3. Important decisions

SOLO UNA NOTTE
Chapter 3

L'ultima cosa che ricordo è che ero a lavoro.
"Dove sono?"

Mi riprendo lentamente dall'intorpidimento iniziale e percepisco il materasso duro di un letto d'ospedale.

Quando riesco a mettere a fuoco e guardarmi attorno noto pareti bianche, le luci asettiche sul soffitto che illuminano l'ambiente sterile, i bip costanti di un macchinario. Poi una voce familiare proveniente dall'altra parte della stanza.

«Disidratazione, affaticamento, pressione bassa, perdita di peso...»

"Ma è Ryan."

È impegnato in una conversazione telefonica, mentre voltato di spalle guarda fuori dalla finestra chiusa.

"Non è promettente. Chissà con chi starà parlando. Non dirmi che sta parlando con la fidanzata..."

«No, il dottore dice che lei e il bambino stanno bene.»

«Ryan con chi stai parlando?»

Ho la forza di chiedergli, nonostante il tono di voce impastato e flebile. Avvertendo il mio richiamo, stacca la chiamata e corre al mio capezzale.

«Blaire! Sei sveglia. Hai bisogno di qualcosa? Come ti senti?»

Mi rivolge così tante domande in un solo minuto, che sono costretta a metterle in colonna.

«Sto bene. Non dovevi venire...» poi mi sorge un dubbio. «Aspetta, come facevi a sapere ch'ero qui?»

«In un brevissimo atto di lucidità, hai detto di chiamarmi.»

«Ah, si vede che deliravo.»

Interrompe il mio momento di sarcasmo così bruscamente da farmi sussultare.

«E' una cosa seria, Blaire! Il dottore dice che hai l'epiremesi gravidica, che potrebbe essere pericolosa.»

«Cos'é?» chiedo, confusa.

«Tutto quello che senti adesso. Nausea forte, vomito, perdita di peso, disidratazione, vertigini...»

«E' vero. Sono tutti i miei sintomi.» concordo con espressione triste. Me lo sentivo che qualcosa non andava.

«Sono preoccupato per te, Blaire. Non sono sicuro...» prima che finisca la frase, entra un dottore.

Mi rivolge un sorriso cordiale. «Oh, Blaire. Sono felice di vederti sveglia. Come ti senti?»

«Bene, ma un po' stanca e dolorante.»

«Era prevedibile. Ci assicureremo di idratarti a dovere, prima di dimetterti.»

Annuisco. «Ok, grazie.»

«Avrai bisogno di molto aiuto per portare a termine la gravidanza nel migliore dei modi. Ma sembra che tuo marito sia super attento. Sicuramente, con tutte queste attenzioni e un po' di riposo, ce la farete.»

"Ma-Marito?! Ha detto una bugia per starmi vicina?" Guardo il riccio che fa' un sorriso raggiante. "Wow... È davvero intenzionato a prendersi cura di me e del bambino."

Mentre mi perdo in questa catena infinita di pensieri, lui continua.

«Apprezzo tutte le cure che state riservando a mia moglie, dottore.»

Irritata, lo blocco immediatamente.
«Ma non è mio marito, dottore! Noi, come dire...»

Ryan tossisce forte.

«Oh, scusa. Sulla cartella clinica, risulta che sei sposata con Ryan Norton.»

«No. Non è corretto. C'è stato un malinteso... e inoltre non me l'ha ancora chiesto.»

Ryan spalanca gli occhi.

«Vedo. Scusaci allora per questo malinteso. Posso chiedergli di allontanarsi, se vuoi.»

Il riccio m'implora con lo sguardo di "non farlo".
«No, va bene, può restare.»

"Il senso di colpa mi colpisce come una lama. Non avrei dovuto permetterglielo di stare ancora qui. Mi prendo sempre le mie responsabilità, seriamente. Ho sempre contato solo su ne stessa. E ora che il mio bambino ha bisogno di me, non posso occuparmene da sola."

«Manderò un'altra infermiera, con altre flebo.»

«Grazie, dottore.» risponde lui, facendo le mie veci. Poi il dottore va' via e restiamo di nuovo soli.
«Mi dispiace di aver mentito sulla nostra relazione. Ero così preoccupato per te e per il bambino. Volevo assicurarmi che steste bene. L'unico modo per avere delle informazioni era spacciarmi per un familiare stretto.» Serra le mani e si accomoda sulla sedia accanto al mio letto. «Mi perdoni?»

«Hai fatto davvero una bravata. Ed è illegale farti coinvolgente nelle mie decisioni mediche.» dico arrabbiata. «E, fino a prova contraria, l'unica cosa che abbiamo in comune è questa... gravidanza.»

«Hai ragione. Mi dispiace davvero, Blaire. Non mi è venuto in mente altro da fare.»

Fa' per prendermi la mano, ma lo scaccio e provo a girarmi sull'altro, nonostante il lavaggio attaccato. «Ahia!» Digrigno i denti.

"Urgh!... Ho la schiena a pezzi. Devo essermi fatta male, quando sono svenuta."

«Stai bene?!» Ryan scatta in piedi, allarmato. «Dovrei chiamare il medico? Ti fa male qualcosa?»

«No, sto bene. Mi sono fatta male per la caduta, credo.»

Mi appoggia con delicatezza una mano sulla schiena e al tocco delle sue dita un bellissimo calore si irradia dentro di me.

«Fa' male qui?» Picchietta un po' e annuisco, sussultando.

«Sì.»

«Posso farti un massaggio, Blaire? Ti va? Così ti sentirai meglio.»

"Uhm... Probabilmente sarebbe fantastico. Permetto al riccio di prendersi cura di me?"

Ma nego con la testa.
«Non penso sia una buona idea farmi massaggiare da te.» Ingoio un fiotto di saliva e lo guardo. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.

«Non devi essere sempre così dura, Blaire. Puoi lasciare che ti aiuti.» Si dirige verso la finestra e osserva San Francisco e le sue colline. «Ascolta. So che sei testarda e che vuoi essere indipendente. Ma data la situazione, devi accettare un po' d'aiuto. Perché non lasci che il padre di tuo figlio ti dia una mano? Ci siamo dentro insieme in questa storia.»

Mi mordicchio il labbro. "Ha dannatamente ragione. Non sono in grado di occuparmi del bambino e della sua salute, da sola. Ma la mia indipendenza è la cosa più importante per me. Come posso essere una mamma, se non sono neanche in grado di provvedere a me stessa?"

Sospiro fugacemente. «Capisco ciò che dici, ma...»

«Il tuo capo ha detto ch'è andata sul retro e ti ha trovato in tempo. Lavori in quel magazzino, da sola, per ore. Vivi da sola. E se ti succedesse qualcosa? Se svieni e poi batti la testa?»

«Aspetta, hai parlato con il mio capo.»

«Qui non c'è nessuno che possa darti una mano», Ignora bellamente la mia precedente affermazione.

«Come sai dove lavoro e chi è il mio capo?»

«Ha davvero senso per te restare qui?» continua.

«Cosa sei: Una spia dell'FBI?»

Si allontana dalla finestra e viene verso di me. Mi guardo le mani e il tubicino di plastica, che sale lungo il braccio.

"Non mi sono mai sentita così sola... Forse saranno anche gli ormoni della gravidanza a farmi stare così."

«Per favore, lascia che ti aiuti, Blaire.»

«Capisco che sei preoccupato, ma... Non ti conosco e non riesco ad immaginare di stravolgere tutta la mia vita per un ragazzo con cui ho trascorso solo una notte.»

«Ma possiamo conoscerci.» ribatte. «E se resti qui sarà ancora più difficile costruire un rapporto.» Posa delicatamente la mano sulla mia pancia e trae un sospiro. «Qui c'è il nostro bambino. E ti sta facendo il culo. Vieni con me, mi prenderò cura di te. L'affronteremo insieme. Non dovrai farlo da sola.»

Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua mano, che mi accarezza dolcemente l'addome. È come il tocco della prima volta, ma in modo diverso.

"Perché sto lottando così tanto? È in ballo il futuro del mio bambino e di questa gravidanza. Forse dovrei conoscere meglio Ryan, in fondo lo devo a questo piccolino che cresce dentro di me."

Adagio la mia mano sulla sua e sorrido. «Hai ragione. Come suo padre, farai sempre parte della vita di questo bambino.»

«Dobbiamo sistemare molte cose prima che nasca, ma possiamo farlo insieme.» Toglie la mano dalla mia pancia e inizia a girovagare avanti e indietro, assorto nei pensieri. Talvolta mi lancia uno sguardo.
«Ho pensato spesso al bambino, ultimamente.» Le sue guance si colorano di rosso. «E a te, ovviamente...»

«Ok...»

«E di come offrire al nostro bambino la migliore qualità di vita possibile, quando nascerà.»

«Concordo.»

«Penso sia importante stare vicini. Non solo nella stessa città o nella stessa casa. Dico anche vicini emotivamente.»

Vederlo passeggiare avanti e indietro e balbettare mi trasmette un po' d'ansia.

«Per favore, puoi fermarti un attimo e sputare il rospo?» lo ammonisco e il mio rimprovero lo blocca.

Ritorna accanto al mio letto e mi prende la mano. Non distoglie minimamente gli occhi dai miei. «Che ne pensi se ci sposassimo?»

Il cuore aumenta l'andatura all'improvviso, sembra che stia per esplodere come una bomba ad orologeria. Quasi... un meccanismo distruttivo.

«Ryan. Non sai quello che dici, è stato un giorno stressante per tutti.»

«Mi ascolti, per favore?»

"Mi sta proponendo addirittura le nozze? Dov'è finita la politica del fare un passo alla volta?"

«No.»

«Non vuoi nemmeno ascoltare quello che ho da dire? Sei davvero così cocciuta?!»

«Non ci conosciamo nemmeno, Ryan.» Puntualizzo.

«Sì, ma potremmo...»

«Non sposerò qualcuno solo perché avrò un bambino da lui.»

«Va bene» dice seccato. «Dimentica tutto ciò che ho detto.»

Fa' un sospiro colmo di esasperazione e va di nuovo verso la finestra.

«Credimi, è la scelta migliore.» faccio spallucce. «E' stata una lunga giornata. Siamo entrambi stanchi e frustrati.»

«Solo un'ultima cosa.» mi apostrofa.

«E' davvero un'ultima cosa

«Sì, solo un'ultima domanda per un chiarimento.»

«Ok, veloce.» lo incalzo.

«Sei assolutamente determinata a continuare a lavorare? Anche se posso occuparmi di te e del bambino, senza problemi. Ho un'impresa ben avviata, posso comprarvi tutto ciò di cui avete bisogno o che desiderate.»

Respiro a fondo, soppesando la sua generosa offerta. Ma non intendo fare la "parassita". So che vorrebbe allegerirmi da questo peso, ma voglio essere io ad occuparmi di me e del nostro bambino.

«Potrei pure cambiare idea, quando nasce il bambino. Ma per ora, è così che la penso.»

«Ok, ti ascolto. In realtà so di un posto vacante che potrebbe essere perfetto per te.»

Si dirige alla porta e si gira per rivolgermi un sorrisino.













***

Dopo una settimana di continui tira e molla, alla fine ho deciso di trasferirmi momentaneamente a Los Angeles, e accettare il lavoro, che secondo Ryan, è perfetto e non troppo stancante in questo periodo.

Avrei lavorato come assistente personale part-time di una ricca vedova potendo mettere da parte qualche soldo, in vista della nascita. Sembra anche migliore del lavoro in magazzino e in più ho tetto sopra la testa.

Mi rattrista parecchio lasciare questo piccolo monolocale, che ho messo su da sola.

Ryan si è offerto di aspettarmi all'aereoporto e di accompagnarmi direttamente al mio nuovo posto di lavoro, nonché nella nuova casa.

"È il mio primo giorno di lavoro. Anche se Ryan dice che lo stile casual va bene, voglio fare una buona impressione alla simpatica anziana che accudirò. Non mi sono ancora fatta vedere, quindi scegliere l'outfit giusto sarà semplice. Ovviamente non qualcosa di scomodo e troppo appariscente, gli abiti poi cominciamo a starmi stretti. Inoltre, mi aspetta un volo lungo. La comodità batte l'eleganza."

Prima di rendermene conto, appena atterro sul suolo di Los Angeles, la mia nuova città, Ryan mi viene a prendere con una limousine tirata a lucido e mi porta dalla mia datrice di lavoro.

«Bella macchina...» Commento gettando un'occhiata sporadica fuori dal finestrino.

«Ho pensato che volessi far bella figura sul tuo nuovo posto di lavoro.»

"Effettivamente." Rifletto.
Sono così nervosa che a stento riesco a stare in piedi. Il mio equilibrio è così precario in questo frangente e il riccio si avvicina e mi stringe una mano.

«Ehi, Blaire...» mi richiama per farmi voltare e mi specchio nei suoi occhi verdi. «Andrà tutto bene. Ti adorerà sicuramente.»

So che lo dice per rassicurarmi, ma questo provoca l'effetto contrario e mi fa venire mille dubbi esistenziali.

«Le hai parlato di me... Intendo di noi?»

«Sí, ho parlato alla signora Eveline di te e della nostra situazione.»

«E vuole comunque che le faccia da assistente? Una ragazza... Nel mio... Ehm... stato?»

Corruga la fronte.
«Certo, perché non dovrebbe?»

«Vuoi che creda che questa donna ha bisogno di una che ha abbandonato gli studi e che adesso è incinta di quattro mesi, come assistente?» sbotto. «Una ragazza cresciuta in una roulotte malandata, più o meno grande quanto questa limousine.»

«Blaire...»

«Una ex cameriera che è andata a letto con un perfetto sconosciuto e, poi sorpresa, l'ha messo k.o.!»

«Smettila.» tuona. «Tu non sei solo una cameriera che ho incontrato a Parigi, capito? Ho un'alta opinione su di te, Blaire. Sei intelligente, spiritosa, lavoratrice e incredibilmente bella. Non possiamo controllare il nostro passato, né sperare di cambiarlo. Ma possiamo dare una svolta al futuro.»

"Ha ragione..."

«Concentrati su quello che hai davanti a te. Sono sicuro che Eveline ti adorerà.»

«Scusa, sono un po' nervosa e non mi sento me stessa in questi giorni. Saranno gli ormoni.»

«Lo so e va bene. Affronta una cosa alla volta.» Sussulto, quando la limousine entra in un'area privata, attraverso un cancello ch'è sorvegliato da una guardia.
«Ecco cosa so di te, Blaire. Hai preso il diploma, non hai debiti con nessuno, né problemi con la giustizia e paghi l'affitto in modo puntuale. E fino a poco tempo fa, quando hai avuto problemi di salute, sei sempre stata una risorsa eccellente.» Sento le guance infiammarsi a ogni informazione che tira fuori. «Non te la spassi con i clienti... a parte una volta.» fa l'occhiolino. «Personalmente non ti biasimo affatto perché il partito non era niente male.»

«Sei uno stalker?» ipotizza e lui scoppia a ridere.

«Certo che no. Solo un po'. Ho fatto una piccola ricerca, quando mi hai detto la prima volta ch'eri incinta.»

Alzò gli occhi al cielo.
«Gesù, sei un tipo A.»
La limousine inchioda ad uno stop. Sposto gli occhi verso il finestrino nel tentativo di guardare l'imponente abitazione che mi sto trovando dinanzi.
Ryan mi raggiunge e mi prende la mano.

«Ti adorerà, te lo prometto.» sussurra ad un orecchio facendomi venire i brividi. Inizio ad avere la tachicardia, percepisco il cuore nelle orecchie, quando Eveline, in tenuta yoga, corre verso di me con un sorriso smagliante.

"Anziana? Voglio dire... è almeno più grande di me?"

Ryan esce dalla vettura e fa il giro per venire ad aprire la portiera con le movenze di un gentiluomo. Eveline intanto la saluta in modo confidenziale.

«Ryan! Caro, è un piacere vederti.»

«E' un piacere anche per me, mamma

"Sua madre! La signora Eveline è sua madre?" Ho sentito bene?

***

Ciao ragazzi! Ecco a voi il terzo capitolo di "Solo una Notte" che come sempre vede protagonisti i nostri amati Lucamy. Blaire si è sentita male nello scorso capitolo e la causa è il troppo stress accumulato quindi Ryan cerca una soluzione per poterla aiutare in questi mesi un po' delicati.
Dopotutto, la ragazza avrà un bambino da lui, no?

E così la fa' assumere come segretaria personale di una vecchia vedova, che si scoprirà essere proprio la madre...

Quindi la nonna del suo bambino. Cosa pensate accadrà col nuovo lavoro e come procederà la gravidanza?

Come sempre, se vi è piaciuto il capitolo, cliccate una stellina e aggiungete un commento!

Ci vediamo nel prossimo!

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