Capitolo 41
Le otto arrivano in fretta e proprio mentre mi sto rifacendo una doccia suona il campanello.
"Al diavolo. Ci penserà Tom."
Venti minuti dopo vado di sotto, con i pantaloni del pigiama e una maglietta a caso, i capelli semi asciutti lasciati sciolti.
Cat sta dialogando con Laura sul divano, presumo che oggi resterà anche a cena.
-Ehilá -, saluto le ragazze, e mi lascio cadere sul divano come un sacco di patate. Laura scoppia a ridere e Catia mi abbraccia come se non ci vedessimo da millenni.
-Cat, non ci vediamo da meno un giorno, non da dieci anni-, le mormoro.
Lei risponde solo dopo aver sciolto l'abbraccio.
-Sì ma quando sono felice abbraccio le persone-, fa. Ho come il sospetto che c'entri Alex.
-Laura, ti spiace rimanere qui sola con Tom?-, chiedo alla nostra ospite.
-Certo che no! Capisco che vogliate parlare da sole-, dice cordiale, e si alza per andare in cucina.
-Che ragazza gentile-, mormora poi Catia.
-Già.-, mormoro guardandola. -Su, vieni di sopra!-, mi alzo e le prendo la mano.
Ci sediamo sul letto (miracolosamente rifatto) e incrocio le gambe. -Voglio sapere tutto, da quando ci siamo salutate a venti minuti fa.
-Sono tante cose-, dice Cat.
-Ho tempo-, e mi stringo nelle spalle.
Catia sorride e scuote la testa, muovendo i suoi capelli biondi e colpendomi quasi. Schivo la coda di cavallo e rido.
-Okay, allora-, inizia, girandosi verso di me. -In pratica, verso l'una tu e l'altro eravate spariti.
Alzo gli occhi al cielo. Sento che non supereremo mai questa cosa dei nomi.
-E io ero con Ludo e Enri, che sono diventati stranamente amorosi.
Sorrido al ricordo del bacio rubato da Ludovica a Enrico.
-E stavamo parlando solo noi, perché Alex stava salutando la maggior parte degli invitati che iniziavano ad andarsene.-, a quel punto si scioglie i capelli e se li rilega. Il perché poi non lo so. Ma vabbè.
-Mi ricordo alla perfezione l'istante in cui tutti se ne sono andati e Alex ha detto che, se volevo, lui doveva portarmi a casa.
Accompagna quelle frasi con un gesto teatrale. Scoppio quasi a ridere.
-Quindi gli ho detto "Okay, andiamo", e lui mi ha preso la mano (mi ha preso la mano!), e mi ha portata alla sua macchina. C'è stato un momento tipo di imbarazzo, perché, ovvio, iniziare una conversazione è sempre problematico. Ha parlato lui per primo. Mi fa "Che musica ti piace?", e io dico "Boh, ho iniziato ad ascoltare da poco i Falling in Reverse", e lui "Ma davvero?", e bla bla bla.-, liquida il discorso con un gesto della mano.
Annuisco e le faccio cenno di andare avanti.
-L'ora è passata in fretta, abbiamo parlato di tutto e di più. È davvero un bravo ragazzo, simpatico e tutto.
-Woah, troppi complimenti-, la interrompo. -È successo qualcosa?
-Ci sto arrivando!-, dice Catia spazientita, poi continua: -In pratica poi siamo arrivati, e prima di scendere ci siamo scambiati i numeri di telefono. Mentre mettevo via il cellulare mi è caduto qualcosa dalla tasca, e mi sono chinata in avanti nello stesso momento in cui l'ha fatto lui, e beh... Eravamo tanto vicini, poi non so se sia una cosa sua tipo che è molto espansivo, o una cosa normale, sta di fatto che mi ha baciata. Sgrano gli occhi.
-Oddio. Oddio oddio! E tipo poi? E come? E cosa? Oddio, e com'era il bacio? Tipo e dopo come vi siete salutati?-, sparo una domanda dietro l'altra, curiosa e stupita come sono.
-È stato un bacio dolcissimo, ti giuro. Era... Delicato. Cioè, non so come descriverlo.
-Stampo?-, chiedo, cercando di immaginarmi la situazione.
-Subito sì-, mormora Cat, poi arrossisce lievemente.
-Oooooooh!-, mi alzo dal letto e improvviso un balletto, ridendo.
-Sei arrossita! In vent'anni che ti sto intorno non sei mai arrossita, neanche da ubriaca!-, le grido.
-Va bene! Smettila!-, mi urla la mia amica lanciandomi un cuscino dietro l'altro.
Non riesco a smettere di ridere, quindi mi siedo un attimo sul pavimento.
Catia è palesemente a disagio. -Scusa, è che vederti messa così per me è una cosa strana-, mormoro poi, la voce soffocata dalla mano che tengo davanti alla bocca. Stiamo in silenzio per un po'.
-E tu, invece?-, chiede dopo la mia amica. Speravo che se ne dimenticasse.
-Ho dormito bene, grazie-, le dico con un filo di sarcasmo.
-Simpatica. Intendo, quelle due volte che siete scomparsi. Perché?
È una domanda che non ha senso, ma le rispondo sinceramente, guardando il soffitto di camera mia.
-Dovevamo parlare. Mi ha detto...-, mi ricordo della sua storia passata con Lindsay. -Tante cose-, finisco.
-Ma cose belle o brutte?
-Cose bellissime, Cat-, sussurro, ricordandomi come mi aveva detto 'ti amo'. Catia non mi risponde subito.
-Mi ha detto che mi ama, Catia...
-Cosa?-, lei quasi grida.
-Ero messa più o meno come te, quando l'ha fatto.
-E tu? E tu? E tu? E tu?
-Io... Gliel'ho detto più tardi, perché dovevo pensare.
-Ma Teresa!-, dice Catia tutta contenta, venendomi incontro. Intanto mi alzo dal pavimento.
-È una cosa bellissima.-, poi mi stringe in uno dei suoi abbracci stritolatori.
-Lo so-, mormoro.
-E poi?-, chiede quando ci guardiamo in faccia.
Ecco, e poi...
-Beh-, dico, sgranando gli occhi.
Uno dei miei tanti difetti è che quando penso tendo a coprirmi la bocca con un pugno chiuso e a morderlo. Cerco di trovare una risposta intelligente.
-Dormire è un optional?-, chiede Catia inarcando un sopracciglio.
-No... tipo, infatti... già, sì, dormire. Ho dormito bene!-, riesco a dire infine.
-Immagino-, dice roteando gli occhi.
Io sorrido e porto una mano alla spalla di Cat.
-Andiamo a mangiare?-, chiedo poi, perché sto morendo di fame.
-Okay-, risponde. Ci avviamo di sotto.
-Ma Tom non ti fa delle domande?
-Oh, tesoro. Non se n'è dimenticato. Stasera probabilmente mi farà l'interrogatorio.
-È sempre stato come un papá.
-Già. Ma fa domande più compromettenti. Non voglio pensarci. Ho solo fame.
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