PROLOGO

Quell'anno l'inverno era iniziato prima del solito, gli alberi si piegavano sotto i gelidi scrosci d'acqua. L'intero bosco grondava di pioggia, il vento soffiava e fischiava, le piccole goccioline di acqua scivolavano sulle foglie degli alberi e sui cespugli.

La macchina avanzava lentamente con la pioggia che tamburellava sui vetri formando un fastidioso lamentio. Avvicinai il viso al finestrino osservando le gocce che scendevano rapidamente spinte dal vento, come lacrime ... Osservai sbigottita il panorama verde attraverso i vetri offuscati.

"Che tempaccio!" Sbottò Liberty Foster, la mia madre adottiva fin da quando ne ho memoria. Era una signora sulla quarantina che provocava invidia a molta gente del paesino in cui era nata.

Non a caso da giovane aveva attirato l'attenzione di molti servizi fotografici per la sua lunga chioma rossa, il suo corpo inappuntabile e la sua pelle perfetta senza ritocchi di nessun genere. Ma aveva sempre rifiutato perché non faceva per lei.

Aveva sposato il signor Walker, mio padre, e dopo poco era rimasta vedova. Quando lui morì avevo solo due anni e non ricordo molto di quel periodo della mia vita; di certo non ricordo i bei momenti di cui mi parla spesso la mamma e non posso dire che la sua morte mi abbia "traumatizzato"; nessuno mi ha mai dato spiegazioni, ma credo sia stato un incidente stradale a spezzargli la vita.

Per Foster non aveva importanza che Walker fosse abbastanza vecchio da essere considerato suo padre e tanto meno che avesse una bambina di soli novanta giorni da accudire.

Lei aveva finito per amarlo, non come figura paterna, ma come marito. Proprio per questo dopo la sua atroce morte decise di tenermi con sé e adottarmi.

Per quanto fosse dolce, buona e un'amorevole madre in tutti gli aspetti, non l'avrei mai perdonata per ciò che aveva fatto. La guardai senza rivolgere una parola, il mio dissenso non era bastato per farle cambiare idea.

"Lo faccio per il tuo bene..." Disse ulteriormente.

Ci stavamo avviando verso la School of Witchcraft dove mi avrebbe lasciata senza il mio consenso. Vi starete chiedendo perché? Eccovi accontentati.

Incominciò tutto a sei anni mentre disegnavo. Fin da piccola avevo sempre avuto la passione per l'arte, ma diversamente da molti ragazzini della mia età non ritraevo posti raggianti e colorati ma bensì prediligevo adoperare toni freddi e delineare paesaggi tristi e monotoni. Rappresentare come era il mondo dal mio punto di vista, quindi un pianeta pieno di persone perfide e di mostri che attendevano impazientemente una tua inavvertenza per farti crollare e stare male.

Nei miei dipinti doveva essere tutto impeccabile. In quella mattinata soleggiata ero seduta sul prato dinanzi la nostra villetta, com'ero solita fare.

Essa era composta dal piano terra con una sala con camino e cucina di cui i colori dominanti erano il marroncino e il bianco. Entrambe con uscita su un grande giardino con alcune piante che lo circondavano.

Al primo piano c'erano due camere da letto con balconi su cui ogni sera mi affacciavo per scorgere le costellazioni. Amavo l'astronomia.

Si trovava in una zona collinare ed era circondata da altre villette. Era un luogo parecchio sereno e proprio per questo mi piaceva molto passare del tempo fuori.

Quel giorno mi ero dimenticata di prendere un colore che ritenevo basilare per poter ultimare il quadro, il nero.

Ma per me non era un dramma. Bastava chiudere gli occhi ed eccolo lì, il colore come per magia appariva nelle mie mani.

Per me era consueto compiere quel piccolo gesto per avere tutto ciò di cui avevo bisogno, ma Liberty non conosceva queste mie abilità.

Quella giornata vide tutta la scena ed esterrefatta si avvicinò a me. Successivamente prese vari appuntamenti con psichiatri e psicologi ma la loro risposta fu sempre la stessa: "Signora la bambina sta benissimo, lei, invece, dovrebbe fare qualche seduta."

Tutto questo ovviamente la portò alla demoralizzazione e per i successivi dieci anni continuò a cercare un rimedio o una spiegazione a quegli stravaganti avvenimenti. Fin quando sentì parlare della School of Witchcraft.

Passò notti e giorni a cercare disperatamente di mettersi a contatto con quella particolare scuola, alla fine perse le speranze. Tuttavia dopo qualche giorno ricevé una chiamata proprio da parte loro. "Psicocinesi" la chiamarono e ovviamente non esisteva una cura, non che io l'avessi mai vissuta come un problema, ma lei sì.

La loro proposta fu di mandarmi alla loro scuola, un solo anno di prova alla fine del quale dovevo fare una scelta, lei non ci pensò due volte a iscrivermi, ma io non volevo.

Motivo per il quale, nei giorni che seguirono, litigai molte volte con mia mamma senza ottenere nessun risultato. Era sempre stata una donna che se aveva degli obiettivi doveva raggiungerli al costo di far del male a se stessa.

E io lo sapevo che infondo a lei provocava dolore lasciarmi in quel posto estraneo, ma lo faceva per me, diceva.

Da allora non la rividi più, non per obbligo ma per scelta. In conclusione potevo incontrarla ma in soli nove mesi i miei 'poteri' erano cresciuti a dismisura e rischiavo di farle del male.

Io sono Memory, e questa è la mia storia.

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