19.

Claudia's POV

Al mio risveglio mi assale una voglia improvvisa di andare a scuola, che mi fa scattare a sedermi sul letto, qualche secondo prima del suono della sveglia.

Non so cosa mi stia succedendo, da che odiavo andare al liceo ora è diventato il momento della giornata che preferisco.

Chi voglio prendere in giro? Ha ragione Andy! So che a scuola avrei rivisto Eddie e al solo pensiero lo stomaco mi si riempie di farfalle.

Oddio! Mi butto il cuscino in faccia! Sono patetica! Mi bastano due moine e guarda come mi riduco!

Sospiro e mi decido ad uscire dal calduccio delle coperte!

Mi fiondo in bagno e provo a calmarmi con il getto rilassante della doccia. Per quanto ci provi, però, i pensieri tornano sempre ad un paio di occhi profondi quanto un cielo senza stelle – spaventoso, eppure affascinante da morire.

Torno in camera con l'accappatoio addosso e scelgo cosa mettere: mom jeans, camicetta bianca e anfibi neri.

Ancora con i capelli mezzi bagnati me ne scendo in cucina per fare colazione.

Prendo una tazza e la riempio con il mio solito cappuccino. Comincio a sorseggiarlo, quando mamma interrompe la mia quiete mattutina.

"Non mangi il tuo solito pancake, oggi?"

"Mh. non ne ho molta voglia, a dire la verità." ammetto, alzando le spalle.

"Oddio, ma non è che ti senti male, ultimamente?" mi fa lei preoccupata, mettendomi una mano sulla fronte.

"Mamma! La smetti!" esclamo, scansandole la mano. "Non ho nulla, anzi, sto benissimo, una favola!" aggiungo in maniera un po' troppo entusiasta, forse.

Continuo a bere dalla mia tazza e mi sento i suoi occhi curiosi addosso, e quando Sam mi dice che è pronto, usciamo.

Come il mio solito, mi trucco in macchina, utilizzando lo specchietto del parasole. Lo sceriffo ormai conosce le mie stranezze e le approva tacitamente.

Arrivati al parcheggio, mi lancio un'ultima occhiata allo specchio per constatare il mio riflesso: eyeliner nero, mascara, un pizzico di terra e tantissimo burro di cacao per sperare che avrebbe aiutato le mie labbra fin troppo screpolate.

Imbacuccata nel solito sciarpone, cappello e Woolrich, saluto Sam e scendo dall'auto.

Getto un rapido sguardo nei dintorni e il mio cuore sprofonda di qualche metro – non c'è traccia del mio teppistello preferito! Ci sono la biondona, l'amico barbone e qualcun altro del loro gruppo di scombinati, ma di Eddie nemmeno l'ombra! Sospiro e dopo aver individuato i miei due amici mi avvicino a loro.

"Ehi, guarda chi si rivede!" mi saluta il figlio del senatore in tono sarcastico.

"Dai Josh, non di prima mattina, please!" gli faccio un po' stizzita.

"Va bene, va bene. Non dico più nulla, tanto..." alza le mani in segno di resa.

"Andy, ti ho portato il quaderno di matematica!" e apro lo zaino per porgerglielo. Spero in questa maniera di seppellire l'ascia di guerra, almeno con uno dei miei due migliori amici.

"Ohhh, grazie mille! Sei la mia salvezza!" dice, facendomi capire che doveva esserle passato il momento di nervosismo.

"Prego! Ma te lo do ad un patto!" e faccio come per riprendermelo.

"Cioè? Dai che tra poco abbiamo matematica!" chiede preoccupata.

"Hai per caso visto Ed?" e, nel chiederle questa cosa, mi avvicino e abbasso il tono di voce per evitare di farmi sentire dal nostro amico.

"Mh, mi pare proprio di no! Perché?"

"No, niente," minimizzo con la mano "E' che mi aveva detto che ci saremmo rivisti!" mi mordo l'interno della guancia perché so benissimo quanto possa sembrare patetica, infatti, anche Rossella sta scuotendo la testa.

La biondina ridacchia.

"E meno male che non sai perché ti interessava eh..." fa lei con l'aria di chi la sa lunga. "Comunque, non ne ho idea di dove sia, forse avrà trovato traffico?" azzarda.

"I suoi amici ci sono però!" constato e la mia amica getta uno sguardo oltre le sue spalle per notare il gruppetto di cui sto parlando.

"Ma che sei preoccupata per Edward Gallagher? Guarda che sa difendersi benissimo!" e mi da una botta con la spalla.

"Ehi, ma la smettete di bisbigliare, escludendomi?" ci interrompe il nostro amico e un po' mi sento in colpa. Così, in un moto di affetto, metto un braccio intorno alle sue spalle e a quelle di Andy e insieme ci incamminiamo dentro la scuola.

Eddie's POV

Ho deciso di lasciare perdere Claudia per un po'; so di essere un codardo e di non essere nemmeno un buon capo in questo modo, ma devo schiarirmi un po' le idee.

Stamattina avevo deciso di saltare scuola, proprio per evitare di rivederla, eppure, so benissimo che non dovrei comportarmi in quel modo: qualsiasi siano le emozioni che quella ragazza è in grado di farmi provare non devo farle prevalere.

Così, in fretta e furia mi sono preparato, pronto per entrare in seconda ora. Me la sono anche cavata per il rotto della cuffia, perché Pool, sembra di buon umore stamattina.

"Ha deciso di degnarci della sua presenza, Gallagher?" mi chiede nel momento in cui mi vede varcare i corridoi della Saint Mary.

"Si, Mr. Pool, non volevo che la scuola subisse una perdita così grave!" ribatto, non riuscendomi a trattenere.

"Mh, faccia poco lo sbruffone, Gallagher, e ricordi che la tengo sott'occhio!" mi ammonisce con uno sguardo truce e io mi metto sugli attenti, facendogli esalare l'ennesimo sospiro.

Metto quanta più distanza possibile tra me e lui e mi avvicino all'aula del prof. Geertz di storia dell'arte.

Appena le porte si aprono e gli studenti escono mi affretto ad entrare per occupare il mio solito posto accanto alla finestra – amo guardare il mondo esterno mentre faccio questa materia. Non sono mai stato un asso nel disegnare, ma mi reputo una persona abbastanza creativa e mi è sempre piaciuto farmi ispirare da fattori esterni.

Il prof. comincia a parlare, ma io lo ascolto ancora meno del solito; riprendiamo il lavoro della scorsa settimana: la natura morta, e mi rimetto all'opera.

Stavo disegnando una 'copia' del cestino di frutta di Caravaggio, sospiro e provo a riprendere da dove mi ero stoppato.

Provo a mischiare un po' di rosso e giallo per rendere le sfumature della luce sulla frutta, eppure continua a tornarmi in mente il momento esatto in cui Claudia mi ha toccato il viso. Sbuffo frustrato dai brividi che sembrano non volermi abbandonare da ieri.

Allontano il foglio, anche perché il prof. ci sta appena raccontando di alcuni particolari della vita di questo grande artista, italiano tanto per cambiare.

Questa nazione mi sta perseguitando ultimamente!

Strappo il foglio in preda all'ira, Mr. Geertz ormai nemmeno ci fa più caso, visto che è abituato alle mie escandescenze. E io mi sento davvero frustrato! Penso a Carl e Claire e a tutto il nostro gruppo, io sono il loro capo e dovrei dare l'esempio, cazzo. E invece mi sembro un ragazzino in preda agli ormoni! Sono patetico!

Chiedo al professore se posso uscire e mi reco al bagno. Il getto freddo dell'acqua a contatto con il mio viso mi fa rabbrividire eppure mi calma. Devo darmi una regolata, quasi non mi riconosco più!

Quando suona la campanella della pausa pranzo decido di andarmene direttamente alla macchina; meglio stare lontano da ogni eventuale tentazione! Mi sento ancora di più un ragazzino, ma non riesco a fare altrimenti!

Entro nella mia Chevrolet grigia e abbasso subito il finestrino per potermi fumare una Benson in pace. La accendo, faccio il primo tiro e già il mio corpo sembra rilassarsi un pochino. Penso al piano, al fatto che quando ho accettato non avevo messo in conto che la ragazzina poteva in qualche modo interessarmi, anche perché oggettivamente non sembrava per niente il mio tipo. Sospiro frustrato e faccio un salto quando qualcuno bussa alla mia macchina.

E' Carl.

"Ehi, capo, ma non avevi detto che oggi non saresti venuto?" mi chiede appoggiandosi al lato dello sportello.

"Sai meglio di me quanto stia rischiando l'ennesima bocciatura; quindi, ho pensato che fosse meglio evitare l'ennesima assenza!"

"Hai fatto bene! Non vieni a mangiare qualcosa?"

"Che c'è? Hai finito i soldi e vuoi scroccarmi il pranzo anche oggi?" asserisco divertito.

"Mi conosci!" fa lui serafico e io ridacchio.

"Andiamo!" mi costringo ad uscire dal veicolo, anche perché mi sto sentendo un coniglio che gioca a nascondersi e non è da me.

Arriviamo in caffetteria che è già mezza vuota. Esalo un sospiro di sollievo e sento di averla scampata quando poi un gruppetto si allontana e mi offre la visuale sulle sedute a destra, dove vedo Claudia che ride assieme al figlio del senatore.

Stringo il pugno e provo a non guardare nella loro direzione.

"Andiamo, Ed, cosa prendi?" mi esorta il mio amico.

"Sei affamato, eh? Io invece non ho molta fame. Scegli tu quello che vuoi!" e gli passo la mia tessera per la mensa.

Lui non se lo fa ripetere due volte e prende primo, secondo e contorno. Ridacchio e dopo aver preso anche da bere ci avviciniamo ai tavoli dal lato opposto a quello della ragazzina.

Il nostro gruppo deve aver già lasciato la sala perché non li troviamo, il mio coinquilino comincia a divorare il suo pranzo, mentre io mi siedo di spalle al resto della mensa e sorseggio la mia bibita.

Il brusio delle voci degli studenti si fa sempre più sommesso e io mi sento un vero idiota per come mi sto comportando. Decido di voltarmi e faccio il grande errore di soffermarmi un po' di più sul tavolo dove avevo visto Claudia che ormai è vuoto.

"Cerchi la ragazzina, Ed?" mi fa curioso Carl, pungendomi sul vivo.

"No!" mento e lui mi lancia una strana occhiata.

"Mh, comunque, anche se non ti interessa, ho notato che lei spesso guardava da questa parte. Avete litigato?" aggrotta le sopracciglia.

"No!" sorrido.

"Allora come mai la stai evitando?" mi chiede diretto, facendomi sentire ancora più esposto.

"Non lo sto facendo!" continuo con la mia sceneggiata.

"Mh." mugugna ma forse ha capito che non ne caverà un ragno dal buco e quindi lascia perdere.

"Hai finito di abbuffarti?" domando alzandomi.

"Certo!" e ridacchia.

Ci allontaniamo dalla sala e salutato il mio amico, faccio per raggiungere la palestra, dove avrò lezione con Claudia e il damerino, tanto per cambiare.

"Ciao." una vocina familiare interrompe i miei pensieri, facendomi sobbalzare.

"Ciao." ricambio. E' Claudia.

"Come stai?" prosegue, affiancandomi.

"Bene, tu?"

"Bene."

Dopo questo breve scambio di battute nessuno dei due parla e io mi ostino a non guardare dalla sua direzione.

"Ti ha morso una tarantola stamattina?" mi chiede.

"Cosa?"

"Che hai? Sei strano."

"Nulla, tutto okay!" alzo le spalle e faccio l'ennesimo errore di guardarla in viso. Si sta mordendo il labbro.

"Va bene, ho capito. Ci si vede, Ed." e si allontana.

Sospiro, vorrei continuare a parlare con lei, ma oggi non so davvero cosa mi stia prendendo.

Entro in palestra e la vedo di nuovo a chiacchierare con quel cazzone di Lewis. Mi avvicino, sempre più infastidito e stuzzicato dal mettere in difficoltà quel bamboccio. Ma all'ultimo momento decido di fare dietrofront, oggi non sono molto in me e vorrei evitare di fare stronzate e mandare all'aria il piano.

Perciò, dopo essermi cambiato, eseguo tutte le istruzioni del coach e mi vendico facendo il culo al caro Joshua almeno a basket.

A fine partita sono esausto e non vedo l'ora di cambiarmi e tornarmene a casa. Mi attardo un pochino negli spogliatoi e quando esco, noto che il destino si sta davvero accanendo con me quel giorno. Claudia è appena uscita e mi lancia una strana occhiata, sembra dispiaciuta, ma si incammina, ignorandomi.

La blocco, tirandola per lo zaino.

"Ehi!" mi fa e io ridacchio.

"Non mi saluti?" me ne esco con la prima frase che mi viene in mente e mi sento patetico. Lei mi fissa con gli occhi sconvolti.

"Ti giuro, non so se riuscirò a sopportarla tutta questa bipolarità!" esclama e io sorrido.

"Hai ragione, stavolta!" alzo le mani in segno di resa.

Noto che il suo sguardo resta sospetto, ma rilassa le spalle.

"Mi sono svegliato scontroso stamattina! Non volevo liquidarti in due parole prima!" ammetto con sincerità.

"Okay!"

"Che hai da fare oggi?" le propongo. Cazzo, man, questo è l'opposto di prendere le distanze!

"Devo studiare!" rivela in un sospiro.

"Ti va di studiare insieme?" e a questo punto non so chi dei due sia più sconvolto dalle mie parole.

"Vuoi studiare insieme a me?" mi domanda.

"Perché no?" alzo le spalle in tono noncurante ma dentro di me sono in super ansia.

"Okay!" mi dice e io mi apro in un enorme sorriso che lei ricambia.

"Prego." e con la mano le faccio strada per raggiungere il parcheggio.


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***
ciao a tutt*,
capitolo lunghetto, ma è per farmi perdonare l'assenza **
allora, che ne pensate? le cose si stanno facendo un po' ingarbugliate nella testa del nostro caro Eddie ** che ne pensate? :DDD
e la povera Claudia che deve sorbirselo :DDD
fatemi sapere le vostre opinioni e se la storia vi sta piacendo, vi chiedo gentilmente di votarla con una stellina ** grazie mille **

effy **


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