Capitolo 26

Quando la campana dell'una suona, prendo un enorme spavento, concentrata come sono sulla molecola di acido oleico condensata all'alcol etilico. È una cosa semplice per i nostri livelli, ma quella molecola di cera mi crea grossi problemi se devo saponificarla.

Basta. Devo smettere di strapensare.

Cerco di capire se ho fame o no. Boh, non trovo la risposta, quindi compro comunque qualcosa al bar.

Quanta fila a quest'ora! Quando arrivo alla cassa per pagare il mio solito panino è già l'una e un quarto.

Mi avvio verso un tavolo qualsiasi. Per fortuna ce n'è uno libero.

Mi siedo. Giocherello con la bottiglia d'acqua, e quando sento un movimento sull'altra panca sussulto, perché mi sono persa nell'etichetta della bottiglia.

Alzo lo sguardo. Mi si annoda lo stomaco: è Jack.

-Ciao-, dice, come al solito.

-Ehi-, gli faccio, sorridendo, poi torno a guardare l'etichetta.

-Quella bottiglia è davvero più interessante di me?

-Non esattamente-, inizio, diplomatica.

-Sai, tu sei fatto al 70% di acqua. In teoria sto guardando cosa c'è dentro di te.

Jack inizia a ridere.

-Bella trovata, per una Farmacista.

-No, ti prego! Mi ricordi gli esami!

Sudo freddo solo a pensarci.

-Quando iniziano i tuoi?-, mi chiede interessato.

-15 giugno. Durano tre giorni. I tuoi?

-Il 13. Finisco il 16.

-Non hai ansia?

-No. Spero che arrivino in fretta. Non vedo l'ora di finire e trovarmi un lavoro serio-, alza gli occhi al cielo.

Contento lui. Io sono combattuta tra la voglia di lasciarmi tutto alle spalle e quella di rimanere in questa esatta situazione. Ho paura di quello che potrebbe succedere dopo. Intanto, guardo Jack. È rilassato, si vede dal modo in cui siede. Chissà se ha ripensato a quello che è successo. Io, sinceramente, non riesco a smettere di pensarci.

-Tutto bene? Ti vedo persa.-, mi chiede dopo un po'.

Gli rispondo sinceramente.

-Sì, stavo solo pensando.

Jack si china in avanti e appoggia la testa sul pugno, dopo aver messo il gomito sul tavolo.

-Ultimamente pensi sempre.-, osserva.

-Già.

-Posso chiederti a cosa?

-Sì che puoi.

-Allora dimmi, sono curioso.

Ci penso un attimo prima di parlare. Dovrei dirgli quello che provo veramente? Ho paura di quello che potrebbe rispondere. Ma vorrei farlo, tanto per vedere cosa dice poi.

Quindi mi decido.

-Credo che mi sto innamorando di te-, quasi sussurro, abbassando lo sguardo verso il tavolo.
Evviva la grammatica!, mi fa ironico il mio subconscio. Scuoto la testa.

Non ho tempo di pensare alla grammatica. Magari dopo.

Mentre penso a tutte le possibili reazioni che potrebbe avere Jack, alzo la testa verso di lui e lo guardo.

Sta sorridendo.

-Davvero?-, mi chiede poi, una scintilla negli occhi, mentre il suo sorriso prende una piega più tenera, più dolce.

-Credo proprio di sì-, ripeto.

Ci guardiamo un po', dopo lui mi dice una cosa che non mi sarei mai aspettata.

-Anche io.

Rimango a bocca aperta. Oddio, era proprio quello che speravo.

Lui continua: -Da quando quel giorno mi sono svegliato e ti ho vista lì, di fianco a me, mi accarezzavi i capelli.

Mi si stringe il cuore. Ce ne siamo accorti nello stesso istante. Mi sento più leggera di quanto non lo sia mai stata. Gli prendo la mano sul tavolo e gliela stringo.

Gli sorrido.

I suoi bellissimi occhi sono posati su di me, quando gli chiedo, tormentata dal dubbio: -Ma tu l'avevi già capito?

Il modo in cui ha sorriso prima me lo lascia presagire.

-No, ma... Lo speravo tanto.-, ammette, con un tono tranquillo, ma preso.

Intanto giocherello con le dita della sua mano. L'ho già detto che le sue mani sono stupende? Di solito gli uomini non ne hanno di così belle.

E stiamo così, in un silenzio complice, per un po'.

-Ti sei mai innamorata prima?-, mi chiede, di punto in bianco.

-No. Non credo proprio-, rispondo pronta. -E tu?-, sono interessata a chiederglielo.

Rimane muto, poi se ne esce con un secco: -No.

Sembra che mi stia nascondendo qualcosa. Decido di non indagare per adesso. Un giorno, però, lo scoprirò. Ne sono sicura.

**

Quel pomeriggio, il campanello suona.

Mi precipito ad aprire perché non aspetto nessuno e voglio vedere chi è.

Sono sorpresa di trovarmi Catia davanti... Con una maglietta dei Falling In Reverse?

La guardo stranita. Non le è mai piaciuto quel genere di musica.

La maglietta è uguale alla mia.

-Da quando ascolti questa musica?-, le chiedo, mentre lei entra in casa e cerca i telecomandi.

-Da circa due ore, quando ho visto il video di Just Like You e ho realizzato che Radke con quella camicia mi ispira cose molto violente.-, risponde trafelata mentre accende la tv e la sintonizza su Rock Tv. Uno dei miei canali preferiti.

Rido alla precedente affermazione della mia amica e al fatto che ci abbia messo solo due ore per trovare quella maglietta. Vengo distratta da Pino Scotto che annuncia a gran voce: -I biglietti per il Rock in Roma del 6 settembre sono quasi terminati! Affrettatevi a trovare il vostro su TicketOne per assistere alla performance Live dei grandi Linkin Park.

Corro davanti alla TV. Cosa? Non può essere!

-Roma? Linkin Park? 6 settembre? Concerto?-, mormoro, sotto shock.

-Esatto! Muoviamoci a ordinarli! Su, cosa aspetti? Vieni!-, e mi trascina di peso su per le scale in camera mia, per accendere il PC.

Non ci credo. Non posso crederci! Devo assolutamente andarci!

-Chiamo Tom-, mormoro, mentre Catia entra su internet.

Compongo in fretta il numero di mio fratello, che dopo cinque squilli risponde.

-Dimmi.

Prendo fiato.

-Linkin Park, 6 settembre, Roma. Concerto, biglietti. ADESSO.

-Ordinali subito!-, mi urla Tom all'orecchio, senza esitare.

-Lo stiamo facendo! Uso i tuoi dati o i miei? 

-Usa i miei! Non m'importa! Come vuoi!

Rido. Sì, è agitato come me. Poi mi viene in mente che anche a Jack piacciono.                                                                  Penso un attimo prima di dire -Okay- a Tom e riattaccare. Poi, ingoiando l'agitazione cerco il numero di Jack in rubrica e lo chiamo. Catia intanto sta facendo il login su TicketOne.

-Pronto?-, sento una voce che mi desta dai miei sogni ad occhi aperti.

-Pronto-, rispondo, con un tono da persona molto emozionata.

-Cosa succede, Ter?-, mi chiede lui. Oh, ha una così bella voce anche al telefono.

-Vuoi venire al concerto dei Linkin Park il sei settem...-LINKIN PARK? CONCERTO?-, sento, all'altro capo del telefono.

Ci sono delle persone messe come me, evviva!

-Sì! Stiamo comprando i biglietti. Ci sarai?

-Certo. Prendili insieme, così saremo vicini. Dimmi il prezzo, così giovedì ti porto i soldi.-, sento Jack che sta per iperventilare, anche se cerca di dimostrarsi tranquillo.

Quindi vado verso il computer e noto che sono 50 euro di entrata, più otto di tasse.

-Tipo sessanta euro-, faccio poi.

-Okay. Grazie! Cristo, non ci credo che tornano il secondo anno di fila. Non ci credo neanche io. Sorrido. Jack ha una voce così tenera quando si emoziona.

Mi siedo sul letto, perché mi accorgo di stare camminando avanti e indietro furiosamente per la stanza.

Poi mi sdraio, perché sto più comoda così.

-Chi verrà con noi?-, mi chiede Jack.

-Ci saremo io, te, Catia e Tommaso.

-Esatto, baby-, mi urla Catia dalla sua postazione.

Scoppio in una grassa risata.

-Pensavo che a lei non piacesse questa musica.-, mi fa, pensieroso.

-Oh, i Linkin piacciono a tutti. Non preoccuparti.-, dico sincera. Insomma, dai, se trovo una persona a cui non piace 'Numb' la iscrivo ai Guinness World Records.

-Ter!-, mi urla Catia.

-Ho fatto! Sto stampando. Quattro posti! Siamo nel prato all'ippodromo.

Non mi ricordo di aver mai provato tanta gioia in vita mia.

Rivedrò i miei idoli tra sei mesi esatti. 

Ho gli occhi lucidi. Sospiro.

Intanto, sono ancora in linea con Jack.

-Quindi... Ci vediamo giovedì-, mormoro, a un tratto imbarazzata, e non so neanche perché. -Certo, piccola.-, ribatte, facendomi sorridere.

Nessuno riattacca, quindi inizio a ridere e mi giro su un fianco.

-Riattacca tu-, mi fa lui, assecondandomi, con un tono falsamente dolce. Sto morendo dal ridere.

-No, tu-, faccio poi, quando mi sono un po' calmata.

Anche Jack sta ridendo.

Anche quando smettiamo, restiamo in silenzio, ma non chiudiamo la chiamata. È come uno spazio segreto tra noi due. Poi dice: -Vorrei che tornassi qui, sai? La mia stanza sembra vuota, adesso.

Mi si annoda lo stomaco e mi immagino Jack sdraiato sul letto come me, tra quelle coperte colorate, nella sua camera tappezzata di poster. 

-Anche... Anche a me... Piacerebbe essere lì con te-, dico un po' esitante.

Poi controllo Cat, sperando che non abbia sentito, e tiro un sospiro di sollievo quando la vedo intenta a stonare sulle note di Crawling, mentre guarda il video su YouTube.

*scusate il ritardo ma ho avuto problemi di internet comunque grazie delle visual e dei voti e dei commenti. Vi voglio bene ❤*

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