6. Can't Take My Eyes Off You ♄

‹ Simona

«Ragazzi, non potete capire cosa mi è successo oggi», esordisce Camilla, in preda all'euforia, non appena mette piede in casa. Lancia la borsa sul divano e richiama la nostra attenzione.

Ale sta preparando il suo fantastico risotto ai funghi - probabilmente il delizioso odore che emana si sente anche sul pianerottolo - mentre io sto lavando i piatti che avevamo lasciato dal pranzo.

La cucina è il regno di Alessandro. Ha un tocco così delicato e preciso, frutto degli anni di tirocinio e lavoro come neurochirurgo, che lo rende il migliore in ambito culinario. Inoltre, in ogni piatto che prepara mette passione, fantasia e amore con il risultato che i cibi da lui cucinati sono squisiti. Se non avesse intrapreso la carriera medica di sicuro avrebbe avuto grande successo come cuoco.

Quando per la prima volta è entrato nella cucina del nostro nuovo appartamento, è rimasto estasiato. Reazione assolutamente comprensibile, vista la sua bellezza. La stanza è abbastanza ampia e ha le pareti bianche. Anche i mobili, in stile moderno, e i piani ricoperti in marmo sono bianchi, così come il pavimento in finto parquet di quercia. Il tocco di classe è, però, l'isola in marmo che domina il centro della cucina. Qualcuno potrebbe pensare che è asettica, invece tutto questo bianco contribuisce a renderla molto luminosa, anche perché l'unica fonte di luce è una finestra posizionata proprio di fronte alla porta.

Mi giro verso di lei, che è appoggiata allo stipite della porta, e mi asciugo le mani sul jeans, poi le chiedo: «Luca ti ha scelta?» portandomi la mano alla bocca, con finto stupore.

Mi guarda male. «Non ancora, la sta tirando per le lunghe. Ma non è questo che volevo dirvi», continua lei. «Indovinate chi andrà all'evento musicale italiano più atteso dell'anno?» ci chiede, con un sorriso a trentadue denti ed indicandosi con i pollici.

«Non ci credo. Vai a fare la truccatrice a Sanremo?» le chiedo, stavolta davvero stupita. «Ma inizia martedì...» mi fermo un attimo per fare mente locale: oggi è sabato, quindi, «è praticamente tra tre giorni.»

«Già e poiché sono l'amica migliore del mondo, ho recuperato dei pass anche per voi», dice applaudendo a sé stessa e saltando intorno all'isola.

Il suo entusiasmo è davvero contagioso, la seguirei anche io se non ci fosse un solo piccolo problema: il festival di Sanremo non mi fa impazzire, sono anni ormai che non lo seguo più. Però è probabile che assistervi dal vivo e conoscerne i protagonisti renderà tutto più divertente.

«Partiamo lunedì mattina alle 10, in sette ore dovremmo essere lì, così ho il tempo per andare a fare una prima ricognizione in teatro e organizzarmi con gli artisti, che saranno lì per fare le ultime prove. Andiamo con la mia macchina», corre a stritolarmi in un abbraccio e continua a saltellare, costringendomi a muovermi su e giù con lei.

Alessandro diminuisce l'erogazione di gas al fornello sotto il risotto. «Quanto entusiasmo. Dovrò chiedere una settimana di ferie in ospedale. Spero acconsentano con così poco preavviso», le dice, rovinando quel momento di gioia.

Camilla mi lascia andare e fissa il suo sguardo su Ale, che estrae il telefono dalla tasca e si allontana da noi.

«E tu come fai con la trasmissione?» le chiedo, distogliendo lo sguardo da lui - che si è diretto nella sua stanza per poter parlare con i suoi colleghi in tutta calma - e tornando a togliere delle incrostazioni da una padella.

«Ho già parlato con la redazione, ho spiegato loro che è per lavoro. Mi hanno detto che per una settimana non muore nessuno e hanno avvertito loro Luca. Domani gireremo l'esterna che mostreranno durante la puntata in cui non ci sarò», dice.

Non riesce a stare ferma, continua a camminare avanti e indietro, la vedo con la coda dell'occhio: l'ansia la sta mangiando viva. Attendiamo per un tempo indeterminato che Ale ci faccia sapere il responso, in religioso silenzio.

«Devo ringraziare Sileni, che in un batter d'occhio ha accettato di coprire i miei turni» urla dalla sua camera da letto, per poi rientrare in cucina e tornare ad armeggiare con il risotto.

La tensione di Camilla si allenta di botto. «Bene. Ora a proposito dell'esterna...»

Mentre parla, prende le tovagliette americane dal cassetto sotto il forno e le stende sull'isola - che è abbastanza grande da ospitare non solo il piano cottura, ma anche i nostri pasti.

«Vorrei portare Luca qui e farvelo conoscere. Sapete, ormai il trono è agli sgoccioli e quella vipera di Sofia l'ha portato a conoscere i suoi.»

A quelle parole, d'istinto e quasi in contemporanea, io e Ale sgraniamo gli occhi.

Lei ci ignora, mentre prende i cucchiai e li appoggia con delicatezza sulle tovagliette.

«Pensavo di farlo venire verso le 11 a casa e di cucinare qualcosa insieme, solo io e lui...»

A bocca spalancata - non sapevamo che Camilla sapesse cucinare - la ascoltiamo, prestando molta attenzione alle sue parole.

«Voi poi ci raggiungerete per pranzo, quindi intorno alle 13. Dopodiché noi andremo a fare un giro...»

«...e noi resteremo a casa a pulire tutto», concludo la frase, mentre come un automa prendo i piatti, Ale li riempie di risotto e li mette in tavola.

«Che ne dite?»

Ale solleva un sopracciglio, guardando nella mia direzione, poi esclama: «Non vedo l'ora di conoscere quel figone. Avremo tanto da raccontargli. Vero Simo?», mi interpella.

Sto per rispondere quando Camilla interviene: «Voglio solo ricordarvi che ci saranno le telecamere e ci vedranno in tutta Italia.»

Questo proprio non avrebbe dovuto dirlo. Il fattore telecamere non lo avevo preso in considerazione fino a quel momento e a sentire tali parole mi si gela il sangue nelle vene. Ho sempre odiato essere filmata, anche quando da piccola facevo le recite a scuola.

Ricordo come fosse ieri quando ero scesa dal piccolo palco e avevo tirato un calcio alla tibia del padre di Gabriella, una mia compagna di classe, solo perché stava reggendo una videocamera in mano, fiero, per riprendere la prova attoriale della cara figlioletta. Da quel giorno Gabriella non ebbe più il permesso di parlarmi e tutti in classe iniziarono a prendermi in giro: ero diventata la temibile sfonda stinchi.

È pur vero che domenica non ho avuto alcuna reazione folle, ma la situazione era decisamente diversa: avevo due profondi occhi marroni a rasserenarmi e facevo qualcosa che amo.

«Tutto bene?» mi chiede Camilla, fissandomi preoccupata.

Credo di essere diventata più pallida di quanto già sia normalmente - se possibile.

«Sì... solo che sapete, telecamere, stinchi...»

«Ancora con quella vecchia storia? Dubito che prenderai a calci i cameraman. Nel caso sarebbe comunque esilarante.»

Alessandro scoppia a ridere, mentre io e Camilla troviamo la cosa decisamente poco divertente.

Ci sediamo sugli sgabelli intorno all'isola e iniziamo a cenare.

«Avanti, non mi sembra di chiedervi tanto, no? E poi dovrebbe farvi piacere, se lo presento a voi è perché siete la mia famiglia.»

La sua voce ha un'incrinatura appena percettibile.

Come si fa a dirle di no dopo tale dichiarazione? Camilla è rimasta orfana all'età di dieci anni per via di un incidente stradale che ha coinvolto i genitori ed è cresciuta con la nonna.

Sfortunatamente, la signora Maria si è ammalata di Parkinson ed è morta un anno prima che ci trasferissimo a Roma. Per lei è stata davvero dura, per un periodo si è lasciata andare allo sconforto, perdendo tutto: lavoro, interessi, amore, ma non noi; noi ci siamo sempre stati. L'abbiamo presa per mano, l'abbiamo aiutata a rialzarsi - pian piano - e a dare una svolta alla sua vita. Ora, dopo un anno e mezzo, è completamente rinata.

Sospiro. «Ok, va bene, hai vinto. Potrò sopportare le telecamere per qualche ora», dico, già pentendomene. «Ora dimmi un po', com'è possibile che con tutte le persone che lavorano per Simone Belli, lui abbia scelto proprio te?» le chiedo, per pungerla un po' nell'orgoglio, guardandola di sottecchi.

Da quando ha superato il provino a Uomini e Donne, Camilla ha ricevuto un'iniezione di autostima - era pure ora. Sono anni che le stiamo addosso per far sì che riesca a realizzarsi. Quando Ale ha ricevuto il posto di lavoro al Gemelli e io ho deciso di iscrivermi alla Sapienza, la scorsa estate, abbiamo trascinato Cami con noi a Roma e l'abbiamo obbligata ad inviare curriculum e fare colloqui praticamente ad ogni centro estetico e negozio di cosmetica. Contro ogni sua aspettativa, aveva ricevuto molte risposte positive, tra queste la più allettante era sicuramente quella di una collaboratrice di Simone Belli, che la invitava a fare una selezione. Così ha tentato e quello è stato il suo primo successo. Nonostante ciò, era ancora molto scettica e insicura di sé, fino al provino per "Uomini e Donne".

«Gné gné», mi fa il verso. «Molto simpatica. Ci ha fatto una specie di test a sorpresa, stamattina. Abbiamo dovuto creare diversi make up elaborati nel giro di sette ore. Credo volesse vedere come lavoriamo in situazioni di forte stress per un lungo lasso di tempo. Alla fine ha scelto quattro ragazze e io sono una di queste. Per i pass, invece, ho dovuto contattare gli organizzatori del festival. Non è stato semplice convincerli a darmeli, perché sono per lo staff dei musicisti e per tutti coloro che lavorano dietro le quinte, però alla fine hanno ceduto.»

Fa un sorrisetto osservando i nostri sguardi interrogativi.

«Ho inviato loro il video della tua esibizione con Damiano, ho detto che sei una vocal coach e lui è il tuo assistente», dice indicando Ale con il mento, con nonchalance, per poi portare del risotto alla bocca.

Il cucchiaio mi scivola di mano e va a sbattere sul bordo del piatto.

«TU - HAI - FATTO - COSA?» scandisco ogni parola, urlando, furente. Probabilmente mi avranno sentita tutti i condòmini.

«Sono un uomo troppo impegnato per finire in galera! Questo potrebbe segnare la fine della mia carriera da neurochirurgo», esclama Alessandro, esasperato, portando una mano alla fronte e scuotendo la testa ad occhi chiusi.

«Filerà tutto liscio, tranquilli», dice lei, spostando velocemente lo sguardo da me ad Ale e facendogli l'occhiolino.

«Io non ci posso credere. Ma sei cretina? E loro? Come hanno potuto darti ascolto se l'unica prova che hai portato è quel video?» sbotto, mentre riprendo il cucchiaio, lo riempio di risotto e lo porto con rabbia alla bocca.

«Ti ho detto che andrà tutto bene, fidati di me!»

Sfoggia un sorriso sornione che mi lascia perplessa. Anche Ale, che la sta guardando, cambia improvvisamente espressione. Sembra quasi che dentro di sé stia urlando "Eureka!", manco fosse Archimede.

Sebbene tra me e Ale ci siano cinque anni di differenza, è stato amore a prima vista. Ci siamo conosciuti a una serata karaoke in un locale del nostro paese, quando io avevo diciotto anni e lui ventitré. Eravamo entrambi sbronzi e ci ritrovammo a cantare “Can't remember to forget you” di Shakira, cercando di imitarne le movenze - con scarsi risultati. Mi ha invitata a raggiungere il suo tavolo, a cui era seduto il suo gruppo di amiche ed è lì che ho fatto la conoscenza di Camilla. Io e lui siamo diventati fin da subito inseparabili, abbiamo fatto tante esperienze nuove insieme e convivere è stata la migliore in assoluto.

«Avete già visto chi sarà in gara?» chiedo, cercando di rimanere fredda.

Camilla quasi si affoga nel sentire la mia domanda. «Scusa ma dove vivi? Ne parlano ormai da settimane in TV, in radio, sui social, nei giornali...»

«Oh, non rompere», le rispondo, forse un po' troppo aggressiva.

Scuote la testa, lanciando un'occhiata ad Alessandro, che abbassando la voce le dice: «Aveva di meglio a cui pensare...» in modo che anche io sentissi.

Gli tiro uno schiaffo sul braccio, mentre soffoca una risata. «Non ti ci mettere pure tu!» incrocio le braccia sotto il seno, mentre sul mio volto si disegna un broncio.

Camilla sospira e mi fa l'elenco dei partecipanti. «Ah, quasi dimenticavo, ci sono anche i Måneskin», mi dice, fingendo indifferenza e facendo incontrare i suoi occhi con quelli di Ale, che in risposta sorride sornione.

Faccio spallucce e annuisco, ignorandoli. «Beh, ci sono un sacco di giovani, mi fa piacere», Cami e Ale si guardano e scoppiano a ridere.

Mah, io non ci vedo proprio niente da ridere, penso, mentre mi alzo per prendere la frutta.

•••

A casa Accorsi, Caldera, Riva la domenica mattina regna un silenzio surreale, rotto soltanto dal russare, di tanto in tanto, di Alessandro. Non suonano sveglie, non si alzano persiane e non ci si stiracchia prima delle 11:00. Stamattina però è diverso, perché il telefono del sergente Camilla ha iniziato a squillare dalle 9:00.

«SVEGLIA!» urla per casa, mentre sbatte un cucchiaio di legno sul coperchio di una pentola e apre le porte delle nostre camere da letto. «Vi do dieci minuti per alzarvi, lavarvi e vestirvi. Poi dobbiamo assolutamente mettere a posto casa.»

L'appartamento in cui viviamo è paragonabile alle suite che spesso si vedono nei film americani. È all'ultimo piano del palazzo ed è stata ricavata unendo due appartamenti. È chiaro, quindi, che è molto grande e ogni volta che dobbiamo fare delle pulizie approfondite perdiamo ore nonostante siamo in tre.

Mi rigiro nel letto, chiedendomi per quale dannato motivo abbia accettato di far entrare tutta Italia in casa nostra. Rivolta verso il muro - che è alla mia destra - i miei occhi vengono attratti dal porta foto appeso alla parete. Lì ci sono le persone per me più importanti ritratte in particolari momenti delle nostre vite: il mio 18° compleanno con amici e parenti, la gita a Barcellona, in laboratorio con i colleghi, il torneo di pallavolo, il concorso musicale vinto... Tra queste ce n'è una fresca di stampa che ritrae due ragazzi che si guardano e si sorridono. Mi giro verso il comodino e allungo la mano per prendere il telefono, mentre Camilla continua la sua marcia lungo il corridoio. Un sorriso si allarga sul mio volto quando vedo il messaggio del buongiorno di Damiano. Dall'uscita di venerdì i messaggi della buonanotte e del buongiorno si sono susseguiti con cadenza giornaliera e mi auguro diventino un'abitudine.

Resto imbambolata a fissare la chat. Damiano negli ultimi giorni è stato molto misterioso, ma la cosa più che preoccuparmi mi diverte. Non sono di certo il tipo di ragazza che vuole sapere continuamente il partner cosa fa, dov'è e con chi è, piuttosto do totale libertà e completa fiducia. A maggior ragione quando ci si sta semplicemente conoscendo.

Ho sempre pensato che i paletti sortiscano l'effetto contrario, fanno semplicemente sì che la persona si allontani da te. Questo lo so, perché l'ho provato sulla mia pelle. L'ultima relazione seria che ho avuto è durata un anno. Avevo perso la testa per un mio collega, più grande di me di quattro anni, Marco. All'inizio sembrava andare tutto bene, poi è diventato oppressivo, voleva sapere continuamente dov'ero, con chi e dove uscivo e pretendeva di avere voce in capitolo sul mio vestiario. Mi stava facendo terra bruciata, tutti poco a poco si allontanavano da me, così ho fatto l'unica cosa che avesse senso: l'ho lasciato e ho recuperato i rapporti con tutte le persone che stavo per perdere. Inutile dirvi la sensazione di libertà che ho provato nel momento in cui ho pronunciato le parole che hanno messo fine a quella relazione tossica. Ovviamente a questo gesto hanno fatto seguito mesi intensi di stalking, non ne potevo più, ero sul punto di denunciarlo, finché non ha trovato una nuova povera vittima. Tutto ciò succedeva due anni fa. Da quel momento mi sono ripromessa di non fare mai più lo stesso errore e di scappare alle prime avvisaglie di possessività.

Forse è per questo che negli ultimi due anni mi sono tenuta alla larga dal genere maschile, questo finché non ho incontrato gli occhi nocciola di Damiano. Quasi senza accorgermene apro le sue informazioni di contatto e mi fermo a fissare la foto profilo.

Studio ancora una volta i lineamenti del suo volto: la mandibola marcata, gli zigomi ben definiti e le guance leggermente scavate lo fanno apparire più grande di quanto effettivamente è. Il sorriso è così luminoso che i suoi occhi non possono fare a meno di seguirlo. Soffoco il riso da ebete che sta per nascere sul mio volto schiacciando la faccia sul cuscino.

Da quand'è che sono tornata una quindicenne alla prima cotta?

«La smetti di fissare Damiano e vieni a darci una mano?» sussulto nel sentire la voce di Camilla e mi giro di scatto, rischiando di farmi venire il torcicollo. Chiudo subito WhatsApp, imbarazzata, sotto gli occhi attenti di lei, che studiano ogni mio movimento. Ero così presa dalla mia crush che non mi sono accorta dell'ingresso del sergente.

Sono sicura di essere diventata rossa come un peperone, perché sento le guance avvampare. Mi alzo dal letto, mentre Camilla continua a guardarmi, con le braccia conserte e il piede che sbatte a terra, a scandire il passare del tempo in perfetta coordinazione con l'orologio da muro che ticchetta al di sopra della scrivania. Abbasso lo sguardo e le passo accanto, per raggiungere il bagno. «Evitare il mio sguardo non ti farà diventare invisibile, spero tu ne sia conscia.»

Rivolgo gli occhi al cielo mentre chiudo la porta alle mie spalle.

Mi lavo il più velocemente possibile, mentre Camilla continua a bussare alla porta. Non lo fa perché deve usufruire del bagno - dato che entrambe abbiamo il bagno in camera - ma per mettermi fretta. Vorrei tanto strozzarla quando esco e la trovo davanti la porta, con un sorriso soddisfatto.

«Bene, ora che sei pronta direi che dovresti iniziare a pulire la tua stanza», mi dice, indicandomi i libri che sono sparsi un po' ovunque e le scarpe che occupano ogni angolo della camera.

Sbuffo. «Hai intenzione di portarli a fare un giro anche nelle nostre stanze?»

«Beh, mi sembra ovvio, altrimenti che padrona di casa sarei?» risponde, sollevando un sopracciglio.

«In realtà non sei la padrona di casa - »

Mi blocca. «Non essere puntigliosa e sbrigati, che manca solo un'ora e mezza all'arrivo della troupe.»

Non ho il tempo di ribattere, perché è già uscita. Mi guardo intorno e mi lascio andare ad un piccolo momento di sconforto.

Perché sono così disordinata?

Ogni volta è sempre la stessa storia. Durante le sessioni d'esame mi lascio un po' andare e la pulizia della stanza passa in secondo piano, così una volta finite mi tocca ripulire settimane di arretrati. Mi faccio coraggio e prendo lo straccio per spolverare, l'aspirapolvere e lo spazzolone per lavare a terra. Sento rumori provenire dal bagno nella zona giorno, segno che Camilla e Alessandro stanno cooperando per pulirlo.

Questo perché loro, a differenza mia, hanno la stanza pulita e ordinata.

Le nostre camere da letto sono più o meno delle stesse dimensioni. Io e Camilla abbiamo scelto le due che si trovano sulla stessa linea della cucina e del bagno della zona giorno, per questo abbiamo anche il bagno privato. Ale invece non ha il bagno in camera, per cui la sua stanza guadagna diversi metri quadri. Come per il resto della casa, anche queste erano già arredate al nostro arrivo, quindi abbiamo dovuto aggiungere solo gli effetti personali per sentirle nostre.

Collego il mio telefono via bluetooth alla cassa portatile regalatami da mia sorella - che appoggio sulla scrivania ad angolo, la quale è posta davanti una finestra che mi regala la panoramica di un piccolo spicchio di Roma - e avvio Spotify. Apro la playlist da me creata appositamente per caricarmi quando non ho voglia di fare qualcosa. Attivo la riproduzione casuale e parte "Bitch I'm Madonna" di Madonna e Nicki Minaj.

"We hit the elevator right up to the rooftop
The bass is pumping, make me wanna screw the top off
..."

Mi piego a raccogliere le scarpe per metterle al loro posto nella scarpiera, mentre canticchio, quando sento rumore di passi nel corridoio. Sorrido e scuoto la testa. Come mi aspettavo, Cami e Ale non hanno resistito al forte richiamo della regina del Pop e sono arrivati giusto in tempo per il ritornello.

"...
We go hard or we go home
We gon' do this all night long
We get freaky if you want
Na-na-na-na-na
..."

Mettiamo così su il nostro solito spettacolo, dimenando il sedere e utilizzando come oggetti di scena spazzoloni e scope. Quando ci lasciamo andare a queste esibizioni ci atteggiamo sempre a pop star internazionali, o almeno ci proviamo, con il risultato che alla fine ci facciamo un sacco di risate e il tempo passa in fretta.

Infatti, ben presto si fanno le 11:00 e sentiamo il citofono suonare. Precisa come un orologio svizzero la troupe è arrivata. Fortunatamente la casa è linda e pinta, così li invitiamo a salire. Dopo esserci organizzati con i cameraman, prima che Luca possa arrivare, Ale e io lasciamo l'appartamento con un unico scopo: shopping in vista di Sanremo.

•••

«Entra prima tu!» dico ad Ale, spingendolo verso la porta. «Lo sai che mi vergogno», sussurro.

Lui prende le chiavi di casa dalla tasca. «L'hai capito che dovremo stare per tutto il pranzo con le telecamere puntate addosso, sì?» mi risponde a fior di labbra.

Sollevo lo sguardo al cielo, maledicendo Ale per avermi fatto venire l'ansia. Un'improvvisa vampata di calore mi travolge. La gola diventa secca e la nausea fa capolino.

«Ti odio», sono le uniche parole che sono in grado di biascicare.

Lui in risposta gira la chiave nella toppa e apre la porta con delicatezza, cercando di fare il minor rumore possibile. Come d'accordo, un ragazzo della troupe richiama l'attenzione di un microfonista e fa segno a un cameraman di riprendere il nostro ingresso.

Deglutisco, nervosa, mentre Ale fa strada in cucina, dove i piccioncini stanno finendo di cucinare. Si schiarisce la gola, per far notare loro la nostra presenza. Entrambi si girano di scatto e Camilla fa le presentazioni. Poi, da brava padrona di casa, ci scorta al tavolo nel soggiorno, già apparecchiato per l'occasione, e ci invita a sedere. Mentre Camilla mette la pasta al forno nei nostri piatti, regna sovrano un silenzio imbarazzante.

Di tanto in tanto alzo lo sguardo per osservare Luca, seduto di fronte a me. Dal vivo è ancora più bello di quanto già non sia guardandolo in TV. Ha un arco mandibolare ben definito ricoperto da una barba poco folta, che lo fa apparire sexy da morire, ma angelico allo stesso tempo. I suoi occhi marroni sono fissi su Camilla che sta per accomodarsi, quindi ne approfitto per ammirarlo ancora un po'. Passa una mano tra i folti capelli castani, gesto che fa aprire la camicia rossa un po' sbottonata che indossa, quel tanto che basta per lasciar intravedere le corna del famoso cervo che ha sul petto - che noi abbiamo avuto modo di apprezzare ampiamente durante l'edizione di Temptation Island in cui lui era tentatore.

Mi giro verso Camilla che ha preso posto accanto a Luca e trovo il suo sguardo indagatore puntato su di me. Abbasso gli occhi sul piatto.

«Buon appetito», dico loro.

«Cami, da quanto tempo sai cucinare?»

Tutti ci giriamo verso Alessandro, ognuno con un'espressione diversa: Luca interrogativa, Camilla gli lancia uno sguardo torvo e io sgrano gli occhi per la sorpresa. Cami ci aveva chiesto di non dire o fare cose che potessero recarle imbarazzo, ma a quanto pare Ale vuole fingere che sia un normale pranzo. Si gira verso Luca, incurante delle nostre reazioni.

«Devi sapere, Luca, che la signorina qui presente ci ha sempre detto che lei non è in grado di cucinare e noi le abbiamo creduto, ragion per cui da sei mesi non alza un dito. Oggi, invece, magicamente scopriamo che almeno la pasta al forno la sa preparare.»

Io e Luca rivolgiamo lo sguardo verso Camilla, quasi in contemporanea, aspettando una sua risposta. È in difficoltà, glielo si legge in volto, come si capisce che vorrebbe soffocare Ale, che invece sorride soddisfatto.

«Come dice la madre di Simo, quando si sa fare qualcosa meglio non farsi scoprire, sennò poi tutti vengono a scocciarti.»

Sollevo gli occhi al cielo, mentre ora tutti gli occhi si spostano su di me, compresa una telecamera. Ho talmente tanta ansia che vorrei svenire, ma per quanto mi sia possibile cerco di mantenere un po' di contegno.

Cosa si risponde ad un'affermazione del genere?

«Eh, già. Le sagge parole di mia madre. Chi non sta a sentire madre e padre va a morire dove non sa, dice un proverbio napoletano.»

Il silenzio che c'è nella stanza è rotto solo dal rumore di passi degli operatori che si spostano.

Che figura di merda.

D'improvviso un sorriso si apre sul volto di Luca, che inizia a ridere e tutti noi lo seguiamo.

Grazie a questo siparietto la sensazione di disagio sparisce e il pranzo prosegue in tranquillità parlando delle nostre vite, tra tanti aneddoti e risate. Persino le telecamere passano in secondo piano.

«Perché non ci suoni qualcosa?» mi chiede Camilla, mentre sto gustando un dolce alla crema che rischia di andarmi di traverso. Ingoio con difficoltà il boccone mentre penso a come uscire da questa situazione scomoda.

«Non mi sembra il caso», dico, mentre inizio a sudare freddo.

«È molto brava, sta cominciando anche a familiarizzare con le esibizioni in pubblico. Prima cantava sotto la doccia e suonava chiusa in camera sua. Solo i suoi amici più stretti e familiari, finora, hanno avuto il piacere di godere delle sue performance. Crescono così in fretta», dice Alessandro, portando un dito all'angolo dell'occhio per fingere di asciugare un lacrimuccia.

Lo guardo disperata, ma lui mi ignora e si dirige in camera a prendere la chitarra.

Sono talmente agitata che non riesco a proferire parola. Luca mi guarda preoccupato, ma Cami fa una scrollata di spalle per tranquillizzarlo. Mentre Ale mi porge la chitarra dice ai cameraman di allontanarsi il più possibile.

«Fidatevi di me, può diventare pericolosa se messa alle strette», scambia uno sguardo con Camilla e scoppiano entrambi a ridere.

Sbuffo, mentre imbraccio tremante la chitarra e chiudo gli occhi.

Inspira ed espira, andrà tutto bene, mi dico, ma non riesco a tranquillizzarmi.

Se solo ci fosse lui.

Rivedo i suoi occhi davanti a me, la sera in cui ci siamo conosciuti. Le dita, quasi da sole, iniziano a muoversi sulle corde e la voce le accompagna: le parole di "Can't Take My Eyes off You" risuonano nella stanza.

"You're just too good to be true
Can't take my eyes off of you
You'd be like Heaven to touch
I wanna hold you so much
..."

Rivivo l'abbraccio di quella sera, mentre le farfalle fanno capolino nello stomaco e si palesano agli altri attraverso un sorriso da ebete che si apre sulla mia faccia.

"...
But if you feel like I feel
Please let me know that it's real
You're just too good to be true
Can't take my eyes off of you
..."

La sorpresa nel ritrovarlo davanti la scuola di musica e il fiato corto per via della corsa mano nella mano, per prenderci un po' di quella privacy che quando siamo insieme d'improvviso viene meno, sono sensazioni vivide.

"...
I love you, baby
And if it's quite alright
I need you, baby
To warm the lonely night
..."

La sua dolcezza quando mi ha coperta mentre dormivo - dopo essersi allontanato da me per assecondare le richieste delle sue fan - il calore del suo sorriso mentre ci guardavamo di fronte il lago e la dedica musicale della sera fanno accelerare il battito del mio cuore.

"...
Oh, pretty baby
Now that I've found you, stay
Oh, pretty baby
Trust in me when I say
Oh, pretty baby"

Quando le mani si fermano e riapro gli occhi, tutti mi stanno fissando teneramente.

Sgrano gli occhi, adesso pienamente consapevole di quanto avvenuto. «Troppo sdolcinata?» chiedo, grattandomi i capelli sulla nuca e mettendo su un sorriso imbarazzato.

Spazio autrice numero cinque.

Stavolta sono in fottuto ritardo, ma sono stata molto impegnata e non ho avuto così tanto tempo da dedicare alla storia.

In questo capitolo conosciamo meglio i tre amici e viviamo una giornata un po' particolare con loro. Saranno piaciuti a Luca? Alla fine sceglierà Camilla o Sofia?

La dedica di Simona raggiungerà Damiano?

Cosa accadrà a Sanremo?

Lo scoprirete leggendo. Nel frattempo fatemi sapere cosa pensate del capitolo.

Un bacio.

🦊 Triss

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