29.

Claudia's POV

Ci siamo allontanati un pochino dall'auto, raggiungendo, così, il parco. Sono senza parole – questo posto è bellissimo, da togliere il fiato; sembra di stare davvero al centro del mondo e trasmettere tutto il potenziale che questa città ha da offrire.

Lo skyline che si staglia davanti ai miei occhi è pazzesco: di fronte c'è tutta la parte della Lower Manhattan con i suoi immensi grattacieli che sembrano voler fare a gara a chi riesca ad avvicinarsi di più al cielo, a est si nota l'agglomerato di Brooklyn e ad ovest, fino a perdere lo sguardo, l'immensità dell'oceano Atlantico.

«Allora? Che ne te ne pare?» mi sorride dopo un po' che ce ne siamo stati in silenzio.

«Ed, ma questo posto è stupendo!» ammetto estasiata, continuando a guardarmi intorno.

«Sono contento che ti piaccia, è il mio posto preferito.» rivela, abbassando lo sguardo per perdersi anche lui ad osservare il panorama.

«Usciranno malissimo, ma voglio scattare qualche foto a questi scorci.» e tiro fuori il mio cellulare, impostando la fotocamera.

«Allora vieni, ti mostro un punto da dove potrai farne di magnifiche.» mi propone, porgendomi la mano.

Io esito un pochino, ma poi gliela stringo, con Rossella che tira un sospiro tra il sollievo e il compiaciuto e io che mi sento in balia di una tempesta emotiva.

Arriviamo in cima ad un'altura, da dove c'è una visuale ancora più eccezionale, diretta all'oceano e alla Liberty Island, con la Statua della Libertà in bella mostra. Eddie lascia la mia mano e io comincio a fare qualche scatto, anche se sono super distratta.

Rossella mi sta suggerendo di infischiarmene bellamente del panorama e di rivolgere tutta la mia attenzione al ragazzo che ho accanto che, nonostante la sua bipolarità, stavolta, sembra mi stia donando il suo 'bright' side, aprendosi un po' con la sottoscritta.

Internamente il mio spirito guida sorride con l'aria di chi la sa lunga, mentre io emetto un sospiro che non riesco a trattenere.

«Tutto okay, Claudia?» mi domanda il teppistello, distogliendomi dai miei pensieri.

«Sì, sì, certo.» e mi gratto il naso, colpevole.

Continuo a fare foto all'oceano, all'isola, e al panorama in generale.

«Sai che non ho mai visitato la Statua della Libertà?» rivelo.

Lui sgrana gli occhi.

«Che dici? Seriamente?» sembra alquanto sconvolto e Rossella conviene con lui.

«Ehm... sì. Sono qui da meno di un anno e non abbiamo fatto tante gite turistiche, a dire la verità. Cioè, l'ho vista in barca,» aggiungo «ma non sono scesa sull'isola.»

«Devi andarci per forza, Lady Liberty* è un simbolo. E non parlo solo delle cazzate nazionaliste,» e muove la mano come a scacciare l'idea, «Quanto di ciò che essa rappresenta nel cuore di tutti noi.» conclude.

«E per te cosa simboleggia, Ed?» faccio incuriosita.

«La speranza. Se pensi che lei era la prima cosa che vedevano di New York gli emigrati confinati in quarantena dopo i viaggi transoceanici, a simbolo del riscatto di una vita nuova, migliore di quella avuta fino a quel momento.» confessa, tutto coinvolto.

«Stai per rivelarmi che anche tu sei un emigrato di Ellis Island?» lo stuzzico e lui ridacchia.

«No, ma a volte mi ci sento. Questo è uno dei posti più felici della mia infanzia. Qui mi rifugiavo con mia madre e mio fratello quando i miei litigavano e lei aveva bisogno di staccare. Qui ha chiesto di essere portata appena uscita dall'ospedale dopo l'ennesimo lungo e doloroso ricovero.» mi riferisce e io mi sento così stupida per averlo preso un pochino in giro.

«Ah, cavoli. Mi dispiace.»

«E di cosa? Mica è colpa tua.» ribatte, voltando il viso.

Ce ne stiamo per un po' senza parlare, vorrei dire qualcosa su quanto mi ha confessato, ma stavolta è Rossella a fermarmi e a consigliarmi di lasciargli tempo. Seguo lo sguardo di Eddie che è perso nell'immenso blu di fronte a noi, e provo ad imprimere nella galleria la bellezza del paesaggio intorno.

«La mia amica Fran morirà d'invidia quando le manderò queste foto.» mi lascio scappare, cercando di sdrammatizzare.

Lui solleva un sopracciglio, incuriosito.

«Fran? E' una tua amica di Roma?»

«Sì.» sospiro. «E' la mia migliore amica, e mi manca molto.» confesso.

«Capisco. Deve essere stata dura per te lasciare tutto e cambiare radicalmente.» afferma comprensivo.

«Già.»

Altro sospiro.

«Dai, mettiti qui, così faccio vedere qualche mio compagno di scuola anche a Francesca.» mi azzardo a proporre per evitare che la conversazione prenda una strana piega e noto un particolare scintillio nel suo sguardo.

«Vuoi farmi una foto?» e arriccia il naso.

«Perché? Non ti va?» chiedo delusa.

«Nahhh, vengo male nelle foto.» e accompagna il gesto con una mano, mentre con l'altra si aggiusta i lunghi capelli ricci.

«Ma non bestemmiare, please

«Cioè?» mi fa lui, stuzzicato.

«Tu non potresti mai venire male in una foto.» motivo la mia risposta, lasciando Rossella con la bocca aperta in una "O" enorme.

Il teppistello mi rivolge uno dei suoi sorrisi da togliere il fiato e da brividi nello stomaco.

«Mi stai dicendo che sono bello, Claudia?» puntualizza malizioso e io vorrei scomparire ora, in questo momento. Subito.

Rossella ride di gusto alla mia reazione. Alla faccia dello spirito guida!

«Ehm, no, cioè... è che volevo intendere...» farfuglio in malo modo e sono convinta di essere ormai diventata rossa come un peperone.

Ma per quale cacchio di motivo ho dovuto dire quelle cose?!

Lui mi si fa sempre più pericolosamente vicino e io deglutisco, cercando di non puntare i miei occhi nei suoi.

Mi si avvicina ancora e io non so cosa fare – Rossella mi suggerisce di tenermi qualsiasi cosa per me e lasciare agire lui, ma sono nervosa.

Sto quasi per chiudere gli occhi, ma mi salvo in corner quando noto che lui mi si sta accostando per sfilarmi il cellulare dalle mani e puntarlo verso entrambi.

«Dai qua,» mi dice, girando la fotocamera e posizionandosi accanto a me per un selfie. «Se ci sei anche tu, la faccio.» confessa e scatta, sorprendendomi.

Osservo l'immagine appena scattata e faccio una smorfia.

Io sono venuta una schifezza, lui, invece, impeccabile, come sempre.

«Ma dai, che orrore!» affermo e sto per eliminarla, quando lui mi blocca.

«Non osare!» mi fa lui. «Stai benissimo.»

«Certo, come no. Sembro una svampita, guarda che faccia!»

«E invece è bellissima, super spontanea.» continua e io arriccio il naso. «Va bene, dai, se vuoi ne facciamo un'altra. Ma non cancellare questa.» mi intima.

«Okay.» faccio sconfitta.

Lui riprende il cellulare e stavolta aspetta pazientemente che mi metta in posa e comincia una serie di scatti. Addirittura, dopo qualche minuto, mi mette un braccio attorno alle spalle, per avvicinarmi a sé e io mi sento pervasa da una serie di scosse che da quella zona si espandono per tutto il corpo.

Rossella mi sorride, finalmente compiaciuta, e si sdraia sul divano come se potesse infine riposare, dopo una dura giornata di lavoro.

«Hai finito?» chiedo dopo un po', sfinita da tutto lo stress che la sua vicinanza mi causa.

«In teoria no, continuerei ad oltranza. Mi piace fotografarti.» confessa, con gli occhi nei miei e io, se potessi, spalancherei la bocca come sta facendo la mia coscienza dell'800.

Mi limito a mordermi il labbro e provo a ribattere dandomi un tono.

«Mh, veramente, direi che ti piace straziarmi, più che altro. Avrai scattato 30 foto!»

Lui ridacchia.

«Vediamo come sono venute.» e comincia a sfogliare la galleria interna.

Vorrei togliergli quell'affare dalle mani perché la mia autostima, che già non è troppo alta, negli scatti assieme a lui, rischia davvero di andare sottoterra.

«Tanto sono venuta male, come al solito.» blatero, abbassando lo sguardo.

«Invece sei bellissima.» controbatte, puntando quelle iridi scurissime nelle mie.

Io deglutisco, incredula di ciò che sto vivendo.

Ha detto che sono bella? Vorrei darmi un pizzico per sincerarmi di non stare sognando, ma Rossella è sul punto di guerra e non voglio farla arrabbiare ulteriormente.

Provo a dire qualcosa, ma lui continua.

«Claudia, vedi, ti ho portata qui, perché questo posto è davvero importante per me, mi riporta indietro nella memoria, e mi fa pensare tantissimo a mia madre.» afferma e gli occhi gli si fanno lucidi.

«Sono contenta che tu abbia condiviso questo posto con me.» confesso con sincerità.

«Scusami se sono stato strano in questi giorni, ma ho un carattere di merda che non è facile da gestire.» si gratta dietro la testa e mi fissa, colpevole, in attesa di una mia risposta.

«E' tutto okay.» lo rassicuro e lui mi sorride, speranzoso.

«Davvero?»

Annuisco.

Poi ricordo di avere ancora nello zaino un piccolo pacchettino che avevo preso durante il fine settimana in viaggio con mamma e Sam.

Mi allungo e rovisto all'interno della mia cartella, sotto il suo sguardo incuriosito.

Miracolosamente, anche se tutto stropicciato, è ancora lì e lo tiro fuori.

«Ecco questo è per te.» dico, facendomi coraggio e porgendogli l'involucro di carta colorata rossa con ricami bianchi e oro, ormai pieno di pieghe.

Lui strabuzza gli occhi, meravigliato.

«Che cos'è? E' per me?»

«Sì, è una sciocchezza che ho preso qualche giorno fa.» chiarisco, diventando bordeaux.

Lui lo scarta con impazienza e poi estrae un braccialetto con tre fili intrecciati di cuoio nero e lo osserva estasiato.

«Grazie, io...» balbetta.

«L'ho preso uguale al mio.» rivelo, sollevando la manica del cappotto per mostrarglielo.

Lui lo accarezza con un dito e io mi sento come se stessi vivendo un'esperienza extracorporea. Rossella comincia a farsi vento con un ventaglio di piume colorate.

«Mi aiuti a chiuderlo?» chiede, porgendomi il polso.

Con mani tremanti afferro il bracciale e, molto faticosamente, regolo i laccetti e li chiudo con un doppio nodo, mentre cerco di ignorare i brividi di questo inaspettato contatto con la sua pelle calda.

«Ecco qua.» riesco a sussurrare e faccio per allontanarmi, quando lui mi prende le mani.

«Hai le mani gelate.» dice, stringendole ancora di più tra le sue.

«Praticamente le ho così dieci mesi su dodici!» sono in grado di rispondere con la mente azzerata e con la guida spirituale che ormai sembra avermi abbandonata.

Lui continua a giocare con le mie dita e io sento di avere caldissimo, nonostante i gradi vicini allo zero e il vento che sferza la baia.

«Mi piace toccarti.» la butta lì e io per l'ennesima volta mi mordo il labbro, incapace a fare altro.

Poi, sulla spinta di Rossella, dico a mia volta «Mi piace quando mi tocchi.» azzardandomi a guardarlo negli occhi e ricevendo in cambio uno dei suoi sguardi profondi in cui mi perdo sempre, eppure sembra che stavolta io mi stia riuscendo ad orientare, seguendo la giusta direzione.


ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.

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ciao a tutt*,
è tantissimo tempo che non aggiornavo questa storia, ma non vi preoccupate, i capitoli sono tutti nella mia testa :DDD
allora, che ne dite di questo capitolo? ho cercato di fare uscire tutto il romanticismo che c'è in me e vi confesso che ci ho messo un po' di fatica :DDD
anyway, fatemi avere i vostri commenti e opinioni e, se vi sta piacendo questa storia, vi chiedo gentilmente di supportarla con una stellina **
Grazie **
Effy

PS: Lady Liberty è un modo affettuoso con cui gli americani chiamano la Statua della Libertà <3

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