Something in Her

Trama:
In questa One-Shot racconteró in modo fantasioso una serie di incontri avvenuti fra George Weasley e Alicia Spinnett, avvenuti in occasioni differenti ma tutte in qualche modo accomunate. Il primo sarà il più importante, per questo risulta essere il più lungo.
Spero vi piaccia, buona lettura

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Hogwarts, Febbraio 1990

George Weasley si lasció alle spalle la porta dell'Infermeria emettendo un lungo e penetrante sospiro rassegnato. "Tuo fratello deve riposare, lascialo in pace e dedicati ad un passatempo tranquillo e poco distruttivo" Si era raccomandata poco prima, Madame Pomefrey, accompagnandolo sulla soglia ed assicurandosi personalmente che non sgattaiolasse nuovamente all'interno.
Putroppo, George non era un tipo particolarmente avvezzo ai passatempi tranquilli. Al contrario, poteva essere considerato, assieme al suo inseparabile fratello, l'antitesi vivente della tranquillità, della calma e di quei passatempi poco distruttivi, che tanto disdegnava.
Per quel che riguardava l'aspetto fisico, avrebbe potuto definirsi una persona originale: alto per i suoi dodici anni, fornito di una zazzera color rosso fiamma e di una quantità indefinita di lentiggini, sparse quì e là sul suo viso allegro. Certo era che nessuno dei suoi conoscenti avrebbe mai potuto definire George Weasley unico, per lo meno nell'aspetto, dato che quel primo di Aprile di dodici anni prima era venuto alla luce assieme ad un gemello in tutto e per tutto identico a lui.
Il suo gemello si chiamava Fred ed, apparentemente, non possedeva alcun elemento a contraddistinguerlo da George; possedeva caratteristiche fisiche analoghe a quelle del fratello ed un carattere allegro, gioviale, ironico e dotato di una naturale inclinazione verso i guai. Guai che, quella volta, erano riusciti a procurare, ad entrambi gemelli, ben più della solita perdita di punti per la Casa di Grifondoro e di una semplice punizione da parte della loro CapoCasa, l'inflessibile professoressa McGonnall. La diagnosi aveva parlato chiaro: la caviglia di Fred aveva subito una distorsione. "Per forza!" Aveva esclamato il malcapitato "Quando tenti di saltare da una scopa in volo ad un'altra e l'atterraggio non va come avevi programmato, puó succedere. Rischi che sai di dover correre, nel nostro mestiere" George si era limitato ad annuire, senza troppa convinzione, e ad accordarsi sulla data del successivo tentativo di equilibrismo ad alta quota.
Aveva passato l'intero sabato pomeriggio a far compagnia a Fred, progettando una lunga serie di birichinate più o meno dannose all'aspetto complessivo del castello di Hogwarts ed ora, proprio durante la messa a punto di un piano ben congegnato, Madame Pomefrey aveva stabilito senza mezzi termini che il suo unico paziente necessitava riposo.
Rimuginando sul pessimo tempismo dell'infermiera, George, si incamminó a grandi falcate lungo il corridoio, deserto se non per una gran quantità di ritratti animati intento nei propri dibattiti sulle migliori tecniche di evocazione di un Incanto Patronus corporeo. George, al momento, non era per niente interessato ad alcun tipo di incantesimo ma, anzi, si domandava ripetutamente come avrebbe passato il resto del fine settimana senza la presenza del gemello, senza riuscire a trovare alcuna risposta che non comprendesse esplosioni o potenziali feriti. Avrebbe potuto allenarsi con il Quidditch, se non gli fosse stato vietato di avvicinarsi ad una scopa per due settimane, oppure avrebbe potuto fare rifornimento di materiale per malandrinate all'Emporio di scherzi di Zonko, utlizzando un certo passaggio segreto che imboccava un sentiero al di sotto di Hogwarts, ma senza Fred non si sarebbe divertito allo stesso modo.
Sospiró nuovamente e frugó all'interno della propria tasca destra, alla ricerca di un potenziale oggetto con cui svagarsi. Vi trovó alcuni involucri umidi di Cioccorane, la propria bacchetta ed una consunta pergamena apparentemente priva di iscrizioni. Estrasse la suddetta pergamena con fare annoiato assieme alla bacchetta, posizionó quest'ultima al di sopra di quel foglio, che pareva essere prossimo alla rottamazione, e pronunció: "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!". Nel punto in cui la sua bacchetta aveva sfiorato la pergamena, iniziarono a ramificarsi intrecci di lettere ad inchiostro verde, scritte a caratteri eleganti, che finirono per invadere l'intero foglio, senza tralasciare neppure un angolo: un pianta ben dettagliata di ogni luogo del castello, con l'aggiunta di un qualche incantesimo che per metteva di monitorare gli spostamenti di chiunque vi fosse all'interno. Non aveva bisogno di leggere i nomi di quelli che dovevano aver dato fondo alle loro energie pur di stilare il prezioso artefatto, ormai conosceva alla perfezione i mitici Moony, Wormtail, Padfoot e Prongs. Si chiese chi fossero, che vita conducessero, se fossero ancora in vita e, sopratutto, se si fossero mai trovati in una situazione simile alla sua. Dovevano pur essere consapevoli dei rischi che era possibile correre in un mestiere difficoltoso ma necessario, quale l'essere un Malandrino e inoltre, quasi certamente, dovevano essere -oppure essere stati- molto uniti fra loro, di questo George era assolutamente sicuro.
"Che cosa avresti fatto se tuo fratello fosse stato in Infermeria e tu fossi stato costretto a restare separato da lui per qualche giorno, eh Prongs?" Quello pseudonimo lo aveva colpito dal primo momento in cui aveva posato gli occhi sulla preziosa Mappa e, più o meno inconsciamente, da quel momento Prongs era diventato il suo ispiratore, quasi come una sorta di entità superiore con la quale confrontarsi in caso di bisogno. Anche a Fred era successo, ma a colpirlo era stato lo pseudonimo di Padfoot.
"Avrei cominciato a parlare agli oggetti inanimati, come stai facendo tu al momento, e a quel punto l'Infermiera non avrebbe avuto altra scelta se non portarmi da lui, non è così Weasley?"
George sussultó: o stava delirando oppure la Mappa gli aveva appena risposto con un certo sarcasmo. In sua presenza, la Mappa non aveva mai detto alcunchè. Che fosse stato destinato a compiere grandi imprese in vece dei fondatori dell'oggetto? No, non era possibile, ad aver parlato era stata una voce femminile e Prongs non poteva essere stato una ragazza. O invece poteva? La risposta a questa domanda arrivó qualche anno dopo, ma questa è un'altra storia che meriterebbe più di qualche parola, inoltre George non ebbe il tempo per rifletterci sù, si limitó a sollevare lo sguardo e a perdere la concentrazione in un paio di occhi azzurro chiaro che lo squadravano divertiti. Conosceva bene quegli occhi ed anche la sua proprietaria.
Ma i conti ancora non tornavano: com'era possibile che Alicia fosse improvvisamente apparsa nel corridoio senza produrre il più minino suono? Alicia, quella Alicia, la ragazza più goffa ed imbranata del loro anno, ora lo squardava dal basso verso l'alto con un pericoloso luccichío a percorrerle lo sguardo.
Alicia Spinnett era una sua compagna di Grifondoro, giocava nel ruolo di Cacciatrice nella squadra di Quidditch della sopracitata Casa e frequentava assieme a lui ogni lezione. Aveva dei capelli biondo chiaro costantemente raccolti in una coda molto alta e un paio di occhi vigili e attenti. La sua imbranataggine sulla terra ferma la compensava perfettamente con il suo innato talento per il volo sui manici di scopa, tanto era brava nel Quidditch da essere stata selezionata per la squadra già al secondo anno. Piuttosto bassa e minuta, non era una ragazza particolarmente attraente dal punto di vista estetico, nè tantomento da quello caratteriale, a quanto George ne sapesse. Non che fossero in gran confidenza, le loro conversazioni si limitavano ad una fredda cortesia nei cenni di saluto. Quella era in assoluto la prima volta in cui udiva la voce di Alicia assumere un tono sarcastico. Decisamente doveva ribattere, non poteva star lì a fissarla in attesa che accadesse un qualche strano avvenimento ad obbligarla a farle cambiare strada.
"Potrei anche farlo, Spinnett, ma so bene quanto ti devasterebbe la mia assenza dalla nostra Sala Comune" Rise George riponendo la Mappa al sicuro nella tasca destra e scrutando la sarcastica Cacciatrice dritta negli occhi, nei quali gli fu impossibile ritrovare i propri, a causa della tonalità pressocchè identica.
Alicia inarcó un sopracciglio in segno di disappunto "Certo, continua a sperarci, George, continua a sperarci e magari un giorno, molto lontano, sarà così" Pronosticó ridendo di gusto. Aveva una risata cristallina, una risata così pura, così vera, da risultare piacevole a chiunque avesse la fortuna di udirla. Chiunque, eccetto George. Perchè George si era preoccupato molto più di come avesse fatto, una ragazza che gli era poco più che una sconosciuta, a distinguerlo dal fratello gemello. La questione era seria: nessuno li aveva mai distinti, persino i loro familiari faticavano a definire chi fosse chi! Avrebbe potuto mandare in fumo tutti i loro progetti futuri e lui doveva assolutamente venire a capo della situazione. Poteva essersi trattato di un semplice colpo di fortuna così come Alicia poteva possedere delle qualità memoniche fuori dal comune, in qualuque caso, lui era tenuto a saperlo. Decise di chiederglielo direttamente, senza preamboli "Come hai fatto a capire chi foss..." Si interruppe all'improvviso. Il corridoio del quinto piano era nuovamente deserto. Così come era apparsa, Alicia Spinnett, era sparita. Nel più assoluto silenzio.
C'era qualcosa, in quella ragazza, che lo incuriosiva, qualcosa in lei che lo faceva a suo agio, che lo faceva sentire completo, esattamente come i momenti in cui era con Fred. Peró con lei la sensazione era differente. Ecco come si sentì dopo quella chiacchierata: differente.

Hogwarts, Dicembre 1993

"Questa scena l'ho già vissuta" Pensó George Weasley, di anni sedici, nel primo pomeriggio di un nevoso giorno di Dicembre.
La Sala Comune di Grifondoro era totalmente deserta. L'unico suono udibile era il crepitío sommesso del fuoco all'interno del camino. In quel momento, peró, George era l'unico a godere del magnifico tepore emanato dalle fiamme, le quali, danzando fra i ceppi, proiettavano ombre scure e stravaganti sul suo viso. La sua mente accavallava pensieri confusi, come spesso accadeva nei rari momenti in cui Fred non era assieme a lui. La sua assenza gli pesava moltissimo, anche se difficilmente lo avrebbe ammesso, specie in presenza di suo fratello minore Ron o peggio dell'ultima nata della famiglia Weasley, Ginny.
Eppure, nell'ultima settimana, Fred aveva mancato più d'una delle loro riunioni assieme al loro fedele amico e compagno di corso nonchè di avventure, Lee Jordan, preferendo trascorrere le sue giornate in compagnia della bella Angelina Johnson, una ragazza dalla pelle ambrata per la quale aveva preso una cotta e con cui aveva intenzione di partecipare al natalizio Ballo del Ceppo, organizzato in occasione del tanto atteso Torneo Tremaghi.
Non che George fosse geloso della nuova relazione del gemello, assolutamente no, che uscisse con chi più fosse di suo gradimento, la sua unica perplessitá riguardava il fatto che egli stesse trascurando i loro impegni in qualitá di creatori, primi ispiratori e primi referenti di materiale per scherzi Tiri Vispi Weasley, dando la precedenza ad una infatuazione probabilmente passeggera che non avrebbe persistito per più di una o due altre settimane al massimo. La cosa non aveva alcun senso: perchè trascurare i possibili guadagni, di cui la loro famiglia aveva un così disperato bisogno, per trascorrere qualche ora a baciare una ragazza? Questo, George, non lo comprendeva per niente.
Fissó il fuoco con attenzione, quasi si aspettasse una valida risposta da parte sua.
L'improvviso richiamo da parte di una ben nota voce lo fece sobbalzare. Si voltó di scatto ed estrasse la bacchetta
"Come mai tutto solo, Georgie?"
"Ali? Mi hai spaventato, sei una vera..."
"Sì, sono molte cose, io. Ma pare che da oggi io sia anche la tua Ali. Da quando mi chiami Ali?"
"Da quando mi chiami Georgie?"
"Touchè"
Si osservarono per qualche minuto, studiandosi a vicenda: entrambi, ormai, avevano notato di esser finiti una seconda volta in una situazione simile ad una già vissuta in precedenza ed entrambi si domandavano se l'altro non ne avesse in qualche modo premeditato l'avvento. Fu George a prendere parola per primo, deciso com'era a scoprire le intenzioni della ragazza, non senza l'uso di una certa ironia, s'intende "Allora, Spinnett, immagino che tu non abbia ancora ricevuto alcun invito al Ballo del Ceppo e che, quindi, tu sia qui per supplicarmi di invitarti, non è così? " Chiese intrecciando le braccia dietro la schiena ed inscenando una camminata indagatrice. Alicia parve turbarsi all'udire tale domanda, quasi come se il ragazzo dai capelli rossi avesse toccato un nervo scoperto, ciononostante tentó di apparire distaccata "Per tua informazione io ho già un invito, al contrario di te che vai in giro elemosinando una compagna per il ballo, perció grazie ma no grazie. E, inoltre, io non accetteri un tuo invito nemmeno per accompagnarmi fino in Sala Grande" Ruotó su sè stessa, le piccole mani guantate serrate in due pugni stretti, e si avvió verso l'ala femminile pestando rumorosamente i piedi e borbottando fra sè frasi di cui George non comprese il significato. Ebbe solo il tempo di urlarle "Aspetta! Non andare!" Prima di veder sparire la sua bionda coda oltre la scala a chiocciola che conduceva ai dormitori femminili.
Una sensazione particolare gli invase lo stomaco. Perchè l'aveva trattata così? Infondo, molto infondo, gli era simpatica quella ragazza eternamente piccola di statura e dall'imbattibile battuta pronta. In effetti, a pensarci bene, vi erano parecchie rassomiglianze fra i loro caratteri: entrambi erano spontanei, ironici, diretti. Certo, forse non erano tanto intimi da poter condividere confidenze, speranze, gioie e dolori ma restava pur sempre una sua amica. E inoltre, forse, quella biondina dagli occhi vispi era davvero la sua Ali, quindi perchè non passare del tempo con lei? Perchè non invitarla ad accompagnarlo al Ballo del Ceppo? Avrebbero anche potuto divertirsi assieme, in un modo interamente loro.
George fu seriamente tentato di chiedere ad Angelina, la quale apparve nella Sala Comune esattamente in quel momento, di riferirle il suo sincero pentimento, le sue scuse, il suo invito al ballo, ma a cosa sarebbe servito? Alicia aveva già un compagno e pareva esserne ben contenta. Non aveva forse detto che non avrebbe mai accettato un suo invito ad un qualunque evento? Sì, lo aveva detto, e questo, a George, era pesato più di quanto avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere.

Hogwarts, Maggio 1998

Pianti.
Attorno a lui, la gioia e il dolore piangevano allo stesso modo. Parecchie sagome indistinte erano adagiate sul freddo pavimento in marmo della Sala Grande, o almeno di quella che era stata la Sala Grande. Fra quelle sagome ne spiccava una identica al ragazzo disteso al capezzale di essa, quasi quest'ultimo stesse specchiandosi in uno specchio adagiato sul pavimento. C'era chi prestava soccorso agli innumerevoli feriti, chi semplicemente porgeva la propria spalla pur di dare conforto a chi, come lui, aveva subito una perdita, chi stringeva in abbracci gioiosi chiunque incontrasse, persino gli sconosciuti. Ma per George, in quegli istanti, il mondo intero pareva essersi dissolto in un fremito d'energia, in quegli istanti, esistavano solo lui e Fred.
Fred. Fred che non avrebbe mai più scherzato assieme a lui, Fred che non lo avrebbe mai più chiamato 'Georgie', Fred che non avrebbe mai più fatto uscire dai gangheri la loro madre, Fred che non avrebbe più preso in giro per il loro essere stati nominati Prefetti Ron e Percy, Fred che non avrebbe mai più collaudato le loro creazioni, Fred che non avrebbe mai più perso una partita di Sparaschiocco contro Ginny, fra mille crepitanti risate, Fred che non sarebbe mai cresciuto, Fred che non avrebbe mai aperto gli occhi urlandogli che era stato uno stupido a credere che fosse davvero morto.
Morto.
Fred era morto. Questa era la realtà. Fred era morto. Punto. Non stava riposando, non stava fingendo, Fred era morto. Doveva prenderne atto.
Ma era così difficile.
Così maledettamente difficile.
Come avrebbe proseguito con la sua vita senza la presenza di Fred?
Poteva udire Molly Weasley, sua madre, singhiozzare violentemente, mormorando "Fred...oh Fred..." Ma gli pareva che si trovasse a centinaia di chilometri di distanza, nonostante fosse inginocchiata accanto a lui. Percepiva a malapena il peso delle mani di suo padre, Arthur, posate sulle sue spalle e la presenza dei suoi fratelli in lacrime, tutti riuniti attorno al corpo privo di vita.
Ginny singhiozzava istericamente, stretta fra le braccia di Bill, Percy e Ron piangevano in silenzio.
Proferirono parola dopo un'infinità di tempo. George, inizialmente si stupì del fatto che volgessero l'attenzione su di lui e che, per una volta, nessuno dei presenti lo confondesse con il suo gemello. Non s'era ancora del tutto abituato all'idea che un suo orecchio mancasse all'appello e che fosse proprio quella mancanza a distinguerlo da Fred.
"George, caro, va...va tutto bene?" Chiese Molly, tentando di abbozzare un mezzo sorriso. Come faceva ad andare tutto bene? Fred non c'era più, che cosa poteva esserci di positivo in tale situazione? Ma questo, George, non lo disse ad alta voce. "Vado a f-fare du-due passi" Balbettó stupendosi non poco di essere ancora capace di parlare.
Mentre s'avviava verso il parco su gambe vacillanti, si accorse di essere pervaso da una sensazione di vuoto, di mancanza. Persino le lacrime si erano prosciugate. Era solo.
Non ci sarebbe stato più alcun 'gemelli Weasley' ma solo odiosissimi 'George Weasley, il mono-orecchio' o temutissimi 'Il gemello sopravvissuto'. All'improvviso capì come doveva essersi sentito, in tutti quegli anni, Harry, etichettato per tutta la vita dalla mancanza dei suoi genitori e dalla sua cicatrice.
Si sedette in riva al Lago Nero e ne osservó la superficie scura ed immobile, illuminata appena dalle fioche luci dell'aurora appena nata. Si lasció cadere sul lussureggiante manto erboso, incurante della rugiada umida. C'era così tanta quiete lì fuori, perchè rientrare ed immergersi nel caos? Perchè non passare il resto della vita disteso sull'erba fresca, riscaldato dai tiepidi raggi del sole di Maggio?
Chiuse gli occhi e, per un momento, il suo dolore parve farsi leggero leggero e volare via sospinto dalla brezza, cullato dal suono dell'acqua che lambiva i ciottoli adagiati sulla riva.
"C-ciao".
Com'era possibile? Com'era possibile che quella ragazza comparisse proprio nei momenti in cui più aveva bisogno di lei? Era dotata di sesto senso? Quando Fred non era lì con lui, eccola apparire, a sorridergli, ad elargire battute sarcastiche, ad infondergli quella strana ma piacevole sensazione di calore.
Eppure non premeditavano nulla. George si voltó e la osservó: i segni della recente battaglia erano ben visibili dai suoi abiti laceri e dai suoi capelli biondi lunghi, sciolti e liberi, immersi nel vento, per la prima volta da quando la conosceva. Lei, sempre così rigorosa nell'aspetto.
"Dovresti smetterla di comparire all'improvviso, lo sai?!"
"Non dirmi che ora disdegni la mia presenza! Se è così me ne vado..."
"No. Resta" Le parole uscirono dalle sue labbra prima che George potesse fermarle, controllarle.
Alicia Spinnett si sedette accanto a lui, le braccia intrecciate attorno alle ginocchia. Per un momento taquero entrambi, indecisi se parlare per primi. "Fa molto male, vero? Averlo perso, intendo" Chiese lei, voltandosi per guardarlo negli occhi. George annuì e silenziosamente, quasi inconsciamente, calde lacrime ruscellarono dai suoi occhi, rigandogli le guance. Vi passó il dorso della mano, tentando di cancellarle e di mostrarsi forte. Un attimo dopo, singhiozzava con tutta l'anima sulla spalla di lei.
"Forse non ti sarà di grande aiuto, ma voglio che tu sappia che io sono qui" Sussurró Alicia tirando sù col naso, forse, la sua tristezza aveva intaccato anche lei, forse. "Lo so" Rispose George, fra i singulti "C'è qualcosa in te che mi..." Non ebbe il tempo di terminare la frase.
Le loro labbra si sfiorarono.
Un istante dopo erano entrambi immersi nel bacio più intenso della loro vita.
C'era qualcosa in lei...

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