Capitolo 31


Dylan.

Sono passati due giorni dal casino del venerdì e dal colpo di adrenalina mista all'eccitazione del sabato mattina con Victoria in casa sua.
L'ho vista lì davanti a me, mi ha dato le coperte in mano ed era talmente bella. Senza tanto trucco, con i capelli raccolti in maniera grossolana, lo sguardo dolce e tranquillo. Non ci ho visto più e dopo aver buttato tutto a terra l'ho sbattuta al muro. Nella mia mante c'era solo una parola "baciala". Avevo un desiderio immenso di baciarla. Era rossa, respirava a fatica, come me, e non mi ha respinto. Ha portato la sua mano sulla mia guancia e ad ogni suo cerchio disegnato sulla mia pelle io andavo in tilt sempre di più. Ogni suo tocco è come una scarica di elettricità. Ero felice, estasiato, sul punto di baciarla e...Leo ci ha chiamato. L'ho maledetto in tutte le lingue e quando siamo scesi ho aspettato che i due fidanzati si addormentassero per poi voltarmi verso Victoria.
Pensavo che anche lei dormisse ma invece era sveglia e ci siamo osservati per parecchio tempo fin quando non mi sono addormentato.

Che coglione, che coglione, che coglione!

In questi due giorni ci siamo visti qualche volta, abbiamo guardato un film con Leila e Leo e adesso, anzi, stasera ho deciso di invitarla ad uscire fuori. La porterò da qualche parte a mangiare e poi non so...un giro al parco? O in riva al mare? Non lo so.

Vedo che hai un programmino impeccabile nella tua mente.

Già.

Nel frattempo, mi ricordo le parole di Leo che si è precipitato a casa mia il giorno dopo la corsa in ospedale con Victoria. Le luci non sono saltate, qualcuno ha tagliato i fili del contatore e tutto questo, che potrebbe essere stato lo scherzo stupido di chiunque, è costato quasi la vita di una persona e parecchi soldi a Leo e alla sua famiglia.
Voglio sapere chi è stato e lo scoprirò. Questa settimana avremmo dovuto avere una partita ma è stata rimandata, io non faccio altro che allenarmi e assieme ai miei amici ci ritroviamo insieme in palestra.
Si è unito anche Chris e ogni volta cerco di scaricare la tensione sul sacco da boxe. Quanto lo posso odiare? Mi guarda con occhi di sfida, con quella faccia di cazzo, mi provoca, parla di una "riccia" e per poco, ogni volta, non gli alzo le mani. Solo perché Leo, Taylor e Zac mi tengono.
Matt sembra essere neutro invece, non risponde alle provocazioni, non vuole andare contro nessuno.
Sono deciso ad andare a chiedere di uscire a Victoria ma quando esco di casa la scena che mi si presenta davanti è alquanto fastidiosa. Sulla porta di casa di Victoria si trova Chris, l'abbraccia e se ne va, sale sulla macchina e parte. Fa retromarcia e quando passa davanti casa mia si ferma per un istante, abbassa il finestrino e mi mostra il dito medio alzato. Porca troia. Lo uccido.

Stringo i pugni e attraverso il mio vialetto. La rabbia mi acceca e monto in sella al mio motore. Che cazzo ci faceva quel verme lì?
Rimanderò la mia proposta a più tardi. Sono troppo rabbioso e disturbato ora, mi rilasserò un po' e poi tornerò. Vado da Bea.

Victoria.

Lory e Leila sono qui da circa due ore, abbiamo pranzato assieme e adesso siamo in soffitta. Le ho chiamate io. Avevo una voglia matta di vederle. Leila non appena mi ha visto mi ha abbracciato fortissimo e Lory mi ha dato un grosso bacio sulla guancia. Siamo sedute sul grande tappeto peloso che sono riuscita a trovare nel garage di questa casa. È verde e anche se non centra nulla con il resto "dell'arredamento" l'ho messo lo stesso.

Se due pouf e una tenda mezza strappata sono un arredamento..

-sembra che Zac si sia avvicinato molto a te- dice Leila a Lory e lei arrossisce pesantemente.

-si, ci stiamo avvicinando- sorride- e ne sono felicissima!-

-immagino, è una vita che vi volete- ride Leila.

-Lui? Lui vuole me?- si alza in piedi.

-..ops..mi sa di aver parlato un po' troppo- Leila si porta una mano alla bocca e ride.

-Ahhh- Lory inizia a gridare e io mi butto con le spalle per terra e il pensiero vola a Dylan.
Al ragazzo con la lunga cicatrice sul braccio e gli occhi grandi e dolci. Il ragazzo che stavo quasi per baciare, il ragazzo che mi fa battere forte il cuore, il ragazzo che mi fa arrossire, che mi rende insicura, timida e..felice. Mi tranquillizza. Chiudo gli occhi e lo immagino qui davanti a me, con il suo solito sorriso sghembo e con qualche sua battutina maliziosa. Immagino di nuovo di essere toccata dalle sue mani, immagino di nuovo di essere intrappolata dalle sua potenti braccia e cullata dal suo respiro.
È come se sentissi il suo profumo anche ora. È entrato nelle mie narici e sembra che lo senta in continuazione. Sorrido istantaneamente.
Non ho mai provato queste sensazioni, mai. Ve lo giuro. Non mi sono mai sentita così legata ad una persona, non mi sono mai addentrato ad ascoltare e conosce così bene una persona. Mi sono sempre tenuta in disparte circondata dai miei limiti. Eppure, lui riesce ad abbatterli. Dylan abbatte i miei limiti.

-ehi?- Lory mi chiama- stai pensando a Dylan vero?- chiede sedendosi a gambe incrociate. Il viso ancora rosso come i suoi capelli e gli occhi sprizzanti di felicità.

-cosa?- chiedo ritornando in me.

-Okay, come non detto- ride- Dylan è sempre nei tuoi pensieri-

-non è vero- mi rialzo- non stavo pensando a lui-

-allora perché ridevi?-

- era un bel pensiero-

-tipo lui?-

-ragazze? Calmiamoci- grida Leila e noi scoppiamo a ridere.

-Non c'è niente di male nel pensare ad una persona-

-lo so- dico e poi guardandola - tu stavi pensando a Zac?-

-in effetti sì, lo faccio dal secondo anno di scuola, è il ragazzo dei miei disegni è lui-

-lo avevo intuito- rido.

-Leila con Leo sembra andare tutto a gonfie vele- Lory sembra interessata.

-Si, va tutto bene. E sono talmente felice!- e cade giù per terra- sono tremendamente felice- grida. Io sorrido per il suo comportamento. Sembra così bambina e se stessa quando si parla di lui. Sarà l'amore. Sarà l'amore a renderti così felice, sicura e piena di energie, sarà l'amore a renderti te stessa e sarà l'amore a farti amare.

****

Adesso sono in auto e sto andando all'ospedale per prendere mio padre dopo aver dato il giorno libero a Jordan.

Mio padre, come al solito, fermo un minuto non può affatto stare e così l'ho trovo già pronto davanti alla porta dell'ospedale.

-Portami a casa, ho firmato tutti quei fogliettini volanti che sicuramente andranno bruciati in qualche forno a legna e che nessuno mai si interesserà di questo- alterato eh.

-Okay John, tranquillizzati- dico ridendo -comunque, non penso che un ospedale possa avere un forno a legna..- ridacchio ancora.

-Victoria, chiamami come tutte le normali figlie Papà, sempre- dice alzando gli occhi al cielo e combattendo con la stampella.

-John, la stampella- dico- dalla a me-.

-Va bene figlia- è scontroso oggi.

-e tranquillizzati un po'- e parto.
Per tutto il viaggio non ha fatto altro che parlare di quell'infermiera scontrosa, e di quante volte abbia cercato di farla sorridere ma facendo fuoriuscire solo un grugnito dalla sua bocca. Inutile dire che mi sono sbellicata dalle risate al suo racconto e non vorrei dire stupidaggini, mio padre mi guardava quando la mia risata si faceva acuta e piena di gioia. Era da tempo che non ridevo così tanto davanti a lui e la cosa in un certo senso mi ha fatto piacere.

Dylan.

Il padre di Victoria mi ha incontrato nel corridoio dell'ospedale e la scena che si è appena conclusa mi ha messo in imbarazzo. Quell'uomo mi sa di protettivo, i suoi occhi chiari mi incutono paura in un certo senso. Forse per il troppo dolore che ha provato, anche lui è cambiato, non solo Victoria. Non riesco a immaginare come si sarà sentito lui, l'uomo che quella donna ha voluto sposare e che poi ha abbandonato.

-Vieni a cena da noi stasera? Ho già parlato con tuo padre e viste le mie condizioni, dopo la cena io e lui potremmo parlare dell'affare che vorremmo concludere- dice.

-Ecco..io- imbarazzo totale.

-Non accetto un no come risposta- paura.

-V-va bene, c-ci sarò- balbetto e se ne va via dandomi una pacca sulla spalla. Sembra che mi abbia appena massacrato le ossa.

Adesso seduto accanto a mia sorella rido per il mio comportamento. Il telefono squilla e mi riporta alla realtà. È Leo.

-Pronto dove sei?- chiede.

-Da mia sorella- dico

-Ah, okay. Quando arrivi a casa, non spaventarti ci siamo io e Zac in camera tua- mi dice.

-hai preso un'altra volta le chiavi da dentro il vaso verde vero?- chiedo alzando gli occhi al cielo.

-Ovvio, amico- grida Zac- la tua camera mi è sempre piaciuta, penso che metterò in disordine qualcosa- dice.

-non combinate casini- li saluto e ritorno da mia sorella.

La mia fata che non si sveglia da dieci mesi ormai.
Il dottore ha comunicato ciò che un paio di giorni fa ha detto a me ai miei genitori. Non si sa quanto tempo ancora aspetteranno prima di staccare le macchine, alcuni medici sostengono che si sveglierà mentre altri dicono che non si sveglierà, io e la mia famiglia li abbiamo pregati di dare altro tempo a Bea e loro hanno accettato.
I miei genitori sono usciti da quella stanza sconvolti.
Mio padre era completamente a terra e mia madre un lago di lacrime. Non ve l'ho detto ma il giorno stesso che ho comunicato questa notizia a Matt..l'ho visto, poche ore dopo in palestra che tirava pugni al sacco. Sono stato codardo e me ne sono andato. Non potevo, però, fare nulla per consolarli. Sono passati un paio di giorni e il morale non è cambiato ma siamo tutti ottimi attori. Attori bravissimi che non fanno fuoriuscire il dolore che ci lacera il cuore e come se non bastasse, oggi io e la mia famiglia,andremo a cena da Victoria.

Non so come mai questo programma per stasera mi piace.

Forse perché ci sarà lei e le potrai chiederle di uscire.

Si, oggi le chiederò di uscire. Lo farò.

Ti vedo convinto.

Lo sono. Non so perché Chris oggi era fuori casa sua e sinceramente non lo voglio neanche sapere. Anzi..si okay, lo voglio sapere. Ma cerco di non pensarci. Cazzo. Ma che ci fa ancora dietro di lei? Perché non se ne trova un'altra? Quando arrivo a casa trovo mia madre in cucina intenta a preparare qualcosa.

-ehi tesoro- mi saluta. Odio quando mi chiama così, sembra che stia chiamando un bimbo di due anni.

-mamma- la saluto e vado verso le scale.

-ehi, ehi, ehi- mi richiama- scendi un attimo- ma che vorrà mai?

-dimmi- mi avvicino a lei.

-oggi saremo a cena dalla tua amica, la ragazza con la quale eri nella camera di Bea. È davvero bella sai, e se avessi saputo subito che era la figlia di John Mason l'avrei invitata a mangiare qui un giorno, visto che il padre era in ospedale e che lei era sola in casa- dice veloce.

-frena, frena. Io non sapevo neanche che tu conoscessi suo padre-

-bhe, tuo padre sta creando il progetto di una struttura che servirà ad ampliare la sua azienda e sembra andare tutto a gonfie vele. John Mason è un uomo buono e gentile, e se lo dice tuo padre, vuol dire che è davvero così.-

-non lo metto in dubbio-

-pensi che una torta al gelato e due crostate possano bastare come dessert?- chiede mia madre osservando dentro al figo.

-ovvio che bastano. Non siamo mica dei maiali- rido mentre mi avvio verso le scale senza farmi vedere.

- allora facciamo solo una crostata-

- va bene mamma- mi dileguo un passo alla volta.

-e portiamo qualcosa da bere- continua.

-ottima idea mamma- il primo scalino è andato.

-ci sono i tuoi amici di sopra, non combinate casini- grida. La sua voce sembra quella di un orco quando dice "non combinate casini". Come sono fissate con la pulizia queste donne. Quando apro la porta della mia stanza trovo Leo e Zac sdraiati sul mio letto che giocano alla play e non sembrano accorgersi di me. Quando anche io mi butto sul mio letto si voltano e mi rivolgono un semplice "ciao". Stasera sarò a cena da Victoria e il mio cuore inizia a martellarmi nel petto.

-stasera cena galante eh?- ride Zac.

-Sì, sembra proprio di si-

-fatti vedere come un ragazzo dolce e carino e non il solito stronzo- ride.

-okay, okay.-

-giovedì c'è la partita!- grida Leo- oggi ho incontrato il coach-

-bene- Zac si alza dal letto ed inizia a fare delle flessioni per terra.

-ma che cazzo fai? - rido.

- mi alleno, mi sembra ovvio-

-Adesso? E in casa mia?-

-ciò che è tuo è mio e quel che è mio è tuo...dieci..undici..-

-sei fuori..-

-si, fuori allenamento-

- e tu sei un nerd- spintono Leo che non si smuove di un centimetro. È sempre stato un patito dei videogiochi ma anche un patito per la forma fisica e diciamo che il suo fisico è uno dei più scolpiti di tutta la squadra.

-ehi amiconi!- esclamano dalla porta. È appena arrivato Taylor e dopo averci salutato si mette per terra e inizia a fare le flessioni anche lui. Ma che cazzo gli prende a questi?

-dai, dai!- grida con voce roca Taylor- non provo dolore! Sono acciaio puro, cazzo!-

-ti inciti da solo?- rido.

-si, si, si! Cazzo. Vai così..venti, ventuno- sono dei pazzi. Mi butto sul letto e chiudo gli occhi per un attimo.

-cerca di fare bella figura oggi, suo padre non mi sembra un uomo che scherza quando si parla di sua figlia- ride Leo. Eh già.

-tradotto- inizia Taylor -se tu non vuoi che le tue palle siano tagliate, fa in modo di stare simpatico al padre, almeno- continua a piegarsi.

-trentacinque..trentasei..- continua Zac.

Okay, okay. Devo andare a casa di Victoria, e con questo?

Non è solo casa di Victoria ma anche del grande e possente e forte John Mason.

Cazzo, è vero. Ce la posso fare.

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