2.
Claudia's POV
Mi abbandono ai miei pensieri fino alla porta della classe, entro e mi affretto a raggiungere il mio banco nella terza fila al centro, mi siedo, togliendomi tutte quelle cianfrusaglie di dosso, e dopo qualche minuto l'aula comincia a popolarsi dei miei compagni, tra cui anche Gallagher, che prende posto in fondo, come suo solito.
Poco dopo entra l'insegnante e comincia a spiegare la storia della rivoluzione americana. Prendo appunti; ancora non riesco ad abituarmi a questo sistema di lezioni: qui siamo noi studenti a muoverci nella scuola per raggiungere le diverse aule dei professori, abbiamo zero interrogazioni, tutti compiti scritti, per lo più a quiz e, a volte, delle relazioni orali da presentare alla classe. Da una parte sono contenta di questa modalità, in quanto anche se parlo abbastanza bene l'inglese, studiandolo da anni, mi vergogno ancora ad usarlo nelle situazioni ufficiali e, pertanto, sono grata del fatto che ci siano poche occasioni di esporre davanti agli altri.
Siamo a metà della spiegazione sul teatro della costa pacifica durante la guerra e io ho come la sensazione di avere uno sguardo puntato addosso, perciò, malvolentieri alzo la testa dal foglio e osservo i miei compagni, ma sono tutti intenti chi a chiacchierare, chi a far finta di ascoltare, chi a scrivere, finché non trovo il coraggio di voltarmi e mi accorgo che Gallagher mi sta fissando. Non appena mi nota, si gira dall'altra parte.
<Sta tranquilla! Non farci caso!> mi ripeto.
Mi volto di scatto e continuo a seguire la professoressa, cercando di ignorarlo.
E' stato difficile riuscire a concentrarmi durante il resto dell'ora con questa sensazione di ansia che i suoi occhi mi trasmettono così, non appena suona la campanella, corro subito via. Ho il terrore di poter diventare un bersaglio per qualche suo scherzo idiota. Dopotutto alla "gang degli scombinati", così come li definisce Josh, piace mettere in difficoltà in compagni senza averne motivo – si divertono a rendere ridicoli gli altri studenti, e a volte addirittura anche qualche docente.
Con questa angoscia, e cercando di far il più in fretta possibile, mi reco alla classe di matematica dove mi aspetta Andy, alla quale vorrei raccontare tutto, ma mi vergogno di essere considerata troppo paranoica. Forse ne parlerò meglio con Josh, che è più portato a prendermi sul serio.
Andy è terrorizzata per la lezione, così tento di rassicurarla. Vorrei raccontarle quanto sia spaventata io, in realtà, per quanto accaduto poco prima, ma poi mi sentirei troppo melodrammatica, perciò fingo che non sia successo nulla e comincio a prenderla in giro, sperando di farmi passare così il malumore.
'Ma dai sei una studentessa modello, la più brava della scuola. Perché devi disperarti tanto?'
'Non riesco proprio a capirli questi ultimi argomenti, purtroppo. E' proprio perché tutti i professori si aspettano sempre il massimo da me che mi sento così sotto pressione!' confessa.
'Ma dai, stai tranquilla. Te li spiego io questi passaggi.' la rassicuro.
Funziona, almeno per me, e quando suona la campanella del pranzo la paura sembra scomparsa e, chiacchierando, ci mettiamo in fila per la mensa.
'Ehi, bellezze, come è andata stamattina?' è Joshua che ci ha raggiunte.
'Un disastro, mi ha chiesto di svolgere un problema alla lavagna e non ci sono riuscita.' rivela Andy scuotendo la testa.
'Ma dai, la prof. ha detto che non è andata male!' intervengo, dandole un buffetto, tentando di consolarla.
Il nostro amico ride e afferra il suo vassoio, indicandoci la parte occupata dagli altri del nostro gruppo e, quando mi volto anche io per seguirlo, lo sguardo mi cade sul tavolo a cui è seduto Gallagher e la sua combriccola e rimango di sasso: mi sta fissando di nuovo alla sua solita maniera – cioè come se gli avessi fatto un grave torto.
'Ehi ti sei imbambolata?' la voce e lo spintone della mia amica mi ricordano dove mi trovo.
'Scusa, ero sovrappensiero... Arrivo.' così, prendo il mio vassoio e mi affretto a seguirla.
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Eddie's POV
'E' la terza volta oggi che quella ragazza mi becca a guardarla, mi sa che devo smetterla o prima o poi mi prenderà per un maniaco sessuale!' dico al mio amico Carl, scuotendo la testa.
Afferro una patatina dal mio piatto per poi rilasciarla.
'Capirai... per quello che la gente pensa di noi, darti del maniaco sarebbe il minimo!' risponde ridendo, mentre si abbuffa con il mio pranzo.
'Grazie eh. Comunque, dobbiamo farla davvero questa cosa?'
'Dai Eddie, non puoi tirarti indietro! In quanto nostro capo l'esecuzione del piano tocca a te. Poi se proprio non vuoi, vuol dire che mi sacrificherò io... Che poi la ragazzina non mi sembra nemmeno tanto male.' prosegue ammiccando mentre si volta nella direzione dell'italiana.
'Bah, a me quella tipa non dice proprio niente, anzi stamattina mi è sembrata davvero ridicola così tutta imbacuccata, nemmeno vivessimo in Alaska. Non è vero, Ed?' mi chiede Claire, ridacchiando.
'Sì, hai ragione. Non è niente di straordinario.' dichiaro.
'Quindi ti tiri indietro? Me ne occupo io allora?' domanda Carl.
'No... se vi ho detto che lo faccio non cambio idea, anche se non ne sono convinto al 100%. Però, non dovete portarmi fretta.'
A dirla tutta non so nemmeno perché abbia accettato, forse ero ubriaco quando ne abbiamo parlato, ma ormai è fatta e non mi piace rimangiarmi la parola.
'Sì ok, ma non metterci secoli perché non mi va che la ragazzina gironzoli nei paraggi a lungo!' afferma un'indispettita Claire.
'Ora non rompete! Se ho acconsentito a farlo, lo faremo però a modo mio e con i miei tempi, ok?'
'Va bene capo, scusa.' Claire abbassa la testa prima di aggiungere, 'Hai bisogno di ripassare i dettagli?'
'Assolutamente no! Ne abbiamo già parlato.' taglio corto. Soprattutto non ne voglio parlare mentre lei ci sta guardando. 'Solo, fatemi avere più informazioni possibili sulla ragazzetta prima di muoverci.' aggiungo alzandomi dalla sedia, inforcando lo zaino.
'Non capisco perché mai ti disturbi a portarti il pranzo se poi mangi sempre il mio!' domando a Carl ridendo mentre poso il mio vassoio (che lui ha praticamente spazzolato) nell'apposito carrello, e saluto la signora Anne, la cuoca della mensa, con un occhiolino.
I miei due amici mi seguono e insieme usciamo dalla caffetteria. Ovviamente, getto un'altra occhiata al tavolo dove si trova la ragazza, anche se stavolta non mi sta guardando. In compenso, scambio uno sguardo minaccioso con quel damerino del figlio del senatore.
Dio, mi da un urto assurdo, sempre circondato da quell'alone di gloria di figlio di papà di chi ha la pappa pronta e tutti al suo servizio!
Stringo i pugni e mi concentro su quello che c'è da portare a termine.
Claire mi ha assicurato che appena possibile placcherà l'amica della ragazza, per scoprire su di lei quanto più possibile.
Prima della fine dell'intervallo, ne approfitto per starmene da solo in macchina per un paio di minuti. Accendo lo stereo assieme ad una Benson. Ho bisogno di pensare e la musica mi aiuta parecchio in queste cose, dato che ho molto su cui riflettere, tra cui un piano da mettere a punto.
Le note di T.N.T. degli AC/DC riempiono l'abitacolo e mi aiutano a calmarmi, assieme al potere benefico della sigaretta, che aspiro come se fosse ossigeno.
I'm dirty, mean, I'm mighty unclean
I'm a wanted man
Public enemy number one
Understand?
So lock up your daughter
Lock up your wife
Lock up your back door
Run for your life
The man is back in town
So don't you mess me 'round
Ne abbiamo parlato settimane fa ed è ormai ora di darsi da fare. I giorni passano e non posso più rimandare con una scusa o con un'altra.
Poggio la testa al finestrino mentre rimugino sulle ultime cose che ci siamo detti con i ragazzi – dovrà sembrare tutto casuale, e dovrò giocarmi le mie carte per bene.
"Con quel faccino che ti ritrovi non ti ci vorrà molto... ancora non so cosa ci trovino le ragazze... resta davvero un mistero per me!" mi aveva detto Carl quando avevamo deciso chi sarebbe stato a farsi carico dell'attuazione del 'programma' e io ne avevo riso.
Mi viene da sorridere ancora adesso che ci sto ripensando. Con i capelli schiacciati al finestrino, comincio a disegnare strane forme sul vetro, lasciando che le mie dita seguano il fluire dei pensieri. Mi stringo ancora di più nella camicia a quadri di flanella, rabbrividendo e maledicendomi per aver lasciato la giacca nell'armadietto.
Inspiro a lungo un'ultima boccata di fumo, prima di buttare la sigaretta a terra, ed esco dalla macchina. La campanella sta suonando e mi aspettano ancora le lezioni del pomeriggio.
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ciao a tutt*,
sono contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto ** sono stata davvero super felice di leggere i vostri commenti <3
perciò vi posto anche il secondo, che spero vi piaccia lo stesso **
entriamo nel POV di Eddie che come anticipato, sarà un po' diverso dall'Eddie che conosciamo ** :D
che ne pensate? **
fatemi sapere che attendo con ansia le vostre preziose opinioni **
Ps se vi piace anche questa storia vi prego di lasciare anche qui una stellina **
grazie **
effy
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