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Eddie's POV

Il rombo del motore culla quello dei miei pensieri. Sono lieto che il cellulare le era squillato proprio in quell'istante. Non mi aspettavo di sentirmi effettivamente coinvolto dalla conversazione con la ragazza e, invece, mi stava piacendo parlare con lei. 

Di solito non amo conversare, meno che mai con persone estranee. Invece con lei mi sono sentito molto spontaneo, come se ci conoscessimo da tempo. Mi piace anche stuzzicarla e vedere come si indispettisce e si mette poi sulle sue.

Mi sale automaticamente un sorriso sulle labbra a ripensare alle rispostine che mi ha dato.

Ci sto pensando un po' troppo per i miei gusti però. Scuoto la testa e do più gas mentre cambio la marcia.

Arrivo tra la Madison e la settantanovesima nell'Upper East Side e mi guardo intorno.

Qui c'è il vecchio ufficio dell'innominabile. Non ci metto piede da un paio di anni ormai e se non avessi ricevuto la telefonata di Julian avrei fatto a meno di tornarci.

Ormai mio fratello si tratta davvero bene: ufficio e casa di fronte al Central Park. Non mi piace giudicarlo, ma preferirei andarmene a vivere nel Bronx piuttosto che accettare l'aiuto di quell'essere abominevole che abbiamo come padre.

Cerco di calmarmi e di non pensarci. Non è facile però e ritrovarmi qui non mi aiuta.

Provo a pensare ad altro e, all'improvviso, mi viene in mente il momento in cui Claudia mi ha per un attimo sorriso quando le ho parlato di New York – le si è formata una fossetta al lato della bocca e, soprattutto, le si sono illuminati gli occhi, così come le era capitato quando c'eravamo visti fuori dall'ufficio del preside.

Funziona, mi tranquillizzo e mi accendo una Benson mentre tiro il cellulare fuori dalla tasca dei pantaloni per telefonare a mio fratello.

"Pronto?" mi risponde la sua voce affettata.

"Sono sotto."

"Citofona e all'ingresso chiedi di Emma, lei ti dirà dove attendere."

"No, preferisco aspettarti qui fuori. Mi sto fumando una sigaretta. Mi farò un giro qui intorno nel frattempo." e riattacco.

Non sono proprio dell'umore per salire e vederlo pavoneggiarsi nello studio di quel coglione.

Ne approfitto per fare un giro al Central Park; non ci torno da un bel po' – era il posto che più preferivo da bambino, specialmente il laghetto.

Mi addentro fino a raggiungerlo e noto che al suo interno è ancora ghiacciato, complici le temperature di quest'ultimo periodo.

"State attenti che potreste farvi male! Eddy sta vicino a Jay!"

"Ma dai mamma sono bravissimo guarda!"

"Mi farete venire un colpo prima o poi! Basta pattinare adesso. Andiamo che sta imbrunendo!"

Il ricordo della voce di mia madre è come un colpo allo stomaco ben assestato.
Mi capita la stessa cosa ogni qual volta ripenso a lei.

Evito di avvicinarmi a queste zone proprio per questo motivo – qui tutto mi parla di lei e della mia infanzia: le passeggiate al Central Park, la nostra casa vicino Bloomingdale. Tutti momenti in cui ero stato felice e che adesso non esistevano più. Ricordi di un Edward Thomas Gallagher che non c'era più.

Sto ancora osservando il lago dove fino ad un attimo prima mi è sembrato di aver visto il me e il Julian bambini, anche se in realtà si tratta di due ragazzini che stanno pattinando e che si reggono l'uno all'altro! Deve essere una delle loro prime volte!
Il piccolino si aggrappa a quello più alto, un perfetto binomio come quello mio e di Julian.

Mio fratello c'è sempre stato per proteggermi: quando avevo gli incubi correva in camera e mi accendeva la luce, quando i miei compagni erano prepotenti con me interveniva subito a difendermi, quando mamma si era ammalata si era fatto carico di tutto.

"Ero sicuro di trovarti qui!" è la sua voce ad interrompere il flusso dei miei dolorosi pensieri.

"Ciao Jules!" lo abbraccio.

E' vestito con un cappotto nero, un completo grigio e una camicia bianca. Deve essere un capo di alta sartoria. Mentre si appoggia alla staccionata poggia a terra la ventiquattrore e si allenta il nodo alla cravatta. Se non si acchittasse in quel modo sembreremmo ancora più simili - anche lui ha i miei stessi capelli neri, lisci e corti però, anche se fino ai tempi dell'università li ha portati in una zazzera lunga e spesso scapigliata, e i miei occhi scuri e profondi. E' praticamente la versione ripulita di me stesso.

"Dimmi se ogni volta devo ricevere comunicazioni dal preside per poter vedere mio fratello o se prima o poi riusciremo ad incontrarci senza avere a che fare con cose antipatiche?" ecco è arrivato subito al punto, intanto si sta accendendo una sigaretta e mi gira il pacchetto per offrirmene una.

"Ti trattano bene ai piani alti, eh? Comunque lo sai che mi piace farmi annunciare." sorrido, prendendo la Chesterfield che mi porge.

"Che hai combinato stavolta, Ed?" mi chiede serio mentre espirando il fumo dalla bocca. "Ti sei preso di nuovo la colpa al posto dei tuoi amici?"

"Sai com'è questi amici si sono fatti in quattro per aiutarmi a farmi stare meno di merda!" sbotto.

"Nella merda di cui tu parli io ci ho sguazzato per due anni!"

"E adesso che vuoi, un applauso?"

"No, ma vorrei essere lasciato in pace e non dover correre a scuola ogni volta per te che decidi di sacrificarti al posto di quei quattro cazzoni con cui ti piace circondarti!"

"Non chiamarli così. Non ti azzardare!" e faccio per andarmene.

"Certo difenditeli pure! Sai che mi ha detto il preside quando mi ha chiamato ieri?

'Mr. Gallagher noi capiamo la situazione con quello che è successo a sua madre e tutto il resto e mi creda stiamo dando a suo fratello tutto il tempo di cui ha bisogno, ma lui continua a mettersi in certe situazioni e alla lunga dovremmo mandarlo via dalla scuola in maniera definitiva!'

Dimmi Ed è questo quello che vuoi? Essere allontanato definitivamente? Non riuscire ad avere nemmeno un'istruzione decente o una carriera, un futuro, ma buttare tutto all'aria per quattro stronzetti? Cerca di cominciare a comportarti come si deve perché io non sarò sempre qui a pararti il culo, chiaro?"

Non mi ha mai parlato in questo modo prima, lo stare nello stesso ufficio di quello stronzo non gli sta facendo per niente bene. Mi correggo, sembra una sua versione più giovane.

Non gli rispondo. Jules è sempre stato dalla mia parte, ma ha accettato di malavoglia il mio trasferimento da Carl e non perde occasione per ricordarmi che è lui a pagarmi la scuola e a passarmi i soldi per le bollette e per tutto il resto.

Guarda l'orologio e sembra ritornare in sé.

"Eds" mi dice cambiando tono e guardandomi dolcemente.

A sentire quel nomignolo faccio una smorfia – al mondo mi chiamavano in questo modo solo due persone: lui e la mamma.

"Capisco che tu voglia bene ai tuoi amici, ma devono cominciare a prendersi le proprie responsabilità non puoi immolarti sempre tu per loro. Mr. Tipps è stato categorico non ti daranno sempre un'altra chance. Siamo rimasti che verrai punito facendoti lavorare nei prossimi giorni pulendo la caffetteria. Ho accettato senza battere ciglio e gli ho fatto presente la situazione con nostro padre, ma non sono disposto a coprirti ulteriormente, chiaro?"

Ecco ha toccato il tasto dolente. In tutto ciò io non so cosa dire. Pertanto, annuisco.

"Mi ha detto che non ti sente da mesi." incalza.

"Senti se dobbiamo stare qui al freddo a parlare di lui vado via." non resisto.

Non ce la faccio proprio ad affrontare il discorso sul padre stronzo ma preoccupato. Non stasera.

"Va bene, lasciamo perdere. Ti va un caffè con il tuo fratellone?" e getta la sigaretta nel posacenere sopra il cestino della spazzatura.

"Non hai un qualche impegno mondano come tuo solito?"

"Veramente sì, ho una cena al Country Club. Se ti comporti bene qualche volta ti ci porto." scherza.

"Mmm... non vedo l"ora. Dai se hai un po' di tempo prima di andare va bene."

Mi da un buffetto dietro la testa e torniamo nella zona del suo ufficio per bere un caffè insieme.

Rientro a casa con il sorriso sulle labbra. Non mi capita da un bel po' e devo ammettere che il tempo trascorso con Julian mi ha fatto bene.

Non lo vedo spesso e mi dispiace. E, anche se noto che si sta "Maxuellizzando", quando sta con me sembra ritornare un po' più sé stesso.

Mentre infilo le chiavi nella serratura sento diverse voci provenire dall'interno. Merda, mi sono completamente dimenticato che Carl ha organizzato una specie di appuntamento a quattro con due tipe che conosciute l'altra sera.

Non sono proprio nel mood di intrattenere qualcuna, voglio solo mangiare qualcosa e buttarmi sul letto. Sospiro ed entro.

"Ecco il mio caro coinquilino!" mi dice il mio amico, tirandomi per un braccio e buttandomi letteralmente addosso alle due ragazze. "Loro sono Rita e Valerie" le presenta, mentre mi porge una birra.

"Ciao." mi fanno in coro.

"Ciao, piacere." ribatto.

"Sei arrivato giusto in tempo, stavamo per metterci a tavola." esordisce Carl.

"Oh, volevo farmi una doccia prima." 

"Dai, mangiamo, te la farai dopo cena!" e mi indica la sedia.

Non riesco a dirgli di no, perciò, mi siedo e cominciamo a mangiare.

Carl prova a fare l'intrattenitore della serata, deve avere sicuramente notato che non sono molto propenso a chiacchierare e, infatti, quando mi alzo da tavola non insiste per farmi rimanere con loro.

"Già vai via?" mi chiede Rita o forse Valerie.

"Eh sì, oggi è stata una giornata abbastanza piena. Ci si vede signore, è stato un piacere." faccio una specie di inchino e mi chiudo in camera.

Mi butto sul letto, mi tolgo le scarpe e accendo una sigaretta. Poi prendo il telefono e noto che ci sono alcuni messaggi non letti da parte di Claire. Nel primo mi chiede come è andata con mio fratello. Nel secondo vuole sapere se Carl ha poi portato le tipe qui a cena. Decido di ignorare entrambi.

Quando sto per metterlo via ne arriva però un terzo: "Senatore con figlio e tutta la combriccola al Country Club. Tu ne sapevi qualcosa?"

Non avevo idea che che ci fossero anche loro lì stasera, altrimenti forse avrei accettato l'invito di Jules. Anche se a ripensarci, attaccare briga proprio davanti a mio fratello non sarebbe stata una buona mossa.

Ad ogni modo, immagino che la ragazza, o meglio Claudia (ormai conosco il suo nome), sia andata lì anche lei e mi sale un insolito senso di fastidio.

Scuoto la testa poi razionalizzo: avrei potuto procedere con il piano.

Spengo il telefono e le luci. Prima di chiudere le palpebre però due occhi sorridenti mi rimbalzano nella mente.


ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.

***
ciao a tutt*,
nuovo capitolo per voi, in cui si capisce qualcosa di più sulla situazione di Eddie**
che ne pensate? ** e del suo ricorrere a Claudia come tranquillante?**
fatemi avere tutte le vostre opinioni/sensazioni che adoro leggere **
e se la storia vi sta piacendo vi chiedo di supportarla con una stellina **
grazieee **
Effy **

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