L'esistenza di un giovane
Ho sempre avuto un atteggiamento nichilista riguardo buona parte delle cose della mia vita. Sono nichilista sul mio futuro, io che sono un maggiorenne di 18 anni che fa un università di fisica a Napoli, e come si sa di questi tempi i giovani non hanno molte speranze qui. Il mio conto bancario è più tendente al basso che all'alto; i miei genitori sono morti, non ho ricevuto un grande patrimonio, e per fortuna nemmeno debiti. Studio e lavoro, questa è la mia vita. Nichilista per il futuro di questo paese, che in un torpore da ubriacatura è stracolmo di corruzione, mafia, massonerie, analfabeti funzionali, omofobi e chi più ne ha più ne metta. Nichilista per la situazione politica attuale, con l'America che è una specie di dittatura fascista, la Cina che è meno socialista che mai e l'Europa che è più divisa che mai. E così via su una scala sempre più grande di nichilismo.
Ero... Vuoto. Sento che ero alienato dalla mia stessa esistenza, ero assuefatto dalle cose che mi davano piacere, come ascoltare la musica che mi piace e altre mie cose personali. Poche cose tra l'altro.
Mi sveglio, vado all'università, studio, vado a mangiare qualcosa ad un ristorante economico, vado a lavoro, torno a casa di sera, studio e vado a dormire tardi. Mi sveglio, vado all'università, studio, vado a mangiare qualcosa ad un ristorante economico, vado a lavoro, torno a casa di sera, studio e vado a dormire tardi. Mi sveglio, vado all'università... E continua così ogni, singolo, giorno; a volte penso di impazzire, è come se fossi in quei film in cui si ripete lo stesso giorno in continuazione.
Quando dormivo non faccevo incubi o sogni. E come se ero morto, quando mi svegliavo non avevo la sensazione di una bella o una triste esperienza, o di una qualsiasi altra esperienza nel cerchio delle emozioni. Ero vuoto... Avevo una vita così monotona che anche il mio subconscio era messo come l'inconscio.
Anche se effettivamente stavo sognando qualcosa. E' iniziato tutto la settimana scorsa. Quel vuoto venne riempito da una fiamma blu, che il mio squardo riusciva a cogliere molto a distanza. Ma ecco che quel fuoco svolazzante si avvicinava piano piano a me, sempre di più fino ad arrivarmi di fronte agli occhi, che stranamente non mi accecava la vista anche se era così luminosa. Stava li per un minuto e poì scompariva, come se qualcuno le avesse soffiato sopra, e quel che restava era una carta. Non riuscivo mai a vedere il simbolo sopra di questa che il sogno finiva, riuscivo a vederlo solo per pochi istanti. Ogni mattina disegnavo su un foglio usando quei pochi sprazzi di memoria onirica che ricordavo. Anche se, fino ad ora, avevo disegnato solo delle linee a casaccio. Ammetto che quella vicenda misteriosa diede una piccolissima sfumatura di colore alla mia merdosa vita...
-Dovrà avere un qualche significato questo tuo sogno- pensavo fra me e me in camera mia -tutti i sogni ne hanno uno-; "Mh" mugugnai perplesso per i miei pensieri osservando il disegno, nel mentre che mi vestivo. Guardai il telefono per vedere l'ora. Tirai un'imprecazione che suonò in tutto l'appartamento, mi vestì il più velocemente possibile e presi le mie cose prima di andare. Non faccio mai colazione per risparmiare tempo. Non ci metto moltissimo per arrivare all'università con la metro, ma con l'ora che si era fatta probabilmente avrei fatto tardi. Feci una corsa fino alla metropolitana, ma dalla fretta mi ero dimenticato il biglietto. Andai di corsa all'edicola per prenderlo; il treno è previsto alle 8, avevo solo 10 minuti di tempo prima che il treno arrivasse e avessi pochi minuti per entrare prima che partisse. Quando presi il biglietto, scattai come un cento-metrista fino alla metro, entrai nel treno con un salto in lungo che mi fece urtare con la porta accanto che si era chiusa in quel momento. Ma almeno ce l'avevo fatta.
Trovai un posto dove sedermi in mezzo a due persone, una volta accomodato ripresi in mano il foglio in qui avevo scarabbocchiato la carta e lo osservai. Lo guardai con poco interesse, ero immerso nei miei pensieri personali. Dopo un poco uscì dalla mia bolla per guardarmi attorno; Alzai lo sguardo, e qualche posto più lontano da me vidi un tizio alquanto appariscente. Aveva dei folti capelli tinti d'argento, aveva addosso una giacca rosa sportiva col colletto molto grande, sotto indossava una maglia a collo lungo nera, aveva jeans e scarpe bianche di non so quale marca. Stava guardando in giro annoiato, e il suo sguardo andò ad incontrare il mio, che subito distolsi guardando il finestrino accanto a me; ma potevo ancora sentire il suo sgurado addosso. Per fortuna il treno si fermò e quella era la mia stazione. Uscii il più velocemente possibile dal treno guardandomi solo una volta dietro per vedere se stava ancora guardando. Per fortuna aveva smesso. Corsi per raggiungere l'università
Ci hanno fatto fare dei test sulla teoria della relatività. Sono entrato di recente in questa università, quindi vogliono farci fare un test per vedere se ci ricordiamo di quello che abbiamo studiato in passato. -Spero che sarò andato bene- pensavo nel mentre che ero seduto su una panchina fuori dalla mia università, mentre guardavo per noia il mio telefono aspettando l'ora di pranzo. Stetti così per almeno cinque minuti, quando per la noia alzai lo sguardo per vedere d'avanti a me. E mi venne quasi un colpo quando vidi d'avanti a me il tizio della stazione seduto d'avanti a me a leggere un libro. Pensai che forse mi stava seguendo, perchè non potevo rincontrare la stessa persona per la seconda volta in una giornata. E nel mentre pensavo tutto questo lui aveva alzato lo sguardo e mi notò, mandandomi nel panico. Stavo sudando freddo quando si era alzato e si stava diriggendo verso di me; la mia testa stava immaginando scenari che farebbero impallidire Lovecraft. Ero paralizzato, eppure era solo un tizio vestito in modo appariscente, eppure stavo andando in panico per una cosa del genere.
"Ehi" mi disse il tizio, che nel mentre era a pochi centimetri da me, facendomi uscire dai miei pensieri; perdendo un battito del cuore; provai a dire qualcosa, ma venivano solo suoni incomprensibili dalla mia bocca. "Sono sicuro che ti sarai fatto un'idea sbagliata di me" mi disse il tizio con voce calma, "e solo che mi piace guardare la gente." Io ero ancora scosso da questa cosa, ma riusci a dire qualcosa: "C-Che?" Chiesi confuso. "Ecco, mi piace osservare la gente per molto tempo, perchè così mi faccio un'idea di che persona sia" disse lui grattandosi la testa, "ma mi rendo conto che non tutti piace essere guardati" poi tese una mano d'avanti a me e disse con un sorrisetto: "ti prego di accettare le mie scuse." Passò qualche secondo prima di riprendermi del tutto da questa situazione, poi con esitazione gli strinsi la mano ed annuì. "Tu mi sembri una persona depressa" disse il tizio massagiandosi il mento. Io lo guardai confuso, era riuscito a capire la mia condizione con pochi secondi di sguardo, "cosa te lo fa dedurre?" Chiesi facendo finta di fare lo scettico; "sembri debole di salute, e spesso i depressi sono così, inoltre ho scommesso sul tuo sguardo cupo." Rimasi in silenzio per qualche secondo buono, poi semplicemente annuì, "mi chiedo come hai fatto..." Dissi con uno sbuffo, mentre lui si era seduto vicino a me, io mi ero allontanato un pò da lui; "beh... Seguo l'intuito, gioco d'azzardo con me stesso fra virgolette" ridacchiò lui mentre aprì la sua giacca per poi metterci dentro il suo libro. Poi mi disse guardandomi, "non sono un'esperto in psicologia, ma di solito disegnare o scrivere può aiutare a sfogarsi. "Mh" dissi io facendo spallucce, "non sai disegnare?" Chiese ridacchiando, volendo fare una battuta. "Si" risposi, "anche se ultimamente lo sto facendo perchè ho sogni particolari" e presi dal mio zaino il foglio col disegno della carta per mostrarlo al tizio, mentre in testa mi domandavo come diavolo ero finito a mostrare le mie cose ad un tizio che ho visto oggi. Lui giardò il disegno, e la sua faccia si fece cupa in un'istante. Sembrava quasi spaventato da quel disegno. "Ehi... Tutto bene?" Chiesi preoccupato vedendolo. "Io..." Il tizio a quel punto riprese il libro e da questo estrasse un foglio. E sopra questo... C'era la stessa carta che avevo diseganto io, ma più dettagliata.
E la mia faccia divenne come quella del tizio.
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