13.

Mi sveglio su di giri. Il pomeriggio passato con mamma mi ha fatto molto bene; lo shopping è sempre terapeutico, anche se mi servivano davvero dei vestiti nuovi per la cena di beneficenza della prossima settimana.

Inoltre, l'ho aiutata a scegliere alcuni oggetti per il ristorante – oltre alle cose che avevamo portato noi da Roma, abbiamo scelto delle cose che avrebbero reso il locale ancora più caratteristico, come alcuni gladiatori da mettere come centro tavola e alcuni quadri raffiguranti il Colosseo, Piazza Navona e Campo de Fiori.

" "Così il locale è perfetto!", le confessai soddisfatta.

"Lo spero. Sembra che manchi qualcosa, non so..." affermò lei mentre passava una mano per tastare il tessuto delle tendine.

"Manca che non è in Italia?" provai a fare la spiritosa.

"Claudia! So che non ti piace vivere qui, Sam me ne stava parlando proprio ieri. Ma ti devo chiedere un piccolo sforzo. L'attività sta andando bene e Nico si sta ambientando. L'unica che sembra avere dei problemi sei tu. Ora vorrei capire se sono veri o se li stai creando tu ,mettendo su un muro."

"Ma quale muro? Non sto creando nessun problema! Semplicemente mi mancano le mie amiche, i nonni, e mi manca papà." e detto questo mi voltai perché mi stavano scendendo, mio malgrado, delle lacrime.

"Lo so. Lo capisco. Ma ora stiamo provando a ricostruirci una vita tutti insieme. Sam ce la sta davvero mettendo tutta. Per non parlare dell'enorme somma che ha sborsato per il ristorante. Lui davvero vuole che noi stiamo bene qui e che tu stia bene, soprattutto. Ti prego, fai un piccolo sforzo." e mi abbracciò.

"Mamma..." ma non riuscii ad aggiungere altro. Ormai il rubinetto si era aperto ed era difficile richiuderlo. "Ti aspetto in macchina." e uscii. 
"


Parlare della mia vita in Italia e di mio padre, in particolare, è qualcosa che ancora non riesco a gestire. Il distacco è stato troppo netto e nonostante siano passati mesi non riesco ancora ad accettarlo totalmente. Per di più, qui ho pochissimi amici e mi mancano tanto quelli a Roma. Rimpiango perfino i compagni delle elementari!

"Claudiaaaaaa è tardi." la voce di mia madre interrompe i miei pensieri.

Guardo l'orologio, le 7.25, merda, è tardissimo! Mi alzo di scatto dal letto e apro l'armadio prendendo le prime cose che mi capitano a tiro: una salopette di jeans, un maglioncino a righe rosa, celesti e verdi a collo alto e delle scarpe da tennis invernali color verde.

All'ultimo opto anche per il cappuccio celeste. Avrei portato un po' di colore in questa giornata che già si prospetta cupa.

Mi fiondo in doccia. Non ho tempo per cedere ai brividi di freddo, ma sposto comunque la manopola sull'acqua caldissima. In cinque minuti sono già pronta. Metto al volo un po' di eyeliner, l'immancabile mascara e mi passo un po' di burro cacao sulle labbra screpolate.

Scendo e so già che non farò in tempo a fare colazione, perciò prendo un pacchetto di wafer alla nocciola e li ficco nello zaino.

"Sono pronta." esordisco entrando in cucina, mentre faccio una specie di piroetta.

"Mhm... qualcuno è di buon umore questa mattina?" sentenzia Sam.

"Vuol dire che si sarà svegliata dal lato giusto." aggiunge mamma.

"Sì vabbè prendetemi pure in giro... andiamo Sam?" domando, mentre i due mi guardano stupiti.

"Niente pancakes?" mi chiede stupita mia madre.

"No, stamattina no! Non voglio fare tardi e non voglio arrivare a scuola con la sirena della polizia!"

"Sam!" gli fa scandalizzata, ma poi gli sorride.

"Eh, a mali estremi..." si scusa lui.

"Filate entrambi!" ecco che torna ad essere un poliziotto. A volte mi viene il dubbio su chi dei due faccia effettivamente parte delle forze dell'ordine.

Salutiamo lei e Nico ed entriamo in macchina.

"Come è andato lo shopping ieri?" domanda lo sceriffo.

"Bene. Ci ha fatto bene trascorrere una giornata mamma-figlia."

"Sono contento. Dovreste farlo più spesso."

"E voi maschietti invece? Vi siete annoiati senza di noi?"

"Naaaaaaah. Nico mi ha insegnato ad usare quell'aggeggio con cui si ostina sempre a giocare."

"Ma dai tutti amano l'X-box, come fa a non piacerti?"

"Ehm, ai miei tempi i videogiochi erano alti tre metri e lunghi due."

"Parli come se fossi nato assieme ai dinosauri." affermo ridacchiando.

"Eh quasi." mi fa la linguaccia.

"Sam lasciami prima del cancello per favore." gli ricordo.

"Certo piccola", poi aggiunge. "Buona giornata."

Gli sorrido e scendo. Stamattina mi ha fatto bene parlare con lui e il tempo è davvero volato senza che me ne accorgessi.

Siamo arrivati poco prima delle otto e già il parcheggio è pieno delle macchine dei miei compagni. Cerco con lo sguardo qualche faccia amica, ma non ci sono né Josh né Andy. Forse hanno fatto troppo tardi ieri e quindi hanno deciso di saltare la prima ora?

Cerco di individuare il Range Rover rosso del figlio del senatore ma non riesco a vederlo da nessuna parte. I miei sospetti vengono confermati quando entrata nell'edificio non li trovo nemmeno accanto ai loro armadietti. Sospiro e mi incammino verso il mio.

E' la prima volta da quando sono diventata loro amica che mi trovo da sola a scuola e, senza il loro supporto, mi sento davvero spaesata. Sono sovrappensiero e non mi accorgo che qualcuno si è avvicinato al mio armadietto.

"Ciao ragazza." mi saluta Gallagher facendomi saltare dalla sorpresa di trovarmelo di fronte.
Prendo i libri e richiudo lo sportello.

"Ciao Eddie." ricambio.

"Niente amici stamattina?"

"Ehm decisamente no."

"Fatto tardi alla festa di ieri?" chiede.

"Ah, ne eri a conoscenza anche tu?"

"Eh sì. Il Country Club è famosissimo." risponde con un tono quasi sarcastico, poi continua. "Tu sei andata via prima?"

"Chi? Io? No, non sono andata in realtà." ammetto, al che lui sembra stranamente rilassarsi.

"Chi hai in prima ora?"

"La Cooper."

"Come me. Ci incamminiamo o vuoi aspettare i tuoi compagni?"

"No no, andiamo. Non credo verranno."

Ci avviamo verso l'aula di storia. Lui non parla e io nemmeno. Sto facendo progressi nel provare a guardarlo negli occhi senza avvertire il solito disagio, ma non è facile. Soprattutto, è abbastanza imbarazzante questo silenzio. Rossella dentro di me sta cominciando a spazientirsi, al che decido di prendere la parola.

"Non ho ancora avuto occasione per ringraziarti del consiglio che mi hai dato su Tipps l'altro giorno." esordisco sempre tenendo la testa bassa.

"Figurati per così poco. È andata bene?"

"Benissimo, non mi ha nemmeno punita." sorrido.

Lui si ferma un attimo, scuote la testa e poi mi rivela "Bene. Tipps sembra forte ma non lo è, e se ti fai vedere sicura di te non avrai problemi."

"Beh, non è che io sia poi così forte." confesso.

"Davvero? Eppure, mi sembri una abbastanza tosta."

"E' solo perché non mi conosci. Tutta facciata." faccio un gesto con la mano per minimizzare, ma poi mi mordo il labbro.
Non capisco come mai riesca a farmi dire quello che penso facilmente.

"Beh, la facciata regge, ma se vuoi rinforzare le fondamenta forse dovresti fare un po' di pratica. Se vuoi posso insegnarti io..." e si gratta dietro la testa, scombinandosi ancora di più i capelli e abbagliandomi per un attimo.

Rossella dentro di me comincia a fare le piroette e quasi inciampa nel lungo vestito verde, mentre io divento rossa e per un momento me ne sto in silenzio, senza sapere cosa rispondere.

Cosa mi sta proponendo? Di diventare una teppistella? Di frequentarlo?

A quel pensiero scuoto la testa e mi mordo l'interno della guancia, mentre lui sorride e mi osserva in attesa.

"Okay, vuol dire che non ne hai voglia." conclude e sembra leggermente rammaricato.

"Mhm, e cosa proporresti? Di darmi delle lezioni di "arte cazzuta"?" gli domando cercando di rimanere impassibile, anche se il rosso delle mie guance deve avermi sicuramente già tradita.

"Più o meno." ammette, diventando serio.

Arriviamo davanti alla porta della Cooper al suono della campanella. Mi fa strada e io entro per prima.

So che adesso ci saluteremo ognuno diretto al suo posto e addio proposte di qualsiasi tipo.

Sento Rossella apostrofarmi nelle peggiori maniere. Alla faccia della damina dell'Ottocento! Ma ha ragione. Non credo di avere una seconda occasione, perciò prima di andarmi a sedere mi fermo, mi volto e gli tendo la mano.

"Andata."

Il suo viso si apre in un sorriso sghembo e faccio il dannato errore di guardarlo negli occhi. I nostri sguardi si incontrano: Rossella fa la ola e io divento bordeaux.

"Perfetto!" continua a sorridere.

"Ragazzi state bloccando la porta." è la professoressa Cooper a riprenderci.

Merda, non mi sono resa conto di aver monopolizzato l'entrata. Mi affretto a raggiungere il mio posto con Gallagher alle calcagna.

"Spostati." intima a Terence, il ragazzo che di solito siede dietro di me a storia.

"Ma io sono sempre stato qui." rivela il poverino con una leggera apprensione nella voce.

"E da oggi ti siederai lì." gli risponde serafico il teppistello, indicando il posto che di solito occupa lui in fondo all'aula.

Basta questo breve scambio di frasi e il tono di Gallagher per far raccogliere al povero Terence le sue cose e farlo andare dall'altra parte della classe senza ulteriori proteste.

"Quanto sei prepotente." sentenzio cercando di fare la seria, perché lo penso davvero ma, al contempo, mi scappa un sorriso dato che in questo istante Rossella mi suggerisce che Ed deve averlo fatto per sedersi vicino a me.

"Naaaaaaaaah." e si accomoda, con un'espressione da schiaffi sul volto.

Prendo posto anche io e comincio a togliermi il cappuccio, la sciarpa e il cappotto. Sto aprendo lo zaino per prendere il quaderno e l'astuccio quando mi sento bussare.

"Oggi non ti pare che la Cooper si sia pettinata con una forchetta?" mi sollevo subito e provo a far passare la ridarella per quest'affermazione come un colpo di tosse. Però ha ragione, la professoressa oggi porta i capelli più scombinati del solito. Scuoto la testa e apro il libro.

La Cooper si alza e comincia a scrivere alla lavagna una serie di date, mentre io prendo appunti. E' difficile, però, concentrarmi durante tutta l'ora, in quanto Gallagher mi bussa alla schiena con la matita e mi sussurra cose per farmi ridere tutto il tempo.

Che stia provando a farmi prendere una nota? Faccio del mio meglio per restare concentrata. Ma senza avere molto successo. Già solo la sua presenza nel posto dietro al mio, senza contare i brividi che, quel minimo di contatto della sua matita con la mia schiena mi fa provare, metterebbero a dura prova la concentrazione di qualsiasi persona, figuriamoci la mia.

Appena suona la campanella mi volto verso di lui mentre raccolgo le mie cose.

"Meno male che è finita altrimenti mi sarei beccata un'altra nota!" ammetto.

"Dai, per così poco! E comunque era una prova. Volevo vedere come te la cavavi in una situazione del genere." sghignazza.

"Mhm..." non sono molto convinta. "E l'ho superata?"

"Mhm... per ora abbastanza dai, sei sul cinque e mezzo!" e ride alla mia faccia sconcertata.

"Solo?" gli domando facendo la finta offesa.

"Te l'ho detto giovane Padawan. Dei miei insegnamenti tu bisogno avrai." la citazione di Star Wars mi sorprende piacevolmente. Non pensavo gli interessasse quel genere di film, soprattutto perché è molto il mio genere.

"Pendo dalle sue labbra, la forza scorre grande in lei, o potente maestro Yodallagher!" e gli faccio la linguaccia.

Lui ride di gusto.

"1 a 0 per te! Ci vediamo presto, giovane Padawan!" ribatte e mi tocca la testa per un attimo che a me sembra infinito. Poi ci separiamo. Io devo andare a lezione di biologia e lui a quella di matematica.


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ciao a tutt*,
nuovo capitolo e nuove interazioni tra i due eroi **
che ne pensate? ** 
so che siete curiosissim* sul piano, e tra poco comincerete a saperne di più, promesso **
per il momento che ne dite dei due? **
fatemi sapere che attendo con ansia le vostre preziose opinioni **
Ps se la storia vi sta piacendo, vi chiedo di lasciare una stellina **
grazie **
effy

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