Parte 2: Impulsività.
Non appena mi voltai, restai sconcertata dell'incommensurabile struttura che mi si presentava dirimpetto. Un esteso cortile in cui molti ragazzi e ragazze si allenavano in variati modi. Una giovane stava sperimentando il tiro con l'arco, aiutata da una donna che le stava illustrando delle tecniche, altri due stavano combattendo, muniti di spade, ed erano veramente molto bravi. Maneggiavano l'arma con una frivolezza incredibile, sembrava di aver fatto un passo nel medioevo.
Eppure lo stupore non era finito lì. Alla mia destra c'era un enorme castello costruito in pietra, mi ricordò molto i castelli delle fiabe che Liberty mi leggeva da piccola prima di mettermi a letto. In casa avevamo una grande libreria con diversi generi tra cui avventura, fantascienza e horror. Anche se a me non piaceva affatto leggere, ma mia madre continuava comunque a comprare dei libri i quali, alla fine, erano sempre rimasti semplicemente negli scaffali a riempirsi di polvere. Fin quando lei comprese che nessuno li avrebbe mai letti e decise di regalarli alla biblioteca dell'accademia. Molto sicuramente li comprava per ricordarsi di Walker che, a suo parere, amava tanto leggere e magari pensava che avrei ereditato il suo stesso hobby, ma non era così.
"Io sono Brianna Wood e sono il direttore della school of Witchcraft" Disse, con tono di superiorità, la signora alla mia sinistra. Era la prima emozione che ero riuscita a interpretarle da quando l'avevo incontrata e, ovviamente, non era il massimo ma dimostrava di non aver perso completamente l'umanità e inoltre era meno inquietante.
"Noah portala a vedere la sua stanza e il resto" sbottò voltandosi verso un ragazzo poggiato alla cinta muraria che ci osservava da dietro. A prima vista avrei proprio detto che lei era sua madre "Non mi va" e dopo quelle semplici tre parole avevo capito che sì, era suo figlio.
"Vai." Sbraitò Brianna. Lui sbuffò, passandosi una mano fra i capelli nero corvino, avvicinandosi a noi. Quando rivolse il suo sguardo verso di me, rimasi folgorata dai suoi occhi scuri.
"Muoviti!" Esclamò e in quel preciso momento riconobbi la voce, era la stessa che avevo sentito nella mia testa poco prima. In quell'istante la rabbia mi salii al cervello, perché nessuno mi dava ordini o poteva scrutare nei miei pensieri senza la mia approvazione.
"Ho detto andiamo!"Ripeté dietro di me in modo così intimidatorio da far venire i brividi a qualsiasi persona, ma non a me. Mi girai e in un lampo una freccia da arco andava contro di lui a una velocità impercepibile a occhio umano. Quel piccolo oggetto in meno di un secondo gli avrebbe penetrato il cranio, neanche il tempo di realizzare se lo volessi davvero.
Forse era per quello che Liberty aveva deciso di mandarmi in quella scuola, i miei poteri erano decisamente difficili da controllare. In parte non le stavo dando una colpa se le mie capacità le facevano paura, chi non avrebbe provato terrore? Ero diversa, e la diversità incuteva da sempre timore negli esseri umani, al contrario di noi, invece, che della disuguaglianza ci facevamo un dono.
Lui, con scatto deciso, fermò la freccia poco prima che lo toccasse e si volse verso di me con un sorrisino che mi fece andare su tutte le furie. Io non lo sopportavo. Ero già convinta che quella era una delle mie punizioni per tutti i brutti gesti che avevo compiuto, tutto sommato sapevo sarebbe arrivata, maledizione.
"Cosa cercavi di fare novellina?" Lo fissai incredula senza riuscire a dire una parola. "Nessuno ha mai osato e mai oserà rivolgersi a me con questi gesti e adesso non sarai di certo tu, una semplice Sidne, a farlo. Ricominciamo da capo. Io sono NOAH WOOD, la persona che prenderà in discendenza questo collegio e nessuno, ripeto NESSUNO può mancarmi di rispetto, ci siamo capiti?"
La voglia di prenderlo a schiaffi mi assalii e per sua fortuna Brianna intervenne "Basta Noah, ora andate" si voltò, subito dopo avermi rivolto un'occhiataccia e iniziò a fare strada mentre io lo seguivo controvoglia.
I miei due difetti più grandi erano sempre stati la rabbia e l'impulsività. Se qualcuno mi faceva qualcosa non esitavo a ribattere e bastava veramente poco per farmi alterare. Probabilmente era per quello che avevo sempre avuto così tante difficoltà a trovare delle amiche nei miei diciassette anni di vita.
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