1. L'altra Dimensione ♄
Febbraio
‹ Simona
«Potevi anche dire o fare qualcosa in più dopo la nostra esterna, invece non hai fatto altro che sbavare dietro quell'altra. L'hai addirittura baciata!» una parte del pubblico applaude, mentre l'altra sembra non essere d'accordo con lei.
Siamo seduti tutti e tre sul divano, sgranocchiando pop corn e guardando una replica dell'ultima puntata di "Uomini e Donne" andata in onda. Sono passati due mesi dal provino, Camilla è piaciuta a Luca ed è ancora in corsa per la conquista del suo cuore - ma riguardo ciò, io e Ale non avevamo dubbi.
«Guardate, qui continuava a non dire nulla e a ridere semplicemente. Io non ne posso più, sono stanca. Lui non fa niente per dimostrare che ci tiene a me», si lamenta lei, incrociando le braccia al petto.
«Scusa, non fa parte del gioco? Sei tu la corteggiatrice, non il contrario. Mi dispiace, ma ha il coltello dalla parte del manico», la punzecchio.
Lancio un pop corn in aria e ne studio la traiettoria. Gli ho impresso troppa forza, quindi sta ricadendo più a destra rispetto alla mia posizione, nel posto in cui è seduta Camilla. Allora mi lancio addosso a lei, supina, e spalanco le fauci, pronta ad accogliere il piccolo chicco di granturco soffiato. Proprio quando sto per prenderlo, Camilla mi dà una spinta e questo rimbalza sull'angolo della bocca, cadendo rovinosamente a terra. Sbuffo, mentre Ale ridacchia e Cami scuote la testa in segno di disapprovazione - non so bene se per il mio comportamento o per la frase da me pronunciata poco prima. Delusa dal fallimento e anche un po' rancorosa nei riguardi di Camilla, mi rimetto seduta.
«Non difendetelo, è ovvio che le piace più l'altra, avete visto? L'ha baciata», continua lei, puntando il dito indice verso Luca, con aria accusatoria.
«Beh, tu ti sei scansata, o sbaglio?» interviene Alessandro, che porta un pop corn alla bocca, fissandola.
«Questo non toglie il fatto che l'abbia baciata. Anzi, sai che ti dico? Ho fatto bene a non baciarlo», dice lei, girando la testa verso destra con gli occhi chiusi e mostrando alla televisione la guancia sinistra. In maniera molto teatrale, sta facendo vedere a Luca che è offesa. Peccato che lui non sia davvero qui con noi.
Io e Alessandro ci guardiamo, frustrati. «Ti piace Luca?»
«Sì», mormora Cami, ma continua ad assumere quella posa.
«Allora poche storie, la prossima volta limonalo duro e fagli capire quanto ti piace. Perché fidati, lui non l'ha compreso. E anche Tina sembra essere d'accordo con me», la rimbecco proprio mentre l'opinionista sta dicendo, con fermezza, che non crede alla sua scenata.
Camilla sbuffa. «Sapevo che lei mi avrebbe odiata. Vedrò cosa fare nella prossima esterna, comunque. Intanto vi avviso che Giulia mi ha invitata a una festa, stasera. Vi va di venire?»
La velocità con cui cambia umore mi sorprende. Lei e Giulia, la ragazza con cui divide il camerino, sono diventate subito amiche - solo perché corteggiano due tronisti diversi.
«Sei seria?»
«Sì, perché? Hai di meglio da fare?» mi chiede lei, sollevando un sopracciglio, con aria di sfida.
«Vi vorrei ricordare che domani ho un esame.»
Ale solleva gli occhi al cielo. «Che palle, stai studiando giorno e notte da un mese. Sei preparatissima, lo sai bene. Torniamo presto, promesso.»
«C'è anche una jam session stasera, potresti dare un po' di spettacolo», aggiunge Camilla, tirandomi una gomitata e alzando e abbassando le sopracciglia.
«Ne dubito», le rispondo, prendendo una manciata di pop corn dalla ciotola e portandoli alla bocca uno alla volta. «Sapete che non mi piace stare al centro dell'attenzione. Anche se, alla fine dei conti, sei tu la VIP della serata, quindi avranno tutti occhi solo per te.»
«Su, andiamo a vedere cosa mettere», dice Cami, alzandosi di scatto e spegnendo la televisione. Ale fa un grugnito di disapprovazione, perché la puntata ancora non è finita.
Guardo l'orologio. «Ma mancano ancora sei ore. Lasciami almeno ripetere il programma un'ultima volta, poi mi unisco al restyling.»
•••
Alle 22:30 siamo pronti a uscire.
Indosso un abito nero che non avrei mai scelto di vestire nel mio paese. Ha le spalline doppie e un taglio su un fianco che lascia intravedere un pezzo di schiena dietro, mentre davanti si allunga fino all'ombelico. Mi calza a pennello, mettendo in risalto le mie curve.
«Se mamma mi vedesse, sottolineerebbe di sicuro il fatto che ormai sono una dottoressa e non mi si addice questo look.»
«Stai zitta cretina, sei una bomba», mi risponde Camilla, tirandomi un buffetto sulla nuca. Alessandro annuisce.
I miei capelli castani, lunghi e ricci sono raccolti in una treccia laterale. Al trucco, come è ovvio che sia, ci ha pensato lei. Mi guardo un'ultima volta allo specchio e resto a bocca aperta: sono irriconoscibile. Non è la prima volta che Camilla mi fa da fata madrina - trovando il modo di far spiccare i miei punti di forza - ma è sempre come se lo fosse.
«Va bene, andiamo ora», dice Ale, prendendo entrambe per il braccio e trascinandoci fuori di casa. «Cenerentola deve essere di ritorno a un orario decente, altrimenti non avrà la forza per sostenere l'esame.»
Per fortuna il locale non dista troppo da casa nostra, circa dieci minuti, così decidiamo di andarci a piedi - nonostante i tacchi.
Fuori si sente un gran baccano e c'è un gruppo di ragazzi che fuma in cerchio. Un paio di loro ci notano e si girano a guardarci mentre entriamo nel locale, ma noi li ignoriamo.
Una volta dentro restiamo sorpresi dalla moltitudine di persone presenti - molte delle quali stanno ballando in pista.
Vedo che Camilla si sta sbracciando, cercando di attirare l'attenzione di Giulia.
È una ragazza di una bellezza da togliere il fiato: ha delle preziose Acquamarina al posto degli occhi e un perfetto naso all'insù; i lineamenti morbidi del viso sono contornati da dei lunghi capelli biondi e mossi. Mi ricorda tanto Blake Lively, una dea.
Ci stava aspettando, perché subito ci vede e ci viene incontro.
«Venite con me, abbiamo un tavolo nel privé. Ci sono un paio di amici lì!» urla, cercando di sovrastare la musica.
Passando tra le persone, molte salutano Giulia e si soffermano a guardare Camilla. Credo che la stiano riconoscendo un po' tutti, oltre al fatto che due ragazze così non possono passare inosservate.
Alla sinistra dell'ingresso ci sono delle scalette che portano a un soppalco, dove - a quanto pare - sono posizionati i privé. Ci fermiamo davanti a un tavolino intorno al quale sono seduti tre ragazzi.
Uno ha dei lunghi capelli neri e occhi di un marrone molto scuro, che tende al nero. I suoi lineamenti, il suo vestiario e una collana con una piuma al collo lo fanno rassomigliare a un nativo americano.
Il secondo ha capelli lunghi fino alle spalle - più o meno - di un castano molto chiaro, che sfuma nel biondo. Le luci soffuse non mi permettono di vedere bene i suoi occhi, i quali sono molto piccoli rispetto alle dimensioni della faccia, ma sembrerebbero essere verdi.
Infine, l'ultimo lo conosco bene. Ha capelli biondi, occhi azzurri e un sorriso arrogante stampato sulle labbra, mentre ci mangia con gli occhi. A un primo sguardo sembrerebbe piuttosto brillo.
«Lui é mio fratello, Gianni, mentre loro sono Thomas ed Ethan. Ragazzi vi presento Camilla, Simona e Alessandro», ci introduce Giulia, indicandoci.
Sebbene all'inizio sia sorpresa alla notizia che Gianni e Giulia sono fratello e sorella, guardandoli poi meglio la somiglianza tra loro due è evidente.
Gianni mi guarda, perplesso.
"Fa che non mi riconosca."
D'improvviso il suo sguardo si illumina: «Professoressa, è un piacere vederla. Così vestita è un incanto», dice squadrandomi ben bene dalla testa ai piedi.
L'istinto mi spinge a tirare un po' giù il vestito e un po' su la scollatura, che lascia intravedere il mio seno prosperoso. Gli altri ragazzi annuiscono e ridono. Divento paonazza.
«Gianni, che simpatico. Qui dammi pure del tu.»
Giulia ci guarda con aria interrogativa.
«Lei è la mia professoressa di chitarra», le spiega il fratello.
Lui è davvero un bel ragazzo, tanto quanto la sorella, ragion per cui tutte le studentesse della scuola di musica gli muoiono dietro. Come ogni bad boy che si rispetti, però, attua in prevalenza due tattiche: le ignora oppure regala loro sorrisi da far girare la testa. Ammetto che alle volte quel fascino lo subisco anche io.
«Figo, anche io suono la chitarra», mi dice sorridendo Thomas.
Gli altri mi guardano, sembra quasi che si aspettino che io lo sappia già. Non so cosa dire.
«Grande. Da quanto tempo?» è l'unica domanda che la mia mente geniale riesce a partorire.
«Da un bel po'» guarda in direzione di Ethan e gli fa l'occhiolino; quest'ultimo annuisce. «Dato che ce sta la jam session, che ne dici de suonà quarcosa insieme?»
Mi guardo i piedi, in imbarazzo, e sospiro esasperata. "Che cavolo, siamo appena arrivati."
«Ethan suona la batteria. Annamo dai», dice, facendo cenno al suo amico di alzarsi e tendendomi la mano.
Sto per rifiutarmi, ma Camilla strappa la borsa dalle mie mani, Alessandro mi spinge verso di loro e Thomas ed Ethan mi prendono a braccetto e mi trascinano verso il palco.
"Non ho alternative" mi dico, constatando il fatto che non ho vie di fuga. Vista la quantità di persone che si fermano e si girano a guardarci, sembra che qui siano abbastanza conosciuti. Alcune ragazze fanno addirittura delle fotografie. "Non ci posso credere. Spero solo che nessuno dei miei colleghi veda foto o video."
Proprio in quel momento scende dal palco un gruppo composto di cinque ragazzi che, approfittando della jam session, stava mettendo in mostra le proprie doti musicali. Ethan e Thomas li salutano con un cenno del capo e un sorriso, a cui loro rispondono con delle fraterne pacche sulle spalle.
"Forse si conoscono."
Thomas prende il microfono e si rivolge al pubblico con una scioltezza che mi lascia pensare, per un momento, che sia un professionista: «Ehy yo, stasera, come vedete, siamo a metà. Gli altri due non ho idea di dove siano andati. In ogni caso con noi ce sta un'ospite. Lei é Simona, una nostra nuova amica». Poi mi si fa più vicino e sussurra: «Sai anche cantare?»
Annuisco, fissando le mie scarpe. Non ho il coraggio di rivolgere lo sguardo verso la marea di gente che è in pista, sotto il palco.
«Dicevo, lei è Simona e stasera ci accompagnerà con chitarra e voce», continua, nel mentre che qualcuno fischia. Abbassa di nuovo la voce e allontana il microfono. «Conosci "L'altra dimensione" dei Måneskin?» mi chiede con un sorriso beffardo.
"A quanto pare vogliono mettermi alla prova. Farò vedere loro di cosa sono capace."
Volendo farmi coraggio, alzo lo sguardo verso il soppalco, dove ci sono Ale e Cami che mi sorridono e mi infondono la fiducia di cui ho bisogno - anche se non dimenticherò che la colpa è anche loro.
«Sì, l'ho ascoltata e anche suonata qualche volta», rispondo a Thomas, che da diversi secondi mi sta fissando accigliato.
«E canterà "L'altra dimensione"», annuncia al pubblico.
Qualcuno urla che senza gli altri due non è la stessa cosa, il che mi confonde.
"Chi sono questi altri due?"
«Dai, diamole una possibilità. Fate sentire il vostro calore, su.»
Parte un applauso poco convinto.
Inspiro ed espiro. Imbraccio la chitarra e ripasso gli accordi della canzone. Sento qualche gocciolina scendere lungo la schiena: sto sudando freddo. Nel frattempo gli occhi di tutti sono fissi su di me, compresi quelli dei ragazzi con cui divido la scena e che, con molta probabilità, si staranno chiedendo cosa aspetti a iniziare.
"Insomma, non sono un animale da palcoscenico. Che si aspettavano?"
Inspiro ed espiro un'ultima volta, poi faccio cenno a Ethan e Thomas e inizio a cantare, accompagnandomi con la chitarra.
"E adesso giuro faccio le valigie
E scappo via in un'altra dimensione
Son stanco delle vostre facce grigie
Voglio un mondo rosa pieno di colore
..."
Sono molto rigida, me ne rendo conto, ma è già tanto che io stia riuscendo nell'intento di non svenire o vomitare sul palco. Nonostante ciò, scrutando tra la folla, mi rendo conto che in molti hanno iniziato a muoversi ascoltando la musica. Si stanno divertendo, con mio grande stupore.
"...
Stasera Marlena, Marlena
Sì portami a ballare stasera Marlena
Marlena sì portami a ballare
Stasera Marlena, Marlena
Sì portami a bailar
..."
Guardo verso il privé e vedo che Camilla e Alessandro stanno ballando, così anche Giulia e Gianni. Questo fa sì che anche io mi lasci andare, seguendo il ritmo della canzone. Mentre i miei occhi si spostano lungo la balconata, noto che ai miei amici si sono affiancati una ragazza bionda e un ragazzo castano con una fedora in testa, che mi sorride. Distolgo subito lo sguardo e continuo a cantare.
"...
Il ballo della vita
Il ballo della vita
Il ballo della vita
Il ballo della vita."
Più in fretta di quanto potessi mai immaginare, la canzone è già finita. "Peccato, perché mi stava quasi piacendo."
Un applauso si alza dalla platea, insieme ai fischi, ed Ethan e Thomas si avvicinano per farmi i complimenti.
«Ne vuoi cantare un'altra?»
Faccio spallucce.
«Volete che ne canti un'altra?» chiede Thomas al pubblico, che risponde urlando sì e applaudendo.
Guardo in direzione di Ale e Cami e divertita scuoto la testa. Loro mi fanno ok con i pollici in su. Scruto gli altri. La ragazza bionda sembra piuttosto contrariata, mentre il ragazzo accanto a lei mi guarda intrigato. Non appena i nostri occhi si incontrano, distolgo di nuovo lo sguardo.
«"Counting stars" dei One Republic?» mi chiede Thomas.
«Li adoro. Ci sto.»
Stavolta attacca lui, accompagnato da Ethan. Io seguo entrambi e inizio a cantare.
"...
I see this life, like a swinging vine
Swing my heart across the line
And in my face is flashing signs
Seek it out and ye shall find
..."
Nel ritornello mi scateno, meravigliandomi di me stessa. È talmente divertente dividere il palco con loro, che neanche faccio più caso a tutti gli occhi che sono puntati su di noi.
"...
Lately I've been, I've been losing sleep
Dreaming about the things that we could be
But baby, I've been, I've been praying hard
Said no more counting dollars
We'll be counting stars
..."
Thomas mi si avvicina e inizia a girarmi intorno suonando. Sorrido. D'istinto lancio un rapido sguardo a quel ragazzo: sta ballando, cantando e si sta divertendo.
"...
Take that money, watch it burn
Sink in the river the lessons I've learned
Take that money, watch it burn
Sink in the river the lessons I've learned."
Al termine della canzone, tra gli applausi del pubblico, Thomas mi dice: «Dai, un'ultima per chiudere, poi ti lasciamo libera e torniamo tutti al privé».
Noto che Ethan sta facendo segno a Gianni di parlare al ragazzo con il cappello. Faccio finta di niente.
«Stavolta andiamo con "Yellow" dei Coldplay? Chiudiamo con un lento.»
Li guardo e sorrido. «Va bene.»
Prendo la chitarra classica e parto con i primi accordi.
"Look at the stars
Look how they shine for you
And everything you do
Yeah, they were al Yellow
..."
Fin da quando l'ho sentita per la prima volta ho amato questa canzone. L'ho cantata ovunque: sotto la doccia, chiusa nella mia stanza, in macchina, a volte canticchiata per strada, ma mai prima d'ora l'avevo cantata su di un palco davanti a così tante persone. Come le altre, del resto.
"...
Your skin
Oh yeah, your skin and bones
Turn in to something beautiful
Do you know
You know I love you so
You know I love you so
..."
Molte coppie stanno ballando un lento. Anche Cami e Ale si sono abbracciati e stanno dondolando seguendo il ritmo.
"...
Look how they shine for you
Look how they shine
Look at the stars
Look how they shine for you
And all the things that you do."
Quando suono l'ultima nota, un boato mi fa capire che, ancora una volta, hanno apprezzato. Thomas ed Ethan mi prendono per mano, ci spostiamo al centro della scena e facciamo un inchino. Tutti applaudono, qualcuno fischia.
Scendiamo dal palco. Ethan si affretta verso il privé, mentre io e Thomas restiamo indietro a chiacchierare.
«Dato il vostro vasto repertorio mi chiedevo, siete una cover band?»
Thomas mi guarda per alcuni secondi, poi scoppia a ridere di pancia, facendo girare le persone più vicine a noi. Lo guardo accigliata, non riuscendo a capire cosa, della mia domanda, possa aver scatenato quella reazione.
Raggiunto il privé Ale e Cami si fiondano ad abbracciarmi.
«Sei stata fantastica. Una vera diva!» urlano.
Alle loro spalle mi accorgo che quello sconosciuto mi sta fissando, mentre Thomas gli sta dicendo qualcosa, poi scoppiano a ridere. Deglutisco, mentre tutti e quattro - Thomas, Ethan, il ragazzo dal cappello e la ragazza bionda - si avvicinano a me.
Ale e Cami sciolgono l'abbraccio.
«Simona, ti presento gli altri due componenti della band, Victoria e — »
Victoria mi guarda con astio, a differenza dei tre ragazzi. Ha degli stupendi occhi celesti che contribuiscono a rendere il suo sguardo gelido, almeno finché resta posato su di me. È una ragazza di una bellezza naturale, acqua e sapone.
Di sicuro non le avrà fatto piacere trovare metà della band sul palco con un'altra ragazza che non sia lei. Provo a immaginare come avrei reagito io al suo posto. "Magari è proprio la cantante e quindi si è sentita minacciata", mi dico, mentre mi fissa con una freddezza tale da farmi rabbrividire e abbassare lo sguardo.
Mi concentro allora di nuovo su Thomas, che stava parlando, ma questi non finisce la frase, perché il ragazzo mi stringe la mano e dice: «Damiano».
Ricambio la stretta, mentre il mio sguardo è immerso nel suo. A differenza di quelli di Victoria, i suoi occhi castani hanno per me la stessa forza attrattiva di un buco nero: una volta incontrati, si viene catturati da essi senza avere più via di fuga. Porta un filo di matita che contribuisce a rendere il suo sguardo profondo.
«Non sei di qui, vero?» mi chiede, sorridendomi.
Tra tanti volti che mi circondano io riesco a vedere solo il suo sorriso luminoso, che mi investe facendomi tremare il cuore. «Già, ci siamo trasferiti da cinque mesi a Roma», rispondo, cercando di non mostrare il fascino che esercita su di me.
Sta per chiedermi qualcos'altro, ma il DJ, salito sul palco dopo di noi, mette "Taki Taki" di DJ Snake, la canzone che più di tutte Camilla preferisce quando si parla di sculettare per attirare l'attenzione, che mi strattona e mi trascina in pista, impedendomi di conoscere meglio Damiano. Seppure all'inizio fossi contrariata da questa invasione di campo, subito mi sciolgo e iniziamo a ballare schiena contro schiena. Molti ragazzi si avvicinano a noi e ci invitano a ballare, ma rifiutiamo. Vogliamo stare insieme a goderci un momento di spensieratezza, lontani dai nostri impegni. E poi Cami non può fare molto, altrimenti partiranno le segnalazioni e in trasmissione la faranno martire.
Dopo diverso tempo Ale adocchia un tipo che gli piace e che ricambia i suoi sguardi languidi, così si dirige verso la sua preda.
«Vado a cercare Giulia. Vieni con me?» mi chiede Camilla, avvicinandosi al mio orecchio.
«Vado prima a prendere qualcosa da bere!» urlo, per farmi sentire.
Lei annuisce e si allontana, sparendo tra la folla.
Mi avvicino al bancone e ordino un drink sulle note di "Settimana Bianca" del Pagante.
Il barman mi fa i complimenti per l'esibizione. Gli sorrido e lo ringrazio, quando mi accorgo che si è avvicinato Gianni, che inizia a fare il cascamorto. «Gianni, sai che non è il caso, vero?»
«Avanti prof., cosa c'è di male?»
«Ecco, già il fatto che mi chiami prof. non aiuta, sai?» dico, sorridendo al barman che mi porge il cocktail.
«Quindi se non ti chiamassi così, ci staresti?» mi chiede, cingendo con un braccio i miei fianchi e avvicinandosi al mio viso. Il suo alito puzza di alcool.
Lo guardo in cagnesco, sposto il suo braccio e mi allontano il più possibile.
«Gianni perché non la lasci stare e sloggi un po'?»
A sentire il tono deciso della sua voce mi giro, sorpresa. È quel Damiano. Gianni lo guarda con aria di sfida, ma lascia stare e se ne va.
«Cosa bevi?» mi chiede.
«Vodka lemon al melone», gli rispondo, offrendogli il cocktail, mentre mentalmente lo ringrazio per avermi tolto dall'imbarazzo di quella situazione che - sono più che sicura - sarebbe degenerata di lì a poco.
Arriccia il naso. «Troppo dolce. Mi faresti un gin tonic?»
Il barman lo guarda e strabuzza gli occhi. «Subito.»
"A quanto pare Damiano è famoso da queste parti."
«Sono venuto per farti i miei complimenti. Hai davvero una bella voce e una presenza scenica niente male», mi dice.
A quelle parole, i miei occhi si riducono a due fessure, mentre la fronte raggrinzisce. "Ci sta provando?" è il dubbio che mi assale. Ammetto che quei complimenti - non so perché - mi lusingano, ma dissimulo ponendogli una domanda un po' brusca: «Mhmm... Quanti anni hai?»
Lui scoppia a ridere. «Tranquilla, sono maggiorenne, se è questo che vuoi sapere. Ho ventidue anni.»
Tiro un sospiro di sollievo. Lui se ne accorge e sorride.
«Perché, tu quanti anni hai, prof?» mi punzecchia.
Sorseggio il mio drink, con calma, poi gli rispondo: «Ventiquattro».
«E nella vita ti dedichi solo alla musica?»
Poggia un gomito al bancone e fissa il suo sguardo nel mio.
«In realtà no,» dico, giocherellando con la cannuccia, «insegno per mantenermi all'università.»
«Interessante. Cosa studi?»
Mentre prende il bicchiere per bere mi salta all'occhio un particolare della sua mano che in precedenza, quando si era presentato, non avevo notato, essendo troppo concentrata sul suo sguardo e il suo sorriso: porta alle unghie uno smalto nero e degli anelli d'oro alle dita, di diverse forme e modelli. "È davvero un tipo particolare" , mi ritrovo a pensare, mentre la mie labbra si schiudono per rispondere alla sua domanda. «Sono laureata in fisica e sto studiando astrofisica alla Sapienza, ecco perché sono a Roma.»
«Cavolo, hai anche un bel cervello», dice, sgranando gli occhi per la sorpresa.
A quelle parole arrossisco in maniera evidente. Lui mi sorride, il che peggiora la situazione. «Tu, invece, che suoni?» gli chiedo, per mandare via l'imbarazzo.
«Non suono, canto», risponde. Mi guarda come se si aspettasse che io lo sapessi.
«E siete famosi qui, a quanto vedo.»
Sembra perplesso e confuso, poi, d'improvviso, scoppia a ridere e si strozza con il drink.
«Cristo.»
Mi avvicino di più a lui e gli do delle manate energiche dietro la schiena. "Non sapevo di essere così simpatica."
Continua a ridere. «Piano, così è troppo forte», dice e si gira verso di me. Ci ritroviamo a pochi centimetri l'una dalle labbra dell'altro, al punto che riesco a sentire il calore e l'odore del suo respiro: gin misto a fumo di sigaretta. Fisso il mio sguardo sulla sua bocca. "Sembra quasi gliel'abbiano disegnata, tanto è bella la sua forma", penso, mentre di riflesso mordicchio il mio labbro inferiore, poi deglutisco e rialzo gli occhi, puntandoli nei suoi. Ci guardiamo ancora per qualche secondo, infine mi allontano e mi schiarisco la gola.
«Che bella canzone», dico, per cambiare discorso, non appena sento le prime note di "Something just like this" dei Coldplay risuonare nel locale.
«Andiamo a ballare, allora», esclama, prendendomi per mano e trascinandomi al centro della pista.
Poggia le mani sui miei fianchi: il contatto degli anelli freddi con il lembo di pelle scoperta mi fa sussultare per un istante, lui però sembra non farci caso. Iniziamo a canticchiare la canzone, mentre ci muoviamo nel mezzo della pista.
"...
But she said, where'd you wanna go?
How much you wanna risk?
I'm not lookin' for somebody
With some superhuman gifts
..."
Mi sto divertendo davvero. Di tanto in tanto ci scambiamo dei sorrisi che partono dagli angoli degli occhi per poi irradiarsi su tutto il volto.
"...
Oh, I want something just like this
Oh, I want something just like this
Oh, I want something just like this."
Quando la canzone finisce - con grande sorpresa - mi regala un abbraccio: mi cinge le spalle e mi stringe forte a sé, schiacciandomi contro il suo petto. Sebbene sia stata colta alla sprovvista, avvolgo le mie braccia intorno ai suoi fianchi e ricambio quella stretta. Mentre il suo profumo mi pervade e il cuore accelera il battito, mi interrogo sul suo significato. Non so per quanto tempo duri, so solo che quando rompiamo l'abbraccio molte persone ci stanno fissando, ma non mi importa.
Continuiamo a ballare. Ho così tempo per guardarlo meglio - per quanto la luce possa aiutarmi in questo. Non avevo notato che porta un paio di orecchini a forma di croce, che oscillano seguendo i suoi movimenti. "Gli stanno da Dio", penso e mi sorprende, così, imbambolata a studiarlo. Un sorriso divertito si disegna sul suo volto. Imbarazzata per essermi fatta beccare, abbasso lo sguardo ed eccolo là, un altro dettaglio che mi era sfuggito: un tatuaggio poco sotto lo sterno. La camicia che indossa lascia intravedere solo le lettere "LLO DELL". Più giù, sull'avambraccio destro, uno scheletro che regge in mano una falce.
La mia ispezione viene interrotta quando Damiano mi chiede a bruciapelo: «Ti va di cantare qualcosa insieme?»
Mi guardo i piedi, imbarazzata e incredula.
«Se non ti va, non fa niente, non sentitte obbligata», aggiunge subito, con una marcata cadenza romana.
Non so dove trovo il coraggio, ma lo guardo, lo prendo per mano e gli dico: «Dai, andiamo».
Non se lo lascia ripetere due volte che fa strada - facendo slalom tra la gente - e saliamo sul palco. Un boato più forte di quello che aveva accolto Thomas ed Ethan in precedenza si alza dalle persone nella sala. Lo guardo, sempre più stranita. Lui scuote la testa e con dolcezza mi sorride. «Non farci caso», dice con indifferenza, poi alza lo sguardo verso Victoria, Thomas ed Ethan e fa cenno loro di raggiungerci. Victoria non sembra molto entusiasta, ma i ragazzi la trascinano. Ancora urla accompagnano il loro ingresso. Damiano si avvicina al gruppo e dice loro qualcosa che non riesco a cogliere.
I minuti passano con lentezza, mentre sono colta dall'ansia, di nuovo. "Pensavo di averla superata la paura del palco", penso tra me e me scrutando tra la folla, in cerca di Ale e Cami e della loro infusione di coraggio, ma non li vedo. «Fantastico», sussurro tra i denti.
Damiano torna da me, porgendomi un microfono. «Va bene "Just give me a reason" di Pink?»
«Vuoi mettermi alla prova?» gli chiedo, poggiando le mani sui fianchi.
«Non ce n'è bisogno», dice, facendomi l'occhiolino.
«Va bene.»
Annuisce e si gira verso la platea dicendo: «Ok, signori e signore, stasera canterò un brano con la nostra ospite, Simona».
Molte persone applaudono, mentre altre hanno già il telefono in mano, pronte a fare video. Deglutisco. Eccola lì, la gocciolina fa di nuovo capolino sulla mia schiena. Prendo un bel respiro e mi giro verso Damiano, che mi sta guardando con un sorriso fiducioso. Proprio quello di cui avevo bisogno per iniziare a cantare.
"Right from the start
You were a thief, you stole my heart
And I, your willing victim
..."
Guardo davanti a me, perché, d'un tratto, l'idea di cantare quella canzone incrociando gli occhi di Damiano mi mette a disagio. La platea applaude a tempo e quando lui inizia a cantare, tutti urlano.
"...
Your head is running wild again
My dear we still have everythin'
And it's all in your mind
..."
"Ora che lo ascolto meglio, ha una voce che ho già sentito da qualche parte. Ma dove?" mi chiedo, mentre lui mi prende per mano e mi guarda negli occhi. Divento paonazza e, colta dall'impaccio, mi allontano un po', camminando verso un'estremità del palco.
"...
Oh tear ducts and rust
I'll fix it for us
We're collecting dust, but our love's enough
..."
Prima dell'ultimo ritornello mi riavvicino a lui passando accanto a Victoria. Questa mi urta con il basso e quasi mi fa cadere, ma Damiano mi prende giusto in tempo. Sulle battute finali della canzone siamo ancora stretti, il mio braccio intorno al suo collo, il suo intorno alla mia vita e ci guardiamo negli occhi. Tutti di nuovo urlano e applaudono. Non so spiegare bene la sensazione che provo, perché è nuova anche per me.
"...
Oh we can learn to love again
Oh we can learn to love again
Oh that we're not broken just bent and we can learn to love again."
La canzone finisce. Il pubblico è in visibilio, mentre io sono stregata, ancora una volta, dai suoi occhi.
«Grazie», dice al microfono. Sembra quasi rivolto a me.
Sono in forte imbarazzo, ci pensa Victoria a stemperare la situazione, mettendosi tra di noi. Thomas ed Ethan, invece, si affiancano a me, ci facciamo al centro della scena, ci inchiniamo e scendiamo dal palco.
«Che dite, la facciamo diventare un nuovo membro del gruppo?» chiede Thomas, guardando Victoria con aria divertita.
«Già, in poche ove ci hai conquistati tutti», continua Ethan - con la sua dolcissima erre moscia - rivolgendosi a me, ma guardando sempre lei, che sbuffa.
La mia è una palese invasione di campo e Victoria è sempre più nervosa così, prima che qualcuno possa aggiungere altro, li ringrazio, li saluto e mi allontano da loro, alla ricerca di Cami e Ale.
Vengo subito raggiunta da Damiano. «Che fai, scappi?»
«Scusa, mi sono accorta della reazione di Victoria e non mi va di mettere zizzania. Comunque grazie ancora per la bella serata», dico e faccio per andarmene.
Lui mi afferra per il braccio e mi avvicina a sé: ancora una volta siamo a pochi centimetri di distanza, tant'è che sento il suo respiro caldo sul mio collo. Deglutisco.
«Ti rendo nervosa...»
Non è una domanda. Se n'è accorto. «Cosa te lo dice?» dissimulo.
Si avvicina al mio orecchio. «Il fatto che deglutisci spesso.»
Lo faccio di nuovo, per questo lui ride. Alzo gli occhi al cielo chiedendomi per quale motivo debba avere delle reazioni così evidenti.
Si allontana. «Ci rivedremo?» mi chiede.
Faccio spallucce. «Chissà.»
«Mi sono divertito stasera, sono stato bene.»
Gli sorrido. «Anche io.»
Si piega su di me e mi dà un bacio sulla guancia, poi va via. Ho il cuore che batte a mille, mentre lo guardo allontanarsi - imbambolata - per poi sparire tra la folla. Una volta riacquisite le facoltà mentali, osservo le persone intorno a me sperando di scorgere qualche volto conosciuto. Localizzo Ale poco distante dall'ingresso che bacia il ragazzo con cui si era allontanato e Camilla al bancone che beve. Mi avvicino a lei, che è ubriaca marcia. Quando si accorge di me, mi mette un braccio intorno al collo e biascica qualcosa. «Brava ... colpo ... tutti ... Måneskin ... Damiano...» sono le poche parole che afferro, a cui non do molto peso.
«Sì, grazie, ma credo che sia ora di andare, non trovi?»
«No ... prego ... ancora...»
Le cingo il fianco con un braccio e la trascino fino da Alessandro. «Mi dispiace dovervi interrompere, ma direi che è ora di andare.»
Annuisce e usciamo dal locale, non prima che lui abbia scambiato un ultimo bacio con lo sconosciuto.
Mentre portiamo Cami di peso a casa, controllo il telefono. "Sono le 02:00, cazzo" , mi dispero e riorganizzo i miei programmi per la mattina seguente. Intanto mi maledico per essermi lasciata trascinare in quel locale. "Anche se..."
Cancello subito l'ultimo pensiero rivolgendo una domanda ad Ale: «Ti sei divertito, eh?»
«Sì, ma niente di serio. Tu piuttosto, hai spaccato di brutto e a quanto pare hai anche fatto colpo su quei ragazzi.»
Faccio una smorfia. «Già, tutti molto simpatici.»
«Uno in particolare, vero?» mi punzecchia.
Sollevo gli occhi al cielo e sospiro. Non aggiungo altro.
«Ti piace?»
«Tanto non lo rivedrò. Roma è grande e non abbiamo scambiato alcun tipo di contatto. Sì, per una sera è stato divertente e lui è un bel ragazzo, ma finisce qui», dico stizzita. Forse un po' mi ferisce il fatto che non abbia mostrato interesse fino al punto di chiedermi il numero. «Ok, scusa, ho esagerato. Sono solo stanca e preoccupata per l'esame», mento.
«Capisco, tranquilla», mi risponde lui.
Per il resto del tragitto stiamo in silenzio e una volta tornati a casa poggiamo Camilla sul letto, le mettiamo una coperta addosso e poi andiamo a dormire anche noi.
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