi e andando in cucina.

Credo di essere finita in un universo parallelo, o forse sto sognando. Mi tiro un pizzicotto al braccio, ma sono comunque seduta sul divano a fissare Giacomo che traffica negli armadietti per trovare le pentole. Non sto dormendo, quindi sono certamente in un universo parallelo.

<<Non ho intenzione di fare tutto da solo.>> dice lanciandomi un'occhiata.

Mi riscuoto alzandomi in piedi e raggiungendolo. <<Non è che tu debba fare chissà cosa.>>

<<Cucinare da solo non è divertente.>>

<<Ti rendi conto che stai per cucinare una pasta?>> chiedo alzando gli occhi al cielo. <<Nulla di sbalorditivo.>>

<<Io non cucino mai, dovresti essere onorata.>>

Scoppio a ridere dalla serietà con cui l'ha detto.

<<Che c'è da ridere?>>

Lo guardo scioccata. È serio. <<Se non mi aiuti, non mangi.>> rispondo prendendo tovaglia e tovaglioli. <<Qua funziona così, decidi tu se aiutarmi o no.>>

<<Eri tu la prima a non fare nulla.>> ribatte subito.

<<Dammi il tempo di alzarmi da divano.> rispondo cercando di trattenere un sorriso. <<Se non aiuti, non mangi.>>

<<Mi lasceresti senza niente? A guardarti mangiare?>> chiede inarcando le sopracciglia sorpreso.

È scioccato e io non posso far a meno di ridere. <<Le regole sono queste.>>

Sul suo volto sorpreso vedo comparire lentamente un sorriso che gli coinvolge gli occhi. <<Direi che non ho molta scelta.>>

<<Certo che l'hai.>> rispondo guardandolo dritto negli occhi e cercando di rimanere seria davanti alla sua espressione confusa. <<Cenare o no.>>

Scoppia a ridere e io lo seguo.

Scuote la testa, ma non aggiunge altro e torna a cucinare mentre io finisco di preparare la tavola.

Tiro fuori dal frigorifero l'ultima vaschetta di ragù fatto dalla mamma e lo rovescio in un pentolino. Sí, spesso torno a Milano con quello che mi prepara mia madre, ma non posso farne a meno. Cavolo il suo è la fine del mondo e poi io non ho tempo di prepararlo. Inoltre l'unico che deve ringraziare è Jack perché sto condividendo con lui l'ultima vaschetta.

<<Ha un buon profumo.>> dice Giacomo avvicinandosi al pentolino.

Vorrei dirgli che lui ha un buon profumo, ma evito di aprire bocca. Sarebbe alquanto imbarazzante e non so nemmeno a che ora se ne andrà via. Meglio non rovinare l'atmosfera serena che si è creata.

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