Capitolo unico.
Dovette aspettare ben venti minuti seduto che quegli idioti dei suoi compagni scendessero da quell’aereo, come se non bastasse lo spazio era così stretto da non poter neanche respirare bene. Quando finalmente la folla era diminuita, si potè alzare per recuperare la valigia.
«Fottuti voli low cost» imprecò mentre la valigia gli cadde quasi sulla testa.
Accese velocemente la sigaretta appena scese quelle scalette, erano ben sette ore che non fumava, sette fottute ore, decisamente troppo per lui. Aspirò il primo tiro ingordo di sentire il fumo denso sul palato, chiuse gli occhi e assaporò la sensazione. Quando andò per fare il secondo tiro aspirò solo aria e si rese conto che la sigaretta non era più tra le sue mani.
«Iero sei sempre il solito! Non siamo neanche scesi dall’aereo e già ti sei messo a fumare diamine!» sentì un voce provenire di fronte a lui, e purtroppo sapeva a chi apparteneva, sospirò pesantemente e aprì gli occhi, “ecco la prima predica del viaggio!” pensò.
«Me la ridia! professor Way, sono sette ore che non fumo, come fa a non capire?!» disse scazzato spalancando gli occhi.
«Come diventiamo bravi a contare quando ci interessa qualcosa vero Iero? Magari sapessi fare questi calcoli così impegnativi durante le mie ore! Cerca di essere meno impaziente!» disse sarcastico e con un sorrisetto che fece imbestialire Frank. Senza esitazione gettò a terra la sigaretta e con il piede la spense. Per un secondo Frank pensò di tirargli un bel pugno in faccia, ma poi si trattenne, non voleva altri guai o una sospensione. Si limitò a stare zitto e a seguire quello stronzo insieme a tutti i suoi compagni.
Decise di far deviare la sua mente, di non pensare al fumo, alla puzza che c’era in quel bus e al professore. Sognava di andare a Londra da sempre, e finalmente il suo sogno era diventato realtà, voleva godersi la gita e basta senza permettere al professor Way o a chiunque altro di rovinargliela. Era il suo ultimo anno, l’ultima occasione di svagarsi prima dell’esame, voleva divertirsi, bere e magari rimorchiare qualcuno o qualcuna, anche se nell’ultimo periodo era interessato di più ai ragazzi. Il professor Way era nuovo quanto giovane, aveva non più di venticinque anni, e per la sfortuna di Frank insegnava matematica, la materia che più odiava al mondo. Era bello quanto stronzo. Aveva i capelli nero corvino, un pelle bianca e pallida come il latte e degli occhi verdi e profondi. Quella di Frank non era una cotta, ma più un apprezzamento per quella bellezza sprecata. Way non lo aveva preso molto in simpatia, dato il suo scarso rendimento e il suo menefreghismo, ma anche per cosa era successo due settimane prima della partenza. Era stato uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita, si sarebbe volentieri voluto sotterrare.
Stava facendo il test scritto di matematica, e anche l’ultimo dei suoi compagni aveva consegnato ed era andato a casa e lui si sentiva terribilmente stupido a non riuscire a completare quei fottuti esercizi, e poi non vedeva l’ora di tornare a casa, non era bella la scuola di pomeriggio. La frustrazione lo pervase, inoltre gli occhi del professore puntati su di lui non aiutavano, si sentiva a disagio ancora di più perché lo trovava terribilmente sexy. Way era seduto alla sua cattedra, si passò un mano tra i capelli e alzandosi si diresse verso Frank.
«Iero, ci vuole ancora molto?»
Fece un faccia di disappunto quando vide il compito di Frank quasi in bianco.
«Non ci posso credere» disse scioccato.
«Dato, che tu non sai nulla e io vorrei tornare a casa, ti aiuterò e tu non dirai nulla, okay?»
Frank annuì e tirò un sospiro di sollievo, finalmente sarebbe potuto andare via.
Way gli dettò alcune delle risposte, giusto quelle per arrivare alla sufficienza.
«Spero che non mi licenzino per questo» sospirò mentre dettava.
Si appoggiò con il polso al piccolo banco, diminuendo molto la distanza che li separava, Frank poteva sentire chiaramente il rumore del suo respiro sul collo, e questo lo fece rabbrividire, ma cercò in tutti i modi di restare concentrato. Una fitta di agitazione lo pervadeva ogni volta che Way dettava un’altra risposta, la sua voce risuonava bollente alle orecchie di Frank, il modo in cui parlava lo faceva sudare freddo. Ad un certo punto decise che non si sarebbe riuscito più a trattenere a lungo, così fece cadere a terra la sua matita, aveva bisogno che si staccasse un po’ da o altrimenti gli sarebbe saltato addosso all’istante. Way sospirò quando vide la matita a terra. La matita bastarda cadde proprio nel mezzo tra i piedi di Frank, quando il ragazzo fece per alzarsi, il professore lo bloccò.
«La prendo io, oppure facciamo notte qui»
Si chinò a terra e con molta non curanza afferrò la matita, non rendendosi conto di quanto fosse pericolosamente vicino all’amichetto di Frank. Ci mise qualche secondo per prenderla, tempo che a Frank sembrò infinito. Osservò quella scena da quella precisa angolazione e fu veramente troppo, pensò di girarsi dall’altro lato, ma ormai era troppo tardi. Prima che potesse risalire qualcosa si era risvegliato nel ventre del ragazzo e non notarlo era impossibile, infatti quando il professore si ritrovò di nuovo, il piccolo abbassò subito la testa e diventò rosso.
«penso che il tuo test sia finito qui» disse prendendo subito il foglio e a passo svelto si diresse verso la cattedra, posò tutte le sue cose e uscì senza dire neanche una parola. Frank aveva fatto tutto il tratta scuola-casa scappando con quell’erezione in mezzo alla gambe e con le guance roventi per l’imbarazzo. Il silenzio di Way non lo aveva aiutato, si diede del coglione per non essere riuscito a resistere, ma quando vide il professore chinato in quel modo e così vicino a lui non potè evitare di immaginare la scena nella sua testa, ma senza che entrambi avessero i vestiti addosso.
Si aspettava che Way gli dicesse qualcosa, che lo rimproverasse o gli facesse cose peggiori, ma invece, nei giorni successivi si comportò come sempre, per fortuna era sempre il solito bastardo.
Appena arrivarono davanti all’albergo Frank si gettò giù da quel bus e senza esitare accese un’altra sigaretta, si sentì trionfare su quello stronzo del suo professore, che mentre recuperava la sua valigia lo osservava. “1-1” pensò Frank, per una volta aveva vinto. Finì la sua sigaretta ed entrò nell’albergo con tutti gli altri, Way era che discuteva con il tizio della reception sull’assegnazione delle camere e gli altri parlavano tra di loro, anche Frank si mise a conversare con i suoi compagni, anche se in quel momento desiderava solo farsi una bella doccia e andare a dormire.
«Ragazzi!» urlò il professore per far tornare il silenzio.
«Prima assegneremo le camere delle ragazze e poi quelle dai ragazzi, purtroppo ci sono stati alcuni problemi…» disse pacato.
Quindici minuti dopo tutte le ragazze erano nelle loro stanze e i ragazzi cominciavano a spazientirsi.
«Quanto cazzo dobbiamo aspettare ancora?».
«Iero, ti consiglio di fare silenzio, se non vuoi una bella sospensione!» rispose il professore e Frank si mise le mani tra la testa, era davvero esausto.
«Ci siamo ragazzi, abbiamo sistemato la cosa, dato che si è rotta una tubatura, non saremo tutti sullo stesso piano, ma due camera doppie saranno al piano superiore».
Dopo queste parole seguirono dei versi di felicità da parte dei ragazzi.
«Qualcuno però, dovrà dormire con me» a queste invece calò il silenzio. La domanda nell’aria era solo una “chi doveva essere il malcapitato?”.
«Per decidere ho fatto un sorteggio»
Frank si pietrificò.
«A dormire con me sarà Frank»
«Perché proprio io? Non c’è altra soluzione? Io voglio stare con i miei amici!» chiese arrabbiato.
Per quando Way lo arrapasse voleva davvero stare con i suoi amici, voleva godersi la gita non stare ogni due secondi sotto il controllo del professore.
«Per favore Iero, questa è stata l’unica soluzione possibile e dopo otto ore non ho intenzione di sentirti mentre ti lamenti come un bambino delle elementari!» urlò il professore stremato.
Si misero in quell’ascensore minuscolo e aspettarono di arrivare al loro piano, essere in uno spazio così piccolo con il professore, metteva in imbarazzo Frank, infatti il ragazzo arrossì per la vicinanza tra il suo corpo e quello di Way. Una volta sentito il “gong” dell’ascensore e le porte aprirsi Frank si fiondò fuori buttando forte la sua valigia.
«Fa piano!» urlò Way.
Frank fece una faccia scocciata e non disse nulla, era troppo stanco persino per replicare.
Con uno scatto di serratura la porta si aprì e Way entrò per primo, appena Frank entrò, osservò quella piccola stanza, le pareti erano bianche sporche, il pavimento scuro, c’era una tv degli anni ottanta poggiata su una scrivania, una finestra che dava sul cielo grigio di Londra e un letto matrimoniale.
«No cazzo!» urlò Frank.
«Io mi rifiuto! Dormire con lei, e pure nello stesso letto, è TROPPO!» non ci vedeva dalla rabbia.
«La mia cazzo di gita è rovinata!» ringhiò forte.
«Ragazzino datti una cazzo di calmata! Ti sembra che io mi stia divertendo? La situazione è questa, se non ti sta bene dormirai per terra e non me ne fotte un cazzo se prendi qualche infezione!» urlò più forte il professore.
Frank rimase a bocca aperte, il professore non-mi-scompongo-mai Way aveva appena pronunciato quelle parole? Non disse più nulla, si arrese semplicemente al fatto che doveva stare per ben sue settimane a controllare che il piccoletto di sotto non gli facesse brutti scherzi.
Per fortuna la cena fu un momento di svago per Frank, si rilassò e non pensò al professore.
Quella sera tutti era di comune accordo nello stare all’hotel e andare a dormire presto, erano davvero stanchissimi, nessuno aveva la forza per uscire. Rimase un po’ nell’hall a chiacchierare con i suoi amici, ma verso le dieci risalì nella sua camera.
Appena entrò non vide Way in giro, questo lo rassicurò un po’, ma non fece in tempo a buttarsi sul letto che la porta del bagno si aprì e il professore, coperto solo da un misero asciugamano legato alla vita uscì. A quella visione Frank stava per svenire, se non fosse stato sul letto sarebbe caduto sicuramente. Quel petto bianco e pieno di goccioline di acqua, i capelli bagnati appiccicati alla fronte, quelle gambe perfette, la sporgenza i quel misero indumento fecero impazzire Frank, cercò subito di distogliere lo sguardo.
«Scusa Frank… Non pensavo saresti tornato così presto»
«Mi scusi… Io… Dovevo bussare prima di entrare professore» le parole gli uscirono sforzate e la sicurezza del professore non lo fece stare meglio.
«Tranquillo, non penso che ti possa scandalizzare» ridacchiò Way.
«Ti dispiace se mi siedo un secondo sul letto per prendere il pigiama?»
«…certo» annuì Frank tremante.
Il professore si sedette molto vicino a lui, la punta dei suoi piedi sfiorò la pelle deliziosamente bagnata, e un brivido scosse la sua schiena.
Ormai il suo respiro era pesante, si intravedeva dal pezzo di stoffa che lo ricopriva, la linea del sedere del professore e Frank pensò di venire solo per quello. I suoi pantaloni diventarono molto stretti e allora cercò di girarsi di lato per no far vedere nulla, ma appena il prof sentì il peso del materasso spostarsi, si girò di scatto.
Non di nuovo cazzo! Sei un coglione Frank!
Urlò nella sua testa.
Con una mano stava per andare a coprire la sua erezione ormai palese, ma la mano del professore arrivò prima della sua a stringere quel punto.
Frank sussultò scioccato, ogni fibra del suo corpo vibrò sotto quel semplicissimo tocco.
«Stavolta non ti lascerò andare Frank» disse con un sorriso malizioso.
Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato quella reazione, stava di dire qualcosa, quando Way cominciò ad accarezzare leggermente dove aveva la mano, Frank boccheggiò rumorosamente. La cosa gli piaceva e anche parecchio.
Entrambi si guardarono negli occhi ed era come se avessero parlato, abbatterono nello stesso istante quella distanza, bisognosi di sentire di più. Si gettare l’uno addosso all’altro in un bacio passionale e bagnato, molto bagnato. La pelle di Gerard era fresca, mentre quella di Frank bollente, quel contrasto fece solo accentuare l’eccitazione di entrambi. Ormai stavano fremendo e senza pensarci troppo Way levò la maglia e i pantaloni al ragazzo, che per tutta risposta sfilò quell’inutile asciugamano gettandolo chissà dove. I loro corpi ormai erano quasi completamente a contatto, i loro petti si scontravano morbosamente insieme alle loro lingue. Qualche gocciolina dai capelli di Gerard cadde sulla faccia del piccolo che ormai stava perdendo il controllo. Si staccarono e il professore si concentrò subito a divorare il suo collo sempre più famelico, succhiando, baciando e mordendo. Quella dolce agonia rese Frank più impaziente, che cominciò a far vagare in tutte le direzioni le sue mani.
«Come siamo frettolosi» disse con voce roca, staccandosi per qualche secondo da quel collo, sorrise maliziosamente e invece di tornare in quel punto si spostò più in basso all’altezza delle clavicole e continuò il lavoro di prima. Frank non riusciva a dire neanche una parola, gemeva e basta sotto quella lingua così forte ed esperta. Si stava spostando sempre più in basso fino ad arrivare al capezzolo sinistro, alzò lo sguardo in modo da poter vedere lo sguardo di Frank pieno di lussuria, allora, tanto per stuzzicarlo ancora, diede una grande leccata a quel piccolo brandello di carne, questo fece buttare in dietro la testa al ragazzo che istintivamente sollevò il bacino. Rise soddisfatto davanti a quella reazione, ma decise di non fermarsi, infatti, cominciò a succhiarlo, facendo molto rumore con le labbra e questo fece fremere ancora di più il corpo sotto il suo. Senza preavviso si spostò sotto, fino a che non si ritrovò con il naso in corrispondenza dell’elastico dei boxer di Frank, che imploravano di essere levati, con i denti sollevò il tessuto, e poi con la mano li sfilò completamente. Frank fu sollevato, finalmente la sua erezione era libera di respirare, perché ormai di ossigeno in quella stanza ce n’era davvero pochissimo. Prima prese il pene in mano quasi a volerci giocare un po’, ma gli occhi di Frank lo supplicarono di fare di più e la bocca di Gerard seguì quel silenzioso comando. Prima con la punta della lingua lo leccò in tutta la sua lunghezza, poi succhiò avidamente solo la punta, facendo quasi urlare Frank. Quando lo mise tutto in bocca e si mosse velocemente sù e giù, il ragazzo non potè più trattenersi.
«Caz… AH… Zo» imprecò forte stringendo i pugni nelle lenzuola.
Era la cosa più eccitante che qualcuno gli avesse mai fatto, ormai non si poteva più contenere, sentiva di essere quasi al limite.
«Sto…. Vene…» cercò di dire, quando Gerard si staccò da lui.
Riuscì a riprendere fiato, il suo respiro ormai era irregolare. Aveva un disperato bisogno di sentire di più, così i tirò su con la schiena e con le gambe circondò la vita di Gerard, le loro erezioni si scontrarono e queste provò un gemito sforzato tra le loro labbra che si erano unite di nuovo.
«Professore… Perché adesso?» chiese con estrema fatica Frank.
Era davvero curioso di sapere perché quel giorno non avesse detto nulla, perché cazzo avesse aspettato così tanto, invece di mettersi a scoparlo su un banco.
«Chiamami Gerard, quando vieni voglio sentirti urlare il mio nome» sorrise beffardo.
«Quel giorno non era ancora il momento, ci avrebbero potuto vedere… Questo non mi piace di te, tua impaziente Frank» sussurrò.
Il modo in cui disse il suo nome fece lo fece rabbrividire, tutto in lui era eccitante, soprattutto la sua voce. Si ripresero a baciare con foga, muovendosi per sfregare sempre di più i loro bacini.
«E poi, se vuoi saperlo, sono scappato per andarmi a fare una sega, non sarei riuscito a resistere più» soffiò per un secondo alle sue labbra per poi ritornarci sopra.
«Non voglio aspettare ancora» ringhiò Frank ormai esausto.
Stavolta Gerard lo accontentò, si staccò da lui egli fece cenno di girarsi, Frank eseguì fremente quell’ordine. Con un dito si cominciò ad insinuare nelle sue natiche, quel culo era perfetto, ma non era ancora pronto, con quel dito lo penetrò piano.
Frank gemette, un po’ di piacere un po’ di dolore. Senza preavviso ci infilò anche un secondo dito e cominciò a muoverlo dentro di lui. Per un attimo il ragazzo prese la situazione in mano, afferrò il polso di Gerard e se lo portò alla bocca, con la lingua leccò quelle dita e poi se le mise tutte in bocca lasciandoci sopra una copiosa quantità di saliva. Gerard gemette alla vista di quello spettacolo e Frank sentì il suo pene tremare dietro di lui e sorrise soddisfatto. Gerard infilò subito le dita, cercando di andare più a fondo, ma sapeva non potersi riuscire, così sostituì quelle dita con il suo pene. Cominciò a spingere piano e Frank mugolò per il dolore.
«Stai tranquillo» disse accarezzandogli la schiena per calmarlo. Con una mano si mise ad accarezzare il suo pene, per farlo sentire meglio.
Presto il dolore si trasformò in piacere e Gerard se ne rese conto.
«Più forte… Per favore» supplicò sporgendo il sedere verso di lui.
Gerard non se lo fece ripetere due volte, subito velocizzò i suoi movimenti e cominciò a spingere forte, gemendo sempre più forte.
Anche il piccolo gemeva e accompagnava i movimenti del grande.
«Sì cazzo!» urlò quando Gerard toccò un punto preciso dentro di lui.
Capendolo, cominciò a colpirlo più e più volte, facendo agitare quel corpo perfetto sotto il suo.
«Ge… Er... Rard sto per… Veni… Ire» farfugliò al limite. A sentire il suo nome il grande spinse ancora più forte.
«GERARD!» esclamò Frank venendo nella sua mano.
Poco dopo anche il professore si svuotò in lui. Sfinito si gettò di fianco a lui. Entrambi respiravano affannosamente e non riuscirono a dire una parola.
«È stato…» cercò di dire il piccolo estasiato.
«Sono sicuro che ci divertiremo molto in queste due settimane Frankie».
Salve! 🌈
Se qualcuno di voi pensa di aver già letto questa roba, beh... Ha ragione! Ho pubblicato questa OS più di due anni fa su Ef p, precisamente il 29/03/2015, è stata la prima scena smuttosa che io abbia mai scritto!
Mi fa abbastanza cagare questa OS, ma la mia vampira preferita SassyVampire mi ha convinto a postarla anche qui e mi ha fornito la fantastica copertina, grazie mille ❤❤❤
Chiedo scusa per eventuali errori, ma ero ggggggiovane 🎀 (citazione yotobi very poraccia, sorry lol)
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