Comunicazione.
Aprendo un qualsiasi libro di psicologia, vedremo spiegata la comunicazione come un atto razionale suddiviso in assiomi e regole di postura, come se noi decidessimo che cosa comunicare, per farla breve.
Il punto è che la comunicazione, verbale o fisica che sia, va ben oltre la razionalità.
La razionalità è qualcosa che viene messo in pratica dopo un dialogo con la propria parte interiore, dunque, qualcosa dettato da un inconscio, da dei filtri personali ed una personale concezione delle cose.
Per esempio: se sono seduta in un bar, con la mia tazzina di caffè davanti, potrò notare come io abbia una determinata postura. Poco dopo, potrei accorgermi di averla modificata, senza però capirne il motivo. Forse è stato a causa di qualcuno che si è seduto in un tavolino vicino al mio, od un annuncio o articolo in vendita nella vetrina di fronte. Resta il fatto che, per quante spiegazioni possiamo darci riguardo a recettori, tecniche di commercio, ecc, credo fortemente in una parte nascosta nella nostra interiorità che riesca a farci staccare da qualsiasi schema esistente, interpretando come nostra la nostra comunicazione.
A volte trascuriamo il fatto che la comunicazione sia alla base della nostra esistenza. Che essa sia tra individui o tra cellule. Tutto comunica, tutto parla, tutto ci fa reagire in qualche modo.
Questo processo così complesso è qualcosa di cui ti rendi conto "a scoppio ritardato", ovvero solamente quando la conseguenza di una comunicazione si palesa alla tua ragione.
Poniamo un altro esempio: perché due persone, perfettamente estranee, dovrebbero osservarsi l'un l'altra? Qua non ci sono tattiche di commercio da osservare, e magari sono anche in due punti tanto distanti da rendere inefficace un qualunque tipo di prossemica. Non ho spiegazioni al perché ciò succeda, ma ammetto di aver ceduto anch'io a questo tipo di comportamento.
Vi siete mai resi conto di quanto, la vostra interiorità, vi faccia percepire quello sguardo come qualcosa di bellissimo? Ti trovi a specchiarti improvvisamente nelle iridi di qualcun altro, a scambiarvi un sorriso per il quale puoi muovere solo una manciata di muscoli. Eppure, qualcosa dentro di voi si smuove: talvolta è negativo, mette angoscia, timore; talvolta fa stare bene, ristabilisce pace ed equilibrio. Capite quanta irrazionalità ci sia nel razionale? Quanto basti poco anche senza parlare?
Sì, perché poi, la comunicazione verbale è tutto un altro paio di maniche.
Capita spesso, infatti, di errare nell'inviare un messaggio verbale o scritto, credendo di esporre qualcosa in una maniera standard, che vada bene un po' per tutti, senza badare troppo al singolo soggetto bensì ad una massa, ad un target. Come fossimo un'accozzaglia di prototipi fatti in serie, insomma.
Ognuno di noi ha una ricezione diversa dei messaggi.
Una cosa della quale il mondo dei social network non si preoccupa di tener troppo conto.
Notate anche voi che tutte le piattaforme online che sono state create, ci han portati a metterci in mostra e basta? Che cosa stiamo realmente comunicando? La messaggistica è troppo istantanea, non si riflette più; Facebook e instagram funzionano solo con parole associate ad immagini, creando una sintesi visiva che permetta di trascurare il contenuto. Se un post è troppo lungo la gente non si ferma, se invece la foto ad esso associata è bella allora vi si presta attenzione. Sono costretta a farlo anch'io, qui, in questa pagina. Sono costretta e sintetizzare visivamente, visto che sintetizzare le parole non mi riesce proprio.
Siamo ossessionati dal mostrare, dal dimostrare, dal falsamente comunicare il nostro ostentato e, spesso, finto stare bene. Come viene preso questo messaggio dalla stragrande maggioranza degli utenti? Come una sfida. È diventata una sfida a chi lo fa meglio, le foto, il parlare, lo scrivere; stiamo perdendo unicità. Quell'unicità che la comunicazione corretta dovrebbe permetterci,è stata sostituita da una capacità di massa basata su algoritmi e "target". Tutto ciò sta creando, giorno dopo giorno, anno dopo anno, una società di persone sole, insoddisfatte, che non fanno altro che sforzarsi di trasmettere uno sfarzo e benesse finto e costruito sulla vita degli altri. È un continuo scopiazzare dal compito del compagno di banco, per intenderci. Copio e metto in pratica, ma se vedo che tu hai fatto una bella cornicetta io la devo fare più bella, così la maestra mi dà un voto più alto! Ma chi è la maestra?
Siamo un'accozzaglia di persone appartenenti a diverse generazioni schiave di una comunicazione artificiale, fallita, accusatoria e priva di contenuti. Invece che migliorarla non facciamo altro che darle da mangiare.
Ormai si esprimono i propri gusti e pensieri tramite un click su un bottone grafico raffigurante stupide faccine. Ormai esponiamo le nostre opinioni, quelle che crediamo siano le nostre opinioni, tramite una scarna tuttologia appresa da altri tuttologi malati di web. La vera informazione è rara e per emergere deve sgomitare e strisciare dentro la marmaglia di disinformazione ed ignoranza. È rimasto troppo poco contenuto e troppe poche persone che sappiano ancora alzare un telefono e fare una telefonata di un'ora o due, o sedersi al tavolino di un bar con un amico caro.
Sono cresciuta imparando a tenere una penna in mano, imparando a scrivere su carta, imparando a toccare con mano le mie esperienze ed apprezzando gli sguardi e gli abbracci, il passaparola di coloro che i giornali li leggevano e li leggono, di coloro che i libri di scienza li leggevano davvero senza fidarsi di un trafiletto su Facebook. Sono cresciuta imparando a trovare l'amore cercando tra la moltitudine di offerte in un posto pubblico, scovando lo sguardo, la risata, il carattere e testando davvero le mie razioni, il battito del cuore e "le farfalle nello stomaco", non come adesso che bisogna fare una scrematura tra le "persone che potresti conoscere" o un match contraccambiato.
Scusate se sono così poco moderna. Per me, la vera e sentita comunicazione,quella razionale o irrazionale che sia, verbale o fisica, ragionata o impulsiva, non potrà mai essere realmente sostituita da uno schermo, un social o qualche like.
Comunichiamo.
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