21.
Eddie's POV
"Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours
I wanna be yours
I wanna be yours
Wanna be yours"
Con l'ultimo accordo finisco di cantare e guardo Claudia negli occhi: grave errore!
Lei ha lo sguardo illuminato dalle emozioni che evidentemente la canzone deve averle fatto provare e sono ancora più belli!
Mi schiarisco la voce e provo a dire qualcosa di sensato, anche se penso di aver fatto l'ennesima cazzata, come sto ormai facendo da qualche giorno a questa parte.
Non riesco a non fissarle il viso e lei arrossisce ancora di più.
Cavolo, man, dille qualcosa!
"Sai che la canzone in realtà non è stata scritta da Alex Turner?" cosa cazzo ho appena detto? Mi metto a suonare per fare il figo e farle vedere quanto sappia essere un dio del rimorchio quando voglio e poi mi metto a blaterare sull'autore del testo? Sul serio?
Sono ancora alquanto sconvolto, quando lei abbassa gli occhi e sorride.
Fa un cenno con la testa.
"Sì, lo sapevo. Il testo è una poesia di John Cooper Clarke degli anni '80." afferma decisa e io sono ancora più sconvolto.
"Wow! Sono stupito!" ammetto, grattandomi la testa. "Di solito non la conosce quasi nessuno questa chicca." continuo.
"Così le ragazzine che inviti nella tua camera e rimorchi facendo lo splendido con la chitarra ne restano ancora più stupite, eh?" fa lei e sembra leggermente risentita, cambiando repentinamente atteggiamento.
"Veramente..." ma non mi fa finire perché mi blocca.
"Ehi, piccola sono Edward Gallagher, il ribelle della Saint Mary, ho casa in centro e ti suono canzoni sensuali con chicche finali per rimorchiarti con stile!" mi scimmiotta con un tono di voce che dovrebbe avvicinarsi al mio e mi fa scoppiare a ridere di gusto.
"Certo che sei davvero una tipetta tu, eh? Ora mi fai anche le imitazioni?"
Mi lancia uno sguardo torvo, ma non risponde.
"Se non ti conoscessi, sembrerebbe che tu sia gelosa, Claudia!" e sottolineo il suo nome, provando a pronunciarlo con l'accento giusto.
Lei sgrana gli occhi e diventa ancora più rossa. Io rido nuovamente, perché mi sembra buffissima, anche se adorabile.
Un momento, dietrofront! Ho detto adorabile? Cazzo!
"Ma sei matto?? Ma quale gelosa? Ci mancherebbe!" esclama convinta eppure, la voce sembra leggermente incerta.
Mi esce un altro sorriso automatico e lei mi lancia un'altra occhiata infuocata.
"Attenta che le tue espressioni sembrano dire il contrario, eh?" la provoco e stringe gli occhi ancora di più.
Sta per rispondermi quando qualcuno bussa alla porta della mia stanza.
"Ehi, Ed!" è Carl.
Lei scatta subito in piedi e io sorrido.
"Entra pure, Carl." gli urlo di rimando.
"Avevo sentito delle vo..." si blocca non appena nota Claudia nell'angolo della stanza.
"Oh, scusa, non sapevo fossi in compagnia." si gratta la testa.
Faccio per rispondere ma lei mi anticipa.
"No, ma figurati! Me ne stavo per andare." annuncia spiazzandomi.
"Davvero?" chiedo confuso.
"Eh sì, si è fatto tardi." dichiara a testa bassa.
Non voglio che se ne vada. E pertanto, mi sorprendo anche io delle mie stesse parole.
"Non puoi restare a cena qui?" propongo, stupendo contemporaneamente il mio migliore amico e la ragazza, ma anche me stesso.
Mi guardano entrambi stupefatti.
"Mh, è che non torno a casa da stamattina..." borbotta imbarazzata.
"I tuoi non ti farebbero restare?" la incalza il mio coinquilino e lei sembra imbarazzarsi ancora di più.
"No, cioè sì... dovrei almeno fare una telefonata a casa..." conclude.
"Certo, poi ti riaccompagno io, ovviamente." la rassicuro.
"E poi non mi avevi promesso di cucinarmi un piatto italiano?" aggiungo tentatore.
Lei fa per ribattere poi all'ultimo resta in silenzio.
"Dammi un minuto." mi chiede, prendendo il cellulare dalla tasca.
Sorrido e faccio cenno a Carl di lasciarla da sola.
Lei digita il numero e aspetta che qualcuno risponda dall'altra parte.
"Mamma?" sento mentre mi richiudo la porta di camera alle spalle per lasciarle la sua privacy.
Me ne vado di là assieme al mio coinquilino che si butta sul divano e mi guarda con una strana espressione sul volto.
"Che c'è?" alzo le spalle.
"Niente." fa un gesto con la mano. "Non mi aspettavo che invitassi la ragazza qui." ammette con sincerità.
Io mi sento un pochino punto sul vivo, senza sapere nemmeno il perché.
"Come mai? Dovrò pure andare avanti con il piano, no?" rispondo piccato.
Lui alza le mani.
"Certo, certo, non volevo innervosirti! Certo che devi andare avanti con il nostro piccolo progetto. Proprio oggi Claire, infatti, me lo stava chiedendo."
"Shhh... sta tornando!" lo blocco non appena sento il rumore di una maniglia che scatta e sono terrorizzato che lei possa sentirci.
"Allora?" faccio non appena la ragazza ci raggiunge in soggiorno.
"Tutto okay. Basta che rientri per le 10.00 a casa. Tu puoi accompagnarmi?"
"Certo!" dichiaro con un sorriso che mi si stampa in faccia.
Carl continua a lanciarmi strane occhiate, ma decido di ignorarlo.
"Allora? Cosa vi piacerebbe assaggiare?" ci domanda sorridendo.
Io resto per un attimo abbagliato dal suo sorriso, ma cerco di riprendermi subito.
"Non saprei, decidi tu. A noi va bene tutto." rivelo con sincerità e il mio amico annuisce.
"Mh, okay, cosa avete in frigo?"
Io e Carl ci guardiamo in faccia, vergognandoci perché la nostra dispensa è molto basica: birra, cracker e volantino della pizzeria e del ristorante cinese.
"Ehm..." ammetto imbarazzato.
"Diciamo che non facciamo la spesa da un po'." interviene in mio aiuto Carl.
"Ho capito," sospira, "Allora andiamo a comprare il necessario? Decideremo strada facendo cosa preparare, dai." e ridacchia.
"Andata!" e mi allungo per prendere il giubbino.
Usciamo e la porto al Deli più vicino.
Decidiamo (o meglio lei decide) di prendere l'occorrente per una carbonara.
Non troviamo gli ingredienti originali che ci vorrebbero, e optiamo per spaghetti, parmigiano grattugiato, bacon (Claudia era abbastanza sconvolta di non aver trovato un ingrediente che si chiama pancetta), pepe, uova e latte.
Prendiamo anche della birra e della coca cola.
"Ma come fate a vivere solo di pizza?" mi chiede nel tragitto fino a casa.
Ridacchio.
"Siamo molto pigri. Ogni tanto cuciniamo però: wurstel e insalata!" ammetto.
Lei scoppia a ridere.
"Ho capito, allora stasera vi leccherete i baffi." esclama sicura di lei.
"Uh, uh, dovremmo prima assaggiare. Non cantare vittoria troppo presto!" la prendo in giro e lei alza gli occhi al cielo.
Entriamo in casa e subito lei prende la pentola grande, la riempie di acqua e la mette sui fornelli; nel frattempo, separa i tuorli dagli albumi e con i primi crea una cremina assieme al parmigiano e al pepe, in un'altra padella fa rosolare il bacon che ha spezzettato con le forbici e con gli albumi ci aggiunge sale e un po' di latte e ci fa una specie di frittata.
Io osservo ogni suo movimento sempre più affascinato, mentre Carl fa conversazione con lei e lava le stoviglie man mano che lei le ripone nel lavello.
E' molto concentrata, anche se risponde volentieri alle domande che le rivolge il mio coinquilino sulla sua vita romana.
Io ascolto in silenzio, mentre apparecchio la tavola e imparo tante cose su di lei – ad esempio, che odia il piccante, che da piccola è caduta dalla bicicletta e si è rotta un braccio, che con le sue amiche quando a scuola c'era l'assemblea se ne andavano a pranzo da lei che se l'è sempre cavicchiata, in quanto il saper cucinare è una dote di famiglia (e questo già lo sapevo.)
"Proprio come il nostro Ed!" la voce di Carl mi fa tornare alla realtà.
"Proprio come Ed, cosa?" puntualizzo.
"Dicevo a Claudia che anche a te piace viaggiare, no?" chiarisce.
"Ah sì, certo. Da piccolo sono stato anche diverse volte in Europa, con mio fratello facevamo un gioco nel disegnare la mappa di tutti i luoghi che avevamo visitato, aggiungendo particolari che ci erano sembrati bizzarri..." confesso, e mi manca un po' il respiro a ripensare a quei viaggi e alla spensieratezza del passato.
"E siete mai stati in Italia?" mi domanda.
"Purtroppo no! Abbiamo visitato l'Inghilterra, l'Irlanda, la Scozia, la Francia e il Belgio." e nel dirlo, tengo il conto con le dita.
"Che peccato! Dovresti visitarla! Non perché sono di parte, ma è il Paese più bello del mondo!" dichiara orgogliosa con gli occhi che le brillano.
In quel momento penso che con quello sguardo mi dichiarerei d'accordo con lei anche se mi stesse parlando del Bronx.
Scuoto la testa e continuo ad apparecchiare.
In 10 minuti gli spaghetti sono pronti.
Ci sediamo a tavola e Claudia riempie due porzioni generose di pasta e poi ne prepara una un po' più piccola per lei.
Assaggiamo e Carl comincia a fare dei versi come se stesse avendo un rapporto con il suo cibo! Scoppiamo a ridere, ma in effetti al primo assaggio devo essergli per forza solidale. Questi spaghetti sono divini! Le uova con il parmigiano e il pepe hanno creato una salsa che si scioglie in bocca, e a me sembra di mangiare un piatto da ristorante.
"Sono buonissimi, wow!" cerco di complimentarmi, anche se ammetto che non sono mai stato molto bravo a farlo.
Lei sorride.
"Visto? E tu dicevi che cantavo vittoria troppo presto!" mi punzecchia.
Alzo le mani.
"Hai ragione," mi batto il petto, "mea culpa! Non dubiterò mai più di lei, o divina Claudia, regina della carbonara!" dichiaro e lei ridacchia.
"E' vero! Sei bravissima!" concorda il mio amico e lei è sempre più compiaciuta.
Dopo esserci serviti di doppie porzioni, io e Carl laviamo i piatti, e continuiamo a chiacchierare sulle differenze tra USA e Italia, dividendoci in fazioni agguerrite. Claudia è molto nazionalista, molto più di quanto potremmo esserlo io e il mio amico.
"Ma guarda che non è possibile avere il servizio sanitario privato! Cioè da noi è impensabile spendere 2.000 dollari per un'ambulanza!" fa accorata e noi siamo assolutamente d'accordo con lei.
La nostra accesa discussione viene interrotta dal suono del campanello.
Carl si precipita ad aprire la porta, ma io ho già un brutto presentimento, che viene confermato quando la nostra amica si palesa in cucina con un contenitore con dell'insalata russa all'interno. Claire.
Le due si guardano in cagnesco e non saprei dire chi delle due sia più disturbata dalla presenza dell'altra.
"Ciao Ed!" mi saluta la bionda avvicinandosi e mettendosi sulle punte per darmi un bacio sulla guancia.
"Ciao, Claire. Come mai qui?" domando in un tono leggermente infastidito.
"Guarda che accoglienza, dopo che mi sono precipitata qui da Harlem, solo per assicurarmi che i miei due ragazzi avessero qualcosa di buono da mangiare... ma vedo che avete già dato, in effetti." dichiara sprezzante dopo aver notato i piatti ancora sporchi che stavamo lavando.
"Sì," ammetto, "Claudia ci ha gentilmente cucinato un piatto italiano." e sottolineo il suo nome.
"Ah... noto!" fa lapidaria.
"Sì, Claire, dovevi esserci, erano buonissimi i suoi spaghetti!" esclama Carl con fin troppo entusiasmo e lei arriccia la fronte.
"Meglio così, non mi piacciono gli spaghetti e avrei potuto trovarli indigesti!" afferma con cattiveria.
"Claire!" la ammonisco.
"Scusatemi," si intromette Claudia, "Ma si è fatto tardi e devo proprio andarmene." e si alza da tavola, afferra la giacca e lo zaino dal divano e comincia ad indossarli, sotto lo sguardo soddisfatto della bionda.
"Ti accompagno!" e agguanto le chiavi della macchina assieme alla giacca.
"No, tranquillo!" mi blocca con la mano, spiazzandomi. "Prendo un taxi!"
"Scherzi? Ti avevo detto che ti avrei riaccompagnata e così sarà!" e non la lascio replicare, dirigendomi verso la porta di casa.
"Beh, allora ciao." saluta rivolta a Carl.
"Ciao, Claudia, a domani." ricambia.
Ci avviamo entrambi verso l'uscita.
"Ed?" mi chiama la mia amica.
"Sì?"
"Ti aspetto qui!" dichiara ammiccante e si sistema meglio sul divano.
Alzo gli occhi al cielo e mi richiudo la porta alle mie spalle.
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ciao a tutt*,
spero di farvi piacere con questo nuovo aggiornamento ** vi confesso che ho avuto un po' di difficoltà perché il computer che sembrava essersi ripreso mi ha abbandonata definitivamente. :((((((((( Meno male che ho salvato i racconti ma sono abbastanza triste per la dipartita del mio fedele compagno :(((
anyway, spero che la storia vi stia appassionando e come sempre vi chiedo di farmi avere le vostre opinioni e le vostre stelline **
grazieee, Effy **
ps: l'aneddoto sulla poesia di John Cooper Clarke è vero, non so se molt* di voi lo sapevano ** gli AM l'hanno poi musicata, facendola diventare monumentale <3 e mi piaceva l'idea di Eddie che se ne vanta ma trova pane per i suoi denti, perché Claudia la conosceva già :DDD
PPs: vi lascio con la canzone che mi ha aiutata nella composizione di questo nuovo capitolo **
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