Capitolo 9
Dylan.
Cazzo, mi ha visto. Ero uscito subito dopo il suono della campanella dal laboratorio di chimica e ho visto che erano ancora tutti dentro il laboratorio così ho pensato di aspettarla.
E come mai?
Mi andava. Volevo sembrare anche carino, non solo fastidioso. Così si conquistano le ragazze.
Idiota. Sei un completo ed unico idiota.
Adesso sto scendendo le scale con gli occhi pieni di vergogna dopo aver incontrato quelli verdi di Victoria. Non mi è dispiaciuto ascoltare quel che ha detto, anzi, forse per me è stato un qualcosa che mi aiuterà a capirla anche se so già che sarà molto difficile. Come ho già detto questa ragazza mi affascina. Mi respinge e la cosa la rende più attraente e terribilmente sexy.
-Dylan? - mi sento chiamare
Mi volto, è lei. Il suo sguardo non sembra arrabbiato e neanche infastidito. È normale. Magari non mi dice niente. O magari, come al solito, cerca di nascondere le sue emozioni.
-che ci facevi lì? - chiede soltanto. Senza una vera e propria espressione sul volto.
-io? Niente di che- rispondo.
-ah sì? - chiede portando una mano su di un fianco e spostando il peso da una gamba all'altra. Il suo viso adesso sembra infastidito, le sue sopracciglia aggrottate e i suoi occhi leggermente severi, si morde il labbro e sento che i miei ormoni stanno per impazzire.
-non so di cosa tu stia parlando- cerco di svignarmela dopo essermi avvicinato qualche centimetro.
Non risponde, mi squadra e poi inclina la testa da una parte come se volesse cercare di studiarmi una diversa angolazione. È veramente bella ora che la guardo meglio e da più vicino. I suoi occhi mi incantano. Sono di un verde nè troppo scuro ma neanche troppo chiaro e se si guarda con attenzione si possono notare vicino alla pupilla delle sfumature di giallo e un quasi marrone. Sono grandi e sono belli. Lei abbassa lo sguardo e sembra che stia osservando la cicatrice sul mio braccio. Le sue labbra, adesso, così da vicino mi piacciono di più. Rosee e carnose.
Ma che sto facendo? Non posso essere veramente io. Non ho mai notato veramente tutti questi particolari in una ragazza.
Sapere che osserva la mia cicatrice mi procura ansia, brucia sotto al suo sguardo. Cerco di nascondere il braccio deturpato e scuoto la testa dopo averla salutata con un mio classico -ci si vede- nei suoi confronti.
Me ne vado.
Non so cosa mi stia prendendo e non voglio saperlo neanche.
Voglio solo andare a casa, cambiarmi e andarmene in palestra.
Ho bisogno di scaricare e chiarirmi le idee.
Victoria.
Forse sono stata troppo dura e acida.
Senza forse, lo sei stata.
Non volevo, nel senso, un po' di fastidio me lo ha dato ma non volevo veramente essere scontrosa. Quando si è avvicinato a me mi sono praticamente pietrificata. La sua cicatrice è veramente grande. L'ho osservata per un paio di secondi e lui, poi, ha spostato il braccio cercando di nasconderlo. Ha uno strano effetto su di me questo ragazzo nonostante siano solo pochi giorni che lo "conosco". I suoi occhi scuri mi hanno colpito e il suo sorriso che, sembra rubargli mezza faccia, quando compare mi piace molto. Non so neanche io come spiegare una cosa del genere; non so veramente come dire con parole mie cosa sento quando lui è vicino, troppo vicino a me. Non mi era mai capitato prima e la cosa non mi sorprende affatto vedendo come sono.
Ti piace un po'.
NO. Questo no. Non potrebbe mai piacermi un ragazzo dopo a malapena due giorni che lo conosco. È tutta colpa della sua maledetta bellezza e del suo fascino e di quella sua cicatrice che mi attira.
-sei pensierosa? - chiede Leila guidando.
-si, un pochino- le confesso. Leila mi sta veramente simpatica e in un certo senso mi fido.
-se vuoi puoi dirmi tutto, dalla mia bocca non uscirà niente- dice- so, che magari è poco che io e te ci conosciamo e magari non ti fidi, ma fidati che puoi fidarti. Oh ma che dico? Che giochi di parole- ride.
Sorrido anche io e d'istinto il cuore mi si addolcisce. È sempre stata così premurosa nei miei confronti in questi pochi giorni.
-non è nulla di importante- dico sorridendole.
-per qualsiasi cosa, tranquilla- mi fa l'occhiolino mentre entra nel vialetto di casa sua.
-vieni a mangiare da me? Sono sola oggi ed entrambe ne ricaviamo qualcosa- sorride.
Ne ricaviamo qualcosa?
-che ricaviamo? -chiedo stranita.
-semplice, io una compagnia per il pranzo, tu, una persona con cui poterti legare e aprirti....oltre che al cibo- dice uscendo dalla macchina.
Non riesco a risponderle. "Una persona con cui poterti legare e aprirti."
Le sue parole rimbombano nel mio cervello. L'ho sempre detto, Leila è una santa mandata dal cielo per aiutarmi e sinceramente le sue sembianze minute e graziose non potrebbero far pensare altro. È veramente carina. La seguo fin dentro casa e mi fa sedere in uno dei posti della grande isola che adorna la cucina arredata nei minimi dettagli dai colori scuri.
-cosa preferisci da mangiare? - mi chiede frugando nel frigo.
-non so, cosa mangi tu di solito? - chiedo sistemandomi sullo sgabello nero.
-di solito un panino, ma mi sembra un po' troppo poco elegante...ecco- arrossisce.
Cosa? Poco elegante?
Oh la tua anima da maiala.
-E panino sia allora- dico quasi gridando e facendola scoppiare a ridere.
-Oh allora bene, ci mangiamo un panino- dice ridendo ancora.
Apparecchiamo la tavola e dopo averla imbandita con tutti i riempimenti possibili ed inimmaginabili ci sediamo. Iniziamo ad imbottire il mio di panino.
Il suo è talmente piccolo che io non potrei sfamarmici neanche se scendesse Gesù Cristo in terra.
-ma tu mangi sempre così tanto? - chiede sbalordita.
-è tanto? -chiedo io.
-direi, non ho mai visto una ragazza mangiare così per poi avre un fisico come il tuo- dice lei ridendo- sei praticamente.. Perfetta-
-non ho un fisico perfetto- la correggo. In effetti è così, non dico di essere grossa, enorme ma neanche tanto magra ne tantomeno di avere un fisico perfetto come dice lei. Ma riesco comunque a camuffare il tutto con gli enormi maglioni che ho. Riusciamo, comunque, dopo aver finito di mangiare, sparecchiare e lavare le stoviglie in maniera veloce a guardare un film insieme "divergent".
Sedute sul suo letto non badiamo molto al film che sicuramente riprenderò a casa visto che la trama sembra davvero bella, ma ci perdiamo in chiacchiere. Ci conosciamo e con delle domande reciproche capiamo di avere molto in comune.
-ci conosciamo dalle elementari, sì- mi racconta Leila- mi è piaciuto da sempre e solo due anni fa ci siamo avvicinati molto di più fino a diventare l'uno parte dell'altra- inutile spiegarvi che parla di Leo e della loro storia.
-siete veramente belli insieme- dico sincera e lei arrossisce.
-tu invece? Eri fidanzata prima di venire qui? - chiede sistemandosi sul letto.
-mai stata fidanzata- rido.
-davvero? Mai? - chiede.
-Mai-
-Mai dato il primo bacio? - chiede.
-Mai- cerco di soffocare una risata. In realtà io non ho mai pensato alla mia vita da fidanzata, cioè non mi passa proprio per la testa una cosa del genere.
Sei un'asociale e anormale, cosa ti aspettavi?
Non è vero! Sono un po' impacciata e chiusa, ma non asociale. Con Leila sto cercando di aprirmi perché ispira fiducia, una cosa mai provata fin ora, e voglio provare, non dico a legarmi troppo a lei, ma ad instaurare un buon rapporto.
-arriverà il tuo momento presto- dice come per rincuorarmi e le sorrido-altro su di te? - mi chiede poi.
-non saprei, cosa vorresti sapere? - chiedo.
Tutto tranne i mie genitori, tranne mia madre.
Incomincio a pregare.
Tutto tranne lei. Tutto tranne lei.
-la tua vita a Liverpool? - chiede. Rilascio un sospiro di sollievo.
-non era niente di speciale, stavo tutto il giorno in casa, ogni tanto uscivo con mio padre e..niente. - rido.
Ora che ci penso non ho un vero e proprio ricordo a Liverpool. Nessuno anzi.
Solo uno, ma quello è un ricordo che preferirei cancellare e dimenticare. Un ricordo che mi ha portato via la spensieratezza e la fiducia, che mi ha fatto diventare fredda e stanca, togliendomi la spensieratezza che una bimba di nove anni è destinata ad avere.
-con i tuoi genitori? - chiede poi.
Sbam! Punto debole.
-va bene, con mio padre tutto bene- dico. Non so come gestire certe domande. Non so cosa rispondere.
Non posso certo dire "sai, mia madre s'è n'è andata quando io avevo nove anni e mi ha abbandonato tramite una stupida lettera che io ancora più stupidamente conservo nel cassetto della mia scrivania..."
-tu invece? Con i tuoi genitori? - chiedo cercando di distogliere l'attenzione da me.
-bhe...non posso dir che non ci vada d'accordo, ma non ci sono quasi mai per lavoro e io da sempre è come se vivessi da sola- ridacchia stiracchiandosi –è una cosa bella, ma a volte mi sento molto sola. Non perché non abbia amici ma perché mi mancano i miei. Forse sembro una bimba a raccontarlo così, ma è quello che sento- fa spallucce e dopo avermi osservato alcuni secondi -con tua madre invece è complicato? - chiede.
Altro SBAM!
-si, molto complicato- dico.
-mmh..capisco, ma sono sicura che risolverete- mi rassicura.
Vorrei poter accogliere quella rassicurazione, vorrei poterle dire che ci spero, vorrei poterle dire che molto probabilmente si risolverà. Ma non posso. Vorrei, almeno, avere un pessimo rapporto con mia madre ma almeno averla accanto.
Ripenso a lei e ai suoi giorni bui, avvolta nel buio, nel silenzio delle volte, e nelle strida in altri.
Ricordo il suo volto visto in penombra, ricordo il suo volto rigato dalle lacrime. Chiudo gli occhi per un momento.
-non so se riusciremo mai- sussurro.
Spazio autrice:
ABBIAMO SUPERATO LE 200 LETTURE!
*cade a terra stecchita..*
Grazie,grazie,GRAZIE.❤
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