1. Pregnant.
Vi ricordo che nella storia
sono contenute scene che
potrebbero turbare i lettori,
quindi leggete a vostro rischio e pericolo.
SOLO UNA NOTTE
Chapter 1
Vado a sbattere contro la porta dell'ufficio, spiaccicando la guancia contro il vetro, quando incontro - o per meglio dirvi, rivedo - quello che ho definito: "la mia scappatella innocente di Parigi", circa tre mesi fa.
Mentre prego intensamente di sparire in una voragine nel pavimento, fa' un giro della scrivania.
«Blaire. Che ci fai qui?»
Avrei dovuto impegnarmi di più. Dannazione...
Lo vedo arrossire sulle guance e grattarsi la nuca.
«Ciao, ehm... Ryan. Scusa l'interruzione.» Appena proferisco parola, avverto un po' di nausea pungermi lo stomaco e la fronte madida di sudore.
"Credo di aver fatto colazione troppo in fretta stamattina... Probabilmente i nervi mi stanno giocando un brutto scherzo." Il fastidio s'intensifica e la nausea mi colpisce come una coltellata.
"Oh no, non di nuovo. Non qui."
«Blaire, stai bene? Sembri pallida.» Lo supero di corsa spintonandolo, giusto in tempo per raggiungere il cestino e vomitarci dentro. «Oh, no, aspetta. Lascia che ti aiuti.»
Corre al mio fianco ed è estremamente imbarazzante tutto ciò. Con la testa infilata nel cestino della spazzatura, riesco ad alzare la mano libera per dirgli di darmi un minuto. «Non c'è problema, Blaire. Davvero. Prenditi tutto il tempo che ti serve.»
"Sapevo che sarebbe stata una conversazione strana, ma non pensavo anche schifosa. Ora sì, che mi piacerebbe svanire."
«Sicura che non vuoi farti aiutare?»
«Sto bene... Grazie, comunque.» Mento spudoratamente. Dopo qualche minuto, finalmente mi dà un po' di tregua e mi rialzo.
"Dio... è talmente umiliante. Andrei in giro con questo sacco in testa per nascondermi da tutto e tutti."
«Ti chiedo davvero scusa per tutto questo.»
«Per favore, non hai bisogno di chiedermi scusa. Ti senti meglio?» Annuisco e mi accomodo davanti alla sua scrivania. Lui prende una bottiglia d'acqua, me la porge insieme a un bicchiere con molta premura e si siede di fronte a me.
"Uff... Sembra una transazione commerciale."
«Sono davvero sorpreso di vederti, Blaire. L'ultima volta te ne sei andata all'improvviso. Non ho potuto salutarti.»
«Lo so, scusa. Non sono una tipa da avventure e avevo paura di non riuscire a guardarti in faccia il giorno seguente.»
«Ma per me è stato tutto spontaneo e ho amato ogni istante passato in tua compagnia.» I suoi occhi ispezionano ogni singola parte del mio corpo e incrocio le braccia sullo stomaco.
"Dio... Non può fissarmi ancora in quel modo. Proprio per questo mi sono trovata nei casini la volta scorsa."
***
Tutto capitò tre mesi fa, durante un viaggio in Francia.
Ero andata lì per uno stage e durante la mia permanenza lavoravo come barista in un bar, lungo la Senna. Ricordo perfettamente ogni particolare del ragazzo che giunse al bancone sotto le luci pisideliche.
Capelli mori, ricci, occhi dall'intaglio europeo, un filo di barba e un costoso abito d'ufficio.
«Consideralo un servizio pubblico.»
«Quindi un appuntamento diventa un servizio pubblico?» Appoggiai sul bancone un bicchiere di scotch e un fazzolettino pulito di fronte a lui.
Mi aveva chiesto di vederci dopo il turno e quello sarebbe stato l'ultimo che avrei fatto, dato che l'indomani sarei stata di ritorno a San Francisco con il primo volo da Nizza.
Dovrei semplicemente rifiutare e andar via per mettere a punto le ultime cose. Mi sono ripromessa di non uscire mai con un cliente.
Ma il fascino di questo sconosciuto mi fa' tentennare.
«E' un servizio pubblico per colpa del mio ego. È enorme, assurdo, così smisurato da essere un problema. Ed ecco il problema. Se dici di no, il mio ego avrà bisogno di un bel po' di tempo per riprendersi.» sorride mostrandomi le fossette ai lati della bocca. «Hai idea con quante donne dovrò parlare stasera per sentirmi meglio?»
«Almeno una decina, penso. Quindi che succede dopo che avrai ammaliato tutte queste donne col tuo fascino?» lo sfido a replicare.
«Un completo disastro. Donne che piangono ovunque. Cuori spezzati.»
«E questo succede ogni volta che una donna ti respinge?»
Fa' un'alzata di spalle e prende lo scotch che gli ho versato in precedenza. «Nessuna mi ha mai respinto. Quale donna vuole essere la responsabile di una tale carneficina emotiva?»
Lo squadro dall'alto verso il basso. "Non solo è tremendamente bello e affascinante, ma sembra anche un po' pericoloso..." rifletto.
«Ecco, sono divertente durante un appuntamento. Scommetto che ti divertiresti.»
"Sto prendendo davvero in considerazione la sua proposta? Eppure non mi sono mai lasciata trasportare troppo dalle situazioni. Non ho mai detto sì."
«Lo sai? Sei un tipo strano.»
«Ryan. Ryan Norton.» specifica con più enfasi.
«Ci penserò.» mi limito a dire.
Poi gli rivolgo le spalle tornando a preparare cocktail e ad un certo punto, lo sento urlare.
«Lo prendo per un sì!»
Alzo gli occhi al cielo.
***
Mentre sto sistemando i bicchieri dietro al bancone, un uomo si avvicina al tavolo del riccio.
Quest'ultimo sposta il bicchiere verso l'uomo dalla carnagione scura che si è appena seduto, e noto che cambia atteggiamento repentinamente: da allegro ad imbarazzato.
Assottiglio gli occhi in fessure. "Chissà che sta succedendo lì, uhm..."
Per poter origliare senza destare sospetti, prendo lo straccio e mi metto a pulire il tavolo affianco al loro.
«Sei troppo per lei, Connor. Incontrerai un'altra, migliore di lei.»
Mentre mi abbasso per ascoltare meglio, colpisco accidentalmente una sedia e il mio piano di essere quanto più discreta possibile va ovviamente in fumo. I due si girano nella mia direzione e l'amico si ferma a guardarmi.
«Credi davvero che incontrerò una donna migliore?» Gli rivolge la stessa domanda, sorridendogli.
«Certo, amico. Che domande!»
«Che ne pensi della donna dietro di te? Penso di averla già trovata.» Ryan, come se non bastasse, si gira e mi sorride.
«Scusa, non penso sia disponibile.»
Mi affretto ad allontanarmi il prima possibile prima che notino il color porpora delle mie guance. Poco dopo, il riccio, stanco di conversare con il suo amico, si avvicina al bancone.
«Come sta il tuo amico? Sembra un po' turbato.»
«La fidanzata l'ha mollato, ma penso che si tratti più di un ego ferito che un cuore infranto.»
«Voi uomini... e il vostro ego.»
«A proposito.» Cambia discorso ancora. «Hai pensato alla proposta di uscire con me stasera?» Si sporge verso di me e sistema una ciocca dietro l'orecchio sfuggita dal mio chignon fatto con un paio di ferretti.
Avvampo al contatto delle sue dita, e lo guardo.
"Mi piace il modo in cui flirta con me... In fondo cos'ho da perdere?"
«Okay. Usciamo.»
«Non penso che te ne pentirai, Blaire.»
Le vie di Parigi sono deliziose, specie quella che costeggia la Senna e sono adatte alle giovani coppie in procinto di farsi coccole.
Mi fa fare il giro della città in un'unica notte. Giriamo svariati bar e alla fine raggiungiamo uno dei cabaret più famosi, situato nel quartiere a luci rosse di Pigalle, ovvero il Moulin Rouge.
Lì dentro propongono una vasta scelta di cocktail e non avrei mai pensato di divertirmi così tanto con lui.
Sorseggio margarita speziati, gioco alla roulette e ridacchio ad ogni battuta stupida che gli viene in mente, quando l'alcol gli sale in testa.
Ryan sembra avere le tasche bucate, visto che tira fuori una banconota dietro l'altra, incitandomi a scommettere più soldi di quanti ne avessi.
"Chi è quest'uomo e perché sembra così perfetto?"
Dopo dieci puntate, il riccio mi prende per mano. Inspiro con calma e tirò la leva lentamente. La slot suona e tre gatti identici si allineano sullo schermo.
«Non ci credo!» Esclamo, stordita.
«Ce l'hai fatta, Blaire! Hai vinto!» Sgrano gli occhi per lo stupore di di veder scendere, con un forte scroscio, più di 43mila euro.
«Sono tutti tuoi.»
«No. Erano soldi tuoi. Non posso prenderli.»
«Ma tu sei stata il mio portafortuna. Li abbiamo vinti insieme per cui dividiamo.» alzo gli occhi al cielo, ma apprezzo il suo gesto di carineria.
"Mi servono soldi, ma questi non posso prenderli. Mi assicurerò di restituirglieli più tardi."
***
Dopo un paio di dissolutezza e divertimento sfrenato, mi ritrovo nella sua camera d'albergo.
Apre la porta, strisciando la tessera magnetica nella fessura, e mi spinge all'interno.
Non mi reggo in piedi eppure lo bacio con passione, aggrappandomi al suo collo e ogni suo tocco azzardato mi fa palpitare il cuore nel petto.
"So di non essere la tipa da una notte e basta, ma mi sembra tutto così giusto adesso... Non ci trovo nulla di sbagliato."
«Blaire, l'ho capito da quando ti ho visto al bar ch'eri speciale. Voglio mostrarti quanto sei speciale per me.» Fremo al pensiero di sfiorare il suo petto nudo e farci sesso tra quelle lenzuola. «Lascerai che mi prenda io cura di te, stanotte?»
«Si, per favore, sì.»
Le sue labbra imprigionano le mie senza il minimo di preavviso. Ogni bacio e ogni carezza sembrano una scossa elettrica lungo la spina dorsale. Le dita abili e lunghe mi mandano completamente in estasi. Al sicuro tra le sue braccia, a corto di respiro, ma soddisfatta, ho appena fatto il sesso migliore della mia vita.
Ryan si sposta di lato e mi sorride.
«Come ti senti?»
«Mi sento... Felice.» bisbiglio girandomi su un fianco per guardarlo meglio negli occhi.
«Mi fa piacere.» mi accarezza la guancia e mi stampa dei baci su ogni centimetro del collo e va su e giù di continuo. Continua a ripetere il mio nome. «Blaire... Blaire... Blaire.» Sento il suo respiro camminare sulla pelle, mentre odo la sua voce nelle orecchie e chiudo gli occhi. «Dammi un minuto, tesoro. Non andare da nessuna parte...»
Lo vedo dirigersi in bagno e chiudersi la porta alle spalle.
All'improvviso il letto mi sembra strano, vuoto e insignificante senza lui accanto a me.
"Che ci faccio qui? Lui vuole solo sesso. Ma sto provando più sentimenti di quelli che vorrei." Mi faccio prendere dai sensi di colpa per esserci finita a letto. E mi arrabbio con me stessa per aver ceduto. "Non sono fatta per le scappatelle di una notte. Scommetto che uscirà e mi dirà di andar via, perché non gli servo più a niente." Mi alzo e rivesto in fretta, senza fare il minimo rumore. "Non voglio essere qui, quando me lo dirà. Non voglio che il mio cuore si spacchi a metà. Stanotte il giro turistico e tutto il resto è stato divertente, ma ho bisogno di finirla qua."
E così, esco dalla camera in punta di piedi. Ma non avrei previsto che avrebbe lasciato un segno indelebile, non soltanto nella mia memoria.
***
Ritorno bruscamente al presente e mi schiarisco la voce.
«Ryan devo dirti una cosa.»
Dopo che l'ho lasciato nella sua stanza d'albergo, senza nessuna spiegazione per la mia fuga... sono tornata a San Francisco e iniziato un nuovo capitolo. Andava tutto a gonfie vele sul lavoro e in generale anche nel privato, finché non ho iniziato a star male.
All'inizio, credevo di aver contratto un'influenza intestinale, poi una brutta allergia a particolari cibi, e alla fine sono saltata a una sola possibile conclusione...
Eh, già. Incinta.
E fottutamente nei guai.
«Sì, per favore. Comunque, spiegami perché sei qui. Non che non mi faccia piacere vederti, sono solo... sorpreso.»
"Che sarà mai? Basta farlo in modo diretto e senza esitazione. Se non dovesse essere d'accordo, potrei anche crescerlo da sola. Ma devo ammettere che sarebbe difficile affrontare quello che verrà senza il suo supporto e ho paura che finisca male. Forse, dovrei rifletterci a fondo o... no. Dovrei farmi coraggio e confessargli tutto."
«Dopo la nostra notte insieme, non ho fatto altro che pensare a te. E quando mi hai lasciato così all'improvviso...»
«Ryan... io...» Tiro un sospiro per allentare questa tensione che mi stringe le viscere. «Sono incinta.»
Il ragazzo resta a bocca aperta per qualche secondo, dopodiché fa un respiro profondo e il suo pomo va su e giù.
«Wow. Ok... Sei sicura che sia mio?» la frase più temuta.
«Non sono stata a letto con nessun altro per mesi, quindi sì.»
«Da quanto tempo lo sai?»
«Ho fatto il test una settimana fa».
Il riccio cammina un po' avanti e indietro, passandosi una mano fra i ricci e fin sotto la nuca.
«Quindi sei di tre mesi.»
«Esatto. Non ho un ciclo regolare, quindi non ci ho fatto caso finché non ho iniziato ad avere le nausee mattutine. Una volta che ho capito che non si trattava di una banale influenza, ho iniziato a cercarti.»
«E' stato più facile per te che per me trovarti.»
«Mi hai cercata?» Chiedo sbalordita.
«Dopo una notte del genere, perché non avrei dovuto farlo? Non pensavo che saresti sparita, mentre ero in bagno.»
Riappare quel sorriso familiare sul suo volto e punta lo sguardo sul mio addome. Sento l'imbarazzo salire ai massimi livelli.
"Non guardarmi così... Mi fa tremare le gambe, quando mi sorride in quel modo."
«Ryan... C'è un...»
«Il mio bambino è lì dentro.» finisce lui la frase.
«E non è roba da poco. Perché sorridi come un ebete? Perché sembri così calmo? Io...» mi tappa la bocca automaticamente.
"Oddio..." Avverto la stessa sgradevole sensazione e ansimo.
«Blaire, stai bene? Devi vomitare ancora?» In modo frenetico, mi guardo attorno per individuare il cestino della spazzatura - amico di ogni donna incinta.
"Cavolo, Ryan. Perché l'hai spostato!?" mi irrito. Lui afferra il cestino e si affianca a me. Non faccio in tempo ad abbassarmi.
"No... Di nuovo..."
Il riccio prova a mettermi il cestino davanti, ma lo manco e gli sporco le scarpe.
Resta lì, con le braccia protese. Entrambi pietrificati. Lui perché gli ho vomitato sulle scarpe e io per il forte imbarazzo.
«Mi. Dispiace. Davvero. Tanto.» articolo con molta difficoltà e le lacrime mi scendono sul viso, mentre lo stomaco riprende a girarmi come una centrifuga.
«E' tutto apposto, non è colpa tua. Dispiace più a me di averti fatto questo.» Prende il telefono e compone un numero di un interno. «Ehi, Charlie. Ci serve la squadra delle pulizie qui, adesso. Devo anche mandare il mio completo in lavanderia.»
«Non voglio che vada così.»
Mi rabbuio.
«Lo so. Ma è una di quelle storielle da raccontare al bambino un giorno. No?» vorrebbe sdrammatizzare, ma ho il morale sotto le scarpe.
M'invita ad andare nel suo bagno e li mi rinfresco il viso, tamponando il collo con un paio di cose che ha rimediato la signorina Charlie, la sua assistente.
Osservo il mio riflesso allo specchio e poi lo sguardo cade sull'addome piatto.
"Non riesco a credere che l'abbia presa così bene. Ero sicura che si arrabbiasse, che mi desse della bugiarda e mi cacciasse a calci dal suo ufficio... Vorrei poter smettere di vomitare per finire quella conversazione."
Qualcuno bussa leggermente alla porta.
«Tutto ok lì?»
Mi do ancora una sistemata, stirando la maglietta, e spalanco la porta percependo una vampata di calore.
"Che gli dico?"
Ci rifletto un po' e sospiro.
«Forse non è stata una buona idea venire qui. Dovrei ritornare quando sarò meno disgustosa e potremo concludere il discorso.»
«Non andrai da nessuna parte in queste condizioni. Va tutto bene, davvero.» Lo seguo fuori dal bagno e m'indica il suo divano a tre piazze. «Che ne dici di stenderti un po'? Mettiti comoda. Sarai stremata e lo stress non ti fa bene.»
«Ok. Certo.» Mi tallona e posiziona un cestino vuoto accanto al divano, così almeno eviterò di dare di stomaco sul pavimento. Lo guardo, stupita. «Hai preso un cestino nuovo per me?»
Gli ormoni sono ormai fuori controllo e questo gesto mi fa aprire anche i rubinetti, come una bambina.
«Certo, ti ho preso un cestino nuovo.» Risponde con lo stesso tono dolce.
"È così carino e attento... Forse c'è la possibilità che non mi consideri solo la storiella di una notte?"
Mi stendo sul morbido divano, sopraffatta dall'emozione, con la mano sulla fronte e l'altra posata sulla pancia.
"Ho avuto una settimana per arrendermi all'idea di essere incinta di tre mesi. Ma mi sembra di realizzare solo ora ch'è tutto vero... Rivedere Ryan ha risvegliato tante cose dentro di me." Senza accorgermene, scoppio a piangere.
Detesto questa sensibilità...
«Sto provando ad essere forte, Ryan. Ma non ci riesco più..» Gli confesso con la voce rotta dai singhiozzi.
«Sei forte, Blaire. Ti ammiro tanto e ti aiuterò il più possibile. Avrai tutto quello di cui hai bisogno e che desideri. Te lo prometto. E adesso sembra proprio che tu abbia bisogno di un abbraccio.» Allarga le braccia. «Posso abbracciarti?»
Sono troppo fragile, perfino per protestare qualcosa.
Annuisco e Ryan mi stringe tra le sue braccia, cullandomi con la stessa delicatezza che avrebbe per un neonato. Il suo calore mi avvolge e sento dei brividi attaversare la spina dorsale.
«Grazie... Avresti potuto cacciarmi. Buttarmi per strada o darmi della bugiarda.» Mi tiro indietro per incrociare i suoi occhi, ma lui non slega il contatto, continuando ad abbracciarmi. «Ma non l'hai fatto. Mi hai ascoltata. Ti sei preso cura di me. Mi hai creduto. Perché?» troppe domande mi frullavano nella testa.
«Non lo so. Non penso tu sia il tipo di persona che fa cose del genere. Inoltre, vomitare due volte sarebbe una bugia abbastanza elaborata.»
Scoppio a ridere e mi specchio nei suoi occhi verdi. Lui dal mio canto mi sta fissando le labbra e poi risale su.
"Mi vuole baciare? Lo voglio? Oh, sì... Ma non posso perdere il controllo come a Parigi. Abbiamo cose importanti di cui parlare, che riguardano il nostro futuro... Avremo un bambino, e prima di quel momento, dovremo aggiustare questo rapporto."
Mi schiarisco la voce e mi siedo, slegando il nostro abbraccio.
«Sei un bravo ragazzo, Ryan. Ed io non ti merito. Ho fatto la figura dell'idiota scappando.»
Mi prende la mano e la stringe nelle sue. «Ehi, andrà tutto bene. Te lo prometto. Ce la faremo. Io ci sarò, se tu lo vorrai, e per qualunque cosa deciderai di fare in futuro.»
«Vuoi davvero questo bambino da me? Non hai paura?»
«Sì, Blaire, lo voglio. Senza dubbio. Sono con te. Voglio fare tutto quello che c'è da fare, per te e per il nostro bambino.»
«Ryan, non sono venuta qui per elemosinare.»
«No, non si tratta di questo. Sei la madre di mio figlio. Puoi trasferirti da me. Faremo tutto insieme. Posso comprarti una casa qui intorno e portati dai migliori dottori.»
Sto per andare nel panico, specie perché la mia indipendenza è sempre stata al primo posto.
So bene cosa può accadere quando dai il completo controllo a un uomo. Mia madre e i suoi fidanzati di merda sono un esempio. Non è la vita che voglio per me e mio figlio.
«Blaire... non ti senti bene. Un altro attacco?»
«Io... sto bene. Grazie per la tua premura, ma ho davvero tanto da elaborare...»
"Ryan è dolce, vuole prendersi le responsabilità, ma non è fattibile. Viviamo in città diverse e conduciamo vite opposte, l'unico filo di legame che abbiamo è questo bambino. Ed io sono troppo attaccata alla mia libertà, alla mia indipendenza.
Non voglio perdere tutto.
Ma forse, sarebbe bello avere qualcuno che si prenda cura di me per una volta."
«Non mi aspetto che tu faccia questo per me.»
«Sono stato benissimo con te a Parigi, Blaire. Mentirei, se ti dicessi che non ti ho pensata in ogni singolo istante. Te ne sei andata e non sapevo il tuo cognome. Non sapevo come rintracciarti... Con poche informazioni che avevo.»
«Wow... io...»
La segreteria di Ryan dopo aver bussato apre subito la porta.
«Ryan, il tuo appuntamento delle dodici è qui.»
Apre la bocca, ma si riprende subito. «Grazie, Charlie.»
Non appena la sua segretaria ci lascia soli, lui si gira verso di me nel panico. «Blaire, devo dirti una cosa. È urgente.»
***
Ciao, cari lettori!
Allora, come state?
Ho cominciato una nuova storia piccola di diciassette capitoli, dove avremo come protagonisti sempre Lucas e Amybeth, nei panni di Ryan e Blaire. I due si sono conosciuti a Parigi in un bar e poi hanno visitato la città e concluso il tutto in una stanza d'albergo...
Ebbene, adesso la ragazza, tre mesi dopo, scopre di essere incinta e lo rivela al padre del bambino... che non la prende malissimo come ci si aspetta.
Ma cosa nasconde quel "devo dirti una cosa?"
Cosa vorrà dire Ryan a Blaire?
Non vi resta che attendere il prossimo capitolo di "Solo una notte" e se vi piace mettete una stellina o un commentino!
La vostra Kissenlove ❤️
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