16. First date
SOLO UNA NOTTE
Chapter 16
Ryan mi ha chiesto appuntamento come modo per ricominciare da zero e ho accettato. Non so se abbia fatto o meno la scelta giusta. Abbiamo affrontato tante cose insieme... e mi ha davvero dimostrato che posso fidarmi di lui.
Apro l'armadio per cercare qualcosa di consono da mettere per il nostro appuntamento.
"Voglio impressionarlo e mostrargli che io sono la donna adatta a lui, anche se lui dovrebbe amarmi per ogni singola sfaccettatura del mio carattere."
Due ore dopo, siamo seduti a un tavolo lussuoso e appartato, con vista mozzafiato sulla città.
«Ryan, sono davvero felice di aver accettato il tuo invito.»
«E io sono felice di aver finalmente trovato il coraggio di chiedertelo.»
«Quindi hai voluto un appuntamento, ma ancora non mi hai detto di che tipo di 'appuntamento' si tratta. È un appuntamento... Appuntamento o un conosciamoci-per-davvero- prima-che-nasca? Perché vorrei conoscere tutti i tuoi segreti una volta per tutte.»
Il riccio sorride e mi guarda negli occhi. «Un appuntamento, tipo voglio-che-ti-innamori-di-me.» Ho come la sensazione che il mio cuore potrebbe spiccare il volo, da quanto sta battendo. Riuscirebbe a sfondarmi la gabbia toracica di questo passo. «So che può sembrare pressante per te, ma l'ho affrontata in una maniera sbagliata. Voglio che ci sposiamo.»
«Perché? Per passare ogni notte con tuo figlio? E non essere genitore solo nei weekend?»
«No. Voglio sposarti perché ti amo.» Sentenzia.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma non escono suoni. Lo fisso, totalmente scioccata.
«Capisco ch'era questo che mancava, sin dall'inizio.»
«Ti amo, Blaire Willow.» Le sue parole mi colpiscono come una cascata di mattoni. «Ti amo dalla prima volta in cui ti ho visto in quel bar, dalla prima notte. Ma non riuscivo ad ammetterlo a me stesso.»
"Non so nemmeno come metabolizzarlo... Si sta dichiarando davvero?"
«Ryan... Faresti meglio a non scherzare su certe cose.»
«Ti giuro che non è uno scherzo.» Allunga la mano per prendere la mia sopra il tavolo.
«Mi ami davvero?»
«Più di ogni altra cosa al mondo. Più di tutto e tutti.» L'emozione mi attraversa tutta, mi sconquassa il corpo.
"Sono i miei ormoni, o lo amo davvero? Ho provato in tutti i modi ad allontanarlo, ma ogni volta, mi ha dato esattamente ciò di cui avevo sempre avuto bisogno. Penso... di essermi innamorata."
«E' meraviglioso sentirtelo dire. È come un sogno ad occhi aperti.» Sposta la sedia per potersi sedere al mio fianco.
«E non devi rispondermi "anche io". Finché non ti sentirai pronta.»
«Grazie.» Poi, mi bacia, piano e teneramente, dolce e perfetto allo stesso tempo e se non fossi seduta mi sarei già liquefatta come gelatina. Alla fine mi stacco e mi ricompongo. «Quindi che facciamo adesso?»
«Beh, penso che ti farò una corte spietata fino a quando non m'implorerai di sposarti.»
Rido, alzando le sopracciglia.
«
Aspetta... non dovresti essere tu a chiedermelo? Non è la tradizione?» lo rimbecco.
«Ti ho promesso che non ti avrei rifatto la proposta e manterrò la parola. Ma sono sicuro. Quindi quando ti sembrerà opportuno, quando ne sarai certa, sentiti libera di chiedermelo.»
«Ho sempre pensato che sposandoti avrei rinunciato alla mia indipendenza, ma ho capito che non è assolutamente vero. Mi incoraggi e mi supporti. Voglio restare con te per sempre, per tutta la vita.» Sul volto del moro si apre un sorriso, radioso come non l'ho visto mai. «Chiedimelo un'altra volta.» lo incalzo.
«Blaire Willow, vuoi sposarmi?»
"Finalmente sembra perfetto. Un vero finale da favola."
«Ryan... Aspetta.» Alzo il palmo. «Non posso darti una risposta.»
«Oh, ok...» S'intristisce.
«Perché posso solo chiedertelo io, così puoi mantenere la tua promessa. Ryan Norton, vuoi farmi l'onore di sposarmi e diventare mio marito?»
«Sì. Sempre e per sempre. Sì.»
***
Due settimane dopo, dopo una straordinaria proposta di matrimonio e la promessa di restare insieme, mi trovo nel letto di un ospedale a patire dolori encomiabili che mai e poi mai mi sarei sognata di avere.
Mi sto contorcendo da ore in attesa che la dilatazione raggiunga la misura adeguata per il bambino e ad assistermi c'è il mio ginecologo, che si è ripreso dall'incidente della finestra.
«Ok, Blaire, devi spingere per me.»
«Non ce la faccio...» Ansimo in un bagno di sudore, mantenendomi ai sostegni di ferro. «Ryan, per favore. Non ci riesco.»
«Sì che puoi, tesoro. Ce la puoi fare.» mi dà man forte.
«Ryan...» Respiro e inspiro per le contrazioni che sono sempre più serrate. «Perché non ci scambiamo di posto? E vedi che significa stare al mio posto!»
Gli urlo in faccia sollevandomi dallo schienale.
Si avvicina, per niente spaventato dalla mia rabbia, e mi prende la mano.
L'accetto e la stringo forte, rischiando di bloccargli il sangue, mentre mi tampona con un qualcosa di bagnato la fronte. Sussulta quando mi ritrovo a stritolarla e inarco la schiena.
«Ok... ok... magari non così forte, amore.»
«Hai detto di prenderla, quindi l'ho fatto, ora affronta la cosa!» strillo ancora.
«Hai ragione. Sono qui. Respira. Spezzami la mano, se serve a farti stare meglio.»
Quando arriva un'altra contrazione, strilla insieme a me per il dolore. Il fatto che anche lui stia soffrendo, mi fa sentire meglio, anche se i due patimenti non sono paragonabili perché io sto per mettere al mondo un bambino e lui invece sta solo perdendo qualche falange, che sarà mai. Una volta ch'è passata la contrazione, lascio la presa e ricado sul cuscino in un altro bagno di sudore. Ho la gola secca.
«Vuoi che dia un'occhiata alla mano?» chiede Grant a Ryan.
«Molto divertente, sto bene.» E muove la mano per assicurarsi che le dita funzionino ancora.
I trenta minuti successivi sono confusi.
«Ok, il giovanotto non si sta muovendo come vorrei. Blaire ora devi davvero riprenderti per me.»
«Sono così stanca...» Ruoto il viso da una parte all'altra.
«O così o si fa un taglio cesareo.» mi avverte.
«Vuoi tagliarla? Non lo so, Grant. Blaire, cosa vuoi fare?»
"Cosa voglio fare? Non saprei..
Tra il dolore e la paura non riesco neanche a mettere i pensieri in ordine."
«Grant... il bambino potrebbe essere in pericolo, se continuassi a spingere?»
«I tuoi parametri vitali sono ancora buoni, se vuoi provare a spingere.»
«Ok, buono a sapersi. Devo decidere ora?»
«Sì. Sempre e per sempre. Sì.» Inizio ad andare velocemente nel panico, mentre il mio fidanzato è lì a massaggiarmi la fronte.
«E se prendessi la decisione sbagliata? Non voglio che il bambino soffra per colpa mia.»
«Al momento, non c'è una scelta giusta o sbagliata. Ad ogni modo, il bambino nascerà comunque.»
Inspiro forte: «Voglio sentire tutto e farlo in modo naturale.»
«Ok, ci metteremo un po' più di tempo allora.»
Il dolore è paragonabile alla rottura di venti ossa del bacino, sono quasi insopportabili senza anestesia, ma riesco a gestire al meglio ogni contrazione che mi colpisce il basso ventre.
Sembra che ci voglia ancora qualche ora, ma Grant alla fine mi dice di spingere un'ultima volta, mentre avvisa che la testa è quasi fuori.
"Posso farcela. Posso farcela."
Stringo i denti affondandoli nel labbro inferiore mentre spingo per l'ultima volta e cado all'indietro, allo stremo delle forze.
Apro gli occhi e vedo la cosa più bella e perfetta che abbia mai visto: il mio bambino tra le braccia del dottore che finalmente piange.
«E' un bel maschietto!»
«E' nostro figlio.» Guardo il riccio, ch'è scoppiato a piangere per la commozione. Non potrei amarlo più di così, in questo momento. «Guarda che abbiamo fatto in una sola notte, Blaire. Riesci a crederci?»
Mi scendono le lacrime sulle guance, mentre provo a trovare le parole.
«Non riesco a credere... Che lui è qui. Che sia uscito dal mio corpo... Pensavo che non sarebbe mai successo.»
Ryan si abbassa e mi bacia sulla tempia. «Grazie. Grazie per nostro figlio.»
«Blaire, vuoi tenere in braccio il bambino per un po', prima che l'infermiera lo porti via?»
«No, dovrebbero prima controllarlo e vedere s'è tutto ok.»
«Sicura?» chiede Ryan.
«Sì, voglio essere sicura che il bambino stia bene e in salute. Ha fatto molto fatica per venire al mondo.»
L'infermiera poco dopo lo porta via per pulirlo e fare i controlli di routine.
«E' stato fantastico. Sono fiero di te. Sei stata in gamba. Come ti senti?»
«Sai, mi sento... Sopraffatta dalle emozioni.»
«Non riesco ad immaginare come ti senta adesso.» L'infermiera ritorna per effettuare un controllo anche su di me. Grant entra poco dopo, prende il bambino in braccio e si avvicina al lettino.
«Va tutto bene, Grant?»
«E' un maschietto forte e in salute.» conferma per poi lasciarlo andare nelle mie braccia e quando lo vedo, riesco a malapena a respirare. Il neonato piange, spaventato, ma lo cullo un po' e lo sistemo sul mio petto per fargli sentire il mio battito cardiaco. «Shh. Piccolino, va tutto bene.»
«Avete scelto il nome?»
«Sì, è James Ryan Willow-Norton.»
«Sembra che sarà un tipo IMPORTANTE un giorno.» Scherza Grant. «Vi lascio soli per un po', ripasso dopo.»
«Grazie, Grant.»
Guardiamo il bambino, in venerazione. Non sappiamo ancora a chi dei due somiglierà di più, ma è comunque un bambino bellissimo. «Hai già mandato un messaggio ad Eveline?»
«Oh, cazzo, no. Le ho detto che avevi le contrazioni e ti stavo portando in ospedale, ma non l'ho più contattata. Vorrà venire a farti visita qui. Cosa vuoi che le dica?»
«Quando vuole. Sicuramente morirà dalla voglia di vederlo.»
«Ok, messaggio inviato.»
Il riccio posa il cellulare e guarda James con molto amore, che ormai si è calmato del tutto e non piange più.
«A chi pensi che somigli?» Passo delicatamente le mani tra i capelli - sicuramente li avrà ricci - e quelle guance paffutelle.
«Penso che somigli a te. Guarda il suo nasino, è la versione piccola del tuo.»
«Non hai tutti i torti. Ha il naso come il mio.»
«Non né avrò mai abbastanza di lui.»
Lo stringo più forte, provando a scolpire nella testa quel momento, per quando sarà grande.
«Posso prenderlo in braccio? So che non lo tieni in braccio da molto, ma muoio dalla voglia di coccolare il mio ometto.»
"Significherebbe molto per Ryan tenere il bambino in braccio per la prima volta... Ma sono sua madre ed egoisticamente sono molto gelosa."
«Se per te va bene, vorrei tenerlo io un altro po'.» Posso vedere la sua delusione trasformarsi dopo poco in un sorriso comprensivo.
«Ok, prenditi il tuo tempo.»
«Amo la nostra famiglia e il nostro "e vissero felici e contenti".»
«Il primo è un maschietto. Ma che ne dici se ci riprovassimo poi per avere una femminuccia?»
«Non correre troppo, Ryan.»
«Certo. A che cosa stavo pensando? Prima di tutto abbiamo un matrimonio da organizzare e poi penseremo al resto...»
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