Capitolo 25
Dylan
È lunedì. Mi sono appena alzato dal letto e dire che sono stanco a prima mattina è dire poco.
Ieri sera sono rimasto sveglio fino a tardi, ero affacciato al balcone quando ho visto uscire di casa Victoria e subito dopo vederla salire sulla sua macchina. Mi sono nascosto dentro, non volevo fare la figura dello stalker , potrei assicurarvelo, per un momento lei e la sua macchina si sono fermati di fronte a casa mia.
Durante quel suo periodo di assenza mi sono venuti parecchi dubbi e numerose domande salivano alla mia mente. Dove è andata? Che sta facendo? Voglio sapere, voglio saperlo.
Mi sono praticamente dannato per circa due ore fino a quando non ho sentito una macchina fermarsi ed è stato lì che l'ho vista, è rimasta per parecchio tempo sulla macchina e quando è uscita l'ho vista con addosso una giacca nera, una giacca che mi sembra di conoscere molto bene.
Per tutta la notte non ho fatto altro che pensare a lei e a quella maledettissima giacca.
Figuratevi che me la sono pure sognata ma senza alcun risultato, ma sono sicuro di conoscere il suo proprietario. È un uomo, sicuramente, e il solo pensiero che lei possa essere stata insieme ad un altro uomo mi fa incazzare.
Se solo tu ti decidessi di invitarla ad un vero appuntamento...magari, tutto sarebbe più semplice.
Non c'è di bisogno di un appuntamento...o sì?
Si.
Ci penserò okay? Mi preparo velocemente e quando scendo la trovo già seduta sulla sua macchina, pronta per partire.
-ehi Victoria!- la chiamo.
-e-ehi- mi saluta da lontano con un gesto veloce della mano pe poi diventare tutta rossa. Forse è ancora a disagio per tutto quello che è successo ieri.
-ti posso accompagnare io se vuoi- dico avvicinandomi a lei. Oggi indossa un paio di jeans a sigaretta chiari e un maglioncino di lana bianco, ha delle converse nere ai piedi, lo zaino in spalla e una giacca fra le braccia. La stessa giacca di ieri sera.
-non c'è ne sarà di bisogno, mi sta piacendo molto la mia macchina- dice abbassando lo sguardo dopo ever sorriso appena.
Voglio la sua compagnia.
-mmh, perfetto, allora mi accompagnerai tu- dico e apro lo sportello.
-cosa?- sbarra gli occhi.
È tutta rossa, i suoi capelli sembrano più sistemati oggi, i suoi ricci più definiti e sembra fare un altro odore, dolce, sensuale. I suoi occhi, come al solito, sono solcati da una sottile linea nera e le sue ciglia sono molto allungate da quel coso a spazzolino, come si chiama? Mascara forse. Le sue labbra oggi sembrano più grandi e definite, sono talmente carnose che le vorrei baciare in continuazione.
Dylan calmati!
Inutile dire che non ti piace. Arrivati a questo punto mi sembra una grande bugia.
-mi accompagnerai tu a scuola- dico di nuovo.
-ma..tu hai la moto- balbetta.
-anche tu avevi la macchina ma ti facevi accompagnare. Ti da fastidio?- le sorrido maliziosamente e il suo volto nonostante si faccia più rosso di un peperone assume un'espressione dura e i suoi occhi dopo essersi assottigliati leggermente si puntano su di me.
-Certo che no- alza il mento- ti accompagnerò io a scuola- continua.
-perfetto- mi siedo all'interno dell'auto.
-perfetto- si siede anche lei.
-sei arrabbiata per caso?- chiedo volendo sfotterla un pochino.
-forse si, forse no- dice mentre sistema sui sedili posteriori la giacca nera.
-e questa giacca? È tua?- chiedo indicandola con un cenno del capo.
-no, di un amico-
-deve essere per forza più di un amico se la sua giacca cel'hai tu.- dico freddo. Il suo viso è inespressivo in questo momento e mi sorprendo sempre di più di lei. Non è possibile che lei sia così lunatica. Un attimo prima non riesce a smettere di balbettare, quello dopo è tutta rossa e non regge nessun tipo di sguardo e adesso sembra senza sentimenti.
-chiariamo una cosa- punta i suoi occhi verdi sui miei.
-dimmi pure- dico ancora più freddo nonostante i suoi occhi siano più duri della pietra.
-sei un pochino troppo invadente- dice.
-un vero peccato, non credi? - annuisco continuando a sostenere il suo sguardo.
-già-
-la mia era solo una constatazione- dico serio.
-sbagliata a quanto pare- sentenzia e parte.
Alza il volume della musica e accende il riscaldamento.
Non parliamo ma i miei occhi viaggiano dal suo viso candido, concentrato e meraviglioso, alla giacca nera sui sedili posteriori.
Oggi ho un brutto presentimento.
****
Siamo arrivati a scuola,inutile dire che tutti gli sguardi erano puntati su di noi.
Dopo esserci uniti al nostro gruppo composto da gli immancabili fidanzati Leo e Leila , Taylor, Matt e Zac, ci siamo avviati ognuno alla sua lezione. Victoria non ha mai abbandonato la giacca nera e si guardava spesso in giro, come se aspettasse qualcuno.
Io sto logorando dentro, voglio sapere chi è. Le lezioni passano in fretta, tutto sembra andare normalmente, Victoria disegna sul suo quaderno, io non ascolto una parola, Leo e Leila in fondo, ogni tanto si scambiano affusioni e il resto della classe è indaffarato a fare tutt'altro come me. C'è chi guarda fuori dalla finestra, chi scarabocchia sul quaderno, chi costruisce qualcosa con la carta e chi prende appunti.
Io nel frattempo però sto cercando di capire come fare a dire a Matt di Bea e sto cerando di capire a chi appartenga questa giacca.
Ho un disperato bisogno di saperlo.
Sei ossessionato.
Forse, ma ho bisogno di sapere.
Questo non lo chiami interesse?
No, curiosità innata piuttosto.
Cretino, comunque potrebbe essere di suo padre. Pensaci, potrebbe essere andata a trovarlo ed essendoci molto freddo fuori suo padre le ha gentilmente offerto una giacca visto che a lui non serve molto su quel letto.
Potrebbe essere. Il mio cuore sembra decelerare ma non appena penso ad un'altra possibile opzione mi ritorna la tachicardia. Potrebbe essere uscita con un altro.
Bhe, questa è un'altra ipotesi interessante e possibile ma io sostengo quella del padre.
Vorrei poterlo fare anche io. Ho bisogno di indagare.
Non lo fare.
Lo faccio, eccome.
Sei un imbecille.
-allora, me lo dici o no di chi è questa giacca?- la indico.
-non sono affari tuoi- mi sorride dolcemente e ritorna sul suo disegno.
-carina- le circondo le spalle con un braccio e lei si pietrifica -che c'è? Ti da fastidio tutto questo contatto?-
-n-no, è solo che..sento caldo- dice veloce e senza alzare lo sguardo.
-ci saranno si e no quindici gradi e tu mi vuoi dire che senti caldo?- sussurro vicino al suo orecchio.
-Dylan..-
-Si?-
-io..-
-puoi dirlo che ho un certo effetto su di te-
-questo non è vero- dice alzando lo sguardo. Siamo molto vicini, i suoi occhi sono grandissimi adesso che li squadro da più vicino e la cosa è una meraviglia. Tutto in lei mi sembra una meraviglia.
-non si direbbe dopo quello che è successo ieri, e il modo in cui ti sei irrigidita ora- dico- e non ti ho neanche toccata molto, pensa se ti toccassi un po di più- ho in mente di farla parlare con qualche maniera forte. Le poso una mano sulla coscia destra e faccio su e giù con la mano, dall'anca fino al ginocchio e lei sussulta.
-Dylan..smettila- dice veloce.
-perché?- sussurro.
La campanella suona e dalla stanza tutti si fiondano fuori.
-devo andare- mi dice e si alza portando con se tutte le sue cose.
Ha un modo di camminare talmente goffo che sembra farsi lo sgambetto da sola a volte. Dalila mi passa accanto e mi osserva per un paio di secondi, poi alza lo sguardo e continua a camminare.
-ciao Dalila- la saluto prima che possa uscire dalla porta e lei si ferma. Mi porge le spalle.
-ciao- dice semplicemente.
-tutto okay con Vincent?- chiedo.
-si, va molto bene- dice e si stringe in una giacchetta di jeans corta e dalle maniche lunghe.
-sei sicura?- mi alzo e lei al rumore della sedia sobbalza.
-sì, sicurissima- si volta leggermente.
-non sembra-
-ma è così- gira di nuovo il volto dandomi le spalle.
-va ben..-
-devo andare, c'è una lezione di storia fra dieci minuti se tu non ricordi- dice ed esce.
Mente.
Victoria
Non appena entro nella classe di storia rimango sorpresa.
C'è un uomo appoggiato alla scrivania della classe, un uomo non molto vecchio, anzi sembra giovanissimo. Ha degli occhi che da lontano sembrano due pezzi di ghiaccio, una leggera barba e un fisico scolpito, si può dedurre dalla giacca marrone aderente soprattutto sulle braccia. Ha dei capelli neri come la pece e un naso leggermente allungato. Il suo sguardo è duro, serio e sembra anche quasi cattivo. Non l'ho mai visto prima ma così, ad impatto, non sembra molto cordiale.
Dylan entra in classe e si siede accanto a me. La lezione di storia è una delle poche che io e lui condividiamo con tutti gli altri, compreso Chris.
-salve a tutti- inizia a parlare l'uomo dagli occhi duri -mi chiamo Richard Hodd e sono il vostro nuovo insegnante di storia. Io esigo la puntualità nelle lezioni, voglio degli studenti preparati e non è detto che nel corso dell'anno io vi faccia fare qualche verifica a sorpresa. Detto questo, io direi che sarebbe opportuna una presentazione generale di tutti voi, mi basta solo il nome e il cognome- dice con voce calma- poi, dopo questa piccola presentazione, io vorrei cambiare la disposizione dei posti- dice ancora e all'interno della classe si solleva un brusio che lui accoglie con un sorriso all'apparenza dolce.
-Su, iniziamo- dice- tu come ti chiami?- chiede al primo alunno.
-Taylor Lockwood-
Continua a chiedere i nomi, e io nel frattempo lo studio. Sembra un uomo che sa a cosa vuole mirare, sembra anche abbastanza preparato ma quel suo sguardo così duro, così..cattivo e freddo. Fa proprio paura.
-tu?- chiede.
-Leila Woods-
-Leo Jonson-
continua per tutta la fila fino ad arrivare al mio banco.
-Tu?-dice mentre mi squadra dalla testa ai piedi.
-Victoria Mason-
-Dylan Vuller-
-Bene- annuisce e continua fino al primo banco.
-Matt Smith -
-Chris Walker - al suo nome Dylan stringe i pugni.
Che gli avrà mai fatto?
-benissimo, adesso vi dirò i posti che da oggi occuperete- dice- allora, tu, in seconda fila con i capelli biondi, Laura giusto?- la ragazza annuisce- bene, Laura, tu ti siederai con lei- indica Leila- all'ultimo banco nella fila centrale-dice- mentre i due compagni si metteranno nel banco davanti- continuò così per molto tempo fino ad arrivare a me.
-Tu, ricciolina- mi chiama provocando una risata generale- resta dove sei ma il tuo compagno passa al secondo banco mentre tu- indica Chris- vai a sederti con la ricciolina- dice.
-Mi chiamo Victoria-
-bene- dice e distoglie lo sguardo.
-non ricciolina- dico seria.
-va bene- continua e inizia la sua spiegazione.
-sembra che ci saranno da fare grasse risate- si siede Chris accanto a me.
-eh già-
-vedo che hai portato la mia giacca- dice.
-oh, si, a fine lezione te la prendi- gli rispondo.
Il prof inizia a spiegare e mentre esegue il suo lavoro gironzola fra i banchi. Ha una voce possente, dura, come i suoi occhi di ghiaccio.
La lezione sembra non finire mai e quando la campanella suona per poco io non mi metto in ginocchio di fronte ad essa. Dylan viene verso di me, non ha fatto altro che lanciare occhiatacce a Chris e al prof.
-tieni la giacca e grazie- la porgo a Chris.
-grazie, ci vediamo qualche altra volta?- chiede.
-va bene- dico e lui se ne va dopo aver lanciato un'occhiata a Dylan. Lui stringe i pugni e avanza verso di me, sembra arrabbiato.
Non sembra, è arrabbiato.
Lo immaginavo.
É successo tutto sotto ai suoi occhi.
-sei uscita con lui- dice osservandomi con cattiveria e la cosa mi reca molto fastidio.
-si, qualche problema?- chiedo volendo fargli capire che non sono affari suoi, in ogni caso.
-si, certo che ci sono problemi, e anche grossi- parla pacatamente ma nella sua voce sento la rabbia.
-e quali sarebbero?- chiedo seccamente.
-Ehi ragazzi- ci chiama Leila mentre si avvicina- usciamo da qui, ne parliamo a mensa- e mi prende sotto braccio trascinandomi fuori. Dylan ci segue dopo avermi lanciato diverse occhiatacce e sbuffato altrettante.
Non ci posso credere..se l'è presa davvero. Che bambino.
Forse tu sei ottusa, a lui piaci e a te piace lui ma, essendo una cretina, non te ne accorgi.
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