Lettere del destino

Luna correva per i corridoi di Hogwarts. Stringeva una lettera in mano, molto speciale. Era la lettera di sua madre.
Non sapeva come fosse stato possibile, ma il suo desiderio si era avverato. E quello era stato il più bel compleanno della sua vita.

Ora però cercava risposte. Come era stato possibile che sua madre tornasse? Ma soprattutto, perchè era tornata?

-Beh, è tornata perché gliel'ho chiesto io- pensò Luna -ma se fosse tornata anche per un altro motivo? Se fosse tornata per proteggermi da qualcosa?-
Luna non si dava pace. Doveva assolutamente trovare le risposte alle domande che le frullavano in testa. Il prima possibile.

Sempre sovrappensiero, si diresse verso la classe di Difesa Contro le Arti Oscure. Il professor Lupin riusciva sempre a catturare l'attenzione di tutta la classe. Ma non quel giorno. E non solo perchè c'era Piton come supplente.

La ragazza entrò in classe e si sedette al suo banco, in fondo alla classe. Erano arrivati solo un paio di ragazzini oltre lei. In fondo, mancava ancora un quarto d'ora all'inizio della lezione. Luna prese dalla borsa la lettera di sua madre e la lesse per l'ennesima volta:

"Cara Luna,
È la mamma che ti scrive. So che ti sembrerà strano, e che penserai che non sia vero. Nemmeno io lo pensavo.   Ma devi credermi.
Non sapevo nemmeno che fossi morta. Nè quando, nè come, nè perché. So solo che sono ritornata. Nemmeno papà mi credeva, infatti mi ha messo alla prova. Alla fine si è convinto. Vorrei tanto che mi credessi anche tu.
Ti ricordi di quando avevi sette anni e abbiamo affrescato la cucina insieme?   Ti sei rovesciata il barattolo di vernice  blu addosso, e sembravi un pesciolino dai capelli biondi!  Vorrei tanto rivivere momenti come quelli! Madre e figlia, insieme, a divertirsi. E non vorrei che tu dubitassi di me.
So che non puoi tornare a casa prima delle vacanze di Pasqua, ma forse riuscirò a venire ad Hogwarts prima che tu torni. Devo parlare con il Professor Silente.  Non ti anticipo troppo, voglio lasciarti la sorpresa.
Vorrei dirti tante altre cose, ma forse è meglio dirtelo di persona.
Per ora ti auguro di essere felice.
A presto,

Mamma"

Alcune lacrime di gioia scesero sulle guance di Luna, fino a bagnare il foglio. Era così felice che sua madre avesse ascoltato il suo desiderio.

Nel frattempo, la porta dell'aula si aprì, ed un manipolo di studenti entrò, accompagnato da un forte chiacchiericcio. Una ragazzina dai capelli rossi salutò i suoi compagni con la mano e si avvicinò a Luna. Si sedette sulla sedia vuota accanto a lei.  Luna non diede segni di averla notata. Teneva gli occhi fissi sulla lettera della madre.

"Ciao Luna. Buon compleanno!"

La ragazza sussultò, e un ricciolo biondo le ricadde sul viso. Se lo scostò con un gesto nervoso. 

"Ciao Ginny" rispose lei, sempre fissando la lettera di sua madre.

Ginny si preoccupò. Luna non era mai stata così taciturna. Di solito Luna passava il tempo ad esporre le sue teorie sulla vera identità del Ministro della Magia o a dire cosa pensava nascondesse Piton tra i capelli unti. E di solito lo faceva guardandoti dritto negli occhi.
Cosa poteva essere successo?

"Luna..." tentò Ginny

"Ginny, sta per iniziare la lezione, per favore parliamo dopo, è più importante di quanto sembri!"

A queste parole Ginny si zittì e tirò fuori una pergamena per gli appunti.

Luna invece si limitò ad appoggiare la propria penna d'oca sul tavolo e a guardare fuori dalla finestra. C'era una nevicata pazzesca fuori. Quanto avrebbe voluto andare a giocare a palle di neve fuori...

"Pssst, ehi, Luna!" sussurrò Ginny.

"Che vuoi?" bisbigliò Luna di rimando.

"Ti conviene prendere appunti, il professor Piton ti sta guardando!"

"Ah...si ora scrivo..."

Ma Luna non scrisse un solo appunto per tutta la lezione. Continuò a guardare fuori, persa nei suoi pensieri.  Ancora non riusciva a capire perché non se la sentiva di parlarne con Ginny.

-Sono una stupida, è la mia migliore amica, come potrebbe non capirmi?-   pensò lei.

Così, alla fine della lezione, afferrò la sua amica per un polso e la trascinò verso il bagno più vicino.

"Luna...prima mi ignori per tutta la lezione, poi mi trascini nel bagno più sporco della scuola, mi dici che cos'hai?"

"Questo"

Luna mise la lettera della madre sotto il naso lentigginoso dell'amica. Quella, un po' perplessa, la prese e l'aprì. I suoi occhi saettarono lungo le parole scritte con cura in inchiostro nero come la notte. Quando ebbe finito, non riusciva ad aprire bocca. Nei suoi occhi si leggeva distintamente la sorpresa, ma non sapeva cosa dire. Se ne uscì con un:

"Ma..."

"Ginny, lo so che non mi crederai mai, solo che..."

"Ti credo"

"...so che....aspetta, come?"

"Ti ho detto che ti credo"

"Ah....pensavo mi prendessi per svitata....un po' come tutti"

"Ma Luna..."

Ginny aggrottò le sopracciglia, come se stesse cercando una risposta. Poi, di colpo, capì.

"Non volevi dirmelo"

"Io...ecco..."

"Non mentire"

"Non..."

"È inutile"

"Io...e va bene...non volevo dirtelo"

"Quindi non ti fidi di me"

"Sì, cioè, no, non volevo..."

"A quanto pare gli altri hanno ragione. Chi non si fida dei propri amici deve avere per forza qualche rotella fuori posto".

Ginny si voltò, con un'espressione furente. Luna non l'aveva mai vista così, mai.  Capì che aveva combinato un grosso guaio.

"Ginny..."

Ma quella se ne era già andata sbattendo la porta, lasciando Luna più sola che mai.
 


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