Capitolo 3
Victoria.
La sveglia suona. Non c'è bisogno che ripeti quanto odi la mattina. Sono le 7:00 a. m. e come oggetto della sveglia c'è scritto " vai ad iscriverti a scuola".
Capito, capito, mi alzo.
Strisciando arrivo nel bagno e dopo aver indossato un paio di jeans scoloriti e una maglietta a maniche corte blu, mi trucco con un pò di mascara e matita ed esco di casa in orario per il bus delle 8:10 a.m. che mi porterà direttamente a scuola.
Ho appuntamento con la preside della Economy High School e con una guida che mi farà fare il giro della scuola così da non perdere le prime ore di lezione visto che è il mio ultimo anno. Avrei potuto usare la macchina di mio padre o addirittura quella che mi ha regalato per i miei sedici anni, ma preferisco il bus.
Amo vedere gente che non conosco, amo vedere le persone assorte nei loro pensieri ed è proprio sul bus che mi vengono nuove idee per i miei disegni e per le mie nuove storie illustrate.
Adoro vedere la coppietta di vecchietti seduti assieme o il bimbo piccolino addosso alla madre che, spaesato, si guarda intorno in cerca di indizio sul luogo in cui si trova.
Qui per esempio ci sono due ragazzi dai capelli fosforescenti e la cosa è alquanto bizzarra, ma allo stesso tempo particolare e speciale secondo il mio punto di vista. Adoro poi ascoltare la musica appoggiando la fronte sul vetro freddo del pullman e riflettere sulla mia vita e sulle mie scelte.
Chi non l'ha mai fatto?
Ecco la scuola, manca una fermata e sono arrivata.
Sono passati venti minuti dalla partenza da casa mia e sto oltrepassando il cancello della scuola.
-ciao- una ragazza mi si para davanti.
-ciao- rispondo stranita. Ma chi è? È magrolina e ha delle gambe minuscole ma lunghissime, è alta più o meno quanto me e la cosa mi conforta, non sono l'unica ad avere un'altezza assurda e un po' esagerata. Ha dei lunghi capelli biondi lisci che le arrivano fin sopra il sedere che in parte ha raccolti in una treccia disordinata forse per il troppo caldo, i suoi occhi chiari come l'oceano sono contornati da una linea di eyeliner e un filo di mascara li rende ancora più grandi di quanto non lo siano già. Ha le labbra piccoline che risaltano grazie al rossetto color rosa pallido sulla sua carnagione abbronzata e indossa i mie stessi jeans accompagnati però da una maglietta rossa e nera.
-tu devi essere Victoria, la nuova studentessa, piacere io sono Leila Woods- mi porge la mano che io stringo.
-piacere mio- rispondo sorridendole leggermente.
- ti accompagnerò dalla preside e poi ti farò fare il giro della scuola, spero che la nostra scuola ti piacerà- dice meccanicamente.
- ti hanno dato un copione?- chiedo ridendo lievemente.
- si vede così tanto? –arrossisce.
-solo un po'-
Ride anche lei -seguimi dai- mi dice e ci inoltriamo dentro la grande struttura grigia. Lunghi corridoi ci accolgono e numerosi armadietti rossi risaltano appesi ai muri bianchi e alle mattonelle nere.
-eccoci arrivati in presidenza- mi dice Leila ed entriamo dentro una grande sala dove due donne lavorano al computer.
-la preside è libera Leila, puoi entrare- dice un'altra rivolgendole un ampio sorriso. Ed in men che non si dica siamo dentro.
–buongiorno- ci saluta calorosamente la preside che è una donna paffutella dai capelli biondi e dagli occhi molto scuri, è completamente vestita di nero e dietro la grande scrivania di legno massiccio sembra sparire.
-si sieda- obbedisco in silenzio anche se in questo momento vorrei insultarla.
"si sieda" , che sono un cane?
Odio le cose formali e odio essere al centro dell'attenzione anche se ci sono poche persone attorno, in questo caso Leila.
-mi parli dei suoi voti a scuola- chiede.
-ho sempre avuto ottimi voti nell'altra scuola- dico velocemente, prima esco da qua, prima eviterò di vomitarle addosso quanto mi stia antipatica.
-bene,mi fa piacere, spero che continuerà ad avere una media alta anche qui- sembra volermi sfidare.
-lo farò- dico decisa. Vorrei staccarle la testa.
-mi fa piacere sapere questo- sorride. Mi sembra una vipera- vuoi qualche informazione sui corsi o qualcos'altro?- chiede.
Ora che ci penso una domanda da fare cel'ho: -in questo istituto c'è un corso d'arte?-
I suoi occhi quasi si illuminano come una lampadina a led. Mi acceco.
-Si, la professoressa Evans è una delle migliori in questo campo e ultimamente le iscrizioni al suo corso sono aumentate tantissimo, se vuoi puoi iscriverti anche tu, ma devi rinunciare a una materia fra fisica e chimica- dice quasi senza respirare.
-allora scelgo di rinunciare a Fisica- dico
-perfetto- apre un cassetto ed esce un foglio- qui c'è la lista dei libri, ovviamente non comprare quello di fisica, ma quello di arte mentre tutti gli altri li puoi prendere tranquillamente.- dice. Sembra un'altra persona ora: è gentile e quasi dolce. Sbalzi d'umore o menopausa?
-bene, arrivederci- mi alzo e, sotto il suo sorriso inquietante, mi allontano.
***
-La preside non ti sta simpatica eh?- chiede Leila.
-puoi ridere se vuoi- dico sorridendo vedendo il suo volto quasi esplodere.
-HAHAHAH- la sua risata riecheggia nei corridoi ed è talmente strana che fa ridere anche me - mi stai simpatica- dice appena finisce.
Sto simpatica a qualcuno, wow.
Un miracolo.
-grazie- dico.
Che razza di riposta è?
-vai a comprare i libri ora?- chiede portandosi le mani dietro la schiena.
-si, penso che andrò ora- dico sorridendole.
-ti accompagno alla macchina allora- sorride.
-non ho la macchina, sono arrivata con l'autobus-
-allora se vuoi ti posso accompagnare io- mi invita. Ho rifiutato parecchie volte, ma in un qualche modo è riuscita a convincermi a salire e ora mi trovo dentro la libreria ad aspettare la signora che da quasi dieci minuti è scomparsa dietro una porta scorrevole dalla quale posso scorgere pile e scaffali di libri.
-ho fame- si lamenta da lontano Leila. È una ragazza simpatica e stranamente mi ha fatto una buona impressione, è solare e spontanea, sembra anche timida e insicura...e mi fa morire dalle risate.
-anche io- rispondo.
I nostri occhi si incrociano e un sorriso nasce immediatamente sincronizzato:- appena usciamo di qui si va a mangiare- dice.
-mi hai letto nel pensiero- annuisco.
****
Venti minuti. VENTI. Quella signora si era persa ,secondo me, dietro a quel negozietto. Ho due buste enormi piene di libri che per ora ho posato nella macchina di Leila e che poi andrò a riprendere. Ora siamo sedute al tavolo di una pasticceria e aspettiamo le nostre ciambelle calde. Sono quasi le undici e mezzo del mattino e dire che sto morendo di fame è dire poco.
-raccontami un pò di te- dice
-non c'è molto da dire in realtà, mi sono trasferita ieri per il lavoro di mio padre e devo frequentare una nuova scuola e la cosa mi spaventa un po'- sono sincera, ma taglio subito il discorso su di me.
-tranquilla, è una scuola fantastica e ti troverai benissimo- dice sorridendomi.
-e tu invece? Che mi dici?- cerco di sembrare aperta, anche mi risulta difficile.
-neanche io ho tanto da dire, abito qui da sempre e ho due migliori amici di cui uno è il mio fidanzato- dice diventando tutta rossa- si chiama Leo, mentre l'altro Dylan- dice- li conoscerai domani- continua poi.
- non amo fare nuove conoscenze- ammetto.
-sei un tipo chiuso, si vede, ma cerca di legarti a qualcuno. Anche a me e al mio gruppo se ti va...- sorride- non è sempre bello restare soli- continua dolcemente. Le sue parole mi risuonano nella mente.
"Non è sempre bello restare soli", ha ragione.
So che ha ragione.
-lo so- sorrido lievemente e ripenso alle sue parole.
Arrivano le ciambelle.
-domani non appena arrivi mi chiami se non mi trovi all'entrata- mi informa e mi trovo nelle mani un piccolo tovagliolo di carta con sopra scritto il suo numero.
-Registratelo- dice- e per favore, dammi il tuo se ti va- e senza pensarci inizio a dettare il mio.
Finiamo di mangiare e mi avvio verso la sua macchina per prendere i libri e potermi recare alla fermata vicina.
-grazie di tutto, ci vediamo domani- dico.
-dove vai?- mi chiede confusa.
-a casa- rispondo altrettanto confusa. Mi sembrava ovvio.
-se vuoi ti posso accompagnare io- dice seria –d'altronde hai pagato anche la mia ciambella...quale buon modo per sdebitarmi?-
-oh, nono grazie, hai già fatto molto per me, tranquilla-
-dove abiti?-
-dodicesimo quartiere, numero 45- dico
Vedo i suoi occhi spalancarsi e sul suo volto nascere un sorriso.
-sei la mia vicina di casa- mi informa.
-cosa?- chiedo.
-abbiamo molto più in comune di quanto noi non immaginiamo- mi sorride e mi fa cenno con la mano di salire a bordo.
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