Capitolo 33

-Dici... Dici... Sul serio?

Non riesco a esprimermi in nessun modo, non può averlo detto davvero...

-Sì.-, mormora Jack, avvicinandosi sempre di più.

Cerco di interpretare le sue parole mentre uno strano calore mi sale allo stomaco. Vorrei dirgli qualcosa, ma sono paralizzata dal suo sguardo e dalla sua mano sulla mia guancia.

Incrocio le gambe e mi giro completamente verso di lui.

Stiamo così, a guardarci, in silenzio, senza dire nulla.

Io personalmente non riesco a pensare proprio a nulla, il mio subconscio è ammutolito completamente.

Non credo di riuscire a dire qualcosa, quindi mi sporgo in avanti e gli butto le braccia intorno al collo.

Cadiamo sul prato ridendo, Jack schiacciato sotto di me. Lui mi avvolge le braccia in vita, mentre io appoggio la mia fronte sulla sua.

-Non lo dici davvero-, sussurro poi.

-E invece sì.-, ribatte, e mentre parla sento le sue labbra che si muovono sulle mie. Sorrido.

-È passato così poco, Jack...

-Mi basta.

Mi stringe più forte.

-Mi basta perché una cosa così non mi è mai successa in quasi 27 anni di vita, e non ho mai provato un sentimento simile, e quindi ti amo.

Lo dice quasi con leggerezza, e la sua sincerità mi lascia senza parole.

Qui c'è così silenzio che si sente la musica che sta andando dall'altra parte del prato, ma non ci faccio molto caso.

Gli occhi di Jack sono magnifici come al solito. Mi sembrano così luminosi anche al buio.

Cosa dovrei dire adesso? Si aspetta qualcosa? Sinceramente, così vicina a lui non riesco a pensare a niente, ed è un mio punto debole che Jack conosce anche troppo bene.

Infatti sorride, perché deve aver visto il mio sguardo un po' scostante.

-Ehi, amore, tutto bene?-, mormora poi, quasi sarcastico.

-Per niente-, rispondo in un sussurro, perché la sua vicinanza e le sue recenti parole mi hanno totalmente spiazzata. Soprattutto le parole.

-Guarda che mi offendo...-, dice, e mette il broncio.

Sorrido, mi stacco un po' e gli metto le mani nei capelli. Sono morbidi come al solito.

-Tu sei...-, inizio, e mi perdo un attimo a guardarlo. È serio, ma un lieve sorriso gli curva le labbra. Accarezzo il suo bel viso.

-Sei...-, mi fermo un po' a cercare l'aggettivo giusto. Mi riavvicino quel tanto che basta a far sfiorare i nostri nasi.

-Perfetto-, finisco in un sussurro.

Mi sento in dovere di dare spiegazioni, quindi vado avanti, fissando i miei occhi nei suoi.

-Sei davvero... Tutto. Non... Non so come altro spiegarlo-, concludo un po' banalmente, ma è il meglio che posso fare.

Jack sta quasi ridendo, quindi mi affretto a dire: -È il meglio che posso tirare fuori, quindi...

-Teresa, è la cosa più carina che mi abbiano mai detto.-, lui ha un tono basso e dolce, combinazione strana ma efficace.

Mi rilasso di colpo, sento i muscoli distendersi e il cervello smettere di lavorare.

Poi mi chino e appoggio le mie labbra alle sue.

Questa volta è qualcosa di delicato e soffice. Un bacio a stampo, ma che vale più di tutti quelli che ci sono stati fin'ora.

C'è solo una piccola imperfezione: per quanto io mi sforzi, non riesco a dirgli che lo amo anch'io. Non so perché, non so come, ma c'è qualcosa che mi frena la lingua appena provo a parlargli.

-Prendetevi una stanza!-, sento che urla qualcuno.

Sospiro e cerco di alzarmi, controvoglia, per guardare chi è il coglione che ha gridato.

-Alex, davvero non hai di meglio da fare?-, chiede stanco Jack, ma è chiaro che stia scherzando.

-No, infatti sono qui.-, risponde sarcastico Alex.

Appoggio la mano sul petto di Jack e mi tiro su, cercando di togliere le pieghe alla maglietta e incrociando le braccia al petto.

-Sei un cagacazzo-, constata Jack, ancora sdraiato a terra, un braccio a coprire gli occhi. -Venite in piscina?-, chiede allegro Alex, lanciando gli occhi al cielo.

-Ooh-, lo interrompo io.

-Ma l'acqua non sarà fredda?-, chiedo poi con orrore.

Alex mi guarda, poi guarda Jack, poi sorride e si avvicina.

Indietreggio d'istinto. Ha in mente qualcosa.

-Alex, cosa hai intenzione di fa...

Mi interrompo quando un paio di braccia mi stringono la vita. Poco dopo, mi trovo sulla spalla di Jack, scalciando e tirandogli pugni sulla schiena.

-Ma dai!-, urlo, arrabbiata.

-Cosa stai facendo?!

Alex si sta scompisciando dalle risate.

-Divertente, eh?-, gli grido, dimenandomi a più non posso.

-Un giorno ci passerai anche tu!

Jack continua a procedere impassibile.

-Dai! Uffa!-, sono talmente disperata che inizio a ridere.

Un'illuminazione inquietante mi colpisce.

-No!-, urlo a un tratto, quando capisco cosa sta succedendo.

Infatti, Alex arriva pronto e mi toglie le scarpe, sempre ridendo.

-No no no no!

Per fortuna la piscina è sul lato sinistro della casa, così che nessuno possa vedere la mia umiliazione.

Faccio in tempo a trattenere il fiato che Jack mi butta in acqua.

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