Ritrovarsi

CAPITOLO 11

Scesero dalla carrozza nel piazzale di una bella locanda. Mr Fletcher decise di prendere due camere, affinché le signore potessero rinfrescarsi. Non che Milly ne comprendesse il motivo. Erano partiti all'alba e avevano viaggiato per circa quattro ore ma, se per lei erano volate, per la madre e la sorella erano parse interminabili.

Non capiva la necessità di lavarsi e cambiarsi, non erano mica venute a piedi? E perché dovevano riposare? Lei era eccitata, voleva vedere i luoghi in cui viveva Jason, altro che riposare.
Era il suo primo viaggio e i paesaggi che si erano alternati, durante il tragitto, avevano trasformato in realtà tutto ciò che lei aveva potuto solo immaginare, durante la lettura di testi o romanzi. Erano passati per i vicoli di Londra mentre albeggiava. Il cielo sembrava diviso a metà, tra il giorno che stava arrivando e la notte che se ne andava. Le abitazioni cambiavano colore col sorgere del sole! Era qualcosa che a Milly rammentava la magia. Lasciata la città, la natura era esplosa in tutta la sua magnificienza. Alberi di ogni forma e grandezza costeggiavano la via e nei prati, sterminati, animali pigri pasteggiavano. I profumi di erba e aria fresca, mescolati tra loro, le davano l'impressione di respirare in modo diverso, più lento e regolare. Allo stesso tempo, sentiva più rapidi i battiti del cuore. Nonostante fosse fine marzo, un fulgido sole rischiarava il cielo limpido. Molto insolito per il periodo prettamente piovoso. Forse, era un segno positivo.

Nella bettola, al centro della grande sala, c'era un enorme camino acceso. Panche e tavoli, in legno scuro, erano disposti a destra e a sinistra dell'entrata. L'interno era un po' buio e con un soffitto piuttosto basso, ma sembrava pulito e la fragranza di stufato e pane rendeva l'ambiente confortevole.
Il proprietario aveva rivolto molti complimenti al padre, assicurando di avergli riservato le camere migliori. Certo, la famiglia Fletcher esprimeva ricchezza in modo evidente: dagli abiti sfarzosi e accessori lussuosi, all'atteggiamento di superiorità. Ma, la cortesia del locandiere dimostrava una certa familiarità a trattare con persone benestanti. C'erano pochi clienti seduti, che impugnavano strani contenitori per bevande, che Milly non aveva mai visto, dai quali fuoriusciva una strana schiuma bianca. Il padre, seguendone lo sguardo curioso, la informò:
"Sono boccali di birra, una bevanda tipica delle locande."
"Non ne ho mai sentito parlare." sospirò Milly.

Quante cose non sapeva. E si credeva colta per aver passato anni a studiare! C'era un'altra forma di cultura, scoprì, che non veniva dalle pagine scritte, ma dalla vita vissuta.
"Vai a rinfrescarti con tua sorella, mentre chiedo informazioni per arrivare al campo dell'istituto" la istruì il padre.
Milly si guardò l'abito, le sembrava in ordine e pulito, l'aveva messo solo quella mattina!
Era uno dei suoi preferiti, dal taglio semplice, ma raffinato. La vita alta ne delineava le forme senza fasciarla. Cadeva morbido sui fianchi, donando eleganza e comodità, allo stesso tempo. Sospirò rassegnata, anni di obbedienza assoluta la portarono a seguire la madre e la sorella.

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Lucien non sarebbe venuto. Jason aveva ricevuto la lettera del cognato qualche giorno prima, nella quale gli comunicava che Joy era molto affaticata e lui non se la sentiva di lasciarla sola. Per quanto lo capisse, un po' lo feriva. Era abituato ad averlo vicino, mentre affrontava sfide impegnative. Sapeva che Lucien esagerava quando si trattava di Joy. Aveva avuto lo stesso comportamento durante la prima gravidanza. Viveva nel terrore di perderla. Si vergognò dei suoi pensieri egoistici, ma era il suo ultimo anno! Cliff lo sorprese alle spalle.
"Allora, capitano, siamo pronti a distruggerli?"
"Prontissimi, amico mio, raduna la squadra, stiamo per dimostrare al mondo chi sono i migliori!" asserì Jason, battendo il pugno all'amico.

Mentre si dirigevano al campo, si sentì chiamare.
"Archer?" Voltandosi, vide Mr Fletcher avanzare verso di lui. Uno strano groviglio si mescolò nel suo stomaco. Si scusò con i ragazzi e lo raggiunse. "George?" chiese incredulo.
Mr Fletcher gli diede una calorosa stretta di mano e una pacca sulla spalla.
"Sorpreso, ragazzo mio?"
"Più che sorpreso, signore."
"Lucien non è potuto venire perciò ho deciso di sostituirlo, spero non vi dispiaccia!"
"No, certo che no, sono solo stupito!"
Poi, prendendo coraggio, aggiunse imbarazzato:
"George, nessuno qui sa del titolo."
"Non è per il titolo che siamo venuti, ma per voi. Il vostro tutore mi ha spiegato tutto!"
Jason emise un sospiro di sollievo.
A Lucien, aveva raccontato che preferiva non essere oppresso dall'eredità ingombrante che gli era toccata, almeno a scuola. Un termine, usato da Mr Fletcher, gli risuonò nella mente:
"Avete detto SIAMO?"
"È esattamente quello che ho detto!" rise Mr Fletcher. Lo sguardo interrogativo del ragazzo lo spronò a spiegare:
"La mia famiglia è alla locanda. Vado a prenderla e faremo il tifo per voi." E facendo l'occhiolino, si allontanò.
Milly era lì! Era venuta a sostenerlo!
L'avrebbe visto giocare! Una gioia immensa gli esplose dentro. Avrebbe giocato per lei! Sorridendo felice, Jason raggiunse gli altri.

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La stanza condividivisa con Etta, era semplice ma carina. I due letti, al centro della camera, erano divisi da un mobiletto chiaro con intarsi colorati. La sorella, corsa subito alla toeletta dotata di uno specchio abbastanza grande, si stava sistemando i capelli e mettendo della polvere sul viso.
"Renditi utile, aiutami a cambiarmi d'abito! È inaudito che non ci siano cameriere disponibili!" la rimproverò, come se fosse colpa di Milly.
Dopo averla aiutata a indossare un vestito molto elegante, coperto di nastri e pizzi (fin troppi, secondo lei), Milly si avvicinò allo specchio per controllare i propri capelli, anche se le parevano in ordine.
"È inutile che cerchi di risultare presentabile, non puoi cambiare il tuo aspetto!" la riprese Etta. Non che fosse una novità, per lei. Ma quella continuò:
"Non crederai che i vestiti nuovi ti rendano migliore? Almeno, quelli che ti sceglievo io attiravano l'attenzione, distogliendola dal tuo fisico appesantito! Ciò che hai ordinato tu, non fa che sottolineare ogni tuo difetto!" concluse maligna. Milly si lisciò l'abito verde acqua, che aveva indossato quella mattina. Le piaceva per la sua semplicità ed eleganza. Madame Marcell le aveva assicurato che aveva un gusto raffinato e delicato. Quei termini le avevano riempito di gioia il cuore. Forse, lo diceva a tutte le clienti, ma ascoltava i consigli e accoglieva le preferenze della ragazza con entusiasmo, cosa che non faceva con le altre. Poco male, a Milly piaceva molto il nuovo guardaroba. Non si cambiò e non si rinfrescò. Si sentiva già fresca e pronta per vedere, finalmente, una partita di cricket.

Quando il padre entrò, annunciando che dovevano sbrigarsi perché la partita sarebbe iniziata a momenti, Milly era già pronta, mentre la sorella si stava ancora sistemando.
"Etta, se non vieni subito, puoi restare qui con tua madre. Pare le sia venuta l'emicrania e preferisca riposare."
Al rimprovero del padre, Herietta mise lo scialle e li seguì.
Il sentiero, che portava al campo, era fiancheggiato da prati che mostravano la rinascita tipica della primavera. L'erba folta, di un verde luminoso, era punteggiata da macchie di colore giallo, lilla, rosa e bianco, sparse in modo casuale. Erano piccoli gruppetti di fiori selvatici, così belli, che Milly decise di provare a riprodurli con gli acquerelli.

La folla si accalcava verso un punto preciso. Gentiluomini da un lato e gentildonne dall'altro.
"Stanno prendendo posto davanti al campo" le informò il padre.
Milly aveva notato subito la collinetta che dava sull'area da gioco e aveva pensato che, da lì, avrebbe avuto una visuale completa.
"Padre, potrei salire un po' più su? Da quel punto, vedrei meglio." Il padre seguì lo sguardo della figlia.
"Va bene, ma non allontanatevi troppo, restate dove posso vedervi."
"Io non ci vado, lassù! Mi metterò vicino a quelle signore eleganti!" lo informò Etta.
Il padre guardò il gruppetto di nobildonne indicato dalla figlia.
"Approvo. Milly, sei sicura che non vuoi andare davanti con tua sorella?"
"Sono più bassa di lei, padre, non vedrei praticamente niente. Ma, se preferite, starò con Etta."

Mr Fletcher controllò la piccola altura. C'erano gruppi di giovani signore che, probabilmente, la pensavano come Milly.
"Vai pure, ma resta vicino a quelle signorine e bene in vista!"
"Grazie" Milly sorrise al padre, poi salì sul lieve pendio coperto di erba fresca. Si mise vicino al gruppetto, composto da quattro signorine eleganti, come promesso. Guardò in basso. Il padre la stava controllando. Gli fece un saluto con la mano e lui rispose con un cenno del capo. Spostò lo sguardo sul campo. C'erano parecchi giovani, tutti con uniformi bianche.
Jason le aveva detto che si trattava di un gioco a squadre, ma come avrebbe potuto distinguerle? Li osservò dividersi in due gruppi, ne dedusse che fossero le squadre. Ciascuna di esse era composta da una decina di giocatori. Quando cominciarono a dirigersi in diversi punti dell'area, lo vide! Jason. Era il più alto e aveva un atteggiamento di comando. Sentì le ragazze davanti a lei sospirare:
"Mio Dio, ecco il capitano!"
"Ho bisogno d'aria, datemi un ventaglio!"
"È talmente bello!"
"È magnifico!"
Parlavano del suo Jason. Suo? Non era certo suo, era suo amico. Milly provò una sensazione sgradevole, che le creava acidità allo stomaco. Gelosia. Per la prima volta in vita sua, rimpianse di non essere bella.
Cercò di concentrarsi sul gioco, anche se non ci capiva niente. Dall'esultanza generale, poteva intuire quando la squadra di Jason segnava un punto e, quando lo vedeva entusiasmarsi con i compagni, gioiva per lui. Era davvero uno spettacolo, vederlo muoversi con quell'uniforme, che gli fasciava il corpo. Non che fosse troppo aderente, ma segnava ogni particolare della sua splendida figura. L'esclamazione di una delle ragazze, attirò la sua attenzione.
"Guardate! È proprio lei!"
"Lei, chi?"
"Laggiù, proprio lì, c'è Lady Prudence Clifford."
"Vorrai dire Lady Prudence Weston? "
"Sì, sì, hai ragione."
"State parlando dell'incantevole Lady Prudence che era fidanzata con il nostro capitano?"
"Proprio lei! "

Milly rimase impietrita. Jason era stato fidanzato? Si concentrò sulla discussione, seguendo con lo sguardo le indicazioni delle ragazze.
"Non credo sia lei!"
"Se non lo è, le somiglia molto."
"Mio fratello mi ha raccontato che, quando lei ha rotto il fidanzamento, il nostro capitano era distrutto dal dolore."
"Sì, ma si è consolato presto! Mio cugino mi ha detto che andava a letto con ogni ragazza disponibile."
"E non solo ragazze, anche giovani vedove."
"Io non la vedo, dov'è?"
"Guarda bene, Sophie, quella alta, bionda, con il vestito rosa e lo scialle grigio!"
Milly stentava a credere alle sue orecchie ma, la cosa che più la sconvolse, fu la ragazza che tutte stavano indicando. ETTA!
"Oh, che vestito meraviglioso!"
"Guardate, si sta girando verso di noi!"

Sembravano trattenere il fiato, poi ripresero in coro:
"Non è lei!"
"No, davvero!"
"Non è bella come Lady Prudence Weston."
"Erano così belli insieme e così innamorati!"
"Lo erano veramente. Ma lei ha dovuto sposare un vecchio, scelto dal padre!"
"Che destino crudele..."
"Proprio così! Lui, non ha più guardato un'altra come guardava lei!"
"Non si può dire, però, che le sia rimasto fedele!"
"E per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Ha perso l'amore della sua vita, perciò si è consolato, concedendosi al piacere!"
"Lo approvi, Maggie?"
"Certo, è risaputo che gli uomini che non potranno amare mai più, si dedichino al puro appagamento fisico!"
"E tu come lo sai?"
"Leggo parecchio sui libertini, la maggior parte di loro lo diventa dopo una delusione d'amore."
"Credo tu abbia ragione, non c'è rimedio a un cuore spezzato".
Sospirarono di nuovo.

Milly non vedeva niente. Tutto le sembrava sfocato. Non si accorse nemmeno che stava piangendo. Jason era stato fidanzato. Aveva amato una ragazza bellissima e l'aveva persa per un uomo più vecchio, a causa di un matrimonio combinato. Avrebbe dovuto, lei stessa, sposare un conte con il triplo dei suoi anni! Soffriva anche per quella ragazza, che aveva amato Jason e l'aveva perduto!
La crudeltà di quella vicenda la ripugnava. Povero Jason, non solo era stato privato dell'amore della sua vita, ma aveva ereditato un titolo in rovina e una moglie che non voleva! Era stato fin troppo buono, con lei! Se avesse potuto renderlo felice, in qualsiasi modo, l'avrebbe fatto. Sarebbe diventata la sua più cara amica e l'avrebbe sostenuto, sempre. Poi, un dubbio, di tutt'altro tipo, si insinuò nella sua mente. Non aveva voluto Etta perché somigliava alla donna che aveva amato? Che questa Lady fosse, addirittura, più bella di sua sorella, aveva dell'incredibile! Quindi, aveva voluto lei perché era brutta e non gli avrebbe rammentato, ogni giorno, l'amore perduto. Avrebbe potuto sopportarlo? Lei lo amava, ma non c'erano possibilità che lui ricambiasse quel sentimento. E come avrebbe potuto pretendere il suo amore, dopo aver saputo della sua sofferenza?

Persa nei suoi pensieri, non si accorse che la partita era terminata. Asciugandosi gli occhi, sentì le grida di giubilo. Avevano certamente vinto. La parola capitano veniva osannata ovunque, tra applausi e cori. Milly notò che il gruppetto, vicino a lei, si stava dirigendo lentamente verso il campo, come tutti.

~•~•~•~♡~•~•~•~

Jason aveva giocato la sua partita migliore. Voleva che Milly lo vedesse come un campione. L'aveva cercata tra la folla, tentando di non distrarsi troppo, ma non l'aveva vista vicino al padre o alla sorella. Solo dopo l'aveva notata, sulla collinetta. Sembrava diversa, ed era stata pura gioia per i suoi occhi! Allora, aveva dato ancora di più!
Quando la partita finì, proclamandoli vincitori, l'unica cosa che desiderava era correre da lei.
Scambiò pacche sulle spalle e abbracci con i compagni, continuando a controllare Milly. Lei era ancora lì. Ringraziò tutti, facendosi largo tra la folla, poi cominciò a correre.

Jason stava risalendo la collinetta, correndo. Milly era confusa. Tutta quella gente voleva festeggiarlo, ma lui se ne stava andando. Le ragazze, che la precedevano, iniziarono a strillare:
"Sta venendo qui!"
"Mio Dio, non ci credo! "
"Viene per me!"
"No davvero, viene da me, mi ha guardata per tutto il tempo!"
Ma Jason le oltrepassò senza degnarle di uno sguardo, finchè arrivò da lei.

Milly si sentì sollevare e poi tutto iniziò a girare.
Jason rideva, mentre la faceva ruotare tenendola stretta. Era così felice di vederla, da non considerare se fosse opportuno o appropriato. Voleva condividere con lei quella vittoria. La strinse più forte.
Milly ricambiò l'abbraccio, stordita. Quando Jason si fermò, lei riuscì a mettere i piedi a terra.
Lui però non la lasciò, continuando a stringerla a sè.

"Congratulazioni, avete vinto!" mormorò Milly, intimidita dal suo sguardo. C'era gioia in quegli occhi grigi, ma anche qualcos'altro.
"Milly" ansimò Jason "mi sei mancata!"
Memore di tutta la sofferenza che il giovane aveva provato, Milly riuscì a ricambiare il sorriso.
"Sono felice di essere qui, ho una cosa per voi." Estrasse dalla manica il fazzoletto che aveva ricamato per lui.
"Non è bello come il regalo che avete fatto a me, ma spero vi piaccia."
Glielo porse esitante. Lui lo prese, lo guardò e sorrise.
"È bellissimo, il dono più gradito che abbia mai ricevuto, grazie."
L'abbracciò di nuovo, riconoscente.

Jason non voleva tutta quella distanza tra loro. La stava ancora tenendo stretta a sé, ma lei sembrava comunque distaccata. Le aveva parlato in modo più intimo proprio per farle capire che voleva sentirla vicina.
"Ho giocato e vinto per te. Quando ho saputo che saresti stata qui, a guardarmi, non ho pensato ad altro che a te. Volevo che fossi orgogliosa di me!"
Milly sgranò gli occhi. Non doveva vedere cose che non esistevano, Jason era felice della vittoria e del fatto che fosse venuta a sostenerlo come amica!
"Sono molto orgogliosa! Ma devo confessarvi che non ho capito niente del gioco, mi dispiace!"
Jason la sollevò di nuovo, ridendo.
"Ti spiegherò ogni regola, così la prossima volta, capirai."
"La prossima volta?"
Milly non sapeva se ci sarebbe stata un'altra occasione.
"Certo, la prossima volta. Mi porti fortuna, perciò chiederò a tuo padre di portarti a ogni partita."

Mr Fletcher si avvicinò.
"Complimenti ragazzo, bella partita. Condivido l'entusiasmo, ma ora dovreste lasciare mia figlia. Avete dato spettacolo a sufficienza!" concluse.
Non sembrava adirato.
Jason lasciò andare Milly, tenendole comunque la mano. Poi alzò le spalle con noncuranza:
"È la mia fidanzata!"
Milly era sbalordita. Sapeva che erano fidanzati, sapeva che si sarebbero sposati, ma lui non l'aveva mai chiamata così. Per un tacito accordo, parlavano dell'amicizia, delle loro giornate, a volte di dove avrebbero vissuto, ma mai avevano usato il termine fidanzati per riferirsi l'uno all'altra e la parola matrimonio era vietata.
Perché, dunque, usarla adesso? Che fosse tanto felice da sottovalutare la situazione che si sarebbe creata? Non voleva che ci fossero altri momenti imbarazzanti, tra loro. Ce n'erano stati a sufficienza.
"Io lo so, che è la vostra fidanzata, ma loro no!" dichiarò Mr Fletcher, facendo un cenno tutto intorno. Jason e Milly videro decine di volti guardarli sconvolti. Jason salutò con la mano, mentre Milly arrossiva di vergogna.
"Prima o poi sarebbero venuti a saperlo, quindi non vedo il motivo di nasconderlo" così dicendo, Jason cominciò a scendere dalla collina, trascinandosi dietro una Milly molto preoccupata. La portò al centro del gruppo e la presentò agli amici.

"Ragazzi, posso presentarvi la mia fidanzata? Miss Milly Fletcher!"
Al silenzio iniziale, seguì un gran clamore di auguri e pacche sulle spalle. Tra tutti, si fecero avanti tre giovani.
"Milly, ti presento i miei più cari amici: Oliver St John, Marcus McLear e Philip Clifford, detto Cliff."
Milly fece un inchino. Mentre due dei ragazzi si complimentavano con Milly e Jason, il terzo li guardava con attenzione. Sembrava sempre sul punto di dire qualcosa, ma poi taceva. Milly ricordò i discorsi sentiti sulla collina, la fidanzata di Jason era stata Lady Clifford prima di diventare Lady Weston. Probabilmente, era la sorella del giovane dai capelli rossi che Jason le aveva presentato come Cliff e che li studiava attentamente. Etta arrivò prima del padre.
"Jason, non mi presentate ai vostri amici?" Il ragazzo ebbe l'impressione di rivivere il giorno in cui aveva conosciuto Prue. Milly percepì la sua tensione e cercò di liberare la mano dalla sua.

Jason la guardò, stringendo la presa.
"Perché cerchi sempre di scappare, Bambi?"
Lei lo guardò confusa.
"Bambi?"
Fu Marcus a rispondere sorpreso.
"Perbacco, capitano, ha davvero gli stessi occhi del cerbiatto!"
Oliver ribadì:
"Non ci posso credere, sono davvero uguali!"
Milly spostava lo sguardo tra i giovani che sembravano sconvolti dai suoi occhi. Guardò Jason in cerca di chiarimenti.
"C'è un dipinto nella stanza del rettore, una scena di caccia con un cerbiatto braccato. L'autore l'ha chiamato Bambi. I tuoi occhi hanno lo stesso colore!" La spiegazione di Jason non era molto lusinghiera. Aveva lo sguardo di un cervo braccato? "Molto divertente, ora posso essere presentata o devo farlo da me?" insistette Etta.

Fu Milly a presentarla, visto che Jason non sembrava averne l'intenzione. Che la vicinanza della sorella lo facesse soffrire? Gli ricordava troppo il suo grande amore?
"Signori, posso presentarvi mia sorella, Miss Herietta Fletcher? Etta, loro sono gli amici di Jason: Marcus, Oliver e Philip. Spero di non essermi sbagliata." terminò arrossendo.
"Avete un'ottima memoria, Miss Milly, ma preferisco essere chiamato Cliff" comunicò Clifford.
Etta civettò con tutti indistintamente, mentre Milly osservava Cliff.

Jason la sorprese a guardare l'amico. Gli si infiammò il sangue.
"Lo trovi così interessante?" le chiese bruscamente. Milly lo fissò, cercando di capire la ragione della sua irritazione.
"Ho notato che ci guarda, spesso, con sospetto."
"Cliff è il mio più caro amico. È sicuramente sorpreso, visto che non sapeva della tua esistenza fino a poco fa."
Milly ci rimase male, abbassò gli occhi, ma non disse niente.
Jason si pentì di averle parlato in quel modo, ma era stato preda della gelosia. Era la prima volta che gli capitava. Non era mai stato geloso in vita sua, neanche di Prue, che si divertiva a provocare ogni ragazzo! Le posò l'indice sotto al mento e la costrinse a guardarlo.
"Scusa, Bambi, l'ho detto nel modo sbagliato. La mia vita è cambiata completamente e non ho ancora raccontato nulla ai miei amici. Volevo solo essere per loro quello di sempre.
Spero tu capisca che non volevo tenerti nascosta. Avevo solo bisogno di tempo."

Avvicinò il viso al suo, quegli occhi da cerbiatto, pieni di paura, lo facevano impazzire.
"Ma, mi è stato sufficiente vederti, oggi, per capire che non volevo più che facessi parte della mia vita solo a Londra. Voglio che tu ne faccia parte anche qui a Eton e in qualunque altro luogo."
Era così vicino a baciarla.
"Jason, andiamo a festeggiare, i ragazzi ci aspettano!" lo informò Oliver.
L'attimo svanì.
"Devo andare, Bambi" le disse, accarezzandole la guancia.
Milly, ammutolita, fece un cenno con la testa.
"Ci vediamo più tardi, tuo padre mi ha invitato a pranzo, alla locanda."
Milly non lo sapeva e fece un altro cenno.
Jason le sorrise, le prese la mano, la girò, e le baciò il polso, dove il battito del cuore accelerava sotto le sue labbra. Voleva ricostruire quell'intimità nata il giorno in cui l'aveva sentita suonare e cresciuta durante il compleanno di Annie. Voleva che la desiderasse anche lei, che tornasse a guardarlo come allora. C'era stata una certa diffidenza nel suo sguardo, ora però si stava ammorbidendo. La lasciò con rammarico.

Mr Fletcher era un abile uomo d'affari, perciò non gli fu difficile avvicinare il rettore e iniziare una conversazione sulla grande vittoria della squadra di casa. Poi, una volta suscitato un certo interesse, aveva confessato di essere un buon amico del tutore del capitano. Colpito dal distinto signore, il rettore si profuse a elargire lodi a favore del giovane. Gli confermò ciò che Mr Fletcher già aveva intuito e cioè che Jason aveva una particolare propensione per i calcoli ma, soprattutto, un intuito incredibile nel risolvere problemi, cercando soluzioni anche fuori dalla logica matematica, che davano risultati corretti.
L'entusiasmo del professore per il proprio alunno, lo convinse a procedere coi suoi piani.

Milly sedeva sul letto della locanda. Era soffice e pulito. Tracciava distrattamente con le dita i fiori ricamati sulla coperta, erano non ti scordar di me. Le tornarono alla mente tutte le informazioni che aveva udito. Jason fidanzato, Jason col cuore a pezzi, Jason con tante donne. E poi, Jason che le diceva che gli era mancata, che le dedicava la vittoria, che voleva che fosse orgogliosa di lui, che la presentava ai suoi amici come la sua fidanzata, dopo averla tenuta nascosta per mesi. Già, lei era il famoso mostro nascosto. Le bruciavano gli occhi. Non riusciva a capirci più niente.
Etta la distrasse da tutti quei pensieri:
"Dovresti prepararti, tra poco scenderemo per pranzare."
Milly guardò la sorella stupita. Si stava cambiando di nuovo!
"Quanti cambi ti sei portata, per un solo giorno?"
"Che domanda stramba, proprio non sai come si comporta una signora! Tre cambi d'abito al giorno sono un numero accettabile."

A Milly sembrava una follia. Si era portata un cambio perché, nel caso si fosse sporcata, avrebbe avuto qualcosa da mettere, come le aveva consigliato Scarlett, ma già le pareva troppo. Non si sarebbe cambiata!
"E così" continuò la sorella, "il conte ha deciso di riconoscerti pubblicamente. Sapessi quante ragazze smaniavano per lui. Sembra che non disdica la compagnia femminile, soprattutto di certe cameriere da taverna. D'altronde, già lo sapevi. Papà glielo ha concesso da subito. Ricordi, quando gli disse che poteva avere tutte le amanti che voleva? E che tu non avresti detto nulla?"
Dopo una pausa studiata, concluse:
"Sono felice che abbia scelto te, io non potrei sopportare un marito che preferisce un'altra, o più di una, a me!"
Milly non rispose. Avrebbe accettato tutto questo senza soffrire? La risposta era NO! Ma cosa avrebbe potuto fare?
Gli avrebbe chiesto discrezione, in modo che lei non venisse a saperlo. Ma era possibile? Le voci correvano ovunque.

La saletta riservata ai Fletcher era molto accogliente. Piccola, ma riscaldata da un grazioso camino e illuminata da molte candele. Il tavolo era apparecchiato per sei persone. Strano, pensò Milly, visto che con Jason sarebbero stati in cinque! La tovaglia era candida e
l'argenteria di buona fattura. Mr Fletcher le avvisò che avrebbero atteso l'arrivo degli ospiti, senza dare ulteriori spiegazioni. Si servì un bicchiere di brandy, poi s'informò sulla salute della moglie:
"Stai meglio, mia cara?"
"Sì George, riposare mi è servito. Sai che non amo i lunghi viaggi e alzarsi all'alba non fa parte della mia natura." sospirò Mrs Fletcher.
"Lo so bene, mia cara, ma la famiglia comporta certe responsabilità, da cui non possiamo esimerci" commentò il marito, sorridendo.
Lui si alzava all'alba ogni santo giorno, per garantire il successo alle sue imprese, affinché alla sua famiglia non mancasse niente.
Jason entrò nella saletta, accompagnato da Cliff.
"Buongiorno, Mrs Fletcher, lieto di vedervi. Non sapevo ci foste anche voi."
"Milord, sono spiacente di non essere venuta alla partita, ma una terribile emicrania mi ha costretta a rimanere qui a riposare." sospirò la donna
"Mi auguro che ora stiate meglio!" s'informò Jason.
"Molto meglio, in effetti."
Se Cliff aveva notato come l'aveva chiamato Mrs Fletcher, non lo diede a vedere.
"Come potete vedere, George, il mio amico Clifford ha accettato il vostro invito."
Jason presentò Cliff alla futura suocera, poi presero posto a tavola.

Milly sedeva tra Jason e Cliff, il quale aveva Etta, alla destra.
Mrs Fletcher sedeva vicino a Etta, a fianco del marito, che era quindi alla sinistra di Jason. Il tavolo rotondo creava una certa intimità. Milly era abituata a grandi tavoli rettangolari, dove lo spazio tra i commensali era notevole. Scoprì che nei tavoli rotondi non era così. Il braccio di Jason sfiorava il suo a ogni movimento. Così come la coscia del ragazzo era pericolosamente vicino alla sua. Milly aveva pensato di spostarsi, ma sarebbe finita addosso a Cliff. Era sicura di avere il viso in fiamme.

Il locandiere entrò insieme a una donna. La presentò come sua moglie, che era anche la cuoca della locanda, e si augurò che fosse tutto di loro gradimento. Fu servito del pasticcio di carne, seguito da uno stufato con asparagi e cavoletti. Il pane fatto in casa era croccante e saporito. Milly mangiò, senza in realtà accorgersene, troppo distratta dal calore emanato dal corpo possente di Jason. Quando alzò lo sguardo dal piatto, lo vide osservarla. I suoi occhi erano cosi profondi. Milly guardò prima il padre e poi la madre, cercando di distrarsi. Etta, che fino a quel momento aveva conversato amabilmente con Cliff , si rivolse a Jason:
"Ho sentito, milord, che siete stato fidanzato!"
La malizia della sua voce era in contrasto con la sua espressione angelica. Jason s' irrigidì, ma prima che potesse rispondere, Mr Fletcher affermò:
"Mia cara Etta, ti ricordo che il ragazzo non ha ancora diciannove anni, certo avrà fatto le sue esperienze, ma un fidanzamento!"
Jason non voleva che Milly lo sapesse in quel modo, ma non voleva neanche mentirle. Si schiarì la voce.
"In effetti sono stato fidanzato, ero molto giovane. È stato un gesto impulsivo, non ci è voluto molto per capire che non eravamo adatti l'uno all'altra!"
Cercò di essere diplomatico, ma Cliff quasi si strozzò col vino.

Jason lo guardò, cercando la sua complicità, così Cliff intervenne:
"Scusate, ho bevuto troppo in fretta! È proprio così e posso aggiungere un particolare: la fidanzata di Jason era mia sorella. Ora è... sposata."
Etta s'incuriosì.
"Come siete riusciti a rimanere amici, visto che Jason ha lasciato vostra sorella?"
Cliff non tentennò.
"È stata mia sorella a rompere la promessa."
Etta allora si rivolse a Jason:
"E voi siete rimasto amico del fratello della ragazza che vi ha lasciato?"
Jason scrollò le spalle.
"Cliff non ha niente a che fare con quello che c'è stato tra me e sua sorella, lui è sempre stato un buon amico!"

Milly non guardò mai Jason, non voleva vedere la sofferenza nel suo volto. Notò però che Cliff era impallidito al complimento di Jason. La sensazione che volesse dire qualcosa era sempre più forte.
Mr Fletcher propose un brindisi.
"Brindiamo al futuro, il passato non si può cambiare, ciò che è fatto è fatto, il presente bisogna viverlo al meglio, ma è sul futuro che dobbiamo puntare" concluse, alzando il calice.
Tutti lo imitarono, ma la sensazione di tristezza che proveniva dai due ragazzi al proprio fianco, fece rabbrividire Milly.
"George?" esordì Jason, al termine del pasto, " Vorrei portare Milly a fare una passeggiata nei dintorni, se me lo concedete."
"D'accordo ma, tra un'ora partiamo, voglio essere a casa prima che faccia buio. Perciò, vi concedo mezz'ora. Lord Clifford, potreste accompagnare Etta, così non si annoierà coi suoi vecchi genitori." propose Mr Fletcher, sorridendo allo sguardo offeso della moglie.
"Sarà un piacere signore." rispose Cliff, porgendo il braccio a Miss Herietta.

I quattro giovani uscirono insieme dalla locanda e, a un cenno di Jason, Cliff si allontanò con Etta.
Milly era ancora persa nei suoi pensieri.
"Bambi? Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo. Te ne avrei parlato, credimi. Non che faccia alcuna differenza. È stato due anni fa, non ha più nessuna importanza."

Mentre parlava, le stringeva la mano, carezzandone il dorso con il pollice. Milly capì che era un gesto che ripeteva sempre quando era agitato. Si fermò, guardandolo intensamente.
"C'è un tempo stabilito, per guarire dalla sofferenza?"
Jason le prese anche l'altra mano.
"Non so quanto tempo ci voglia ma, a volte, basta la cura giusta."
Milly si chiese, arrossendo, se parlasse di tutte le donne che aveva avuto.
"E questa cura ha funzionato?"
Jason fraintese il suo rossore, credendo avesse intuito che la sua cura era lei.
"Sta funzionando, proprio ora."

La confusione negli occhi della ragazza lo spingeva a baciarla. Le avrebbe fatto capire quanto la desiderava, ma erano in una piazza, davanti a una locanda affollata! Doveva trovare un posto più intimo. "Vieni!"
La indusse a seguirlo in mezzo alle carrozze, fino alle stalle. Si guardò intorno. Non c'era nessuno. Le prese il viso tra le mani. L'avrebbe baciata finalmente.

Milly era davvero turbata, Jason la stava trascinando da qualche parte. Si fermò davanti alle stalle. Poi le posò le mani sulle guance accaldate. Stava per baciarla?
"Millyyyy!"
La voce di Etta lì fece sussultare.
Jason la guardò cosi intensamente che a Milly sembrò di sentirlo contro di sé, in ogni parte del suo corpo.
"Millyyy, dove ti sei nascosta? A nostro padre non piacerà il tuo comportamento!".
"Miss Herietta, Jason è un gentiluomo, sono sicuro che abbia portato Miss Milly a vedere i cavalli, per cui ha una vera passione!"
Sentirono Cliff cercare di distrarre la sorella.
"Non crederete davvero che sia così ingenua, milord! Ho sentito delle tresche del vostro amico con le cameriere! Non è certo da gentiluomo!"

Jason posò la fronte su quella di Milly.
"Avremo mai un momento di pace?"
Milly sentiva il suo respiro sul viso. Chiuse gli occhi, assaporando quella sensazione. A un tratto, si sentì abbandonata. Jason aveva ripreso il controllo e ora la stava accompagnando dalla sorella.
"Dove ti eri nascosta?" l'apostrofò Etta "Sei tutta rossa, cos'hai combinato? Sei imbarazzante!"
Milly abbassò gli occhi, mentre la solita vergogna l'assaliva.
"Non vi permetto di parlare così alla mia fidanzata!" Jason la strinse a sé, posandole una mano sul fianco, se la tirò contro.
Cliff prese il braccio di Miss Etta e la trascinò, nonostante cercasse di opporsi, verso la locanda. Milly sentiva quel corpo duro come la roccia, appoggiato al suo, che al contrario era morbido in ogni punto. Doveva avere anche lei delle ossa, da qualche parte, pensò.
Jason le carezzava distrattamente il fianco, inconsapevole delle reazioni che suscitava in lei. Quando la sentì sospirare, abbassò lo sguardo. Era incantevole, gli occhi sognanti. Non avrebbe dormito per settimane, sarebbe rimasto colmo di desiderio. Non aveva mai apprezzato i baci. Con Prue non ce n'erano stati, se non sulle guance, e le sue conquiste si erano limitate al piacere del corpo. Ma il bisogno di baciarla era quasi doloroso.
Le voci vicine li riportarono alla realtà.
"Volevo parlarti di tante cose, ma pare che dimentichi tutto, quando sono con te."
A parte la voglia di baciarti, pensò tra sé.
"Oh, c'è una cosa di cui devo parlarvi." Spostandosi per riprendere il controllo, Milly ricordò la richiesta del genitore:
"Mio padre si è offerto di ristrutturare la vostra casa, come regalo di nozze" finì, col fiato sospeso.

Era un altro argomento che evitavano.
"La nostra casa, vuoi dire?"
"S..sì pre..sumo di sì" ecco, ora balbettava.
"Tu, cosa ne pensi?"
"Io?"
"Sì, tu!"
"Mio padre dice che conosce una squadra che finirebbe i lavori prima..."
"Del nostro matrimonio?" le venne in aiuto Jason.
"Sì, esatto. Credo che... che sarebbe, insomma, se fosse sistemata quando noi... quando andremo ad abitarci, sarebbe più... comodo che avere lavoratori intorno. Voglio dire mentre... ci ambientiamo!"
Sì, pensò Jason guardandola, appena possibile l'avrebbe ricoperta di baci.
"Sono d'accordo, ma a una condizione."
"Quale?" Milly era preoccupata.
"Voglio che sia tu a seguire i lavori e a prendere le decisioni."
"Ma io non..."
"Lasciami finire, sarai tu a occuparti dei lavori finché non torno, poi potremmo discutere di tutto. Sarà casa nostra. Non conosco i tuoi gusti, ma mi fido di te!"
Milly non trovò le parole.
Mr Fletcher li incontrò nel piazzale.
"È ora di partire! Giovanotto, siete in ritardo di almeno dieci minuti" lo rimproverò.
"Padre, io e Jason abbiamo parlato della sua casa!" cercò di giustificarlo.
"La nostra" puntualizzò il ragazzo.
Mr Fletcher li fissò attentamente.
"Ebbene?"
Fu Jason a chiarire:
"Abbiamo deciso di accettare il vostro dono, purché sia Milly a prendere le decisioni, fintanto che sarò via. Quando tornerò ci confronteremo."
George tese la mano.
"Affare fatto!" Jason la strinse.
"Ora dobbiamo salutarci, che giornata fruttuosa!" sogghignò Mr Fletcher.
Li lasciò soli ancora un momento.
Milly guardò Jason.
"Grazie, di tutto."
Lui le prese le mani.
"Sono io che devo ringraziare te, non sei ancora partita e già mi manchi."
Milly trattenne il fiato. Non sapeva cosa dire. In realtà, avrebbe voluto dire molte cose. Che anche a lei sarebbe mancato, che non voleva partire, che avrebbe voluto vedere dove viveva, che trovava meraviglioso il modo in cui si rapportava con i suoi amici. Che lo amava per la sua bontà, per il suo coraggio, per la sua simpatia. Che soffriva della sua sofferenza. Ma non disse niente.
"Bambi?" La sua voce la riportò al presente. Quello strano nomignolo le piaceva. Sorrise, scuotendo la testa.
"Un giorno, mi mostrerete quel dipinto. Poi deciderò se essere lusingata o offesa."
Sorrise anche lui, guardando quelle seducenti fossette. Avvicinandosi al suo orecchio, bisbigliò:
"Ti svelerò un segreto. Quando mi manchi troppo, entro di nascosto nell'ufficio del rettore a guardare quel cerbiatto."

Deglutendo, Milly osservò quel volto bellissimo. Non seppe mai dove trovò il coraggio di farlo ma, improvvisamente, la propria mano era sulla guancia di Jason e lo accarezzava lentamente. Sorpreso, il ragazzo la fermò con la sua, strusciandosi su quel palmo morbido e delicato. Se lo portò alle labbra, depositandovi un bacio umido, proprio al centro. Le voci, dei genitori della giovane, li separarono fisicamente, ma i loro sguardi rimasero incollati. Jason aiutò Milly a salire in carrozza.
"Scrivimi ogni giorno, promettilo!" le ordinò.
"Lo prometto."
Quando anche la madre e la sorella furono salite, Mr Fletcher prese Jason da parte.
"Allora, ragazzo mio, credo sia giunto il momento di ufficializzare il fidanzamento. Siete d'accordo?"
Il giovane fece un cenno col capo. "Bene, ne parlerò con Lucien, daremo una festa a casa mia. La data verrà scelta in base ai vostri impegni, naturalmente, ma opterei per stringere i tempi. E devo informare Milly." Si strinsero la mano, sorridendo con complicità.

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