Quell'attimo Prima.


Quell'attimo prima che qualsiasi cosa accada.
C'è sempre quella sensazione strana, così indescrivibile. C'è quel qualcosa che rende indimenticabile un momento. Negativo o positivo, alla fine i sintomi sono molto simili.
Quel alone di aspettativa, di attesa. Riesci quasi a sentire il rumore del cuore che batte, quello del respiro che aumenta sempre di più; le tempie iniziano a pulsare e percepisci l'affluire rapido del sangue in ogni punto del tuo corpo. Come il propagarsi di un incendio.
L'adrenalina ti scorre dentro, la senti muoversi, espandersi ad una velocità che non credevi possibile. Le mani che si sfregano freneticamente tra di loro. Lo stomaco si contorce su se stesso provocandoti una finta nausea. Le pupille si dilatano. La bocca si secca ed inizi a deglutire, come se quella poca saliva fosse sufficiente a dissetarti.
Il soggetto davanti a te, ammesso che esso ci sia, diventa il fulcro della tua attenzione. Tutto si concentra lì e vedi il resto diventare uno sfondo sfocato. Come i rumori. Le macchine che passano, il suono fastidioso del semaforo che lampeggia, i ragazzetti in fondo alla strada che schiamazzano. Tutto per te non ha più senso, nulla respira ed esiste più al di fuori di te e delle tue sensazioni.
Quanto è bello sentirsi così. Prima di un concerto, di un incontro o di un colloquio speciale, prima di un bacio. Quanto mi mancano i baci.
Quando dicono, o pongono il quesito, che l'attesa del piacere potrebbe essere essa stessa il piacere, beh, forse un po' hanno ragione. Alla fine, sembra tutto così grande, così tangibile, così distaccato dal mondo, così nuovo e diverso e febbricitante! Ed è tutto lì, in quei pochissimi istanti prima che tutto si manifesti.
Per questo, alla fine, vale la pena di continuare a provare.
Ti senti vivo, senti il sapore del nuovo; quella curiosità morbosa di sapere cosa accadrà dopo, come si evolverà e senti quella voglia, ardente da diventar matti, solo all'idea di provare, di buttarti a costo di romperti la testa.
Quant'è bello provare?
Meglio farlo, a volte, essere impavidi.
Vorremmo forse andarce con il rimpianto di non aver provato abbastanza?
No, io no.

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