Padroni.
Mi sono soffermata a pensare su quanto l'essere umano si creda padrone, dimostrando questo complesso, questo disturbo mentale, in ogni cosa che viva. L'uomo si sente padrone ma lo è davvero, effettivamente?
Pensando ad esempio al lavoro, è facile vedere quanto questa credenza maniacale si riversi sugli altri quando si pongono determinati requisiti da rispettare senza la minima conoscenza personale. Perché si sa che nel proprio curriculum si devono inserire unicamente dati oggettivi, numeri, date, un susseguirsi di graduatorie che continuamente ci siamo convinti di dover scalare per ottenere qualcosa. Ed è in base proprio a quelle scalate, determinate da altri psicotici maniaci del controllo, che si viene scelti. Alla fine basta un voto alto, una nuova classe, un aumento di grado, ed è così che ci si reputa più grandi, più importanti. Nessuno ti sceglierà mai senza guardare quanto guadagni, che lavoro fai, o che studi hai scelto.
La scelta è comunque pilotata.
L'uomo ha istituito la moneta perché lo scambio, il baratto, era sfuggito al suo controllo. Ci siamo inventati le classi perché organizzare le menti in piccoli gruppi era più comodo per controllare qualcosa che, seguendo qualche regoletta, qualcun altro avrebbe potuto facilmente affrontare. Chè è più facile affrontare qualcosa che si conosce e che, addirittura, si è plasmato.
Il controllo sta sopprimendo, pian piano sempre di più, l'individualità, la sensibilità, le passioni. Qualsiasi cosa che non porti un introito monetario sta diventando inutile.
Sui social si chiamano "follower", nel lavoro si chiamano dipendenti. È tutto un susseguirsi ed un accavvallarsi continuo di cifre.
Vorremmo controllare tutto ma non riusciamo a controllare niente. Stiamo diventando schiavi. Abbiamo creduto di aver oltrepassato il concetto di classe sociale, di numerazione tipo campi di concentramento, ma ogni cosa riconduce a quel tipo di mentalità. L'essere umano senza essere padrone di niente, crede di essere niente.
Liberamente non c'è più nulla che riusciamo a scegliere e a volere. Insomma, quanti di noi si sento appagati o meno a seconda dei "mi piace" lasciati sotto un post di Facebook o una foto di Instagram? In quanti pensiamo che più lo stipendio è alto e più ce lo siamo guadagnati? E allora chi muore per il suo lavoro, chi fa decine di ore consecutive e magari che porta a casa mille euro al mese, sarebbe un pezzo di poco valore?
È un circolo vizioso, una droga per uscire dalla droga che poi ti ci riaffonda prepotentemente ed ingovernabilmente.
Non possiamo controllare tutto perché semplicemente non conosciamo niente di ciò che ci circonda. Lo dimostra la medicina, lo dimostrano le emozioni. La medicina spiega quanto qualcosa di invisibile ad occhio nudo possa spezzare le vite, piegare le varie strutture sociali portandoci a leggere dei giornali con l'economia schiacciata, con i posti di lavoro persi, con la gente che pianta ribellioni inutili perché pensa che sia facile e scontato che la mente umana, così sopravvalutata, possa salvarci tutti in un battito di ciglia. E se non accade allora sono tutti incompetenti! Però poi si fanno le gare per i vaccini, perché ieri eri un incapace se non ti eri sbrigato, ed ora che si fanno passi avanti sei un incapace perché si pensa alle vite umane più a rischio, e non a te che hai la "fabbrichetta", che comunque te lo compri "perché hai i soldi". Ciò che ci siamo creati ci distrugge.
Le emozioni, altro esempio, più le schiacci e più fanno male, perché se limiti qualcosa di buono soffri e se non ti permetti di soffrire stai peggio. E, indovina un po'?! Si tratta di nuovo di qualcosa che sfugge al controllo razionale e malato, è di nuovo qualcosa che non ci rende padroni di noi stessi se sfugge, così crediamo.
Essere ingovernabili è bello, rende speciali, amplia l'intelligenza e la conoscenza.
Bisognerebbe accettare di smetterla di dipendere da codici, cifre, percentuali... perché più ci convinciamo di migliorare e più torniamo indietro, in un sistema sociale ridicolo.
Sono state combattute battaglie ed intere guerre per far rivalere i diritti umani, per dimostrare che "i neri non erano scimmie", che "le donne non fanno solo la calza", che "i gay non sono frocetti malati". Si è combattuto per non essere numeri, per tirare fuori ciò di cui l'uomo è davvero composto. Perché buttare tutto al vento? Perché dimostrare di meritarsi di essere numeri? Davvero si ha la convinzione di valere così poco? Che l'interiorità sia qualcosa da nascondere perché... e chi lo sa il perché!
Tutto sta tornando e la cosa più terrificante del terrore stesso della storia che si ripete, è quella dovuta al fatto di riuscire a riconoscere tutti gli sforzi buttati e di vedere quanto alla popolazione mondiale piaccia essere un numero, quanto sia capace di esserne felice.
È una ruota che gira e che non si ferma.
Siamo imprevedibili, meno controllo e più noi stessi.
Non siamo padroni di niente, è solo un'illusione.
"Siate liberi".
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