Capitolo 25
La sveglia suona e ho una gran voglia di buttarla giù dalla finestra per poi passarci sopra con tutto il mio peso.
Sono le 8.25 e il mio subconscio è ancora al sogno che ho appena fatto: una sala di specchi. Quando ho rotto uno degli specchi, mi sono svegliata.
Sono turbata dal mio buonumore, non sono praticamente mai così contenta alla mattina, ma ne approfitto per alzarmi dal letto e vestirmi in pochi minuti.
Mi metto i pantaloni neri, quelli strappati, e una maglietta dei Falling In Reverse che mi arriva a circa metà coscia. I capelli possono andare così. Li lascio sciolti.
Cammino per andare di sotto ma mentre lo faccio mi sorprendo della leggerezza con cui lo faccio.
Okay, basta. Mi sento Heidi.
Cerco di ritrovare il mio solito umore, perché questa felicità mi disorienta. Mi sento a disagio mentre mi metto gli occhiali da sole e esco di casa con il sorriso sulla faccia.
Mi metto le cuffie e lascio partire Do it Together dei We are The Ocean. Il volume è assordante, ma così va bene.
Salgo in autobus e cerco il posto dietro Catia. Tento di raggiungerlo, ma lei mi ferma.
Perché?, mi chiedo mentalmente.
Mi tolgo una cuffia. Mi sta fissando, quasi spaventata.
Inarco un sopracciglio.
L'autobus parte e io sono ancora lì in piedi.
Catia apre bocca.
-Ma tu... Stai sorridendo.
Ne sembra sconcertata. Mi tocco la faccia e rilasso la mascella. Già, stavo proprio sorridendo.
-Sì...?-, riesco a liberarmi e a sedermi dietro di lei.
Mentre appoggio il ginocchio al sedile di fronte, mi trovo la mia amica seduta di fianco, un'espressione curiosa sulla faccia. Oh no, penso tra me e me.
Non la scampo facilmente stavolta.
-Ti conosco da quasi ventiquattro anni-, esordisce lei, -e non ti ho mai vista sorridere alla mattina presto.
Annuisco. Ha ragione.
-Perciò...
-I casi sono due-, mi interrompe.
-O hai vinto la lotteria, o è successo qualcosa di significativo.
Che mente acuta, penso con sarcasmo.
-Vincere la lotteria non si può racchiudere nella cerchia delle cose significative?-, tento di sviare, asciugandomi le mani sudate sui pantaloni.
-Sai cosa intendo. Non cambiare argomento!
Deglutisco.
-Cosa vuoi sapere di preciso, Cat?-, faccio, quasi spazientita, ma so che lei ha sempre avuto quel carattere un po' invadente. Le sorrido con affetto.
-Non so, inizia col dirmi perché domenica non hai risposto al telefono. E neanche ieri!-, mi dice, e incrocia le braccia al petto con aria offesa.
-Inizio da domenica o lunedì?
-Da domenica, dato che ti ho chiamata circa ventiquattro volte dalle quattro alle otto per Biologia e non hai risposto.
Sbarro gli occhi. Credo di arrossire.
Rimango muta per un po'. Non so da dove cominciare.
-Sei rossa come un peperone, Ter. Hai caldo?
Sospetti confermati. Tossisco.
-No, no, è che...-, non so cosa dire, quindi le faccio semplicemente, con tono stanco: -Hai un tempismo di merda, Cat.
-Perché?-, sembra sinceramente offesa.
Continuo a guardarla, neutra.
Dopo un po' sembra illuminarsi.
-Eri con Jack?-, mi chiede sottovoce, come se avesse paura che qualcuno potesse sentirci.
-Esatto-, le faccio, sempre sottovoce, con un'aria mistica.
-Ma perché non sentivi il telefono?
È più ottusa di quello che sembra.
-L'avevo spento-, sussurro.
Spero che capisca senza che io dica altro.
-Tu non spegni mai il telefono...
Nei suoi occhi scorre un lampo di consapevolezza.
-Eravate soli?
-...Sì...?-, si aspettava che fossimo in gruppo per caso?
Aggrotta la fronte.
-Ti ha invitata a uscire e non me l'hai detto? Troia!-, e poi scoppia a ridere.
Rido con lei.
-Dove ti ha portata?-, mi fa curiosa.
-In realtà da nessuna parte. Siamo stati a casa sua.-, dico sincera.
Intanto cambio canzone: mi va di ascoltare Leave out all the Rest dei Linkin. Catia è muta.
-Mi ha fatto sentire una canzone che ha scritto lui...
Al ricordo sorrido. Vorrei riascoltarla ancora una volta.
-Ed è durata quattro ore quella canzone?-, mi fa sarcastica.
Qui ci sta proprio un bel facepalm.
-Insomma Catia, abbiamo anche un po' parlato-, faccio scocciata, e mi metto a guardare fuori dal finestrino.
-E cosa vi siete detti?
Rido per l'esasperazione.
-In particolare, niente. Musica e libri più che altro. Ha la camera tappezzata di poster di band che mi piacciono, quindi ne abbiamo discuss...
-Wait.-, fa un segno con la mano e chiude gli occhi.
Trattengo un verso di desolazione.
-Cosa c'è?
-Mi stai dicendo che hai visto la sua camera.
-No! L'ho sognata! Ma Cat-, rido.
-È ovvio, no?
Lei mi guarda a occhi sbarrati.
-Che c'è adesso?!
-Sei andata a letto con lui!
Faccio finta di niente, ma un maledetto rossore rivelatore mi si diffonde sulle guance. Come l'ha capito?, mi chiedo.
-Trevidi-, mi fa Cat, sorpresa.
Mi giro dall'altra parte, le labbra strette in un'espressione da 'salvatemi dalla mia amica'.
Guardo fisso davanti a me per un po'.
-E beh?-, mi chiede la mia amica dopo.
Inarco un sopracciglio e la guardo. "Cosa c'è?"
-Non mi racconti niente?-, mi dice, con un grosso sorriso sulle labbra.
Inizio a ridere, è inevitabile.
-Com'è stato?
Ci penso per un po'. Trovo un aggettivo per descrivere sia Jack che il resto.
-Dolce.-, ammetto poi.
-Già-, faccio dopo, un po' più convinta Catia è muta.
-Wow.
-Già-, ripeto.
Cat mi abbraccia.
-Promettimi che se qualcosa non va me lo dici, okay?-, mi fa premurosa.
Ancora. Ma cos'è questa storia? Sono già tre persone che me lo dicono in una settimana!
-Okay-, le rispondo, ricambiando l'abbraccio.
*scusate se è un po' noioso*
-veri
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