Capitolo 10

Quando arrivo a scuola, il piazzale è deserto. Perché solo chi segue Farmacia inizia alle otto? Che strazio!

Mi avvio con passo strascicato all'entrata, con le musica al massimo ma con una sola cuffia addosso. Così posso sentire il resto.

Sto pensando a cosa pensare.

In realtà, con la testa sono ancora a sabato sera, quando ho preso la mano a Jack e lui ha ricambiato la stretta.

Ho in mente il suo sorriso, i suoi occhi. Così magnetici eppure distanti. Ho intenzione di scoprire cosa vi si cela dietro.

Ammetto di aver pensato per un'ora a come reagirei se lo incontrassi, ma non lo incontro, e il problema è risolto. Entro in aula con il mio caffè in mano e stacco le cuffie. Inizia la lezione e comincio a prendere appunti sul riassunto di come fare la sintesi di una proteina. Le quattro ore, miracolosamente, passano veloci. Ho una gran voglia di cibo, quindi vado al bar e compro una pizza e un'acqua frizzante.

Il cellulare vibra.

Mentre prendo la bottiglietta, lo tiro fuori dalla tasca e guardo il messaggio.
Spero di aver beccato l'orario della tua pausa pranzo.
ps. Mi manchi :(

Jack

Una faccina? È per sdrammatizzare.

Il punto sarebbe stato troppo drastico.

Sorrido alla sua dolcezza e gli rispondo.
Beccata in pieno.
ps. Anche tu.
pps. Come mai non ci sei?

La risposta arriva dopo un paio di minuti.
Oggi non ho lezione, e mi sono svegliato un'ora fa. :)

Che invidia.
Vorrei essere al tuo posto. Io mi sono svegliata alle 6 e mezza.

Anch'io vorrei essere al mio posto, con te che
mi tieni la mano.

Cos? Perché mi scrive queste cose? Mi fa passare la fame e mi fa venire voglia di uscire e andarlo a cercare.

E poi, io non mi sarei mai azzardata a scrivere quella cosa... Ma mi fa un certo piacere sentirglielo dire.
Vorrei un tuo abbraccio.

Ho scritto senza pensare. Ho scritto senza pensare! Le mie dita sono diventate autonome!

Spero di fare in tempo a cancellarlo!

-Merda.- inviato.

Tamburello con le dita sul tavolo mentre aspetto la risposta di Jack.
Aspettavo solo che lo dicessi...

I casi sono tre: o ci è rimasto talmente male da esserne perplesso e sviare col sarcasmo, o sta scherzando, o lo aspettava davvero. Spero l'ultima, ma glielo chiedo per sicurezza. Ironia?

La risposta non tarda.
No. Mai stato meno ironico.

Oh, bene. No, aspetta: come 'oh, bene'? Non è per niente bene. Io l'abbraccio lo voglio adesso.
Aspettati una chiamata oggi. Adesso devo andare. A più tardi, piccola.

'A più tardi piccola'?

Allarme Christian Grey! Oddio, l'ha detto davvero!

Rimango talmente sorpresa che fisso il telefono senza trovare una risposta coerente con la situazione.

Lentamente lo appoggio e mordo la pizza. Mangio qualcosina, ma non ho molto appetito.

Sto ancora pensando a cosa dirgli quando suona la campana dell'una. Non voglio lasciare la chat in sospeso, quindi opto per un rapido 'Aspetto con ansia' in stile 50sdg.

Mi sento bene quando entro in aula. Il cellulare vibra, ma lo ignoro per un attimo. Poi non ce la faccio, e all'una e cinque controllo.
Anche io.

Sento quasi un sorriso pigro che si fa largo sul suo volto. La cosa mi distrae molto, quindi metto via il cellulare e inizio a seguire la lezione di Farmacia.

                                                         

Sono le tre meno cinque. Il prof ha finito, quindi ci lascia uscire. Non ho il tempo neanche di mettermi le cuffie che mi arriva un messaggio.   
Esci e guarda a destra.

Jack

Il cuore mi arriva in gola. Perché proprio a destra?

Veloce, faccio come ha scritto. Esco fuori e guardo a des...

-Ciao.

Subito mi spavento, poi sorrido. È qui.

-Ciao-, gli faccio di rimando.

Ci guardiamo per un po', finché lui, con fare scherzoso (e adorabile), allarga le braccia e piega le gambe di un poco. Vado verso di lui e gli avvolgo le braccia intorno al collo. Lui mi stringe sulla vita.

Che bella sensazione. Ho la guancia    sulla sua spalla, sento il profumo che ho cercato di descrivere poche sere fa: è diverso dai soliti profumi, è qualcosa di particolare, oserei dire personale.

-Come stai?-, mi chiede.

-Meglio di prima.

Sento il suo sorriso sui miei capelli.

-Come mai qui?-, chiedo, perché in teoria sarebbe la sua giornata vuota.

-Ero in città, e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere non prendere l'autobus oggi.

E ha pensato bene. Ci mancava solo un'altra ora di autobus.

Siamo ancora abbracciati. Decido di levarmi, o rimarrei ancora per troppo.

Guardo Jack. Oggi indossa un paio di jeans e una maglietta grigia.

-Ma non hai freddo?-, gli chiedo.

-Nah. Comunque-, inizia, prendendomi a braccetto.

Inizio a ridere. Poi lo seguo.

-Mi concedi l'onore di riportarti a casa?-, mi chiede, con un tono scherzoso.

-E me lo chiedi anche?-, faccio, perché è ovvio che preferisco che lui mi accompagni piuttosto che prendere l'autobus.

-Certo. Io sono un gentiluomo.

Rivolgo lo sguardo verso Jack. Vedendo la sua espressione seria e trionfante, mi viene da ridere.

-Ah, se lo dici tu-, faccio poi.

Quando arriviamo in prossimitá della macchina, tira fuori le chiavi e la apre, dopodiché mi apre la portiera del posto del passeggero.

-Dopo di lei, Miss-, mi dice, con uno strano accento e un gesto della mano che imita quello dei maggiordomi.

Rido e salgo. Mi richiude la porta. C'è un buon profumo di incenso, è piacevole ma non insistente.

-Quindi-, Jack entra in macchina e si chiude dietro la portiera.

Mi guarda.

-Quindi...-, gli faccio eco io.

-"Forse Quindi sarà il nostro sempre"-, risponde, citando Colpa delle stelle.

-Non ci credo, l'hai letto davvero?-, faccio, perché è un libro che merita davvero, mi piace molto.

-Certo. Mi ha obbligato la mia sorellina, e ti dirò di più: ho visto anche il film.

Mette in moto e usciamo dal parcheggio.

-È un bel libro. Anche se preferisco Città di Carta.

-Anche io! Wow, non pensavo ti piacesse questo genere di cose.

Sono stupita. Almeno adesso ho qualcuno con cui sclerarci sopra.

Lui sorride mentre cambia la marcia.

Nel frattempo io lo guardo. Ha un profilo praticamente perfetto.

-Già. Beh, io non pensavo ti piacesse quel tipo di musica. Sembravi più Delicata. Ti facevo più da Ariana Grande.

Sta facendo riferimento alla mia canottiera.

-Non riesco a compatirla. Odio quel genere di musica. Bleah. Catia detesta il rock, invece. Che tristezza.

Scuoto la testa.

-Davvero? Ma che delusione-, fa con tono sarcastico.

Gli tiro un pugno sul braccio e gli dico: -Non prendermi in giro!-, ma sto ridendo, e il pugno sembra non avergli fatto niente. Quindi ride anche lui.

-Non lo farei mai, signorina.

Mi posa la mano destra sulla gamba, in modo che possa prenderla. Tanto siamo in tangenziale, non c'è bisogno di tenere il cambio.

Intreccio le dita alle sue e mi godo la sensazione di benessere che mi da.

È un viaggio piacevole e tranquillo, e parliamo tutto il tempo.

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