Capitolo 29

Victoria.

"non mi cercare" dice una voce.

-Victoria?- la voce di Dylan mi chiama.

-D-Dylan..- non riesco a parlare,non respiro, il mio corpo non risponde ai miei comandi. Vorrei alzarmi e scappare, vorrei andare in un posto pieno di luce, ma non riesco.

-Victoria, che cazzo succede? Stai tremando- chiede Dylan.

-D-Dylan..- sussurro appena.
Mia madre. La riesco a vedere. È in fondo, vicino ad una porta scura, vicino all'isola della cucina. Mi guarda ed è vestita di bianco.

-Victoria?- urla Dylan -Victoria. Ehi, che succede?- mi scuote. Vedo mia madre avvicinarsi e io non voglio che lo faccia. Grido con tutto il fiato che ho in corpo e sento qualcosa che mi blocca lo stomaco.

Non vedo più nulla, la mia vista si sfoca e l'ultima cosa che riesco a vedere è il buio intorno a me.

Dylan.

La luce va via.
-Cazzo, un black out- dico guardandomi intorno.

Sento un respiro pesante davanti a me, Victoria sembra che stia per soffocare.

-Victoria?- la chiamo e le tocco una mano. Sta tremando. Perché trema così? Stavamo parlando, abbiamo chiarito, eravamo tranquilli.

-Victoria, che cazzo succede? Stai tremando-

Lei cerca di chiamarmi ma non ci riesce, dalle sue labbra esce un sibilio incomprensibile e io non riesco a vedere nulla.

-Victoria? Ehi, che succede?- stavolta urlo. Mi ritorna in mente l'incidente, mia sorella a terra e non voglio perdere pure Victoria.
Non so cosa le sta succedendo e la cosa mi spaventa.

Urla. Victoria butta un grido micidiale. Urla con tutta la forza che ha in corpo e si accascia per un attimo per terra. Si alza e cerca di allontanarsi ma io la blocco per la vita.

-Victoria?- chiamo ancora più forte.

-Dylan che succede?- dalle scale spuntano Leo e Leila con le torce del telefono accese.

-io..io non lo so- urlo in preda al panico. Non riesco a vedere nulla, solo la sagoma di Victoria mischiata al buio del grande salone. Non riesco a distinguerne i dettagli, o metterla a fuoco ma sento che trema, che sobbalza, che sussurra cose che io non riesco a capire. Leila gli punta a dosso la torcia e si porta una mano davanti alla bocca. Victoria è stravolta, è in preda a degli spasmi assurdi, il suo corpo trema, i suoi occhi sono chiusi e ha le mani sulla sua faccia come se non volesse vedere quello che ha intorno a lei. Poi si ferma di colpo e il suo corpo senza forze si appoggia al mio. Il mio cuore prende a battere fortissimo. Che succede? Parla e non capisco cosa dice: non è svenuta allora.

-, portiamola all'ospedale- dice Leo e io me la carico a dosso. La prendo in modo tale che la sua testa si possa appoggiare alla mia spalla e metto l'altro braccio sotto le ginocchia. Cerca di scendere ma io la stringo a me.
Una paura terribile invade il mio corpo, ho paura, troppa paura, paura di perderla.
Leo apre la porta e io esco di corsa. Vedo tutto intorno a noi illuminato, i lampioni, le finestre delle altre case anche illuminate da una luce interna. Possibile che sia saltata la luce solo nella casa di Leo?

-Nella mia macchina- urla Leo e mi precipito ai sedili posteriori e mi dimentico di questo fatto alquanto strano.
Victoria trema, non riesce a smettere. In preda a degli spasmi e la cosa mi spaventa parecchio. Il suo volto è stravolto.. Sembra non avere un espressione precisa, non riesco a capirla.

-Mamma..- sussurra e i suoi occhi continuano a essere chiusi. Urla di nuovo e si dimena. La tengo ferma con tutte le mie forze. Urla ancora e solo dopo alcuni secondi che sembravano interminabili sviene tra le mie braccia.

-no..no..no.. non svenire- dico veloce- Victoria? Victoria?- la chiamo. Leila è sotto shock e io non sono da meno. Leo guida come un pazzo, abbiamo appena passato con il semaforo rosso e suona in continuazione il clacson. Accarezzo Victoria sulla testa e la guardo bene. I suoi occhi chiusi, chiusi come quelli di Bea. Il respiro irregolare, la mia mano intrecciata alla sua. Che succede?
Arriviamo all'ospedale e Leo lascia la macchina di fronte alla porta senza preoccuparsi di metterla in un parcheggio. Io esco di corsa ed entro.

-signore? Che è successo?- chiede un infermiere.

-non lo so, se n'è andata la luce e lei ha iniziato a tremare.. parlava e poi è svenuta- interviene Leila.

-una barella!- grida e immediatamente altri due infermieri ne portano una -la distenda qui sopra, è un familiare? -mi chiede.

-no, ma non chiedetemi di andarmene, non lo farò- dico serio e lui sorride appena.

-nella sala due- grida e io dopo aver preso la mano a Victoria li aiuto a spingere la barella. Corro fra i corridoi e la osservo stesa sulla barella, le gambe leggermente piegate in un lato, il volto stanco e gli occhi chiusi. Ho paura.

-il battito è debole-dice un infermiere.

-dentro, dentro- e dopo aver aperto la porta ci fiondiamo dentro.

-che succede?- chiedo in preda al panico.

-ha avuto un attacco di panico pesante- mi informa l'infermiere- deve restare qui adesso, non può entrare mi ferma un uomo grande e grosso vestito di verde.

-cosa? No!- le nostre mani si dividono e la vedo allontanarsi dietro una porta scura.

****

Sono passate due ore e non abbiamo notizie di Victoria. Mi sto torturando in tutti i modi. Che è successo? Perché la casa di Leo era l'unica ad essere senza luce? Cosa è successo in quei terribili ed interminabili minuti? Sono seduto su di una scomodissima sedia di plastica e vorrei poter essere nella sala assieme a Victoria. Leo e Leila hanno chiamato Matt, che era nella stanza di Bea, Taylor, Zac e Lory mentre io sono andato ad avvertire il padre al piano superiore che ha fatto un volo fin qui senza stampelle. È sceso dal letto come un fulmine e ha fatto una corsa con tutto il tutore fino alle scale e si è precipitato nella sala d'attesa.

-che è successo? -ha chiesto e Leila le ha spiegato tutto.

- stavamo guardando un film, tutti insieme e poi, improvvisamente se n'è andata la luce e lei ha iniziato a tremare- piange- poi ha iniziato a sussurrare, sobbalzare, e..- tira su con il naso- poi è svenuta- dice - quando siamo arrivati qui, hanno detto che aveva i battiti del cuore lenti ed irregolari e..- scoppia in un pianto isterico. Lory piange in silenzio, come se non volesse farsi notare ma Zac le si siede vicino e le circonda le spalle con un braccio, Leo stringe a se Leila e io vorrei solo aver lì con me Victoria. Anzi, vorrei tornare su quel divano, continuare a giocare, a scherzare, a sorridere.

-chi l'ha portata qui?- chiede il padre di Victoria John.

- Dylan, l'ha trasportata in braccio fino alla mia macchina e siamo partiti- dice Leo.

-grazie ragazzi- dice sedendosi- grazie giovanotto- si rivolge a me- Victoria ha una grande fobia per il buio- spiega- reazioni di questo tipo sono nella sua vita da sempre, ho fatto molte corse verso l'ospedale a Liverpool e ogni volta è sempre un supplizio. Deve sottoporsi a molti esami e l'attesa è lunga. Ricordo che una volta ha iniziato ad urlare come una matta perché non voleva fare gli esami e i medici l'hanno lasciata tornare a casa dicendo "se la ragazzina reagisce così vuol dire che è nel pieno della sua stabilità"- ride e io mi immagino questo suo ricordo- ma io, da padre, ogni volta, soffro e sapere che in un momento del genere lei non era con me mi fa ancora più paura- dice-perciò, grazie ancora- e i suoi occhi chiarissimi e così diversi da quelli di Victoria si puntano su di me. Quell'uomo, talmente grande e impostato, adesso, distrutto su di una sedia di una sala d'attesa di un ospedale. Mi ha sempre intimorito, ma vederlo in questo stato è veramente una cosa strana. Deve aver sofferto molto nella sua vita, ha dovuto crescere una bimba tutto da solo, una bimba che d'altronde è identica alla madre, come lo so? Ho visto una foto che li ritraeva tutti e tre appesa all'ingresso della loro casa.

L'hai vista una delle poche volte che sei uscito dalla porta e non dalla finestra.

-Come sta?- spunta un ragazzo Biondo platino davanti a me con la sua solita giacca nera .

-TU..tu che ci fai qui- mi alzo e gli vado incontro- chi lo ha avvertito?-

Nessuno risponde e John dalla sedia lo squadra male.

-chi lo ha avvertito?- chiedo ancora.

-Dylan noi non lo abbiamo chiamato- parla Leo e Taylor si avvicina a me per appoggiarmi una mano su di una spalla e io mi siedo. Non posso fare stupidaggini davanti al padre di Victoria. Chris si siede di fianco a me e con un sorriso cattivo mi rivolge la parola:- hai paura che Victoria possa scegliere me e non te?-

-no, io non ho paura, sono solo schifato- dico digrignando i denti e Leo seduto di fronte a me con un movimento degli occhi mi indica John.

Chris ride amaramente e si appoggia con la schiena alla sedia verde. Lo odio.

-se non sceglie te vuol dire che non sei alla sua altezza- dice- e non penso lo sarai mai- ride ancora.

La mano mi formicola e sono pronto a tirargli un pugno.

-Victoria Mason- esce un'infermiera.

-siamo dei suoi amici e il signore è suo padre- dice Lory. Ha i capelli raccolti in una coda alta e poco trucco sul suo volto.

-la ragazza sta bene- dice- ha solo bisogno di riposare, se volete potete entrare nella sua stanza. Ma a poco a poco, si creerebbe troppa confusione e lei è già abbastanza scossa- dice.

Sta bene. Sta bene. Sul mio volto si noterà sicuramente un'espressione di sollievo.

-io direi di far passare per primo il signor Mason- dice Leila e tutti ci ritroviamo d'accordo con lei, mi sembra anche giusto.

Sta bene. Sta bene..il mio cuore batte veloce e sorrido.

Victoria.

Tutto buio attorno a me, tutto scuro. Sento delle braccia stringermi, cerco di divincolarmi ma non riesco, sento delle voci, delle voci familiari.

- Non pensarmi più, fa come se io non fossi mai esistita- una voce di donna parla nell'aria e tremo ancora di più.

Sento Dylan pronunciare il mio nome e poi niente più. È sempre buio, sento sempre la voce di mia madre e sento freddo. Non riesco a muovermi, sono come pietrificata, ed improvvisamente inizio come al solito a cadere. Vedo una porta ma si allontana sempre di più da me, è come se stessi cadendo in un pozzo senza fondo e la via d'uscita si allontanasse sempre di più. Sento una scossa su di me, il mio corpo sobbalza mentre cado, un'altra scossa, stavolta più lieve, un'altra scossa ancora. Sento delle voci - c'è l'abbiamo fatta- dicono, stanno come esultando.

-ha bisogno di riposo- dice un'altra voce.

Cosa sta succedendo? Piano piano riesco ad aprire gli occhi . mi trovo in una stanza chiara, tutto qui mi sembra strano. Sento dei "bip" acuti vicino a me, sento qualcosa sotto il mio naso, un tubicino collegato al mio naso. Sono in ospedale. Tutto riaffiora nella mia mente. Il film, le parole scambiate con Dylan e il buio. Mia madre, la sua voce..ho avuto un attacco di panico e a giudicare da come sono messa, deve essere stato abbastanza potente. Mi sento stanca, come se avessi un sonno della Madonna e non appena vedo la flebo attaccata al mio braccio capisco subito che sia a causa di quell'acqua, chissà quale cazzo di sonnifero gli avranno infilato dentro. La porta della "mia stanza" si apre e appare mio padre.

-Victoria- viene verso di me e si butta sul mio letto.

-John, sono viva anche questa volta- rido. Lui non risponde, appoggia la sua testa sulle mie gambe ed inizia a piangere.

-John, John?- lo chiamo ma lui non alza la testa- papà?- chiamo ancora ma niente.

-Non ero con te- parla- non ero al tuo fianco in uno dei tuoi attacchi- dice- mi dispiace tanto Victoria, mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutti questi problemi nella tua vita, mi dispiace che tu abbia dovuto vedere tua madre in quello stato, mi dispiace tantissimo- singhiozza.

-Papà..sta tranquillo, sto bene adesso. Sono solo un po' stanca- dico e gli accarezzo il capo. Quest'uomo, il mio uomo, quanto deve aver sofferto anche a causa mia.

-sei la mia bambina e io vorrei tanto che fossi felice- dice alzandosi.

-lo sono papà, adesso lo sono- e in mente mi compare Dylan. Mio padre mi sorride e si alza- ci sono persone che vogliono vederti- dice- ci vediamo presto- e mi bacia i capelli per poi uscirsene. Ho tanto sonno. Entrano Leo Leila Zac e Lory. Hanno tutti delle facce tristi, come se fossi appena morta e la cosa mi mette un pochino a disagio.

-come stai?- chiedono.

-adesso bene, grazie ragazzi, mi avete salvato la vita- dico.

Leila scoppia a piangere e Lory si avvicina a me - ho avuto tanta paura- quella massa di fuoco liscia mi abbraccia e poi mi sussurra- ho avuto paura di perdere la ragazza che mi sta salvando- e mi da un bacio sulla guancia.

-sei un'ottima attrice- scherza Zac- si vede a distanza di un miglio che sei in splendida forma- e provoca una risata generale. Il solito Zac.

Dopo di loro entrano Matt, Taylor e Chris. C'è anche lui. Mi chiedono come sto, Chris si siede vicino a me e mi osserva, il suo sguardo è dolce, mi sorride ogni tanto e osserva tutti i monitor.

Matt è in disparte, seduto su di una lettiga di fronte al mio letto, non parla mi osserva distante, quasi freddo ma ogni tanto un sorriso cresce sul suo volto quando Taylor, l'altro comico del gruppo, fa delle battute.

-adesso compreremo milioni di candele e quando verrai nelle nostre case accenderemo quelle al posto delle luci- oppure- ti stai iniettando della droga?- riferendosi alla flebo.

-si, roba potente- dico e sbadiglio.

-porco schifo sarà uno sballo sta roba- ride e io sento gli occhi chiudersi.

-è stanca, conviene che ce ne andiamo- dice Matt e si alza- ciao Victoria, ci vediamo presto- mi sorride e trascina con se Taylor e in seguito anche Chris se ne va. I miei occhi non ce la fanno più, e mi abbandono al sonno. Sono venuti tutti a trovarmi, tranne lui.

Riposati adesso.

Si, mi riposo anche se non vorrei. E la stanchezza vince su di me.

****

Mi sveglio ancora stanca. Sento qualcosa attaccato alla mia mano. Mi volto verso la mano che sento pesante e vedo la mano di mio padre stretta alla mia.

-sapevo che ti saresti svegliata adesso- ride.

-quanto ho dormito?-

-quasi sei ore-

-e sono ancora tremendamente stanca..- mi stiracchio.

-è normale, anche lui lo era- John fa un rapido cenno con il capo e dietro di lui vi trovo Dylan seduto su di una specie di divanetto, dorme, con il capo leggermente inclinato e appoggiato al muro, le labbra serrate e gli occhi chiusi .Sembrava un angelo sceso in terra. Il mio cuore inizia a battere fortissimo e i bip del monitor lo dimostrano anche a mio padre che sorride.

-deve starti molto simpatico- ride- è stato lui a portarti fra le sue braccia fin qui, e un altro giovanotto ha guidato la macchina- dice- penso che abbiano tralasciato qualche regola del codice stradale- ride ancora e lo faccio anche io. Dylan mi ha portata qui, fra le sue braccia, mi ha stretta a se, mi ha salvata. Leila e Leo hanno anche fatto la loro parte.

-Non mi sta simpatico- rido io e il mio cuore accellera ancora.

-oh, sì, capisco, capisco-dice- mi sa che dovrò iniziare ad ingelosirmi- ride -magari il giovanotto inizia a spaventarsi un po'- e rido anche io. Dyaln sposta il collo dalla parte destra a quella sinistra e mio padre lo osserva.

-Non se n'è andato da quando sei arrivata qui- mi informa- è stato l'ultimo a volerti vedere e io so anche il perché, forse per aver più tempo- continua- quel ragazzo mi piace ed inoltre, gli devo la vita- mi guarda a lungo e poi si alza- buona chiacchierata- ed esce.

Mi appoggio al cuscino e lo osservo. Le braccia incrociate al petto, l'espressione tranquilla e la parte della mandibola in bella vista. Sembra un dio. Osservo in lui l'incavo del collo, le spalle larghe, le gambe incrociate davanti a lui. Tutto in lui mi manda in tilt e il mio cuore non vuole fermarsi. Si muove ancora e stavolta apre anche gli occhi. Sembra confuso inizialmente ma poi sembra riconoscere il posto.

-ehi- mi saluta e si alza. Il mio cuore non smette di battere veloce. Maledetti cazzo di Bip.

-ehi- rispondo.

-come ti senti?- si siede vicino a me e appoggia i gomiti sul materasso.

-adesso meglio, anche se sono un po' stanca-

-mmh- si passa una mano sul volto e poi mi guarda.

-saresti dovuto tornare a casa, sei stanco- dico.

-non potevo-

-perché?-

-dovevo prima vederti-

-saresti potuto venire anche poi-

-non sarebbe stata la stessa cosa-

-perché?-

-perché volevo che fossi uno dei primi volti a vedere quando ti saresti svegliata-

Non rispondo, abbasso lo sguardo e arrossisco. La sua mano si avvicina alla mia e la stringe. Si è aperto a me, ha risposto ai miei perché, mi ha reso felice. Nelle nostre mani intrecciate ho visto un forte legame, un qualcosa mi meraviglioso che sarebbe andato sempre a crescere. Ho visto uno spiraglio di luce in tutto il mio mondo buio.

*****

Dylan.

Si è svegliata prima di me cazzo.

Sei un dormiglione, cosa vuoi?

Si, lo so. Quando Chris, Matt e Taylor sono usciti io sono entrato ma lei già dormiva. Mi sono seduto vicino a lei e ho iniziato a parlarle come faccio con Bea. Non chiedetemi il perché.

-sei talmente bella, non posso credere che il dolore di tua madre sia ancora così vivo nei tuoi ricordi tanto da trasformare il buio nella tua grande fobia. Mi dispiace tanto e ..oh vaffanculo..ho avuto tanta paura. Ho avuto paura di perderti. Tremavi così forte, eri talmente spaventata. Quando ti ho stretta a me cercavo di proteggerti da tutto ma non ci sono riuscito-

Sempre molto fine anche in questi momenti.

Mi sentivo in colpa, e mi sono allontanato per un po', sono stato un po' con Matt e in seguito sono andato da mia sorella Bea, le ho raccontato tutto e proprio lì, il signor John Mason mi è venuto a trovare.

-ciao Dylan- mi ha salutato. Io sono balzato all'impiedi e sono sicuro che se mia sorella fosse stata sveglia avrebbe iniziato a ridere come una matta.

-s-salve signor Mason- ho balbettato facendolo ridere-ha bisogno di qualcosa?- mi fa paura quest'uomo, con quei suoi occhi chiari che sembrano freddi e ostili che fanno tremare chiunque.

-ti ho visto qui tutto solo- dice- è parente tua?- fa un cenno verso la ragazza bionda sdraiata sul letto.

-si, è mia sorella-

-capisco- sembra sua figlia -ho saputo, tramite George, tuo padre, del grave incidente, mi dispiace tanto-

Abbasso lo sguardo ricordando il grande volo e l'impatto con l'asfalto, il dolore corporale e emotivo quando ,distrutto per terra vidi per l' ultima volta mia sorella sveglia tendermi la mano in segno di aiuto.

-E..ragazzo- mi chiama- grazie ancora, non so come avrei fatto senza di te, di voi- dice.

-di nulla, farei questo ed altro per Victoria, io..- mi blocco capendo solo in quel momento cosa io abbia detto. Davanti a suo padre. Oh cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo. Adesso mi smonta.

-sei molto amico con lei, vedo- mi squadra dalla testa ai piedi.

-ehm, sì, cioè no. Siamo amici insomma-

Sei deciso proprio.

-Mmh- grugnisce e inghiotto pesantemente -sono felice- sorride poi. Deve avere anche lui dei sbalzi d'umore pesanti, proprio come la figlia. Un attimo prima sembra volerti staccare la testa e quello dopo sembra volerti prendere le misure per poter costruire una statua d'oro.

-Adesso è felice- dice guardandomi -Victoria adesso è felice- dice- ed è tutto merito vostro, non l'ho mai vista uscire, non l'ho mai vista andare a casa di un amico per guardare un film, non l'ho mai vista in compagnia di una sua amica, ma adesso sta succedendo e significa molto per me. La state aiutando a vivere- sorride- grazie- si alza dalla sedia che ha occupato.

-E soprattutto grazie a te- mi osserva- sembra essere rinata, ma non sarà tutto semplice- ed esce.

Sono rimasto senza parole al suo piccolo discorso ma anche soddisfatto. Sembra essere rinata. È vero, adesso è totalmente diversa e a quanto pare, è proprio una cosa positiva. Quando sono arrivato poi nella sala di Victoria lei era nel pieno dell'anestesia e dormiva. I lunghi capelli sciolti e ricci le ricadevano lungo il corpo e terminavano poco prima del bacino, i suoi grandi smeraldi chiusi e le labbra leggermente dischiuse. Sembrava un angelo, un altro angelo, una bellezza aliena, che potrebbe sembrare inesistente, ma invece, lei, era proprio davanti a me. Ricordo che prima di addormentarmi mi sono seduto vicino a lei e le ho stretto la mano che aveva sull'addome. Il suo respiro era ed è controllato da una macchina simile a quella di Bea ma adesso, rispetto a prima è regolare. Le ho accarezzato la guancia e l'ho osservata da più vicino, sono riuscita a scorgere sul suo volto cose che ancora non ero riuscito a vedere, la bellezza del suo profilo, la bellezza del suo volto addormentato, la tranquillità e la serenità che sembrava emanare. Poi, mi sono allontanato e mi sono seduto su di un divanetto scomodo vicino alla porta e a quanto pare mi sono addormentato. Adesso sono davanti a lei, seduto sulla sedia che occupavo prima e le ho detto che avevo bisogno di vederla. È come se un peso, anzi no, un pensiero che avrei voluto dire da sempre ma che non ci sono mai riuscito, adesso è uscito dalla mia bocca rendendo tutto più semplice.

-ho urlato vero?- mi chiede poi guardandomi con i suoi occhi. Sembra preoccupata, come se quello che è successo fosse una cosa che nessuno di noi avrebbe dovuto mai sapere.

-si- gli rispondo capendo che vuole la verità.

-è tutta colpa sua..- sussurra guardando la mia mano nella sua.

-di chi?- chiedo.

-mia madre- non rispondo ricordandomi quello che suo padre ci ha raccontato- è tutta colpa sua..se solo fosse rimasta con me, se solo non mi avesse lasciato sola, tutto questo non sarebbe successo- stringe la mia mano.

-tu non sei sola- mi precipito a dire e i suoi occhi si incatenano ai miei.

-scusate?- un' infermiera entra- devo fare una piccola visita- sorride e si avvicina- come ti senti?-

-bene adesso,solo un po' stanca-

-è normale, è stato un attacco di panico abbastanza forte tesoro, adesso controllo la pressione e il battito cardiaco- silenzio, solo sguardi, sguardi d'intesa, di tristezza, di paura, di sostegno.

-ecco fatto, adesso è tutto nella norma- dice- io ti consiglierei di passare la notte qui in ospedale, ma se tu vuoi puoi uscire e tornare a casa..- dice l'infermiera. Sarebbe giusto restare qui almeno questa notte, la cosa più normale anzi. Sarebbe al sicuro, e sotto controllo. Sarebbe una pazza a voler tornare a casa.

-voglio tornare a casa- dice lei. Come non detto, è una pazza.

-sarebbe meglio se tu restassi- insiste e sul volto di Victoria nasce uno sguardo assassino.

-No, mi sento molto meglio e preferirei dormire nel mio letto, grazie- dice veloce e l'infermiera esce dopo aver scollegato i macchinari.

-avrei voluto anche io che restassi qui- le dico avvicinandomi.

-io non ci resto qui, non per colpa di un capriccio di mia madre- dice fredda.

-non lo fai di certo per lei, ma per te e per tuo padre- dico.

-io torno a casa- si alza dal letto - mi farò una bella dormita- raccoglie le scarpe da terra- e domani starò molto meglio- dice.

-permesso?- chiede una voce, è Leila.

-ehi, ciao- la saluta Victoria.

- che stai facendo?- Leila sembra preoccupata.

-Torno a casa- dice mentre si mette le scarpe.

-Cosa?-

-torno a casa-

-non sarebbe più prudente restare qui a dormire?-

-no, affatto- ed esce dalla stanza lasciandoci tutti qui.

-è pazza- dice Leila.

-Concordo- annuisce Leo e la seguiamo tutti. Non so come dobbiamo fare con lei. È talmente testarda che se le dovessi sbattere la testa contro il muro, lo romperebbe. È così sicura delle volte, così decisa che mi lascia di stucco. Sua madre, è lei il suo problema, anzi, più che altro, il ricordo. È il ricordo a provocargli dolore e su questo non posso dargli torto.

- ehi John- lo incontriamo nel corridoio e lei lo chiama- io vado a casa, verrò domani a trovarti- dice.

-cosa? Non se ne parla. Non resterai sola dopo tutto quello che è successo-

-non resterò neanche all'ospedale, sai bene il perché- lo guarda con uno sguardo di sfida.

-Victoria, fallo per me..-

-John, ascolta, stai tranquillo, non succederà più una cosa del genere-

-non lo possiamo sapere Victoria-

-Non resterò qui, potrai anche non firmarmi le carte ma lo sai che sono capace anche di scappare- è arrabbiata, i suoi occhi sprizzano odio e io so anche nei confronti di chi. Non la biasimo, ma mi spiace solo che se la stia prendendo con suo padre.

-Signor Mason- intervengo- se vuole io e i miei amici. Indico Leo e Leila- dormiremo a casa sua così da tenerla sott'occhio- ho parlato io. Il signor Mason sembra pensarci, il suo sguardo sguizza dalla figlia a noi e infine accetta.

-perfetto, andiamo- dice Victoria e se ne esce fuori.

-arrivederci signor Mason- saluta Leila e ci precipitiamo tutti in macchina di Leo. Il mio cuore batte veloce. Che cosa mi stai facendo Victoria?



Spazio autrice:
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