Capitolo 28

Victoria.

Il telefono di casa squilla e io rispondo subito.

-Pronto?- nessuno risponde, sento dei sussurri, dei sibilii incomprensibili- pronto?- chiedo di nuovo. Niente. Stacco la chiamata e torno sul divano. Non ho nulla da fare per ora. Tutti i compiti che lasciano sono orali e sono soprattutto cose che io ricordo a memoria dalla vecchia scuola. Basterà una lettura veloce e tutto riaffiorerà alla mia mente. Spero...

Ho portato il disegno di Bea su in soffitta, l'ho appesa alla parete che sto utilizzando per i miei quadri, ho abbellito la stanza con una vecchia tenda dandogli una forma a baldacchino e ho salito due pouf arancioni mezzi scuciti dal garage. Forse li hanno lasciati i vecchi proprietari. Ho trovato anche un manichino, ho portato su anche quello. L'ultima cosa che voglio compare sono delle lucine bianche da poter appendere per tutto il perimetro della stanza in modo da illuminarla tutta anche quando è sera.

Sono buttata sul divano, senza forze, ripenso alla discussione che ho avuto con Dylan, sembrava talmente deluso e amareggiato e vederlo in quello stato era l'ultima cosa che avrei voluto. Mi sento in colpa. Mi maledico, perché sono così stupida? Perché sono così confusa? È tutta colpa mia.

In parte è colpa tua. Anche Dylan ha fatto i suoi sbagli. Siete tutti e due orgogliosi e talmente testardi.

Il telefonino squilla e quando rispondo la voce energica di Leila mi saluta.

-ehi!- mi chiama-disturbo per caso?-

-no, affatto- dico spaparanzata sul divano. Mi gratto la pancia sbadigliando.

-bene, apri la porta, sono fuori- dice.

-come?- chiedo ancora.

-apri la porta- urla qualcun altro insieme a lei.

-esiste il campanello- dico.

-ma ti stiamo dicendo noi di aprire! Forza, su!-

-potreste essere anche degli assassini per quanto mi riguarda- ridacchio.

-si, okay, adesso apri- Leila sembra seccata. Mi diverto a stuzzicarla.

-suonate il campanello-

-ma siamo qui fuori! Stronza. - dice Leila. Leila? Una parolaccia?

-okay, questa è la conferma che non sei Leila, Leila non dice le parolacce..-

Mi alzo e mi avvio alla porta. Suonano e non appena apro la porta Leila e Leo si fiondano dentro casa mia.

-buon pomeriggio- esultano -era ora che aprissi-

-ciao- mi butto di nuovo sul divano -è tutta una questione di sicurezza-

-sei triste?- chiede

-no, tutto okay- dico- venite qui, volete un invito per caso?- chiedo e si siedono subito dopo.

-non hai una bella cera- ride Leo.

-grazie, lo prendo come un complimento- rido -avrò una faccia cadaverica come la merda- dico ancora e sulla faccia di Leila nasce un' espressione di disgusto. Prepariamoci alla romanzina.

-Victoria, smettila di comportarti così- dice seccata Leila.

- senti chi parla! Quella che "non dice mai le parolacce" e pochi minuti fa mi ha dato della "Stronza"- rido.

-comunque, siamo venuti qui perché venerdi io e Leo ci guardiamo un film a casa sua - indica il suo fidanzato dopo aver alzato gli occhi al cielo- saremo solo io te e lui, una pizza e un bel film-

-e perché mai dovrei venire anche io? Siete voi i fidanzati.- rido- grazie dell'invito ma non vengo-

-bhe, è un occasione per passare un po' di tempo insieme, noi ci conosceremo di più ed inoltre passeremo un venerdì sera in maniera spensierata-

-non vedo il perché dovervi rompere i cogli..- dico sedendomi.

-Non dirlo- mi ferma Leila - sei veramente poco femminile.. sei solo invitata a casa sua per un film e una pizza- dice Leila -e ci sarai- mi punta un dito contro.

-mi spaventi- ridacchio.

-allora?-

-cosa?-

-ci sarai?- chiede.

-mmh, va bene- accetto gli occhi al cielo.

- evviva!- Leila batte le mani e Leo la guarda con amore. Si amano tantissimo. Si vede. Il loro amore è palese a tutti e nessuno può dire niente. Basta solo guardare Leo, i suoi occhi innamorati che guardano Leila con amore e fedeltà.

-io vado, è già tardi e devo passare pure dal super mercato. Ci vediamo domani a scuola- Leo saluta Leila con un bacio e a me con una scrollatina di capelli. Lo guardo in malo modo.

-ho saputo di oggi, nel parcheggio- dice Leila una volta che Leo esce di casa.

-bene, le notizie viaggiano velocemente-

-si- ride- siete due cocciuti- ride ancora- se mi permetti, vorrei darti un consiglio-

-dimmi-

-tu devi affrontare tutto con più sicurezza. Tu..non sei come sembri, tu non sei la corazza che indossi, non sei quella fredda, quella glaciale, non sei l'acida che fai credere a tutti- dice- devi aprire il tuo cuore- dice ancora- e vivere la tua vita senza ripensare al passato-. Mi lascia senza parole. Io abbasso lo sguardo e rifletto sulle sue parole. Tu..non sei come sembri, tu non sei la corazza che indossi, non sei quella fredda, quella glaciale, non sei l'acida che fai credere a tutti.

-Sali con me- le dico tirandola.

-dove?- mi chiede stranita.

-ti faccio vedere un posto- di lei mi fido e le sue parole mi fanno riflettere. Io non sono quella che sembro. Faccio scendere la scala e la salgo seguita da lei.

-questo è un posticino che mi sono creata- le dico sorridendo.

-è bellissimo- si guarda intorno sorridendo -ma quelli li hai disegnati tu?- chiede.

-si- li osservo per un attimo.

-quella...è Bea?- chiede.

-già- mi sorride.

Anonimo.

Manca poco, e il mio piano verrà attuato. Devo trovare un momento durante il quale loro due si trovino soli, in un punto isolato e deserto. Victoria non hai idea di quello che ti farò passare, ne tu, ne tuo padre, ne tantomeno Dylan.

Venerdì.

Dylan.

Sono appena tornato dall'ospedale, Bea è sempre stabile, non cambia il suo stato di salute. A volte sembra che mi ascolti, io almeno, penso che mi ascolti. Le parlo, le racconto tutto quello che faccio e come lo faccio, quello che penso e perché, le mie paure, le mie gioie, i miei tormenti. Con lei c'era Matt che on appena sono entrato è uscito per lasciarmi il mio spazio. Sul suo viso ho visto la distruzione e la tristezza. E so che tutto questo è colpa mia.

-mi manchi- le ho detto- mi manchi tantissimo, scusami se ti ho messo in questo casino- continuo a scusarmi come se tutto questo potesse servire a qualcosa. Le ho raccontato del pugno che ho rifilato a quel viscido verme di Chris, le ho raccontato della faccia delusa di Victoria, del dolore che ho provato e della delusione da parte mia quando alla domanda "ti piace" lei ha risposto con un "non lo so".

- in questi giorni non ci siamo calcolati più di tanto, ci siamo guardati, ci siamo squadrati, ci siamo ammirati, ma solo con gli occhi. Io le avrei voluto urlare quanto mi dispiacesse tutta quella situazione, le avrei voluto urlare quanto cocciutamente mi stava stregando e quanto fosse bella in ogni suo movimento. Se ci incontravamo per i corridoi si cambiava strada, quando era l'ora del pranzo lei si sedeva, sì al nostro stesso tavolo, ma vicino a Leila e Lory, la ragazza dai capelli rossi che ha fatto sedere al tavolo con noi. La ragazza della quale Zac non fa altro che parlare "La rossa".

Ricordo come cel'ha presentata:-ciao ragazzi, lei è Lory e da oggi si pranzerà con noi- e la fa sedere vicino a Leila.

-Ciao a tutti- lei era come impaurita e tutta rossa, forse per via di Zac che da quel giorno non ha spiccicato più una parola.
Io e Victoria, poi, non abbiamo parlato molto, ci siamo limitati ad un "Ciao" e ad un "come va" e come risposta una bugia classica:" sto bene". Altre volte abbiamo continuato ad insultarci per cazzate, come nostro solito.
Ho visto Victoria in compagnia di Chris, le è stato praticamente appiccicato e mi lanciava occhiate glaciali come d'altronde fa anche quel maledetto professore di storia. Sembra avercela con me pure lui. Chris quando mi passa vicino non perde l'occasione di urtarmi la spalla, oppure nell'ora di educazione fisica parlare di una "riccia" con i suoi amici più rincoglioniti di lui. Inutile dirvi che gli stavo andando a dosso altre volte ma non è successo nulla grazie a Tyler, Matt, Leo e Zac che non mi hanno lasciato un momento solo per paura di una mia reazione azzardata. Chris non ha perso occasione di farsi odiare come ben potete constatare. Andava spesso da Victoria e le circondava le spalle con il braccio lanciandomi occhiate di sfida. Anche qui gli volevo saltare a dosso. Non sono mai stato un tipo violento ma lui, porca troia, mi fa girare i nervi in una maniera assurda. Mi da fastidio che le stia così vicino, che le tocchi anche solo le spalle e che, nell'ora di storia, le possa sussurrare qualcosa che non vada bene. Quando sono a casa spesso e volentieri i miei occhi cercano di sbirciare attraverso la sua finestra ma quello che vedo è quasi sempre il nulla.

Adesso mi sto preparando per andare a casa di Leo per quel film che dovremmo guardare oggi. Indosso un paio di jeans neri e una delle mie solite magliette bianche, prendo il mio giubbotto di pelle e salgo sulla mia moto.

Quando arrivo Leo è già sulla porta, aspettavano me, Leo abita in una casa che si trova a due quartieri di distanza dalla mia e da quella di Leila. Abita da solo per adesso, i suoi genitori sono in viaggio di lavoro per la loro azienda di automobili. Lui ha le idee chiare sul suo futuro, sa che lavorerà con il padre, dopo essere andato ad Harvad, sa che vuole sposare Leila, una decisione azzardata alla sua età direte, ma se Leo è pronto a dire una cosa del genere adesso, statene sicuri, è molto sicuro di quello che fa e che vuole. Mi siedo sul divano, Leila è seduta sul tappeto e sta scegliendo un film, Leo è ancora davanti alla porta, sa lui il perché.

-ciao Leo!- sento una voce familiare saltare il mio amico. Mi volto per capire chi è e non credo ai miei occhi: Victoria è qui.

Victoria.

Devo prepararmi per andare da Leo. Il problema di tutte le ragazze: cioè cosa mettere in un'occasione del genere io non cel'ho. Non l'ho mai avuto. Rido di me stessa e sfilo dall'armadio un paio di jeans scuri e una felpona nera con davanti scritto "duff". Infilo le converse nere e prendo le chiavi della macchina. Sono passati un paio di giorni dalla litigata con Dylan, non ci siamo parlati più di tanto, lui mi evitava, girava lo sguardo quando mi incontrava per caso nei corridoi, si voltava quando mi vedeva e altri atteggiamenti molto simili a questo. E io mi limitavo a seguirlo e rispettare la sua decisione. Non voleva e non vuole parlrmi? Bene, ci sarà più silenzio attorno a me.

Un silenzio assordante però, un silenzio che ti fa male.

No, non mi fa male.

Hai disegnato una nota musicale, la chiave di violino su di una tela. L'hai disegnata in un momento di silenzio, e fidati, nella tua testa, mentre tracciavi le linee sul foglio, risuonava la voce di Dylan.

Comunque, faccia quello che vuole pure lui. Chris, invece mi è stato molto d'aiuto e di compagnia. Mi stava vicino, anche se a volte il contatto fisico era troppo per i miei gusti. Mi ascoltava e mi faceva ridere molto. Siamo usciti un'altra volta, siamo andati in un parco e ci siamo seduti su di una panchina.

E li hai ricordato Dylan e il momento in cui gli hai stretto la mano dopo avergli raccontato il tuo dolore più profondo.

Si, è vero, per un attimo mi è sembrato di vederlo lì con me, al mio fianco.

Ti manca un po'.

Si. Cioè no. Certo che no. Sono solo delusa dal suo comportamento che neanche mi ha voluto spiegare. Non so come fare. Leila dice che è normale, si comporta sempre così quando è arrabbiato, -è orgoglioso e testardo proprio come te- mi ha detto. Sorrido istintivamente. È proprio vero che io e lui siamo due disastri. In questi giorni, poi, sono andata a trovare mio padre all'ospedale dove sta facendo numerose terapie per la gamba e ogni volta che sono andata mi sono fermata anche da Bea. Matt è sempre lì e una volta sono riuscita pure a parlargli. Mi ha detto che lui e Bea quando è successo tutto questo casino erano quasi fidanzati e che lui la sta aspettando. Non fa altro che passare intere giornate o nottate lì all'ospedale e che ormai sia i medici e le infermiere, sia i genitori di Dylan ci hanno fatto l'abitudine. Le parlo, come se lei fosse lì con me, seduta e non sdraiata e collegata ai numerosi monitor che la tengono in vita. Non so se la sua salute è peggiorata o migliorata. Spero solo che si riprenda.

Lory, finalmente si è seduta al mio tavolo.

Certo, l'hai trascinata per mezza scuola dicendole "dai che ti piacerà"

Dovevo pur convincerla no?

L'hai traumatizzata.

Macchè, anzi, sembra essersi aperta un pochino con me e Leila che cerca in tutti i modi, di farla sentire a suo agio. Non ho ancora certezza, ma penso proprio che il ragazzo con la bandana del suo disegno sia Zac. Stranamente da quando Lory si è seduta al nostro tavolo lui non ha più proferito parola se non quando veniva interpellato. E,credetemi, vedere Zac, in un angolo, in silenzio è davvero strano.

Arrivo davanti alla casa di Leo, poco distante dalla mia e parcheggio nel vialetto verde. È una villetta semplice ma elaborata allo stesso tempo, bianca e arancione spicca fra tutte le altre perché possiede un grande giardino con una..fontana? sì, okay è una fontana. Non capivo, ed è una fontana di una..balena? ma cosa mai..? okay, okay, sorvoliamo. E c'è pure una moto nera. Sembra quella di Dylan.

-Ehi ciao- lo saluto con un bacio sulla guancia.

-entra dai- mi invita e non appena entro dentro il fiato mi si mozza. Seduto sul divano blu di fronte a me c'è Dylan che sembra sorpreso quanto me.

-dovevamo essere solo noi tre? Vero?- mi volto verso Leo dietro di me.

-ecco, in effetti siamo noi tre, più lui- cerca di difendersi.

-non siamo "solo" noi tre- dico seccata. È come dire che io mangio solo il kiwi e il mango mentre invece poi mangio anche le ciliegie.

Ma che c''entra?

C'entra sempre.

-No, aspetta, dovevamo essere solo noi tre- Dylan si alza dal divano.

-anche nel tuo caso, siamo noi tre più lei- mi indica Leila.

-e anche in questo caso, non siamo più solo tre ma quattro- si porta una mano sugli occhi e se li massaggia per un breve momento.

È di profilo, il suo bellissimo profilo, gli occhi nascosti dalla sua mano e le labbra strette lo rendono meraviglioso.

-bene, guardiamo un film!- esulta Leila.

-no, aspet..- Dylan sta per dire qualcosa ma viene interrotto dalla mano di Leila che si posa sulle sue labbra.

-No, shh, non parlare. Siediti- lo spinge con le spalle e lui si siede. Si massaggia le tempie- Amore- chiama Leila- siediti qui, vicino a me- indica il divano.

-arrivo tesoro- risponde lui.

-sto per vomitare- sussurro mentre mi siedo vicino a Dylan, visto che Leila dopo avermi guardato male mentre mi avvicinavo al loro divano si è sdraiata senza neanche lascare un pezzettino per me. Il suo scopo? Quello di farmi sedere vicino a Dylan, e sapete qual è la cosa che mi da più fastidio? Leila è riuscita nel suo intento. Al mio sussurro le labbra di Dylan si piegano in uno dei suoi sorrisi sghembi che mi mandano in tilt e istintivamente, sorrido anche io. I nostri sguardi si incrociano e non appena lo notiamo i nostri sorrisi distogliamo entrambi lo sguardo. Sarà imbarazzante.

-toglietevi le scarpe- dice Leo.

-perché?- chiedo confusa.

-i film si guardano comodi- Leila risponde subito dopo.

-Ma io sto comoda così- dico senza capire la loro allusione alla comodezza.

-togliti le scarpe, fidati- dice Leo rivolgendomi uno dei suoi sorrisi calorosi.

-va bene- alzo lo sguardo in aria e dopo essermi sfilata le converse alzo i piedi sul divano e mi porto le ginocchia al petto.

-Bene, adesso iniziamo- dice Leila e attiva il film.

-che film è?- chiede Dylan. Lui ha ancora le scarpe ed è seduto con la schiena leggermente ricurva così da permettere alle lunghe e muscolose braccia di appoggiarsi sulle ginocchia. Da questa angolazione riesco a vedere la sua cicatrice scura sulla sua pelle. È talmente strana e..

Sexy?

No, misterisa.

Io aggiungerei anche Sexy.

Zitta.

Non so esattamente che film abbiamo visto per colpa dei miei pensieri non ho ascoltato il titolo ma sono certa che non sia niente di meraviglioso. L'atmosfera è talmente buia che mi da i brividi e la protagonista, una certa Genny corre da praticamente tutto il film. Corre, corre, corre, corre, non so da cosa fino a quando non le compare davanti una faccia brutta e tutta storpia che le sorride. Io salto in aria e porto le mani davanti agli occhi.

-a settembre al cinema - una voce pronuncia questa frase e solo ora capisco che era uno stupido trailer di un qualche stupidissimo film Horror.

Dylan ride e io lo fulmino con gli occhi. Lui continua a ridere e sembra non notare affatto la mia reazione. Il film è Avatar, il film di quei giganti azzurri con la coda che combattono con l'arco e cavalcano una specie di drago strano. Siamo arrivati alla parte nella quale loro sono una specie di foresta tutta luminosa e qualcosa in loro si unisce. Dylan non sembra affatto concentrato sul film, osserva la Tv ma sembra pensare a tutt'altro.

-andiamo un attimo di sopra?- chiede Leila guardando Leo.

-si, Victoria, Dylan -ci chiama Leo -io e Leila stiamo arrivando- dice mentre si alzano.

-Non potete aspettare che il film finisca?- chiede Dylan osservando Leo in piedi davanti a lui.

-no, è una cosa importante- dice Leila e tira con se Leo.

-ma c'è tanto tempo- cerco di trattenerli anche io. Stare sola con Dylan proprio ora mi sembrerebbe una cosa troppo esagerata.

-arriviamo subito- Leila scompare sulle scale e Leo la segue.

-che stronzi- sussurra Dylan.

-non fare così, torneranno sicuramente fra poco- dico- metto pausa- mi alzo e stoppo il film.

-come va?- mi chiede mentre mi risiedo.

-oh..ehm bene- dico guardandolo- tu?-

-bene anche per me- dice lui guardandomi.

-menomale-

-già-

Disagio.

-incomincia davvero a far freddo in giro- dico senza pensarci. Ma da dove mi salta in mente un'affermazione del genere? Ma che ho al posto del cervello?

I kiwi, i pompelmi e il mango.

-eh già, aspetta che arrivi Dicembre e vedrai- ride lievemente. Okay, se questa mia affermazione è servita a farlo sorridere va bene.

-staremo a vedere- dico velocemente.

-senti- mi chiama lui- tutto quello che è successo- inizia.

-scusami - diciamo insieme e i nostri occhi si incrociano per un interminabile istante.

-mi fa imbestialire quel Chris- dice lui stringendo il pugno.

-Tu fai imbestialire me- lo osservo.

-non sei l'unica a cui faccio questo effetto- ride sghembamente.

-perché Chris ti da così fastidio?- chiedo.

-perché è troppo appiccicoso e mi lancia troppe occhiate di sfida che io sono pronto ad accettare- dice serio.

-appiccicoso?-

-ti sta troppo vicino- dice veloce.

-e quale sarebbe il problema? Anche tu non è che le distanze le conosca benissimo- lo sfotto e senza accorgermene alludo a quella volta, sul suo letto e lui sembra cogliere l'allusione.

-bhe, ma la mia vicinanza non sembra darti fastidio- sorride.

-neanche la sua mi da fastidio- dico ma mi accorgo subito di aver detto subito una gran cazzata ricordando la scena in infermeria dove gli ho chiesto di togliere le mani dalla mia vita.

-ed è anche questo che mi fa imbestialire- dice inchiodando i miei occhi nei suoi.

-perché?- chiedo.

-così-

-Perché non devi dirmelo?-

-non è importante-

-dillo-

-no-

-sei talmente testardo-

-ma guarda un po' da quale pulpito arriva la predica-

-io non sono testarda- dico.

COSA? TU NON SEI TESTARDA? HAHAHAH.

-Non farmi ridere- mi prende per un braccio e circonda la mia testa con il suo ed inizia a strofinarci energicamente la sua mano su di essa.

-Dylan!- tuono e lui mi lascia fra le risate che si sono incrementate -sei uno stronzo- dico ma non riesco a mantenere la faccia arrabbiata.

-tu invece sei veramente bella oggi- dice guardandomi.

Tac. La luce scompare e tutto intorno a me è buio.

-cazzo..un black-out-

No..non può accadere proprio ora. Inizio a tremare e il mio respiro si fa irregolare.

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