Capitolo 5

Sto ancora pensando a che canzone mi va di ascoltare quando Tom entra in camera urlando.

-Non ci credo! Non ci credo! Dammi uno schiaffo! Dimmi che sono sveglio!

Quindi mi alzo in piedi, gli tiro uno schiaffo e gli dico: -Sei sveglio. 

Poi torno a sedermi, mantenendo la mia aria diplomatica.

-Cosa è successo?-, non riesco a trattenermi dalla curiosità, quindi mi giro verso di lui e mi apro in un gran sorriso.

-Ho incontrato Kellin Quinn all'aeroporto!

Cos?

Cos?

Cos? 

Cos?

-Cos..? ma com..? ma che ca..? ma che MA COME?-, urlo, saltando in piedi di scatto.

-NON LO SO, C'ERA E BASTA.

-Ma ce l'hai l'autografo?

-Per chi mi hai preso? Secondo te non me lo facevo fare?-, dice, mentre tira fuori un taccuino e lo apre alla pagina dove stanno scarabocchiate una K e una Q quasi sovrapposte.

-Ma perché non c'ero anch'io con te?-, metto il broncio e rido nel frattempo.

-L'IMPORTANTE È CHE ADESSO CE L'ABBIAMO!

Iniziamo a saltellare come idioti urlando per tutta la camera.

-Ma lui com'era? Ma cosa ti ha detto? Ma com'era la sua voce? C'erano gli altri? O era solo? O con la sua famiglia? Com'era vestito?-, inizio a chiedere, senza prendere fiato tra una domanda e l'altra.

-Con calma, con calma.-, Tom si siede sul letto e fa un respiro profondo. Gli trema la mano con il taccuino.

Posso capirlo benissimo: se avessi incontrato io Kellin Quinn adesso probabilmente sarei da qualche parte tipo un ospedale.

-Era tutto vestito di nero- (che novitá) - e con lui c'era solo il manager. Allora in pratica aveva occhiali da sole e teneva il cappuccio abbassato, ma io l'ho riconosciuto perché ha alzato la testa per guardare l'orario del suo volo proprio mentre io guardavo lui per capire chi era quell'idiota con il cappotto pesante e il cappuccio col pelo in aprile. Quindi, lui ha visto il mio sguardo un po' scostante e mi ha chiesto in inglese se volevo un autografo. E io ero tipo 'SURE'.-, Tom racconta tutti i dettagli e io ne rimango sorpresa.

-È stato proprio un colpo di culo!-, dico, ridendo. Che bello.

-Ma aspetta-, mi viene in mente poi.

-Perché tu eri all'aeroporto?

Tom si fa muto per un attimo.

Poi dice: - D'accordo, sapevo che sarebbe arrivato e volevo un autografo.

Rido.

-Tipo da fan impazzita, insomma-, non riesco a smettere di ridere.

-Esatto! Esatto. Okay, vado a fare la cena. Se riesco a tenere un cucchiaio in mano-, aggiunge, guardandosi la mano destra che tremava come una foglia.

Io rido ancora. Una risata genuina. Poi mi viene in mente una cosa strana. Mi ricordo del modo in cui mi ha fatto ridere Jack quella mattina. Era più o meno la stessa cosa.

Mi sento strana, quindi guardo Tom che esce dalla camera e appena chiude la porta mi butto sul letto. A faccia in giù.

Okay, lo ammetto, mi è piaciuto il dialogo che abbiamo avuto a pranzo. Ha dimostrato di avere un senso dell'umorismo simile al mio, sarcastico e un po' tagliente, e per questo ho apprezzato la sua compagnia.

Mi sono sentita come quando stavo con Catia, o con Tom: come se ci conoscessimo da tanto (siamo passati dalla poesia alle frasi banali... Mah) e non ci vedessimo da un po'.

Insomma, sì, mi piace il suo carattere, solo che prima di poter dire qualcos'altro dovrei conoscerlo di più.

Un problema non è certo l'aspetto fisico: è davvero... Cioè, è tipo Insomma, sì, normale.

No forse un po' più di normale (supernormale?). Ma chi voglio prendere in giro? È davvero un bel ragazzo, ma questo non dovrebbe influire su un'amicizia. Mica diventi amico alle persone secondo la bellezza!

O forse sì? No, no. Cosa mi passa per la testa?

Devo riordinare le idee.

Non ci riesco proprio del tutto, perché continuo a pensare in modo confusionario e del tutto casuale a tutto.

Finisco per formulare strane teorie su pony gialli e azzurri, e non è una cosa del tutto normale, quindi decido di stendermi a pancia in su e guardare il soffitto. Sembro un po' la tipa del video di Medicine dei Sunset Sons. Quella che si passa continuamente le mani sulla faccia e guarda con aria depressa il tetto della sua casa. Non sono depressa (anzi), però quando sono molto confusa lo sembro e tendo forse a diventarlo. Devo sfogarmi in qualche modo... E decido di telefonare a Catia.

Dopo tre squilli e mezzo, risponde.

-Pronto, Ter-, dice, con quella cantilena adorabile che solo lei sa fare quando risponde al telefono.

-Posso farti due domande?-, le chiedo.

-Mmh... Sì? Una però l'hai già fatta.

-Esatto. Quindi me ne rimane un'altra.

-Interessante. Spara.-, scommetto che si è appena seduta sul letto a gambe incrociate aspettando la new del momento.

-Cosa fai quando nella tua mente c'è un groviglio tipo i miei capelli e non capisci più niente e inizi lentamente a deperire nella tua depressione?-, inizio a parlare.

-Oddio, Ter-, mi fa lei.

Conosco quel tono. Sta per chiedermelo, sta per chiedermelo...

-È un uomo?-, sento nel suo tono di voce i quattordici punti di domanda che mette nella frase.

-Oh, sì, certo. Sai, proprio ieri sera mi ha chiesto di sposarlo.-, alzo gli occhi al cielo e uso un tono canzonatorio.

-Mapedavero?

-Ma second...-, cerco di farla ragionare, ma rinuncio. È particolarmente testarda. Quindi taglio corto con un: -No. Ora rispondi.

-Okay. Ehm. Io in realtà non faccio niente, mi lascio portare alla deriva dai pensieri. Quando ho finito le cose a cui pensare, arrivo a un punto in cui ho solo una cosa in testa. E di solito il problema è proprio quella cosa che rimane.

Consiglio saggio. Quindi devo stare tutto il pomeriggio sdraiata sul letto a lasciarmi condurre dai miei pensieri verso il vero problema. Ci metterò un sacco di tempo.

-'Kay. Grazie.

-Va bene... Ma lo sai che...?-, inizia Catia, ma so già dove vuole andare a parare.

-Sì. Zayn ha lasciato i One Direction. L'ho visto al Tg. IL TG.

Sono una specie di hater che non crea problemi ai directioner. Cioè, se ti piacciono, ascoltali. Non me ne può fregar di meno. Ma non farli ascoltare a me.

-Già... Non sarà mai più la stessa cosa.

Catia sembra seria. Scoppio a ridere. Poi me ne pento. Insomma, se uno dei Linkin lasciasse il gruppo come mi sentirei?

-Okay. Un giorno mi dirai qual'è il problema?

-È proprio questo il punto...-, dico.

-Devo andare a studiare-, mi fa Catia.

-Ci vediamo domani!

(Domani è sabato. Allelujah)

-Certo. Ciao!

Riattacco.

Mi sdraio sul letto e mi faccio portare alla deriva.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top