Parte 14
Roma anche di notte non aveva pace. Sotto casa Arcuri le auto sfrecciavano nervose, qualcuno cantava in maniera sguaiata dopo aver bevuto troppo vino e una gatta miagolava insistentemente, con un tono così lancinante da assomigliare al pianto disperato di un neonato.
Il professore aveva preso un sonnifero e già dormiva da qualche ora. Susy invece camminava nervosamente avanti e indietro nel corridoio, mentre Roberto era seduto sul pavimento e involontariamente le guardava, incantato e un po' turbato, le gambe lunghe e snelle.
«Roberto, non sono convinta che sia giusto che facciamo questa cosa, ce ne potremmo pentire.»
«È la volontà di Dio.»
«Sei sicuro? Non mi risulta che Dio si occupi di queste cose.»
«Cosa vuoi dire? Non te la senti più.»
Susy gli sorrise, era molto affascinante anche senza trucco. Si inumidì con la lingua le labbra carnose e aggiunse decisa: «No, non mi tiro indietro!»
«Quindi? Dov'è il problema?»
«Ripetimi il motivo per cui lo dobbiamo fare» insistette Susy, rimarcando quanto diceva con un gesto energico delle mani.
«L'umanità è in bilico sul baratro delle tenebre. L'angelo mi ha detto che sarebbe stato l'unico modo per evitare l'apocalisse.»
«Però ascoltami, dobbiamo rifletterci con calma. Quando hai fatto quella telefonata, senza sapere cosa comunicavi e a chi, ti sei chiesto quali conseguenze avresti provocato? A ogni azione corrisponde sempre un effetto.»
«Non mi sono posto il problema, mi sono fidato. Mi è stato detto che, in questo modo, avrei salvato la vita di un innocente.»
«Come fai a esserne sicuro? E soprattutto, Roberto, chi te lo ha detto?»
«Colui che mi ha salvato dalle macerie del terremoto: un angelo meraviglioso, che irradiava luce divina tutt'intorno a sé.»
«Appunto! Questo pomeriggio mi avevi chiesto un parere su chi potesse essere questo angelo. Ti confesso che non ti avevo risposto perché quello che avrei detto non ti sarebbe piaciuto. Adesso però che hai chiesto il mio aiuto per mettere in pratica addirittura un sacrilegio.»
«Ammetto che l'angelo mi ha imposto di fare delle cose assurde, la telefonata era la più normale. L'idea di sconsacrare un luogo e un oggetto estremamente sacro, turba anche me. Quale altra alternativa c'è? Posso sottrarmi dal farlo ed essere responsabile così della fine del mondo? Insomma, vuoi aiutarmi?»
«Un angelo ti vuol far fare un sacrilegio. Hai notato che c'è qualcosa di incoerente in tutto questo? Certo che ti voglio aiutare, ma prima ti devo una risposta su colui che tenta di guidare le tue azioni.»
«Che cosa mi devi dire?»
«Sono un'esperta di demonologia e lo conosco più di ogni altro studioso del settore. So esattamente di cosa sto parlando.»
«Parla! Mi metti ansia, con tutte queste premesse.»
«Questo angelo che ti ha mostrato una visione così negativa di Dio e che ha salvato la tua vita contro la Sua volontà, è una creatura ribelle, che ha deciso di non obbedire più al suo Creatore. Mi hai detto che quest'angelo sprigiona luce; in latino, come saprai anche tu, luce si dice lux e portare o, anche, generare si può tradurre con ferre, mettili insieme e avrai lucifer, ovvero Lucifero.»
Roberto si fece il segno della croce e sbiancò.
Il grande traditore era stato smascherato. Antonio era stato ingannato per fin troppo tempo, ma gli imprevisti erano ancora in agguato. Il mio rivale era diabolico nell'ideare inganni, nel forviare i puri e nel manipolare gli empi.
Il progetto del Creatore appariva completo, ma spettava a me vegliare per renderlo immutabile. In questo tempo senza tempo, da noi chiamato eternità, vedevo passato, presente e futuro, tutti contemporaneamente insieme, innanzi ai miei occhi di angelo, come in un enorme e meraviglioso affresco dipinto dall'altissimo. Il Verbo, così come era stato decretato che fosse, era riconsacrato nel sangue a legge suprema e immodificabile per tutti. La colpa era stata originata del libero arbitrio, ma era ricaduta sugli uomini che avrebbero pagato con l'estinzione e il caos finiva nel silenzio. Forse ci sarebbe stato un nuovo inizio, ma questo non mi era dato vedere.
Non tutto però era limpido e cristallino. Più di un quesito mi rimbombava ossessivamente nella mente, senza trovare risposta: Perché l'Onnipotente non mostrava la sua consueta pietà? Perché Antonio, l'ultimo dei peccatori, era stato elevato al rango di eletto? Come avrebbe potuto l'eletto incidere sul destino, essendo un semplice mortale?
Tutto era iniziato con un anima sottratta al suo destino. Lucifero non era capace di alcun gesto buono, c'era sempre un secondo fine e le conseguenze erano inevitabilmente catastrofiche. La vita di Roberto salvata dalle macerie, aveva lo scopo di scompaginare i progetti di Dio e costituivano l'ultima sfida dell'angelo ribelle all'Altissimo.
Un'ingerenza intollerabile che però, paradossalmente, diventava il mezzo attraverso cui il disegno Divino si riusciva a compiere nella sua interezza. In uno degli imprevedibili effetti a catena causato dalla scelta scellerata di Lucifero, Roberto aveva a sua volta salvato la vita ad Antonio. Le azioni di Lucifero si ritorcevano così contro di lui, perché aveva indirettamente mantenuto in vita il prescelto, colui che avrebbe potuto risolvere tutto. Con quale potere avrebbe potuto farlo, non mi era per nulla chiaro. Una sensazione istintiva mi spinse a rivalutare gli eventi guardando indietro nel tempo e mi ritrovai a osservare l'infanzia di Antonio Barracane. Non mi era consentito interferire su quei fatti, ma la curiosità, in un certo senso, è una delle poche tentazioni a cui noi angeli ci possiamo abbandonare, senza paura di commettere peccato.
«Annabella, Annabella, torna subito qui. Non seguire quello scugnizzo di tuo fratello maggiore. È vietato superare le transenne!»
«Mamma, Antonio sta scavando. Basta! Basta! Mamma, mi lancia il terreno nei capelli.»
«Mamma, Annabella è insopportabile. Io sono un archeologo più coraggioso di Indiana Jones e devo fare la scoperta più meravigliosissima dell'Universo.»
«Basta! Tornate subito qui! Non ho due figli ma due minatori in miniatura; quando ho detto che andavamo agli scavi di Pompei non intendevo dire che andavamo a scavare. Se passa un guardiano, ci arresta.»
Mentre il piccolo Antonio, seppur riluttante, tornava dalla madre, Annabella era attirata da qualcosa che luccicava tra il miscuglio di terriccio e lapilli, appena smosso. Si avvicinò incuriosita. Scavò, prima con il piede e poi con le minuscole dita, finché non portò alla luce un misterioso medaglione d'oro. Appariva luccicante e senza un graffio, come se fosse stato appena coniato. Su uno dei lati era raffigurata una croce coperta e circondata da lettere. Sull'altro verso un angelo circondato dalle fiamme sembrava guardarti dritto negli occhi.
La bambina nascose il misterioso oggetto nella tasca del cappottino e si affrettò a raggiungere la mamma.Ciò che aveva trovato costituiva per lei un tesoro prezioso, da custodire gelosamente.
Con il passare del tempo diventò sempre più ossessionata da quell'oggetto, lo portava sempre con sé e gli parlava, come se fosse un amico immaginario. Poneva delle domande al medaglione e, cosa inquietante, esso le rispondeva o almeno così raccontava a tutti.
Quando per un banale dispetto Antonio glielo sottrasse con la forza, lei si infuriò così tanto che con un pugno gli ruppe il naso. Un fiume di sangue per terra e le grida della loro madre spaventata, ne furono la conseguenza immediata. Poco dopo il fratello maggiore fu punito severamente. Nessuno infatti poté credere che quella creaturina così delicata e dolce fosse capace di reagire in maniera così violenta. Da quel momento in poi, lui non ebbe più il coraggio di toccare il medaglione della sorella.
Annabella, pentita e dispiaciuta, approfittò di una sera in cui erano rimasti soli in casa per mostrare al piccolo Antonio, in gran segreto, il motivo per il quale riteneva quell'oggetto così speciale. «Antonietto, ti prego. Fai una domandina alla mia moneta» gli disse, mostrando con fierezza il suo tesoro.
«Tu sei pazza!»
«Ti ho chiesto soltanto di fare una domanda. La mia moneta ti risponderà.»
«Tu sei pazza. Tu sei pazza. Tu sei pazza» iniziò a ripetere all'infinito, mentre continuava a giocare con le macchinine. Poi fece un sorriso maligno e decise di assecondarla. «Ecco la tua domanda: mia sorella è pazza?»
Annabella lanciò il medaglione in aria e lo guardò cadere ai suoi piedi. Si affrettò poi a raccoglierlo e soddisfatta annunciò: «È uscito croce. Vedi? Non sono pazza!»
«Ma cosa dici?»
«È facile, lo puoi capire perfino tu. Se esce croce è no e se esce l'angelo è sì.»
«È solo un gioco da femmina.»
«Non è vero», strillò stizzita Annabella. «Prova, ti sfido.»
«Sono Superman?»
La bambina sorridendo allegramente lanciò nuovamente il medaglione e verificò cosa fosse uscito. «Croce. Hai visto che funziona?»
«Mi chiamo Igor?»
«Croce.»
«Mi chiamo Luigi?»
«Croce.»
«Mi chiamo Antonio?»
«Angelo.»
«Tu, ti chiami Annabella?»
«Angelo.»
«La mamma è uscita?»
«Angelo.»
«La mamma sta per tornare?»
«Angel...» Annabella, fu interrotta dal trillo acuto del campanello della porta d'ingresso. «Non voglio che nessun altro sappia il nostro segreto» aggiunse, mentre correva ad aprire la porta, senza nemmeno chiedere chi avesse bussato.
Il fratello, istruito a non aprire a nessuno, la seguì allarmato. «Troppo tardi» esclamò interdetto, quando vide Annabella aggrapparsi alla maniglia.
«Grazie piccola. Mi sono caricata così tanto di buste della spesa stracolme da non riuscire a prendere le chiavi. Perché non chiami quello scansafatiche di tuo fratello, così mi dà una mano a portarle in cucina.»
«Sì, mammina.»
Il giorno successivo Antonio, mosso dalla curiosità di avere la risposta a qualche domanda più interessante, aspettò di rimanere solo con la sorellina per torturarla, tirandole i capelli, finché non si arrese e accettò di rifare lo strano gioco della moneta.
«Voglio sapere cosa farò da grande, devi dirmelo» insistette come un insetto fastidioso. «Forse diventerò famoso.»
«Se proprio lo vuoi fare...» Rassegnatasi, fece volteggiare il medaglione in aria e poi corse a raccoglierlo dal pavimento a ogni domanda del fratello.
«Diventerò un astronauta?»
«Croce.»
«Allora diventerò un subacqueo?»
«Croce.»
«Ti prego non rispondere ancora di no. Diventerò un archeologo?»
«Croce.»
«Vedi? Non funziona così bene. Prova di nuovo. Diventerò un archeologo?»
«Croce.»
«Vedi? Io diventerò un grande archeologo. Quella moneta fa schifo e tu sei una scema.»
«Fai schifo tu, scemo.»
«La moneta non serve a niente. Sei una pazza e puzzi come una strega che vive nelle fogne.»
«Sei tu, che fai solo domande stupide. Non farai mai l'archeologo, al massimo scaverai la cacca.»
«Voglio che tu muoia» gridò Antonio esasperato. «Ti odio! Vuoi morire? Sei insopportabile. Morirai presto?»
Ad Annabella cadde di mano il medaglione, che ruotò lentamente in aria prima di fermarsi per terra.
Si abbassarono di scatto entrambi, per guardare cosa fosse uscito.
«Angelo» annunciò preoccupata la bambina.
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Ringrazio tutti i lettori♡
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