~Wake up, it's the time~

~La gente pensa sempre che può trattarti come uno oggetto. Come e quando vogliono. Senza ragioni e diritto. Pretendono pure di decidere il tuo umore. Se sei felice, triste, incaz*ato o qualsiasi altra cosa vogliano.
Ma il problema è che questi burattinai, inutili, luridi e egoisti, a loro non gli importa poi più di tanto dei loro burattini. E alla fine i loro amati oggetti finiscono per pensare questo: o stringi i nodi, o spezzi il filo.~

Buio.
La stanza in cui mi trovo e buia.
Non posso muovermi, Dio, perché non posso.
Apro gli occhi.
Luce.
Troppo forte.

Metto una mano sopra il faro che mi abbaglia e vedo che non è una lampada, ma il sole.

Mi alzo, vedendo che sono nel infermeria della scuola mentre mi poso una mano sulla fronte.
Che forte mal di testa... Al mio fianco, c'è Anna assieme a Ettore: stanno parlando sottovoce tra di loro, anzi, oserei dire confabulando,
mentre io li osservo che tra tante sfiorate delicate tra i due le loro guance si fanno sempre più rosse.

<<Lo sapete che state molto bene insieme?>>

<<Stre!>>

Ulula Anna abbracciandomi forte al petto, come per non farmi scappare. Lentamente, avvolgo anche io le braccia intorno alla sua schiena, debolmente,
finché non vedo con la coda del occhio che Ettore è un po' geloso. Sta guardando da un'altra parte con le labbra che nascondono un po' di rabbia repressa.

<<E' tutta tua, stai tranquillo!>>

Affermo lasciandola andare, mentre il profumo di Anna si diffonde in tutta la stanza fino ad arrivare alle mie narici: lavanda, è molto buono.
Una smorfia compare sul volto di Lyon (chiamato così perché spesso ricorda un leone) mentre mi alzo e lo ignoro: con fare lento e attento mi congedo, per poi finalmente avviarmi verso l'uscita della scuola. 

Prima di uscire, mi guardo allo specchio posizionato sul muro del corridoio: sono ricoperto da bendaggi, ma la cosa che mi preoccupa è Alex: vedendomi così si preoccuperà di sicuro.
Sospiro velocemente, mentre esco da scuola e vedo mio fratello guardare da tutta altra parte in cerca di una mia comparsa inaspettata: come quando sei fuori dal supermercato ad aspettare tua madre e continui a guardare in ogni direzione, finché lei non comparirà dal nulla.

Alza il viso verso l'edificio, di scatto, per poi notarmi con una faccia preoccupata al massimo livello.
Non si aspetta che una persona ricoperta di bende e ferite, sorrida di punto in bianco, ma io lo faccio comunque mentre lui mi corre incontro, abbracciandomi forte.

<<Oh Dio Santo, Stre!>>

Alex, con dolcezza palese, mi abbraccia stringendomi a sé. Sono felice che ora sono con lui, ma ho la sensazione che c'è qualcosa che non va.
Non so cosa, ma devo scoprirlo. Mentre rifletto, una domanda di mio fratello maggiore mi riporta alla realtà e noto che mi sta fissando da tutto il tempo: odio che qualcuno mi osservi così tanto.

<<Cos'è successo?>>

Scuoto il capo, indifferente e prendendo la sua mano, lo trasporto fino a piedi, in un luogo. Che luogo? Lo scoprirete.
Non voglio spiegargli tutto così di punto in bianco, devo fare tutto con calma. Il panorama che ci circonda è tutto spento quel giorno: temporale in arrivo e le luci della città sono più luminose del solito.

Un filo di vento freddo mi accarezza il viso, mentre chiudo gli occhi: che quiete, che pace. Strano per una città come Milano, solitamente è molto rumorosa. Alex, con aria interrogativa, non dice nulla e si lascia trasportare, fidandosi di me: apprezzo questo suo gesto da parte sua.
Lo porto in un parco vicino alla scuola, dove ci sediamo tranquillamente sotto un albero al ombra.

E' un posto speciale per me, dato che è stato il primo posto con cui ho avuto più confidenza appena trasferito qui.
Le fronde che si muovono a ritmo del battito del mio cuore mi rivela quanto possa essere a volte emozionante la vita, nel suo modo di essere. Sdraiandomi tranquillamente, chiudo gli occhi e con i capelli arruffati che si dimenano dappertutto, racconto cos'è successo.

============Tempo dopo===========

<<Ora lo meno, quel pezzo di m*rda.>>

Afferma Alex, constatando che prima o poi lo avrebbe ucciso il mio CARO compagno di classe.
Dei brividi mi attraversano la schiena: non è un lottatore del wrestling, ma con la sua robustezza riuscirebbe a far male a quel povero ragazzo.
D'altro canto, quando lui dice una cosa cerca il novantanove per cento delle volte di farla.

<<Stai tranquillo, non serve...>>

Ridacchio silenziosamente, mentre lentamente un sorriso sulle labbra di mio fratello si forma dopo le mie risate. E' proprio bello avere un fratello come lui.
Cerco nella tasca della mia felpa rossiccia il mio telefono, vedendo che una notifica di Instagram è appena apparsa: un nuovo post di Anna.
Lo apro, incuriosito e vedo che sta leggendo un libro: colpa delle stelle, o in lingua originale, The fault in our stars.
Non lo hai mai letto, ma tutti ne parlano davvero bene.
Sulla copertina sono raffigurati due adolescenti (precisamente una ragazza con una cannula nasale e un figo maschio alfa) che sorridenti, si toccano delicatamente. Sotto alla foto del libro è presente invece una scritta, tutta colorata aggiunta dalla mia amica: "Bellissimo, come sempre". A quanto pare quindi non è la prima volta che lo legge.

<<Ti va se metto un po' di musica?>>

Chiedo abozzando un sorriso, mentre lo sguardo di mio fratello si sposta dal cielo al mio. Lui fa un cenno col capo, così io apro Spotify e faccio partire una canzone a caso.
Ho bisogno di liberarmi un attimo dai troppi pensieri, una volta tanto. Parte una canzone famosa, o almeno lo è abbastanza, che mi coinvolge lasciando sul mio viso un sorriso soddisfatto.

Baby we built this house
On memories
Take my picture now
Shake it til you see it
And when your fantasies
Become your legacy
Promise me a place
In your house of memoriesWoah, woah
Woah, woah

Mi alzo, dal erba fresca iniziando a ballare, a ritmo della musica. F*nculo l'imbarazzo e gli sguardi puntati su di me della gente estranea: loro non hanno il diritto di giudicare chi sono.

Alex mi guarda imbarazzato ma anche allo stesso tempo ridente, però io cerco di convincerlo a unirsi a me.
Solo un po' dopo riesco, anche se a fatica e con incertezza balla assieme a me.
La musica, l'allegria e la compagnia mi scatenano e inizio a cantare.
Mi sento libero. La voce di mio fratello. Canta anche lui. Siamo stonati, è vero, ma non importa. Siamo felici, è questo che conta.

~La gente che ci scruta mentre balliamo, pensa che siamo strani. La gente che vede che non riusciamo a fare qualcosa di facile, pensa che siamo stupidi.
La gente che nota qualcuno che si specchia, crede che è vanitosa.
La gente dice troppo. Parla troppo. Siamo strani. Siamo stupidi. Siamo vanitosi.
E allora? Siamo unici, rimaniamo come siamo. Loro ci etichettano. Vuole che diventiamo normali, come loro insomma. Però che cos'è la normalità, infondo? F*anculo essa. Io sono chi sono. Sono me stesso.
Oh e non cambio. Nessuno mi cambierà d'ora in poi.~

Angolo autrice:

Ehy ragazzi! Come va? Spero tutto bene e spero anche che questo capitolo vi sia piaciuto! comunque nella foto di copertina, Stre e Alex sono molto cute, non trovate? Va beh, vado ad iniziare un nuovo libro che pubblicherò domani sugli scleri LGBT! (I crediti li darò alla creatrice reale) Va beh, ad un prossimo capitolo!
~{Here we go!}~

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