Capitolo 33


Dylan.

-Vai a prendere un mazzo di fiori per Victoria, la figlia di John, non possiamo di certo presentarci lì senza niente- dice mia madre.

-Due bottiglie di vino, una torta al gelato e una crostata non gli bastano? Pure i fiori?- chiedo ormai esausto per tutti i preparativi... neanche se dovessimo andare ad uno dei più bei matrimoni del mondo.
Poi lei mangia tantissimo quindi dei fiori che se ne fa?

-Sì, sceglili bene perché glieli consegnerai tu- dice mia madre seria- e in caso la brutta figura sarà la tua- continua.

-Cosa?- tuono dal piano di sopra- non se ne parla!- urlo.

-Muoviti- urla lei.

-Figliolo, vai a prendere questi benedetti fiori- mi prega dalla porta mio padre per poi dileguarsi nel suo studio.

-Okay..okay- sussurro e mi alzo. Dannazione e io che ne capisco di fiori? Che fiori potrei mai comprare a lei? Esco di casa e il mio sguardo punta sulla finestra di Victoria, le tende bianche sono tirate e attraverso esse non riesco a vedere nulla nonostante siano abbastanza semplici e quasi trasparenti.
Ricordo quando l'ho vista sfilarsi la maglietta. Era solo un'ombra ma era talmente bella e definita e femminile.. Salgo sulla moto e raggiungo in meno di cinque minuti la fioraia che di solito la mia famiglia consulta per qualsiasi evenienza, è una donna anziana a gestirla, sui settantacinque anni. È bassina e porta i lunghi capelli bianchi raccolti in una treccia e ha gli occhi buoni che accompagnano il sorriso dolce.

-Buongiorno Dylan- mi saluta- sei diventato grande- continua osservandomi.

-Salve- la saluto - vorrei che mi preparasse un mazzo di fiori- chiedo gentilmente.

-Quale tipo di fiori?- chiede.

-Ecco..non saprei-

-è per una ragazza?- chiede poi lei.

-Sì, per una ragazza-

-Descrivimela- e si siede sullo sgabello dietro al bancone. Vuole che gliela descriva Victoria? Sul serio?

-Giovanotto? Non trova le parole?- chiede sorridendomi.

-Oh, no, certo che le trovo. Allora è una ragazza abbastanza alta, ha dei lunghi capelli ricci e scuri e degli occhi grandi e verdi che la illuminano. È una ragazza forte e coraggiosa che non si lascia abbattere facilmente e nasconde la sua timidezza nella freddezza che si è creata intorno. È molto dolce quando vuole e il suo sguardo, ogni volta, mi incatena a lei. Diventa rossa al minimo complimento ma cerca di non darlo a vedere e...- le parole escono veloci e non appena mi accorgo di ciò che dico ne resto sbalordito.

-Bene, attenda qui perfavore- la signora si alza e sparisce dietro una tenda in fondo al negozietto.

****

Un mazzo di rose rosse e bianche contornato da qualche foglia e qualche fiorellino bianco è stata l'opera della signora Sally.

Torno a casa velocemente e dopo aver indossato dei pantaloni neri, una camicia bianca abbottonata fin all'ultimo bottone, il papion e una giacca nera.
Io e la mia famiglia ci troviamo nel salotto assieme al mazzo di fiori.

-è meraviglioso Dylan- esulta mia madre.

-Potresti consegnarglielo tu?- chiedo.

-Che fai? Ti vergogni?- mi deride.

-Affatto- ribatto velocemente.

-Perfetto allora, non vedo perché debba darlo io- conclude- adesso usciamo e andiamo da loro, ci staranno sicuramente aspettando- e apre la porta.

La sua casa si avvicina sempre di più e il mio cuore batte all'impazzata. Suona il campanello e si apre la porta. Ci accoglie Victoria, è meravigliosa. Indossa una..gonna? Oh sì, una gonna! Con una camicia bianca infilata dentro.
È elegante e semplice allo stesso tempo.
Mi piace, è..femminile oggi.. Le vans poi concludono il tutto e non posso fare a meno di ridere.
L'avranno costretta a vestirsi in questa maniera, sicuro. Non avrebbe mai indossato dei tacchi.

-Buonasera- ci saluta.

-Buonasera- salutano i miei genitori che entrano assieme a Clarissa.

-Ciao- la saluto ancora preso da lei.

-Ciao- mi saluta velocemente e mi fa accomodare indicandomi il salone.

-questi sono per te- le consegno i fiori.

-P-per me?- chiede diventando rossa.

-Sì- li afferra e li annusa. Resto sbalordito dal suo modo di fare.
È meravigliosa oggi. L'ho detto già?

-grazie mille- mi sorride lievemente.

-Mi permetti?- le porgo il braccio e lei sorride ancora aggrappandosi ad esso dopo aver chiuso la porta.

-Sembri un principino oggi- ride mentre ci dirigiamo nel salone.

-Tu non sei da meno, non ti avevo affatto riconosciuto- rido.

-Non mi vedrai mai più vestita così- diventa seria -mai più- assottiglia gli occhi.
Altro sbalzo d'umore.

-Mi piace come stai vestita così- le dico serio ma lei mi fulmina con lo sguardo. Arrossisce e basta. È veramente carina quando arrossisce.

Stai diventando troppo sdolcinato per i miei gusti.

Non mi riconosco più nemmeno io, fidati.

Victoria.

Mi ha consegnato un mazzo di fiori meravigliosi, un mazzo di fiori, capite? A me!
Sono sicurissima di essere diventata tutta rossa e come al solito di aver fatto una figuraccia assurda.
La tavola è stata apparecchiata dal catering che mio padre ha ingaggiato stamattina e due camerieri sono indaffarati a sistemare i piatti per poi pogiarli sul tavolo al momento giusto. Per ora siamo in salotto, i "grandi" per così dire, stanno sorseggiando un qualche alcolico e parlano di affari mentre io e Dylan siamo seduti in un angolino del divano.
Lo vedo che ogni tanto sorride e la cosa mi da sui nervi perché , sicuramente, lo fa per darmi fastidio e a dirla tutta ci sta riuscendo. Clarissa appena mi ha visto mi è saltata a dosso e dopo avermi abbracciata per pochi istanti è scesa giù per terra e da quel momento è sempre stata vicina alla madre intenta a parlare con gli uomini.

-Cosa hai da ridere?- chiedo a Dylan dopo averlo sentito, per l'ennesima volta ridere lievemente, facendo tremare tutto il divano.

-Oh, niente- risponde guardandomi.

-Certo- dico- è imbarazzante anche per me- dico poi.

-Per me non è imbarazzante- conclude.

-Ah no? Per la faccenda dei fiori però non mi sembravi tanto a tuo agio- lo derido.

-Quella è un'altra faccenda- sentenzia lui.

-Idiota- lo descrivo.

-Bestia-

-Cretino-

-Scema-

-Coglione-

-Ragazzi?- ci chiama mio padre.

-Si?- rispondiamo all'unisono.

-Andiamo a tavola- ci alziamo e mio padre mi fulmina con lo sguardo. Forse abbiamo parlato ad alta voce..ops.
Ma sapete com'è, quando la discussione è interessante..

Se quella è una discussione interessante.

Ovvio che lo è.

certo.

A tavola tutti parlano d'affari, ogni tanto anche Dylan si intromette, e mangiano senza fermarsi. Improvvisamente sento che la mia gamba viene..toccata?
Sento qualcosa che striscia su di essa ed è la mano di Dylan che sale dal mio ginocchio alla mia coscia.

-Smettila porco!- lo rimprovero a bassa voce mentre mio padre scoppia in una fragorosa risata e io mi unisco a lui per non far notare la scena che si è appena conclusa.

-Ti da fastidio?- chiede ridendo.

-Si, molto- dico e continuo a ridere cercando di coprire anche questa scena.

-Perché?- ecco di nuovo la sua mano sulla mia coscia e stringe leggermente. Sussulto ancora.

-Smettila- gli sposto la mano e riprendo a mangiare tra le sue risate e i miei calci alla sua caviglia. Rimpiango di non aver messo quei trampoli: almeno avrei potuto infilzargli un piede con il tacco.

****

-spostiamoci in salotto- annuncia mio padre- voi giovani se volete seguirci potete farlo ma se invece volete fare altro c'è un intera casa a disposizione- e seguito dai genitori di Dylan e da Clarissa scompare nel salone.

-preferisco fare altro, sì- mi guarda maliziosamente.

-Sei un maiale- quasi grido.

-Dai, scherzo- mi rassicura.

- se vuoi possiamo andare in camera mia- dico velocemente.

-Certo!- quasi grida e sul suo viso compare un sorrisino.

-Ma tu in un angolo e io in un altro- dico seria.

-ah..niente vicinanza tra di noi?-

-neanche l'ombra- e lui sbuffa facendomi ridere.

Saliamo le scale e percorriamo il corridoio dopo aver acceso tutte le luci per non avere un altro attacco di panico.

-Hai una soffitta?- chiede guardando il tetto e la cordicella che scende.

-Non lo vedi?- chiedo ridendo.

-Acida di merda- mi insulta.

-Vuoi entrare o no?- chiedo aprendo la porta della mia stanza.

-Ma la soffitta...-

-è buia-

-Ci sono io con te, non devi temere niente- mi dice serio e mi allunga una mano che io istintivamente guardo. Non devo temere nulla con lui.

-Entra- e mi segue all'interno della stanza.

-Bella stanza- si complimenta.

-L'hai già vista- dico ridendo al ricordo della sua incursione notturna e al ricordo della cena a base di pizza con Leo e Leila.

-Ricordo- ride- e ricordo anche che tu hai un disegno che mi ritrae- e mi sorride maliziosamente.

-Non so come mai quel giorno ti ho disegnato- cerco di giustificarmi.

-Forse perché sono tremendamente sexy?- mi stuzzica avvicinandosi e colpendomi la fronte con due dita.
A volte mi dimentico della sua altezza imponente, io non sono molto bassa e vedere un ragazzo talmente alto al quale arrivo alle spalle con tutta la testa è una cosa insolita e anche anormale per me.

-secondo me, tu non stai bene- rido- sei coglione- rido ancora.

-E che coglione però..- ride lui sedendosi vicino a me sulla finestra.

-che scemo- scuoto leggermente la testa appoggiandomi al vetro.

-Sai, quando la prima volta ti ho vista, a scuola, mi stavi antipatica, cioè, acida. Non eri molto aperta e solare- dice serio.

-Ah si? Non lo sono neanche adesso per quanto mi riguarda- dico seria.

-Bhe in un certo senso è così però ogni tanto sei divertente. È tutto in base alla tua corazza giusto?- non respiro. Ha detto corazza?

-chi ti dice che ho una corazza?- chiedo cercando di mascherare la mia sorpresa.

-Lo so e basta. Sono certo che tu non sei così, che non sei così acida- mi dice serio -vedo come arrossisci alle mie provocazioni, come arrossisci quando sto vicino a te e come cerchi di nasconderlo- dice- ricordo il discorso che hai fatto alla signorina Ashley sul disegno che hai fatto il primo giorno e, sì lo so, che non dovevo ascoltare, ma l'ho fatto- mi confida.

-Non pensavo mi osservassi così tanto- dico squadrandolo.

-Sono abbastanza bravo a non farmi notare- dice e appoggia anche lui la testa al vetro della finestra.

-Bhe, così bravo non direi- rido ricordando i giorni in cui mi sentivo completamente a disagio con i suoi occhi su di me. -Con Dalila?- chiedo poi per sapere qualcosa in più.

-Niente, è tutto finito. Cioè non c'è mai stato nulla. Era solo un modo per far ingelosire il suo ragazzo.- dice serio e non posso non crederci.

-questo fa capire quanto tu sia un pervertito e un porco che pensa solo al sesso- e lo osservo.

-c'è stato solo qualche bacio fra di noi, niente di più, non devi ingelosirti perché adesso è finito - dice voltandosi a guardare fuori dalla finestra.La luce della luna lo illumina leggermente mettendogli in risalto la forma del suo viso e del suo collo. Ha gli occhi concentrati su di me e sono vermante, veramente belli.

- ti dava fastidio?- chiedo non capendo.

-Non è che mi dava fastidio, sai com'è... bacia bene- ride e io alzo gli occhi al cielo non potendo fare a meno di ridere per la stupidità degli uomini.
- è una mia vecchia amica, non importante come Leila, ma è comunque una mia amica. Il suo ragazzo non mi sta affatto simpatico, anzi, se solo tu avessi consciuto Dalila prima avresti capito cosa intendo. Lei non è sempre stata così, non si vestiva così, non si atteggiava in quella maniera. Era abbastanza semplice e dolce. Adesso invece è totalmente il contrario- mi racconta.

-Capisco- mi sistemo meglio sulla finestra ma poi ricordo che ho la gonna e mi maledico- vorresti scusarmi un attimo- dico alzandomi e dirigendomi al mio armadio.

-Che devi fare?- chiede.

-Devo togliermi questa gonna maledetta- dico uscendo dall'armadio un paio di pantaloni neri.

-Perché? Ti sta bene- mi tranquillizza.

-Ma mi impedisce di sedermi bene e mi da fastidio- dico seria e mi fiondo in bagno.
Non mi guardo neanche allo specchio perché so già che non mi piaccio ed esco in due minuti scarsi tornano a sedermi vicino a lui a gambe incrociate, finalmente. Noto che lui si è tolto la giacca nera, il papion e si è sbottonato i primi bottoni della camicia talmente stretta da non darmi possibilità di immaginare nulla: vedo tutto.

-sei strana sai?- mi chiede e io gli sorrido sicuramente tutta rossa alla vista dei muscoli e del suo corpo seduto sulla mia finestra e illuminato in parte dalla luce della luna.

La camicia gli mette in risalto i muscoli asciutti e il suo sguardo puntato su di me mi manda in palpitazione il cuore. Che mi sta succedendo?
Mi riaffiorano in mente tutti i momenti passati insieme, il nostro primo caffè, il nostro primo incontro a casa sua, la sua pazzia per riportarmi il cellulare, i nostri due quasi baci, uno sul balcone e l'altro solo pochi giorni fa.
Incatenata alle sue braccia, come se fossero calamite. Il mio cuore palpita e le mie guance diventano rosse. Dyaln, che mi stai facendo?



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