Scoperta

CAPITOLO 15

Jason stringeva la mano di Milly, mentre venivano presentati a nobili e a ricchi borghesi, sperando che finisse presto e potessero stare un po' soli. Non sopportava il modo in cui gli uomini puntavano lo sguardo sulla scollatura della sua fidanzata, mentre le baciavano la mano. Nonostante le avesse rimesso la stola, la situazione sembrava peggiorata.
"Il prossimo, lo piego con un pugno sullo stomaco!" ringhiò tra i denti.

Milly lo guardò dubbiosa, cercando una spiegazione, visto che non aveva sentito bene le parole. Lui scosse la testa, per rassicurarla. Era già abbastanza agitata, non avrebbe aggiungiunto ulteriore turbamento a quel faccino confuso. Probabilmente, tutti scambiavano la sua riservatezza per presunzione, ma non lui. Sapeva che tutta quella rigidità era una parte studiata e provata per anni, ed era dispiaciuto che celasse la sua vera natura. Tuttavia, le serviva per superare quella serata, quanto era servito a lui fingere di essere sul campo.

Stringendole la mano, le passava distrattamente il pollice sul dorso. Milly sapeva che lo faceva quando era teso. Lo guardò inquieta.
"Stai bene?" sussurrò.
Si preoccupava per lui, anche quando era spaurita.
"Starò bene quando ti avrò tutta per me! Sei il mio regalo, ricordi?"
Milly spalancò la bocca.
"È il tuo compleanno! Scusa, ho scordato di farti gli auguri!"
"Per favore, Bambi, calmati, l'avevo dimenticato perfino io! Siamo stati troppo impegnati."
Poi si rivolse al padrone di casa:
"George, ce ne sono ancora molti?"
Mr Fletcher sorrise.
"Credo che, questa, sia un'ultima coppia."
Jason sospirò. Finalmente avrebbe avuto Milly tutta per sé. Mr Fletcher, però, si affrettò ad aggiungere:
"Dopodiché, ci sarà l'annuncio e il brindisi."

Milly guardò il fidanzato passarsi la mano tra i capelli. Cosa gli aveva detto il padre? Avevano bisbigliato e lei non era riuscita a sentire.
Era stanca di vedere tutte quelle donne fare gli occhi dolci a Jason. Non avevano rispetto per i mariti o accampagnatori? Che avessero vent'anni o cinquanta, agognavano tutte la sua attenzione. Sbattevano le ciglia, piegandosi in riverenze assurde, che permettevano una visione completa del dècolletè scandalosamente esposto. E lei che si preoccupava di essere troppo scoperta!
Appena finito il valzer, erano stati trascinati dal padre a lato della sala dove, in processione, gli invitati venivano loro presentati.
Jason aveva preso la stola dalle mani di Mrs Fletcher, per coprirle le spalle. Milly l'aveva accettata con gratitudine, sentendosi più a proprio agio. Lo aveva osservato di nascosto, per vedere la sua reazione davanti a tutte quelle gentildonne sfacciate. Non sembrava colpito dalle signore e signorine che si alternavano, una dopo l'altra, civettando apertamente. Anzi, pareva insofferente.
Herietta si avvicinò alla sorella. Con un sorriso soave, le bisbigliò all'orecchio:
"Hai visto quante candidate a diventare le amanti del tuo fidanzato? Chissà quale sarà la prima? Pare abbiano saputo che, il conte potrà avere tutte quelle che desidera e tu non farai  obbiezioni!"
Lo sguardo maligno e la crudeltà delle parole fecero rabbrividire Milly. Allo stesso tempo, le  chiarirono il comportamento di quelle dame.

Jason si avvide del suo turbamento. Le lasciò la mano per afferrarle il fianco e attirarla contro di sé.
"Cosa ti ha detto, piccola?" chiese, indicando la sorella.
Milly scrollò le spalle. Nonostante gli occhi lucidi, abbozzò un sorriso: "Niente che non sapessi già."
Jason capiva che la sorella l'aveva in qualche modo ferita ma Milly non avrebbe reagito, né l'avrebbe accusata. Senza pensarci, le baciò la tempia. Milly si appoggiò a lui con arrendevolezza e Jason si sentì infiammare. Il fatto che si fidasse e si affidasse a lui istintivamente, senza moine o artifici, lo faceva sentire potente.

Milly vide in faccia la realtà. Tutte quelle donne, bellissime, che sarebbero diventate le amanti del suo futuro marito. Non l'avrebbe sopportato!
Quando Jason l'attirò a sé, si abbandonò contro quel corpo forte e saldo. Era davvero esausta di combattere con le proprie emozioni. Si arrese. Avrebbe accettato qualunque cosa fosse disposto a darle. Voleva da lei  solo amicizia? Ebbene, l'avrebbe avuta!

Marcus si avvicinò agli amici.
"Non immaginerete mai cos'ho sentito, vicino alla stanza delle signore!"
Oliver lo guardò stranito.
"Cosa ci facevi vicino alla stanza delle signore?"
"Non importa chi seguivo... voglio dire, non conta il motivo per cui mi trovavo lì, ma è rilevante ciò che ho udito!"
Cliff cercò di farla breve, doveva trovare il modo di avvicinare Jason.
"Avanti, Marcus, sputa il rospo!"
"Ebbene, alcune gentildonne si stavano contendendo il nostro capitano."
Oliver sbuffò.
"Che stupidaggine, avrai capito male. Lo sanno tutti che è una festa di fidanzamento!"
"Ho capito benissimo, invece. Dicevano che il conte ha accettato di sposarsi a una condizione: la libertà di prendersi tutte le amanti che desidera e che la sfortunata moglie non avrebbe dovuto obbiettare. Persino il padre della sposa era d'accordo!" concluse Marcus, orgoglioso.
"Che razza di menzogna! Jason non sarebbe capace di fare una simile proposta! E poi, l'hai visto e sentito anche tu! È innamorato!"
L'indignazione di Oliver si percepiva in ogni parola.
Cliff s'intromise.
"Sei sicuro che abbiano usato proprio questi termini?"
"Sicurissimo! Quasi si azzuffavano, per ottenere il privilegio di essere la prima a dichiarare la propria disponibilità!" confessò Marcus.
Se era davvero così, Cliff avrebbe potuto salvare Jason.
Si allontanò dagli amici che, presi dai loro battibecchi, non se ne accorsero nemmeno.

Cliff riuscì ad avvicinarsi all'amico. Lo vide stringere la fidanzata e baciarle, dolcemente, la fronte. Aveva provato una certa antipatia per quella ragazza, dal momento in cui l'aveva conosciuta. Jason non gli aveva parlato di lei e questo non era mai accaduto prima. Che avesse tenuto per sé quel segreto, lo faceva infuriare. Certo, anche lui aveva avuto dei segreti ma a fin di bene! Aveva osservato Miss Milly per tutta la sera. Sembrava impassibile. Forse, neanche lei voleva quel matrimonio. Probabilmente, Marcus e Oliver si sbagliavano. Jason non era innamorato, ma condiscendente. L'amico era un uomo buono, aveva avuto certamente compassione per la poverina, costretta come lui a un'unione forzata. Questo pensiero rafforzò la sua decisione.

Jason ne aveva abbastanza.
"George, io e Milly abbiamo bisogno di un attimo di tregua. La porto a prendere un po d'aria."
Mr Fletcher acconsentì.
"Cercherò di ritardare                    l'annuncio. Chiederò all'orchestra di suonare altri due brani. Vi concedo il tempo di un paio di danze. Se non tornerete, verrò a prendervi!" sentenziò, sorridendo malizioso.
Jason prese la mano di Milly e la trascinò verso le porte che davano sul giardino.
"Dove stiamo andando?" chiese preoccupata, quando furono sulla terrazza. Il ragazzo non rispose. Era concentrato a cercare un angolo appartato. Lo trovò, dietro a una colonna ricoperta di edera.
"Jason?" lo chiamò, quando la portò con sé all'ombra del pilastro. Lui la prese tra le braccia.
"Bambi, voglio il mio regalo!" le sussurrò all'orecchio. Milly, dapprima sconcertata, si apoggiò a di lui "L'ho lasciato dentro, devo andare a prenderlo?" Le mancava il fiato, mentre rispondeva.
Jason la fissò, scuotendo la testa.
"Se non vuoi darmelo, sarò costretto a prendermelo".
Lo guardò confusa. Non capì di cosa stesse parlando, finché non lo vide avvicinarsi sempre di più. In un attimo, le labbra di Jason furono sulle sue. Milly spalancò gli occhi. Poi, lentamente li chiuse, assaporando la sensazione di quella bocca calda e morbida. Le braccia del giovane si spostarono. Le mani salivano e scendevano sulla schiena della fanciulla. Una risalì fino alla nuca, l'altra scese lungo la spina dorsale, spingendola contro il proprio corpo. Il bacio si fece intenso. La bocca di Jason premeva, muovendosi contro quella di Milly. La spinse ad aprirla e lei sentì la sua lingua! Scintille comparvero davanti agli occhi chiusi. Timidamente, imitò i suoi movimenti. Lo sentì ansimare, mentre si spingeva, strusciandosi, contro di lei. Le mani di Milly s'intrecciarono ai suoi capelli. Le labbra, fuse, si assaporarono. Dapprima dolcemente, caute, poi decise, sensuali, umide. Era tutto così stupefacente.

Jason aveva sognato migliaia di volte di baciarla, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che sarebbe stato così! La sua bocca era calda, morbida, dolce, invitante e seducente. Non aveva mai provato niente del genere.
All'inizio era bloccata, stupita, poi aveva iniziato a rispondere ai suoi incoraggiamenti e, infine, aveva ricambiato con egual passione. Si era stretto maggiormente a lei, a quel meraviglioso corpo caldo e procace, che si lasciava plasmare dalle sue mani contro al proprio. Stava per esplodere!
"Bambi" mormorò, lasciandole una scia di baci dal collo alle spalle, mentre cercava di riprendere fiato e ritrovare il controllo.

Milly gli accarezzava i capelli. Il cuore le batteva forte, le gambe tremavano. Si sentiva debole. Fortunatamente, Jason la stringeva a sé, altrimenti non sarebbe riuscita a reggersi in piedi.

Jason sollevò il viso da quel collo profumato di vaniglia. La guardò intensamente. Avrebbe voluto conoscere parole romantiche, decantare frasi poetiche. Non ne conosceva, perciò disse quello che sentiva nel cuore.
"Grazie, è il più bel regalo che abbia mai ricevuto! Sei mia" aggiunse, stringendola forte "Solo mia."

Milly guardava quei meravigliosi occhi grigi. Continuava a dire che era sua e lei sapeva di esserlo, ma lui sarebbe mai stato suo?
"È sta-to... io non... non ho mai... pro-vato niente... di co-sì magico!"
Agitata, stordita, balbettante, goffa. Milly nascose il viso sul petto di Jason. Fu un errore. Sentire il suo cuore battere forte quanto il proprio e il contatto con quel torace granitico, le risvegliarono sensazioni sconosciute.
Jason le tenne la testa contro il petto.
"Non essere imbarazzata, Bambi, è quello che ho provato anch'io!"
Le sollevò il viso, per poterla guardare.
Occhi languidi si specchiarono nei propri. Tenerezza, dolcezza, amore, fu ciò che vide e che sperava vedesse anche lei.                         "Bambi, io ti..."

"JASON!"
Si voltarono entrambi, nella direzione da cui proveniva quel richiamo furioso.
Cliff si avvicinava, con passo deciso.
"Devo parlarti, subito!"
Li aveva seguiti, ma c'era voluto un po' per uscire dalla folla che aveva ricominciato a danzare.
Jason fissò l'amico, agrottando le sopracciglia.
"Parla!" lo esortò, seccato di essere stato interrotto. Quello scosse la testa.
"In privato!" dichiarò.
"Non ho niente da nascondere, Cliff. Milly resta!"
"No, è una cosa riservata." continuò deciso l'amico.
Nessuno dei due sembrava voler cedere, così decise Milly.
"Vado a prendere il tuo regalo, ci vediamo dopo" bisbigliò, imbarazzata.
Sperava che Cliff non avesse visto troppo.
Prima che potesse allontanarsi, Jason le prese la mano e l'attirò a sé per un ultimo bacio sulla fronte.
"Ho già ricevuto l'unico regalo che desiderassi" le sussurrò.
Milly era sicura di avere il viso in fiamme, mentre si allontanava.

Jason sorrise poi, guardando l'amico, s'incupì. "Allora, Cliff, non mi parli per settimane e alla mia festa di fidanzamento non puoi farne a meno?"
"Jason, ho un messaggio importante da riferirti che ti salverà la vita! Mi scuserai se sono impaziente di impedirti di compiere un errore!" Anche Cliff era adirato.
"Non capisco di cosa parli?"
Jason era risentito dal discorso dell'amico. Non aveva bisogno di essere salvato e non stava commettendo nessun errore!
"Ti ho nascosto delle cose" iniziò Cliff.
"Lo so!" lo interruppe Jason, ma l'altro continuò.
"Non credo che tu lo sappia davvero. Riguardano Prue!"
Scese il gelo, tra loro. Jason era teso, non avrebbe voluto sentire altro, ma Cliff riprese:
"Sono mesi che cerca di contattarti. Mi ha pregato di consegnarti parecchie lettere, ma non l'ho fatto. A novembre, il marito si è aggravato e lei voleva che lo sapessi. Non te l'ho detto. È mancato a gennaio, quando l'epidemia ci ha impedito di tornare a Eton. È stata una fortuna che non dovessi informare nessuno dei funerali. Credevo di doverti proteggere. Avevi già sofferto abbastanza e non volevo più vederti in quello stato, a causa sua!"
Jason lo guardava impietrito.
Cliff, passandosi le mani tra i capelli, proseguì:
"Sono tornato a casa, perché mia madre stava male. Ho scoperto, tramite mio padre, dell'eredità e del contratto con Mr Fletcher. So che ti sei opposto, ma non hai avuto fortuna. Prue era lì, da quando ha perso il marito si è stabilita dai nostri genitori. Era furiosa, convinta che io non ti avessi detto niente né consegnato le sue lettere. Alla fine, mi ha raccontato tutto, Jason, del vostro patto. Ora è ricca e libera. Si prenderà cura di te. Ci saranno da pagare delle penali, per non aver rispettato gli accordi, ma lei ha molti soldi e validi avvocati. Saremo bellissimi, ricchi e felici, insieme... ecco il suo messaggio" concluse con il fiatone, come se avesse corso la gara più lunga della sua vita.

Jason lo guardava allibito.
"Cliff, io non ho fatto nessun patto con Prue."
"Non mentirmi, Jason. Ho visto la tua lettera. Gliel'hai mandata il quindici dicembre dello scorso anno!"
Jason scuoteva la testa. Non le aveva mai scritto. Aveva sognato un'unica volta di farlo, annebbiato dall'alcool, ma non... Si girò di scatto e diede un pugno alla colonna in cemento! Il dolore si propagò per tutto il braccio. Una bestemmia gli sfuggì, come un urlo di dolore. Che aveva fatto?!

Cliff, preoccupato, prese l'amico per le braccia.
"Che diavolo stai facendo? Sei impazzito?!"
"Dannazione, Cliff, ero ubriaco! Non volevo scriverle, credevo d'averlo sognato! Era un brutto momento, avevo saputo della nascita del suo bambino! Ho perso la testa. Ti giuro che non avevo intenzione di contattarla! Non voglio avere niente a che fare con lei!"
Cliff cercò di calmarlo.
"È libera, ora. Ti ama e potrete essere felici."
"Cliff non capisci?! Lei non mi ama, non mi ha mai amato e nemmeno io l'ho fatto! Ero infatuato, ma Lucien mi ha aiutato ad aprire gli occhi. Capisco che si sia immolata per salvare la tua famiglia! Ciò le fa onore, ma non avrebbe dovuto chiedermi di aspettare che morisse il marito per poterci sposare! Non aveva il diritto di farmi sentire in colpa, per anni, per il suo sacrificio, mentre io avrei dovuto starmene tranquillamente seduto, attendendo il suo ritorno! Mi sono sentito un verme, Cliff! Tu mi confortavi e io maledivo tuo cognato perché non moriva abbastanza in fretta, mentre il suo denaro salvava la tua famiglia! Ero un essere abietto!" Jason tratteneva la commozione, ma confessare lo alleggerì.
Cliff, al contrario, lo guardava sconvolto.
"Jason, mia sorella non ha fatto nessun sacrificio. Ha deciso di sposare Weston di sua volontà. Non abbiamo mai avuto difficoltà economiche! Prue aveva una dote di tutto rispetto. Come ti sono venute queste idee?"
Jason lo fissava amareggiato, mentre la verità si affacciava alla mente.
"Chiedilo a Prue!" fu tutto quello che riuscì a dire, dirigendosi verso il futuro che aveva scelto.

Milly teneva tra le mani il regalo di Jason. Non vedendolo rientrare, uscì in terrazza. Li sentì discutere. Non avrebbe dovuto ascoltare, ma qualcosa la trattenne: il tono implorante di Cliff.
"Alla fine, mi ha raccontato tutto, Jason, del vostro patto. Ora è ricca e libera. Si prenderà cura di te. Ci saranno da pagare delle penali, per non aver rispettato il contratto, ma lei ha molti soldi e validi avvocati. Saremo bellissimi, ricchi e felici, insieme... ecco il suo messaggio."

Il pacchetto le scivolò dalle mani. Lo prese prima che si schiantasse al suolo. Le tremavano le labbra. Quelle stesse labbra che avevano ricevuto il loro primo bacio! Il bacio perfetto, quello che esiste solo nel mondo dei sogni e a volte neanche lì, visto che non aveva mai sognato una tale meraviglia. La sua bellissima fidanzata era libera! L'amore della sua vita era tornato e lui avrebbe avuto l'occasione di essere felice. Il nodo alla gola sembrava soffocarla. Jason aveva diritto alla felicità e lei lo avrebbe aiutato. Le lacrime le rigavano il viso, mentre pensava a come rientrare. Non poteva farsi vedere in quello stato. Si sarebbe rifugiata in camera. Passò attraverso la portafinestra che portava allo studio del padre, ma inciampò sul vestito. Cadde sulle ginocchia. Ecco cos'era: una stupida, brutta, goffa ragazza, follemente innamorata di un uomo che amava un'altra. Faceva così male! Si coprì il volto e lasciò che la disperazione sgorgasse da lei, un singhiozzo dopo l'altro!

Jason stava rientrando, quando vide un lampo azzurro sparire dietro una porta. Milly! La seguì quasi correndo. Quanto poteva aver sentito?
La trovò in ginocchio, piegata su stessa. Le mani le nascondevano il viso, mentre singhiozzava disperatamente.
"Bambi" la chiamò, inginocchiandosi dietro di lei e stringendola forte.
"Non piangere, ti prego. Non sopporto di vederti soffrire. Mi dispiace, piccola, mi dispiace."
La cullava, tenendole la schiena contro il proprio petto. Voleva vedere i suoi occhi, così la girò verso di sé. Lei li teneva chiusi.
"Guardami, Bambi" sussurrò, ma lei li strinse.
"Bambi, ti ho detto di guardarmi!"
Quando, finalmente, li aprì, mille lacrime scivolarono giù, sulle gote pallide.
"Milly, ti prego, non fare così!"
Jason stava soffrendo con lei, mentre le passava le dita sotto agli occhi per cancellare ogni lacrima.

Milly sospirò, deglutendo.
"Io ti auguro... di essere... felice. Meriti... di esserlo. Parlerò... con mio padre, lui capirà... non ti chiederà niente. STRACCERÒ IO QUEL CONTRATTO!" affermò, tra i convulsi che le spezzavano la voce.
Un singhiozzo le sfuggì, interrompendola. Poi riprese:
"Sarai libero di sposare... la donna che desideri" terminò, con tutta la dignità che le restava.
Cercò di allontanarsi, ma lui la trattenne.

"Hai perfettamente ragione, Bambi! Sposerò la donna che desidero!"
Così dicendo, la baciò. Cercò di essere delicato. Averla trovata così, gli aveva spezzato il cuore.  La passione, però, prese il sopravvento. La fece sdraiare sul pavimento. Si stese su di lei. Accarezzò ogni parte che riuscì toccare, senza mai staccare le labbra dalle sue. Si muoveva su di lei, voleva essere dentro di lei. Si allontanò appena, da quella bocca succosa, sussurrando:
"Solo tu!" Le passò il naso lungo il collo, ripetendo: "Solo tu!" Posò la fronte contro la sua, insistendo: 
"Solo tu!"

Un trambusto li riportò al presente. Jason, con uno scatto allenato, fu subito in piedi. Le prese i fianchi, sollevandola. L'aiutò a sistemare l'abito e i capelli, aprofittando di ogni contatto per baciarla.
"Stanno per annunciare il nostro fidanzamento, credo dovremmo essere presenti" sorrise il giovane.

"Jason non sei obbligato..." cominciò Milly, ma lui la interruppe.
"Cosa non ti è chiaro di quello che è appena successo? Noi ci sposeremo, Milly, perché come hai detto, merito di essere felice!" Poi, accarezzandole dolcemente la guancia, aggiunse: "E lo meriti anche tu."

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