Capitolo 35


Victoria.

La sveglia. Odio la sveglia. Ho dormito pochissimo questa notte per via di quello che è successo nella mia stanza.

Capite che ancora non capisco se è successo veramente o è un sogno?

È successo per davvero tesoro.

Okay, okay. È successo per davvero. Come mi devo comportare ora? Che devo dire? Che devo fare?

Mi alzo dal letto e mi preparo per affrontare un lunedì di scuola. Indosso un paio di jeans scoloriti, una felpa grigia e le converse nere, borsa a tracolla in spalla e salgo in macchina. Vedo che la porta-finestra di Dylan che da sul balcone è aperta, segno che lui è sveglio, chissà che sta facendo. Che cosa siamo? Che cosa è lui per me? Semplice: non lo so.

-Victoria ciao!- Leila mi fa sobbalzare. Per un attimo mi era sembrato di sentire la voce di Dylan.

-oh L-Leila- la chiamo- vuoi un passaggio?- chiedo.

-va bene, vengo con te- accetta subito e sale in macchina -stai bene? Non hai affatto una bella cera- dice mentre si allaccia la cintura di sicurezza.

-io? Benissimo- mento spudoratamente.

-sicu..- non finisce di parlare che le squilla il telefono.

-Pronto, Lory, dimmi- silenzio- passiamo a prenderla? Non abita lontano da qui, è pure una strada di passaggio- m chiede Leila.

-certo- accetto e partiamo dopo averla salutata.

Quando anche lei è sulla macchina le domande si moltiplicano.

-Sembra che tu abbia appena visto un fantasma, va tutto bene?- oppure -ma sicura che ti senti bene?-

La mia faccia deve far davvero schifo.

Io rispondo di si a qualunque cosa ma loro non si arrendono. Parcheggio e non appena provo ad aprire lo sportello la mano di Lory si appoggia su di esso.

-Non scendiamo di qui fino a quando non ci dici cosa è successo- impone.

-Ma non è successo nulla di che.. state tranquille- le rassicuro. Anzi, più che rassicurare loro, cerco di rassicurare me stessa. Non so ancora come mi comporterò e il mio cuore inizia a palpitarmi nel petto.

Oh certo, non è successo nulla di che, figurati. Hai solo dato un bacio a Dylan Vuller, ripeto, Dylan Vuller. Nella tua stanza. Dopo che lui si è esercitato con il suo futuro di alpinista, scalatore di alberi. Non è successo niente in fondo.

-niente scuse. Sputa il rospo perché altrimenti lo sai, sono capace di tenerti qui dentro per tutto il giorno- dice Leila fulminandomi con lo sguardo.

-veramente.. non è niente- cerco di svignarmela. Non saprei come dire a loro una cosa del genere.

Non hai ammazzato nessuno. Se fossi in te lo direi subito.

Ma tu sei me.

Ah vero. Mi dispiace per me.

-sputa il rospo-

-Dylan ieri è venuto a casa mia, era con tutta la sua famiglia perché mio padre doveva discutere di un..-non mi lasciano finire di parlare.

-Vai al punto- mi incita Lory da dietro- questo lo sappiamo già, non credi?-

-Okay..okay- quasi urlo- allora, loro poi se ne sono andati..-

-Veloce, la curiosità mi logora!- urla Leila.

-Cazzo un attimo!- urlo io- se ne sono andati, mi sono sistemata per la notte e lui è spuntato dalla mia finestra. Si è arrampicato su di un albero e quando io gli ho aperto lui è balzato dentro- mi fermo un attimo per ricordare la scena. Ero spaventata, non sapevo neanche cosa ci fosse la fuori e quando ho visto a lui una parte di me era confusa mentre l'altra felice.

Pensa alla spazzola nelle tue mani.

Era per difendermi!

-Quindi?- chiede Lory guardandomi.

-è entrato con la scusa che doveva fare qualcosa da molto tempo e..- divento rossa. Mi ritornano in mente tutti i passaggi, tutti i suoi movimenti, mi ha preso i fianchi, mi ha fatto appoggiare le spalle al muro, mi ha osservato, il suo respiro sulla mia pelle...mi ha baciato.

-e..? cosa?- Leila sta per esplodere. Ha le unghie conficcate sul mio sedile e gli occhi spalancati. Vorrei che qui ci fosse un esorcista.

-ragazze, dai usciamo- non so come cazzo dire una cosa del genere.

-CAZZO VICTORIA, DIMMI QUELLO CHE È SUCCESSO- Leila ha detto una parolaccia. Leila. È come dire che Dalila si veste decentemente o che io indossi tutti i giorni delle gonne o che Dylan non sia un coglione o che Zac e Taylor non facciano ridere o....

Abbiamo afferrato il concetto.

Cioè, non si può sentire.

-hai appena detto una parolaccia? Non si dicono le parolac..-

-Victoria...- Lory sembra sul punto di esplodere. Okay, ci vogliono due esorcisti.

-mi ha baciata- dico. Silenzio. Le loro facce sembrano non avere espressione, sembrano non essere nulla. Piano, piano, come se fossero a rallentatore, i loro occhi si sbarrano e le loro bocche si aprono lasciando fuoriuscire un grandissimo - AHHHHH- urlano.

Porca troia, urlano come se fossero delle pazze.

-Ragazze? Basta- mi copro la faccia con le mani. Non so come fare quando fanno così.

-Lui ti ha baciata-

-e prima mi ha anche chiesto di uscire- concludo, tanto ormai non può esserci niente di peggio.

Mettiamo la ciliegina sulla torta.

In effetti voglio un pezzo di torta..

Dio mio, fatemi uscire da questo corpo.

-AHHHHH- urlano di nuovo.

-Basta urlare- sbotto.

-E ora cosa siete?- chiede Leila.

-Non lo so- rispondo seria- non farò nulla oggi, vedrò come si comporta e deciderò in seguito- sembro decisa. Sembro.

-Non fare l'acida- dice Lory

-chi? Acida? Io?- poggio una mano sul cuore e mi fingo sconcertata.

Leila alza gli occhi al cielo e Lory si copre gli occhi con una mano. Devono avere proprio poca fiducia in me.

Dylan.

Ho visto Victoria partire assieme a Leila. Mi sono alzato da poco e ancora sono in pigiama. Non ho dormito molto questa notte, l'ho passata tutta sul mio balcone. Un po' mi rimproveravo, un po' mi complimentavo con me stesso. Forse ho fatto la cosa sbagliata a baciarla ora, forse ho accelerato tutto un po' troppo. Non lo so. So solo che mi ha reso felice. Forse avrò sbagliato, non lo metto in dubbio, ma mi ha reso felice. E se per essere felice devo sbagliare..bhe, sono pronto a sbagliare. Mi vesto e dopo aver preso il casco della moto sfreccio con la mia bimba. Le monto in sella e parto. Chissà come si comporterà oggi Victoria. Se sarà timida, acida, schiva. Non lo so. Ricordo ancora il suo viso ieri sera. Era prima sconcertato, confuso, poi sorpreso, poi curioso e poi di nuovo sconvolto. I suoi erano fissi su di me, le sue guance due peperoni e i suoi capelli spettinatissimi, come suo solito. Mi ha accolto sulle sue labbra. Le sue labbra che tanto mi hanno chiamato. Delle labbra dolcissime e morbide che vorrei baciare ancora, ancora e ancora.

Ma tu non eri quello " mi divertirò con lei, bla, bla, bla"?

non ho mai fatto bla bla bla.

La tua voce è un costante bla bla bla.

Anche la tua mia cara coscienza.

Parcheggio e scendo. Dalila mi passa davanti, ha un occhio viola e le labbra spaccate.

Ma che cazzo le è successo?

-Dalila?- la chiamo e lei si volta per un secondo per poi scappare via. Forse non mi vuole parlare. Il suo viso però..

Victoria è insieme a Lory, Leila , Taylor, Leo, Zac , Matt e Chris? Chris. Cazzo è lui. Eh no. Adesso basta. Chris incrocia il mio sguardo, forse ha captato i miei insulti mentali e dopo aver sorriso circonda le spalle di Victoria con un braccio dandomi le spalle. Lo uccido.

E il corpo?

Lo lascerò marcire in un buco profondo sotto terra.

Mi piace l'idea.

Anche a me, parecchio.

Avanzo deciso e Zac mi viene incontro.

-amico, qualsiasi cosa tu abbia in mente, non pensarla più- mi da una pacca sulla spalla- oggi allenamenti?-

-si, oggi allenamenti- dico- intensi-

-ehi ehi ehi- esclama Taylor e Victoria arrossisce quando mi vede. È bellissima.

-ciao- saluto e squadro dalla testa ai piedi Chris.

-Ciao Dylan, è un piacere vederti- saluta Chris.

-non posso dire lo stesso- lo squadro e mi metto a fianco a Leila che sorride. Dalila passa accanto a Victoria e il suo sguardo la segue. Sembra preoccupata.

Entriamo in classe e Victoria non parla neanche una parola.

-giovedì dopo la partita va bene?- le chiedo volendo iniziare un discorso.

-si, va bene- risponde secca ma tutta rossa.

-va bene- e sorrido subito. Victoria mi fa questo effetto. Mi fa sorridere, mi rende felice, mi rende ansioso, mi rende protettivo, mi rende stronzo, mi rende dispettoso, mi rende me stesso. Non maschero le mie emozioni con lei, sono semplicemente me stesso. Le ore passano veloci, lei non parla, sembra in un continuo stato di disagio. La cosa mi fa un po' ridere, è sempre stata così sicura di se e di quello che fa e adesso no. Ogni tanto volta la testa verso il banco di Dalila che nell'ora d'inglese è seduta nella fila opposta all'ultimo banco e non appena si rigira sembra riflettere. Come se stesse pensando "cosa mai le è successo?" ed in effetti me lo domando anche io. Ho brutto presentimento.

La pausa pranzo suona e io mi alzo dal banco mentre Victoria è già fuori dalla classe. Non è mai stata così veloce, mai. Dalila è ancora seduta in fondo, indossa una gonna che le lascia tutto di fuori ma di sopra ha una giacca molto coprente e una grande sciarpa blu scura che le copre il collo. Sembra triste e delusa. I suoi occhi sembrano persi e la cosa mi dispiace. Mi dispiace anche come ci siamo lasciati l'ultima volta. Forse le devo parlare? Forse si. Mi avvicino a lei e lei non appena mi vede si alza in piedi. Il suo occhio visto da più vicino è orribile, è violaceo, pestato, il labbro inferiore rosso e la grande sciarpa, secondo me, serve a coprire qualcosa.

-ehi ciao- sorride ma smette subito per il dolore che le deve provocare ridere.

-che è successo?- indico con un cenno il suo occhio e il resto.

-Nulla, sono caduta-

-da dove?- una voce da dietro di me mi sorprende. Quando mi volto trovo Victoria sulla porta.

-non sono affari tuoi- dice Dalila raccogliendo le sue cose.

-è vero- Victoria avanza dentro la classe- ma vorrei tanto sapere da dove sei caduta per poterti combinare così la faccia- si avvicina ancora- così mi posso tenere lontana da questo pericolo-.

-io..- Dalila sembra in difficoltà e io capisco anche il perché. Victoria la guarda seria, impassibile, pronta a qualsiasi risposta -sono caduta dalle scale- setenzia poi.

-anche io sono caduta parecchie volte dalle scale- inizia Victoria- ma se ti sei combinata così male la faccia le gambe come le hai?- e abbassa lo sguardo- non le vedo affatto combinate male- dice riallacciando i suoi occhi a quelli di Dalila -sei caduta con la faccia per terra?-

-si- risponde Dalila.

-e il naso non ha subito danni?- chiede Victoria.

-no, non vedi?-

-vedo, vedo, ma tutto quello che hai detto fin ora mi sembra una grande cazzata- sbotta Victoria- so che c'è altro sotto, nessuno cadendo dalle scale si potrebbe combinare così- la indica- c'è qualcosa di grosso sotto quei lividi- dice - Dylan, potresti lasciarci sole?- il suo sguardo è duro, non sembra intimidita e non arrossisce come prima.

-va bene- decido di accontentarla. Sono sicuro che sa quello che fa. Dalila nasconde qualcosa di grosso. E lei lo scoprirà.

Victoria.

Dylan esce dalla stanza e resta solo Dalila con la sua faccia tutta piena di lividi.

-non vedo il perché ci abbia dovuto lasciare sole- Dalila raccoglie la sua borsa e mi passa acconto ma io la fermo prendendola dalla spalla.

-ti ho sentito piangere l'altro giorno- dico- mi sembravi disperata-

-ti sarai sbagliata- dice voltando gli occhi pieni di lacrime.

-non sbaglio, e la prova sono le tue lacrime-

-non sto piangendo-

-adesso no, ma io ti ho sentita, una volta, durante gli allenamenti della squadra di Dylan. Non ho detto nulla quel giorno ma mi sono sempre chiesta quello che ti succedeva. Non puoi dire che non è successo qualcosa di grosso per provocarti quell'occhio nero- dico.

Ricordo con esattezza quel momento. Sono uscita fuori dalla palestra per un attimo e ho sentito un pianto isterico provenire da dietro un muro. Mi sono permessa di guardare di chi si trattasse e mi è apparsa davanti la sua chioma corvina, seduta sull'erba bagnata che singhiozzava come una bimba. Non le ho chiesto cosa le era successo, non ho chiesto niente. Ho visto molto dolore in quel pianto. Ricordo anche che i suoi occhi mi hanno vista e che si sono sbarrati. Ricordo come era ridotta.

-tu..hai visto qualcosa che non dovevi vedere-

-già, come al solito sono sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato- sbotto-chi è stato allora?-

-nessuno, sono caduta- questa ragazza è un'idiota.

-so che non è così- le osservo il collo avvolto in quella sciarpa blu -senti- inizio -tu non mi stai molto simpatica okay?-le chiedo .

-neanche tu a me, fidati- sbotta.

-bene- dico -ma ci sono dei momenti nei quali bisogna eliminare l'orgoglio e aiutare. Io lo sto facendo- mi avvicino a lei. Nasconde qualcosa. Mi avvicino a lei e le strappo il tessuto dal collo. Quello che vedo mi rende sconcertata. Non può essere vero. Sono lividi, lividi enormi. Chi può mai averla combinata così?

-Dalila..-

-io..- non smette di parlare e si inginocchia per terra ed io la seguo -non posso dirlo..- piange. L'abbraccio e lei ricambia stringendomi fortissimo.

-chi è stato?- le domando -ti aiuterò, ti aiuteremo-

-non posso dirtelo..- piange ancora.

-dillo- Dylan entra nella stanza e con lui anche Leila, Leo, Zac, Lory e Taylor.

-vi prego, non posso- lei piange, si dispera. Raccolgo la sciarpa blu da terra e dopo avergliela porta lei la indossa di nuovo.

- devi stare attenta- mi sussurra e mi guarda. Mi osserva triste, persa, disperata. Chi è stato? Cerco di capire qualcosa in più dai suoi occhi fissi su di me. Devo stare attenta. Io. Perché?

-che intendi?- Lory le si avvicina e l'aiuta ad alzarsi. Dalila non risponde. Mi guarda. Non capisco. Sembra sconvolta e non mi sembra il caso di continuare con l'interrogatorio.

-andiamo a mensa, siediti con noi- le dico e lei annuisce.

Non l'ho mai sopportata, ma vederla così, per me, è una sofferenza. Non è una cosa bella vedere negli occhi degli altri il dolore. Gli occhi sono dei bastardi, parlano, anche quando non dovrebbero farlo. Quando stamattina è passata vicino a me ho subito capito che non andava qualcosa, quelle ferite sono fresche, si capisce, sono profonde ed inferte con molta potenza. Non è caduta dalle scale. Questo è sicuro.

****

L'ora del pranzo è passata velocemente e adesso ho lezione di storia. Sono seduta vicino a Chris che mi sorride e pochi banchi più avanti di me Dalila è seduta da sola, in un angolo vicino al muro.

-ma che cosa è successo a Dalila?- mi chiede Chris.

-Non lo so-

-poverina, deve aver sofferto molto. Guarda che occhio nero che ha-

-già-

-sei sovrappensiero?- mi domanda.

-giusto un pochino- mi volto verso di lui per un nanosecondo.

-sei carina quando pensi- avvampo.

-Dalila, che cosa ti è successo?- il professore Richard dagli occhi di ghiaccio entra in classe e dopo aver salutato sembra aver notato Dalila che al suono della sua voce si irrigidisce.

-S-sono caduta dalle s-scale- balbetta irrigidendosi. Forse si sente osservata.

-Mi dispiace molto, la prossima volta sta più attenta- le sorride dolcemente ma nei suoi occhi vedo un luccichio malefico. Non mi convince la sua faccia da bravo signore, non mi convince affatto.



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