Capitolo 9

C'è qualcuno che mi segue.

Sto camminando per la strada buia della periferia del paese, quando sento un rumore che si avvicina sempre più a me.

Mi raggiunge. Sento una mano che mi stringe il polso, l'altra che mi si serra sulla gola. Cerco di urlare, ma non ci riesco. Non posso respirare...

Mi tiro su di scatto e respiro affannosamente.

Ho la fronte sudata, lo sento mentre ci passo sopra la mano. Era solo un brutto sogno. Devo aver mangiato troppa torta.

Una forte luce entra dalla finestra. Quando mi sono calmata, mi alzo dolorante (devo aver dormito in una strana posizione tutta la notte, mi fa un sacco male la schiena) e apro lo scuro.

Sussurro un'imprecazione quando una luce bianchissima mi arriva dritta negli occhi.

Quando mi abituo alla luce , mi sforzo di aprirli e di guardare fuori. È una splendida giornata. Il sole è alto nel cielo, chissà che ore sono.

Prendo il telefono dal comodino, ma non si accende. È completamente scarico, e ieri sera non l'ho attaccato alla presa, quindi lo faccio adesso.

Mi siedo sul letto e aspetto che si accenda il cellulare, mentre fischietto una canzoncina che mi viene in mente al momento.

Ci sono due messaggi. Uno è arrivato alle 3 di stanotte, uno alle 11. Apro il più vecchio.

Teresa, non rientro a casa stanotte. Stammi bene.

Tom

-MEH. Chissà cosa lo ha trattenuto.

Faccio un sorriso tipo 'ehi, cosa ti aspettavi?', mentre mi immagino come possa essere andato il suo appuntamento con Laura. Presumo bene, visti gli sviluppi...

Apro il secondo.

Ho passato davvero una bella serata... Grazie di tutto.

Jack

Il mio cervello va in tilt per dieci secondi prima di realizzare. Poi la mia bocca si piega in un sorriso tenero. E poi basta. Perché devo pensare a come rispondere.

Anche io. Mi è piaciuto stare con te.

Ter

Troppo subito? Troppo dolce? Troppo secco? Meh. Per ora non ci faccio TROPPO caso.

Mentre il messaggio si invia, controllo l'ora. Sono le 12.02. Bene. Ho dormito abbastanza poco.

Però ho fame, quindi vado di sotto a cercare qualcosa. È tutto illuminato, l'atmosfera è proprio da domenica mattina - quasi pomeriggio.

Mangio un po' di cioccolata. Non ho voglia d'altro. Mi fa partire una strana energia, che devo sfogare in qualche modo, altrimenti sento che imploderó presto.

Torno in camera. Non faccio il letto, tanto non lo faccio mai. I capelli sono un disastro, ovvio, ma li lego in uno chignon stretto sulla testa. Mi tolgo il pigiama e metto una maglietta xxl dei Papa Roach e un paio di pantaloncini della Nike, nei quali possiamo starci dentro io, Catia, Sofia e altre tre persone insieme senza problemi.

Allaccio le scarpe da ginnastica, prendo il cellulare e parto in direzione del parco, correndo a ritmo di Guilty All the Same dei Linkin Park.

C'è un clima piacevole. Si sta bene al parco. Non c'è quasi nessuno, perché è troppo presto per essere pomeriggio e troppo tardi per essere mattina.

Però mi sento bene, quindi faccio un po' di giri e poi torno a casa a farmi una doccia e mi metto a studiare. Sono le 17.50 circa quando mi suona il telefono.

-Casa Trevidi, risponde Teresina!-, faccio, pimpante, sapendo già chi mi sta chiamando e in che stato è.

-Diiiiio! Che botta, Ter!-, sento una voce strascicata all'altro capo del telefono.

Lo sapevo.

-Ma tesooooooro, come stai?-, le chiedo e inizio a ridere.

Ieri sera Catia ha bevuto forse un po' troppo, e ho dovuto guidare io e riportarla a casa (e metterla a letto).

Già, era ridotta maluccio.

-Ho mandato giù tre aspirine e non hanno funzionato! Per fortuna che domani non ho lezione! Oh, cielo, mi sento uno straccio.

-Io no-, le faccio felice, perché non avevo bevuto niente, se non mezza

birra. Detesto i super alcolici, quindi è

molto raro trovarmi ubriaca.

-Mh, lo so. Sapresti spiegarmi perché

non mi hai quasi minimamente cagata Ieri? Sai, me lo sono chiesta un paio di volte, quando ti ho vista seduta su quel divanetto con una persona.

Calca molto sulla parola PERSONA. 

Anche se non lo do a vedere, il mio stomaco si contorce.

-Perché, non sono libera di conoscere delle PERSONE in giro per il mondo? La prossima volta ti chiedo il permesso!-, e scoppio a ridere.

-Non ridere!-, ma ride anche lei.

-Tu mi devi dire tutto! Tutto. Ahi-, fa poi, distraendosi (grazie a dio).

-Magari domani, eh?-, sento il suo sorriso dal telefono.

-Okay-, faccio, ridendo.

-Buon ricovero! Vado a preparare la cena.

La saluto e riattacco.

Intanto, sento la serratura che scatta. Corro di sotto. Tommaso è tornato.

-Toooooooom!-, urlo, mentre scendo le scale, e gli salto in braccio.

-Sorellinaa-, mi fa con ton canzonatorio.

-Come è andata??-, gli chiedo, mettendo quarantacinque punti di domanda alla fine della frase.

-Ehm... Bene?-, sembra imbarazzato.

-Uh uh uuuuuh-, dico, sorridendo.

-Non pensare subito male!-, dice, ma sta ridendo.

-Dopo cena, siamo andati a casa sua e abbiamo guardato un film. In breve... Siamo stati svegli fino a tardi. Fino a molto tardi...

-Allora devo pensare proprio male! Ah, lo sapevo che sarebbe successo! Sono felice!-, lo interrompo.

-Ma quindi adesso state insieme?

-Penso di sì... In teoria mercoledì torniamo a vederci, nel pomeriggio.

-Sono felice per te!-, ripeto.

-Quando porterai a casa la mia nuova cognatina?

-Se inizi così non te la presenterò mai!-, mi dice, mentre mi scompiglia i capelli.

Sarà una serata tranquilla.

Il suono della sveglia mi penetra nel cervello e mi costringe ad aprire gli occhi, anche se non voglio.

Sono le 6.30, e ho un gran bisogno di una secchiata di caffeina, se voglio sopravvivere fino alle 3. Eh, sì. Oggi faccio dalle 8 a mezzogiorno e dall'una e mezzo alle tre. Che. Strazio.

Mi alzo dal letto barcollante e apro scuri e finestre, accecandomi per qualche secondo.

È ancora una bella giornata. Mh. Non sono ancora abbastanza sveglia per pensare a qualcosa di sensato.

Vado all'armadio e prendo i pantaloni neri (che sono aderenti, strana scelta per me), e una canottiera dei OM&M con le maniche molto aperte, quindi sotto ci metto un'altra canottiera nera stretta. Metto le Vans nere e vado in bagno a guardare come sono messi i capelli. Male, come al solito. Li butto in avanti, li bagno con un po' di schiuma Per i ricci e li scuoto. Torno su di scatto. Okay, può andare.

Mi lavo i denti, prendo gli occhiali da sole e mi auguro che possano nascondere le mie occhiaie almeno nel tragitto casa - scuola, metto le cuffie e la giacca ed esco di casa.

Arrivo alla fermata: sono le 6.27. Che strano, sono in anticipo.

Quando arriva l'autobus, salgo, saluto un paio di conoscenti e mi siedo in ultima fila. Tanto gli ultimi posti rimangono sempre vuoti.

Allungo le gambe, mi appoggio al finestrino e guardo fuori, come sempre, ascoltando la voce di Kellin Quinn che canta Left Alone con dolcezza.

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