Un difficile mattino

Non sapevo effettivamente quanto tempo fosse passato, tuttavia alla fine, con un po' di concentrazione, ero riuscita a liberarmi da quelle corde ed anche a togliermi il sacco.
Era l'alba.
La vedevo da una piccola finestra al di fuori della mia cella.
Ero all'interno di una cella piccola e sporca, con altre quattro persone, due uomini e due donne, che stavano semplicemente lì, senza nemmeno aiutarmi a togliere il sacco dalla testa.
Non mi ero soffermata molto su di loro anche se, le riconoscevo, facevano parte di una tribù amica della nostra e quindi provenivano dalla mia stessa isola.
Avevo messo la testa il più possibile fuori, vedendo che in quella base c'erano in tutto otto celle, una di fronte all'altra, e due sole uscite, una a destra ed una a sinistra.
La cosa particolare, però, era che c'erano solamente persone provenienti dalla nostra stessa isola con anche lupi e gatti divini intrappolati!
Erano tanti, c'erano almeno dieci animali divini in ogni cella e le celle da loro riempite erano ben cinque.
Forse lì c'era Shiroi, il gatto divino che mi accompagnava!
Era un gatto bellissimo, interamente bianco crema, ogni gatto divino era bianco, ma differivano per le macchie color caffè, che il mio gatto però non aveva, e per la varietà del loro bianco.
Senza pensarci troppo avevo provato a chiamarlo a gran voce, nella speranza che mi sentisse, ma nessuno di loro si era fatto avanti.
Ad un certo punto un uomo si era avvicinato intimandomi di smetterla.
"Perché strilli così tanto, sacerdotessa, se trovano il tuo animale divino ti porteranno al laboratorio insieme o alla casa d'asta!" Aveva spiegato lui.
A me non importava, Shiroi era più importante del pericolo di essere venduta.
Neanche il tempo di finire la frase che due uomini, uno con un bastone in mano e delle chiavi in vita, erano entrati e si erano soffermati sulla nostra cella.
"Ci sei costata parecchi uomini tu, chi l'avrebbe detto che una sacerdotessa faceva parte della ciurma dei pirati di Kidd" aveva asserito un uomo pelato con la barba, probabilmente il capo tra loro visto che emanava una certa autorità ed era ben vestito.
"Dobbiamo venderti in fretta, ma voi non avete molto mercato se non andate in coppia con la vostra bestia" aveva asserito l'altro innalzando il bastone.
Era entrato aprendo con una delle sue chiavi la cella ed aveva iniziato a colpirmi con quel bastone.
Ovviamente avevo provato ad evitarlo, riuscendoci in parte.
Poi però, quando mi aveva colpito il ginocchio, mio punto debole, avevo perso l'equilibrio quel tanto da permettergli di assestarmi un buon colpo alla schiena.
Così, una volta a terra, mi aveva messo le manette a mani e piedi ed aveva iniziato a trascinarmi fuori, nonostante continuassi a dimenarmi senza sosta.
Aveva un mazzo enorme di chiavi, probabilmente di due decine, ed avrebbe potuto portarmi ovunque.
Loro erano entrati dalla porta a sinistra, ma mi stavano portando alla porta a destra, scoprendo che oltre quella porta c'era una struttura uguale con altre otto celle piene di persone ed esseri divini.
"Ti abbiamo sentito gridare il nome della tua bestia mentre eravamo fuori, prova a cercarla qui" aveva asserito l'uomo con le chiavi ed il bastone, pronto a colpirmi di nuovo.
Ero a terra, logora ed esausta, non avevo dormito affatto ed ero stata colpita e sbattuta in ogni dove, sentivo la stanchezza dilaniare ogni mio muscolo.
Non ero più in grado nemmeno di controbattere, ero solamente rimasta lì immobile ad osservare tutti quei animali divini con la museruola e tremanti, tristi e combattuti per aver perso il loro compagno prescelto per la vita.
Poi però, l'avevo visto.
Il mio Shiroi.
Era nella cella numero Tre, accorgendomi che esse erano numerate, e stava lì ad osservarmi prima ancora che io mi accorgessi di lui.
Il suo bel bianco crema era così sporco ed il suo pelo così trascurato che non sembrava nemmeno lo stesso gatto che conoscevo.
Una lacrima era scesa e loro l'avevano subito notata.
"Quindi è quello, prendilo" aveva asserito il pelato rivolto ad una guarda che già era presente nella stanza.
Immediatamente lo aveva tirato fuori e l'aveva strattonato vicino a noi.
Mi sentivo come se stessi per piangere a dirotto, trovandolo vivo, ma ridotto in quello stato.
Anche lui era provato, non poteva dire nulla con la museruola alla bocca, però aveva avvicinato la testa verso di me, in cerca di calore.
La sua sola testa era grande quanto il mio intero addome ed era abbastanza forte da trascinare un uomo, se solo ne avesse avuto la volontà.
Poi ci avevano portato fuori, uscendo dall'ultima porta della struttura.
"Io non sono un pirata! Sono una semplice sacerdotessa del popolo della luna!" Avevo esclamato, cercando di non fare alzare il mio valore a causa di ciò.
Ma potevo davvero dire una cosa del genere? Ero ancora una sacerdotessa?
Mi piaceva, la vita da pirata, mi piaceva anche la vita che avevo su quella nave, nonostante tutto.
Mi piaceva stare con Harvey, Gin, Ichiro, Jiro, Killer, Wire ed Heat...
Il capitano era spaventoso e probabilmente stava torturando a morte Harvey per ciò che aveva fatto, ma volevo comunque tornare e vederli un'ultima volta, prima che Harvey morisse e per rassicurare tutti gli altri che non mi avrebbero venduta come schiava.
E poi... Sarei stata eliminata da loro? Ne valeva la pena ritornare?
Per cosa? Solo per rassicurare Harvey che mi avrebbero uccisa loro e non i trafficanti di schiavi?
Harvey voleva che scappassi, voleva che  stessi al sicuro, però volevo anche a tutti i costi tornare ad assicurarmi che fosse ancora vivo e salutarlo un'altra volta.
Nonostante tutto, poi, desideravo anche vedere Heat e stare con lui ancora una volta, anche se non ne capivo il motivo, adoravo stare con lui...
"Ma davvero? Solo il Massacratore ha eliminato venti dei miei uomini per recuperarti! Ti staranno sicuramente cercando senza sosta!" Aveva esclamato l'uomo a capo di tutti loro con una nota di terrore nella voce e negli occhi.
Faceva bene ad avere paura.
Killer aveva promesso a Gin che non mi sarebbe accaduto nulla senza il loro consenso, quindi, forse, mi stavano cercando veramente.

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