Capitolo 36
Victoria.
Sono passati quattro giorni dal bacio e io mi sento una scema.
Tu sei una scema, fidati.
Non ho fatto altro che scappare, non riuscivo a guardarlo neanche negli occhi e la cosa che non riuscivo in assoluto a fare era quella di parlargli in maniera dolce e tranquilla ma soltanto in modo agitato e con numerosi balbettii.
Mio padre lo ha notato pure, anche lui si inserisce nella numerosa lista di coloro che mi hanno chiesto " ma si può sapere cos'hai?".
Inutile dire che con lui ho usato la scusa del ciclo così da essere il più convincente possibile.
Si, okay, ti senti a disagio, ma non mi sembra neanche molto normale e sensato che ad ogni occhiata di Dylan tu abbassassi lo sguardo e non appena lui si avvicinava tu per poco non corri a velocità supersonica verso il bagno delle donne e ti infilavi in uno di essi. Per non parlare di quando presa alla sprovvista ti sei infilata in quello degli uomini...
Ti prego, smettila.
Che ribrezzo....
Non so come comportarmi, a volte sono acida, altre timida, altre volte non parlo, avvampo e abbasso lo sguardo. Non so come fare, sembro talmente stupida delle volte.
I suoi occhi mi osservano, mi squadrano, mi sorride e io mi sciolgo, per non parlare dei numerosi baci sulla guancia che mi da quando, per esempio, mi accompagna fino alla porta di casa mia. Solo che...non riesco a capire come devo comportarmi, cosa siamo, come siamo.
Sta arrivando, sta camminando verso di me, stavolta non c'è nessuno con me nei corridoi della scuola, non c'è Leila, nè tantomeno Lory che ogni volta, sia in classe che a mensa, lanciano occhiatine verso di lui e subito dopo verso di me. Oggi è giovedì, oggi dovrebbe esserci il nostro appuntamento, dopo la partita. Ieri invece sono uscita per un altro caffè con Chris. È stato molto carino, dolce e simpatico. Mi sentivo a mio agio, mi ha fatto divertire, mi ha raccontato molte cose che io non conoscevo di lui, mi ha detto che tempo fa faceva parte di una band, che è molto legato allo zio e che per lui è come un padre. Mi ha raccontato tante cose e la cosa non mi è dispiaciuta solo che io non sono riuscita ad aprirmi. Affatto. Non sa nulla di mia madre, del mio dolore e della mia sofferenza ma stava succedendo una cosa imbarazzante verso la fine dell'uscita. Ecco...ha cercato di baciarmi ma non gliel'ho permesso.
Chissà come mai a lui no e a Dylan si. Mmh..
Già l'ho rifiutato. Si è avvicinato a me, mi ha accarezzato una guancia e ha provato a baciarmi. Se solo lo sapesse Dylan penso che lo ucciderebbe. Eccolo che arriva. Avanza in tutto il suo splendore e io avvampo.
-ehi- mi saluta con un bacio sulla guancia.
-e-ehi- cazzo. Balbetto.
-che lezione hai adesso?-
-storia, tu sei anche con me-
-vero, andiamo- mi circonda le spalle con un braccio e ci incamminiamo nella lezione.
Il mio cuore palpita, il mio viso è in fiamme, non so come resistere al suo viso, al suo atteggiamento, ai suoi occhi.
Dylan.
Ripenso al bacio che ho dato a Victoria : una sensazione strana, mai provata, pervade il mio corpo. Nella mia mente balena improvvisamente il suo viso, i suoi capelli ribelli ma soprattutto i suoi occhi meravigliosi che mi fanno sognare, sempre.
Forse non dovevo baciarla veramente. Non avrei provocato in lei questo distaccamento.
Si è distaccata, non è la solita esuberante. Ha degli sbalzi d'umore, questo sì, ma non riesco a capire come "curarli". A volte è acida, altri timida, altri ancora non riesce neppure a parlare. Da una parte, quindi sono dispiaciuto, mentre dall'altra, mi piace, mi piace vedere che in qualche modo anche lei subisce un certo effetto da parte mia e che non sono solo io. Oggi io e lei usciremo, ho un programma niente male nella mia mente. Cinema e passeggiata.
Waw. Eccitante.
Adesso siamo a lezione di storia. Odio la storia. Lei è seduta con Chris e chissà cosa cazzo le dice, mentre io davanti sono costretto a dovermi subire gli sguardi cattivi e bastardi del prof assieme a quelli di Chris che, dopo aver attirato il mio sguardo nel suo, volta gli occhi in direzione di Victoria ridendo. Da quando io e lei abbiamo parlato con Dalila dei suoi lividi non abbiamo avuto molte notizie, lei non ha voluto dirci chi è stato e sostiene ancora di essere caduta dalle scale. Non riesco a capire come sia possibile combinarsi così cadendo da esse. Il collo poi è troppo martoriato per essere stato solo un brutto incidente. Non è possibile. Il pomeriggio di quel giorno io sono salito sulla mia moto e dopo la scuola sono andato a casa di Vincent. Per poco non lo picchiavo. Lui mi ha detto di averle chiesto più volte quello che fosse successo e che lei le avesse risposto di essere caduta. Ha fatto molte indagini, ha controllato il suo telefono ma niente. Non ha prove di tradimenti finiti male, di messaggi che potrebbero far pensare ad un possibile stalker. Niente. Nei suoi occhi mi sembra di aver letto la verità ma sono comunque molto scettico anche se sembrava abbastanza abbattuto. In questi giorni è venuto a prenderla a scuola, l'abbracciava, la baciava e la faceva salire sulla sua macchina. Lei mi sembrava tranquilla e a suo agio. L'unica cosa che, diciamo, non mi è andata a genio è stato l'intervento del professore Richard quando le ha chiesto cosa le fosse successo. Mi sembrava rigida, spaventata e anche preoccupata. Forse era solo una mia impressione ma è stato così.
Come se avesse paura di lui o di qualcun altro. Ne sono sicuro.
****
Le lezioni fortunatamente finiscono presto e dopo esser salito sulla mia moto mi dirigo verso l'ospedale, ho bisogno di vedere Bea e parlargli.
****
-l'ho baciata capito? Sono uscito di casa e sono andato a baciarla. È da allora che è così distante. Dannazione a lei e alla sua testardaggine. Bea, so che adesso ti stai chiedendo il perché l'ho baciata ma non saprei che risponderti. Non mi è indifferente, questa soddisfazione te la concedo. Lei è lei, lei è Victoria, la chiusa, l'acida, la forte, la prepotente, la timida Victoria, la dolce Victoria, la sensibile Victoria.- le parlo come se fosse qui e potesse rispondermi da un momento all'altro- Non so che fare, forse ho sbagliato, forse ho sul serio sbagliato a baciarla, forse è stato solo un istinto, forse l'ho fatto solo per togliermi una voglia che avevo dal giorno in cui l'ho vista. Potrei dire pure questo. Era solo una mia voglia che adesso mi sono tolto. Ma, dicendo questo, mentirei a me stesso oltre che gli altri. Io l'ho baciata perché l'ho voluta baciare, l'ho fatto e basta, non c'era una vera e propria motivazione.- parlo, parlo, parlo. Mi fa bene parlare, ma so che in fondo la persona con la quale dovrei parlar non è mia sorella ma Victoria. Devo parlare con lei. Sì, lo farò al più presto.
-Ciao Bea, ritorno presto- le do un bacio sulla fronte ed esco.
-capitano!- mi chiama una voce dietro di me e vedo avvicinarsi Matt.
-ciao Matt, ma che ci fai qui? È quasi ora di andare a scuola per la partita- dico.
-la stessa cosa che ci fai tu...volevo vederla.- dice e io abbasso gli occhi per un attimo. Mi sento in colpa.
-mi fa piacere che tu ti comporti così con lei- dico -nel senso..sono felice che tu le stia così vicino..più di quanto non lo faccia io- lui sorride e mi da una pacca sulla spalla.
-io non mi arrendo..io l'aspetto- dice. Poi mi spinge leggermente -adesso vai a sistemarti, dobbiamo fare fuori una squadra intera- mi fa un cenno e io esco dall'ospedale. Sembra che lui non cel'abbia con me, che io non gli abbia fatto nulla. Sembra che non mi reputi responsabile ma, io so che gran parte di tutto ciò l'ho creato io. Sfreccio fino a casa e vado a prendere la divisa della squadra e riparto per andare a scuola. Oggi ho voglia di vincere. Per me, per la squadra, per lei. Oggi le parlerò, le dirò che io in fondo l'ho voluta veramente baciare e che io forse ho sbagliato ma che mi è piaciuto sbagliare, mi è piaciuto parecchio. Il mio cuore martella nel petto. Avrei dovuto farlo già da prima, avrei dovuto prendere la mia moto e sfrecciare a casa sua o per lo meno attraversare quei pochi metri che ci separavano. Sono stato uno sciocco, uno stupido, un coglione. Ma oggi le dirò tutto.
Victoria.
Mancano due ore alla partita e Leila e Lory sono fuori dalla mia porta con due borse enormi e io so già piene di cosa: vestiti.
-siamo qui per aiutarti!- urlano appena apro la porta.
-Victoria?- mi chiama mio padre dal salone.
-sono Leila e Lory, stai tranquillo John-
- in cosa dovrebbero aiutarti?-
-ma come? Non lo sa? Sua figlia ha..- cazzo. Mi fiondo su Leila e le tappo la bocca mentre Lory scoppia a ridere.
-Ho tantissimi compiti da fare- dico sorridendo forzatamente- e loro mi aiuteranno perché sono molto indietro-
-ah..allora scommetto che dentro quelle borse ci saranno tantissimi libri- ride dal divano.
- eh già- Lory mi affianca -io e Leila saliamo, ti aspettiamo su- sorride e si trascina dietro Leila che ride.
-allora buono studio- mi augura mio padre ridendo.
-grazie John- e salgo.
-tu sei una pazza- urlo non appena chiudo la porta di camera mia.
-ma pensavo che glielo avessi detto- cerca di giustificarsi Leila. Io dire a mio padre di avere un appuntamento? Io? a mio padre? Già mi vedo rinchiusa in un convento a pregare. Ma poi, quale ragazza lo dice ad un padre? Magari alla madre, no? Ed essendo che non c'è l'ho non lo dico a nessuno. Rido dentro di me.
-pazza, pazze!- urlo ancora e mi butto sul letto.
-allora, io direi di iniziare- Lory si alza dal letto.
-iniziare a fare cosa?- chiedo e loro si lanciano uno sguardo complice.
-intanto dobbiamo scegliere i vestiti per la partita che sarà fra circa due ore- dice Lory e dopo aver guardato Leila- dobbiamo anche scegliere i vestiti per stasera, hai un appuntamento , ti ricordo- ride e si butta su di me.
-no, no, e poi no. Non mi farò vestire da delle barbie tutte in rosa come voi. Non se ne parla. Mi vestirò io.- sentenzio spingendo via Lory.
-non se ne parla- urla Leila e apre la sua borsa -Ho portato alcuni vestitini che ti starebbero benissimo.-
-Non metterò dei vestitini- la fulmino.
-li metterai eccome- mi fulmina.
- no.-
-ma come vorresti vestirti?- chiede Leila mentre fruga nella sua borsa.
-Allora, per la partita un paio di jeans e una felpa-
-Bocciata, assolutamente- dice alzando gli occhi Lory - sentiamo, per la sera?-
-ehm..una felpa e un jeans?- dico e mi siedo per terra.
-No- urla Leila- No, no e poi no- urla- il primo appuntamento deve essere perfetto, vestiti perfetti, abbinamenti perfetti, atmosfera perfetta. Non puoi vestirti così casual. Te lo ricorderai per sempre- dice seria- io per esempio indossavo una gonna nera a vita alta, una camicia azzurra e dei tacchi che richiamavano la maglietta. Avevo una giacca nera e una borsa nera.- spiega -mi ha portata al cinema, mi ha parlato, ci siamo divertiti e ci siamo baciati- dice alzando gli occhi - parecchie volte- alza le sopracciglia verso di me.
-non mi metterò né una gonna, né un paio di trampoli-
- si chiamano tacchi, non trampoli-
-non mi interessa come si chiamano-
-allora, visto che tu non vuoi mettere la gonna dobbiamo trovare una soluzione con i pantaloni- Lory si alza e apre il mio armadio -quanta poca roba- osserva ancora e ne esce fuori un paio di pantaloni neri, gli stessi che avevo la sera della cena, quando siamo saliti in soffitta, quando io e lui ci siamo abbracciati, quando lui mi ha chiesto di uscire. Sorrido.
-mmh, sembrano piacerti. Bene, stasera metterai questi con..osserva ancora ed esce un maglioncino beige a collo alto ed una giacca nera -questi potrebbero andare- li osserva- anche se non sono affatto il mio genere- ammette.
-potresti metterci questa maglietta di sopra- esulta Leila uscendo dal up trolley una maglietta rosa con delle paillettes nere.
-No!- mi metto una mano sugli occhi- toglimi quella decorazione per l'albero di natale da davanti ai miei occhi- e lei la ripone nella borsa sussurrandole qualcosa del tipo "non ascoltarla tesoro"
- e le vans nere che vedo là sotto- indica lo scatolo delle scarpe.
-potrebbe andare..- mi butto sul letto.
-ora, abbiamo solo un'ora per poterci sistemare e vestire per la partita- Leila sembra preoccupata- mi sono portata la divisa d cheerleader, mi cambierò lì poi- annuncia e prende possesso del mio armadio.
-tieni questi jeans- mi lancia un jeans chiaro- questa felpa, anche se fa schifo- mi lancia una felpa grigia, larga e con lo stemma di bat-man stampato- e mettiti le converse bianche- ordina. Decido di farle passare questo abbinamento proprio perché ha scelto la felpa grigia e in un batter d'occhio sono vestita, truccata e pronta per andare anche se manca ancora mezz'ora. Loro ancora non sono né vestite né truccate, solo ed esclusivamente in panico. Non sanno cosa mettere fra tutte le cose che si sono portate e adesso tocca a me vestirle. Ovviamente opto per dei jeans e una maglietta, anche se rosa per loro, ma decidono di indossare una gonna di jeans. Loro e le loro gonne. Non le capirò mai.
****
Arriviamo lì con venti minuti di ritardo, fortunatamente la partita non era iniziata e adesso assieme a Lory siamo sedute sugli spalti.
La partita inizia e io non capisco un cazzo, vedo Leila ballare, esultare e baciare Leo quando segnano, tutto per me è confuso, non ho mai visto in vita mia una partita di basket, calcio, hockey o qualunque altro sport. Non mi interessano e essendo, inoltre, ignorante in materia, non capisco il perché dover guardarle e perdere il mio tempo.
Come se non ne avessi perso già molto per i fatti tuoi.
Ecco. Vedo Dylan correre. Correre velocissimo, schiva tutti, tiene la palla in mano e boom, canestro. Silenzio. Lui rimane impalato, sorride e poi inizia a saltare.
-Abbiamo vinto! Cavolo! Si! Abbiamo vinto!- urla Lory.
Abbiamo vinto. Guardo Dylan, lui guarda me e con la mano destra si tocca il cuore per poi alzare la stessa mano verso di me. Sorrido. Mi ha dedicato il goal.
Si chiama canestro...
Non importa. Lo ha dedicato a me.
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